Piacevolmente spira
fievole e fresca
l'adriatica brezza
mentre il sole d'aprile s'affuoca
nell'ora del dì prima.
Un cielo a pecorelle
s'è posato sugli arbusti dell'acclive
che a oriente risale delle Murge i sinuosi dossi:
è il candido vello dei virenti crateghi
e dei perastri in fiore;
dal bianco sfuma gradualmente al rosa
l'orlo delle corolle immacolate
come labbra desiose dischiuse
a un primo romantico invito
e coppie d'occhiute cavolaie
sfarfallando accorrono
nei diafani calici contendono ai ridesti bombi
di nettare un succhio fugace.
Aierino fantasioso e leggero
risalgo i bugni malfermi
dei gradi a spirale di un trullo,
solitaria dimora d'antiche transumanze,
inaurato da crepis in morbido manto.
Supino tra il vilucchio e i pappi dell'erbato
emisfero
calo i sipari che mi eclissano al mondo
dietro le rubenti palpebre ogni fibra incosciente
riposa
l'ebrezza di primavera acceca il pensiero
per l'intenso piacere pur Dio esulta appagato
e il visibil creato sprofonda e s'inabissa
dalle intangibili essenze adombrato
ascoso ad ogni fremito interiore:
irriducibile ecco sboccia dall'imo e fiorisce
in lirici ditirambi amorosi s'incarna
quel dolce sublime gaudio verace.
Negli anfratti della soggiacente lama
che in più seni a grava s'arripa
intricati arbusti spinosi e radenti
rimandano i verginali odori
dall'inviolata grintosa frigana
d'azzeruoli procaci tra solari verbaschi.
Inebriato lieo
mi sorprendo in gesti senza scopo
disobbedienti ad ogni logica e norma
mere espressioni di libertà repressa;
gioca il vero col falso
a sembrar concreti senza soluzione
nell'inesausta possibilità di essere e trasparire.
L'ombra dell'angelo della sera
mirabilmente sbianca a primavera
e si colorano i miei sogni
con gli echi profondi degli anni in fiore
dei giorni invasi dalla grazia dell'amore
e navigando in essi, lentamente,
si dissolve l'apprensione del tramonto
ogni discrasia di umori svanisce
canticchiando, rivolgo i miei passi
alle attese carezze della vita.
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt