Venustà Pasquali

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[sullo stile di una Ballata trecentesca (dell'Alighieri [3])]

Venustà Pasquali

Si schiuda a Pasqua esuberante ebbrezza
d’interior primavera
boccio di Pace vera,
dell’uman vita venusta carezza.

Pudiche gote avea l’ardente Aurora,
nel ciel terso e turchese
di questa media Pasqua ricorrente,
poi che l’amato Orione alla prim’ora
giacente la sorprese
e del sol guardo pago, Febo nascente,
tra i rai sparì repente.
L’approccio sensual venusto appare
se fa da degno altare
Alla virtù che l’alto Amore apprezza.
Si schiude allora esuberante ebbrezza
d’interior primavera,
boccio di Grazia vera
di un’eminente venusta carezza.

 

Cairologico tempo di risvegli,
dirompenti energie
efficaci infondon coraggio all’azione
onde scioglier degli eventi i grovigli;
sì, senza discrasie
curar la natura con affezione
e savia abnegazione,
del palpitante ambiente innamorarsi
pur dei deserti arsi
acché torni in leggiadra floridezza.
Si schiude allora esuberante ebbrezza
d’interior primavera
boccio di Vita vera,
di accorto agire venusta carezza.

  

Rifiutar l’equilibrio permanente
di un oggi duraturo
perché infermo sia il vivere, vibrante:
con l’altro operare instancabilmente
ad un sano futuro
di amicizia sincera e consonante
che risorga pregnante
di attenzioni premurose reciproche,
ben schiette non eristiche,
che il giorno impregni di socievolezza.
Si schiude allora esuberante ebbrezza
d’interior primavera
boccio d’Intesa vera,
di convivenza venusta carezza.

 

Ma quest’oggi il pensiero a un sogno mira
che l’affabilità
tra noi di bel nuovo rischiari i giorni,
tristi per una pandemia vampira,
e sia serenità
che renda dell’ore chiari i contorni;
l’armonia ritorni
e colmi d’imponderabile avvenenza
la terrena esistenza,
d’ambrato fiume di malie e bellezza.
Si schiude allora esuberante ebbrezza
d’interior primavera
boccio di Gioia vera,
di pia letizia venusta carezza.

 

Acciò sia in questa Pasqua il Signore,
ristorator dei deboli,
nostro Cireneo dell’attual croce.
Liberi tutti, divin Redentore!
L’umili preci flebili
mite ascolta, pur se in atona voce,
del pentimento noce,
promessa d’ire per la retta via.
T’imploriam per Maria,
Madre pietosa di grazie e salvezza!
Si schiuda a Pasqua esuberante ebbrezza
d’interior primavera
boccio di Luce vera
e dell’Amore venusta carezza.

Nella Pasqua del Signore 2021

Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt

Il Redentore benedice la Città di Andria; dittico dell'Intercessione    La Vergine intercedente per la Città di Andria; dittico dell'Intercessione

Note

Nella prima decade d’aprile (periodo in cui ricorre la Pasqua del 2021), Orione tramonta al sorgere dell’Aurora, dea che i poeti descrivono leggiadra e perennemente innamorata, anche d’Orione. Non posso qui trattenermi dal citare Omero [1] per evidenziare quanto leggiadra, in modo semplice, la descriva, e delicata e gentile.

[trascrizione dall’Iliade, Libro XXIV, v. 695]

Ἠὼς δὲ κροκόπεπλος ἐκίδνατο πᾶσαν ἐπ’ αἶαν, …

[trascrizione dall’Iliade, Libro XXIV, v. 788]

Ἦμος δ’ ἠριγένεια φάνη ῥοδοδάκτυλος Ἠώς, …

 

 

[traduzione del verso 695]

Eos [l’Aurora] dal peplo di croco [color zafferano] già s’effondeva sopra tutta la terra, …

[traduzione del verso 788]

Allorché Eos [l’Aurora] dalle rosee dita appare di primo mattino, …

[1] [Testo greco dal sito di Wikisource, consultato il 16/03/2021]: https://el.wikisource.org/wiki/Ιλιάς/Ω

 

Anche per Καιρὸς, divinizzazione del “Momento opportuno” e radice di “cairologico”, è interessante godere della descrizione che di lui ne fa Posidippo in un suo epigramma [2]; tale componimento racconta l’immaginario dialogo tra uno spettatore e la statua allegorica di Kairos scolpita da Lisippo; la scultura risponde alle domande, sciogliendogli (e chiarendoli a noi) gli enigmi della propria allegoria:

[trascrizione dell’epigramma greco]

- Τίς πόθεν ὁ πλάστης; - Σικυώνιος. - Οὔνομα δὴ τίς;
- Λύσιππος. - Σὺ δὲ τίς; - Καιρὸς ὁ πανδαμάτωρ.
- Τίπτε δ᾿ ἐπ᾿ ἄκρα βέβηκας; - Ἀεὶ τροχάω. - Τί δὲ ταρσοὺς
ποσσὶν ἔχεις διφυεῖς; - Ἵπταμ᾿ ὑπηνέμιος.
- Χειρὶ δὲ δεξιτερῇ τί φέρεις ξυρόν; - Ἀνδράσι δεῖγμα,
ὡς ἀκμῆς πάσης ὀξύτερος τελέθω.
- Ἡ δὲ κόμη τί κατ᾿ ὄψιν; - Ὑπαντιάσαντι λαβέσθαι.
- Νὴ Δία, τἀξόπιθεν δ᾿ εἰς τί φαλακρὰ πέλει;
- Τὸν γὰρ ἅπαξ πτηνοῖσι παραθρέξαντά με ποσσὶν
οὔτις ἔθ᾿ ἱμείρων δράξεται ἐξόπιθεν.
- Τοὔνεχ᾿ ὁ τεχνίτης σε διέπλασεν; - Εἵνεκεν ὑμέων,
ξεῖνε, καὶ ἐν προθύροις θῆκε διδασκαλίην.;

 

 

 

[traduzione dell’epigramma]

Chi è lo scultore, e di dove? - Di Sicione. - Il suo nome, qual è?
- Lisippo. - Tu chi sei? - Il Momento, signore di ogni cosa.
- Perché stai in punta di piedi? - Corro sempre veloce. - Perché hai
due ali ai piedi? - Io volo col vento.
- Perché tieni un rasoio nella destra? - Come segno, per gli uomini,
che io sono più tagliente di ogni lama affilata.
- E perché hai la chioma sul volto? - Per chi viene incontro, che l’afferri.
- Per Zeus, per quale motivo non hai capelli dietro?
- Una volta che io gli sia sfrecciato accanto sugli alati piedi,
nessuno, per quanto lo brami, mi afferrerà da dietro.
- Perché lo scultore ti ha modellato? - Nel vostro interesse,
o straniero, e nell’atrio m’ha posto come ammaestramento.

[2] [Testo tratto da C. Austin & G. Bastianini (a cura di), “Posidippi Pellæi quae supersunt omnia”, LED edizioni universitarie, Milano 2002, p. 181.


[3] Cfr. Dante Alighieri,“Ballata i’ voi che tu ritrovi Amore”, della “Vita nuova”, in “Le opere di Dante”, a cura di Michele Barbi, Società Dantesca Italiana, Firenze 1960, Vol. I, XII 10-15.