da "I pensieri del Folletto" sdt
Presso l’Aveldio protesa è l’Andria antica
Andre ... in rivo calogerorum prædia
Là dove sfumavano i colli
al borgo s’avviava l’esile e sinuosa lama
che ormai scarno accoglieva l’Aveldio vivace ruscello.
Dapprima era stretta chiusa da oriente a ponente
tra dolci colline assolate,
poi si ampliava depressa in vasta golena
che in tempi remoti
ospitava uno specchio di carpe e ronchi
nelle incerte sponde tra gli anfratti del contado
di Sant’Angelo al lago.
Dai colli nei giorni sereni guardando
miravi distesi i campi a spalliera
digradanti grati al murmure del solco
che da un lato, a settentrione,
si perdeva tra le prime case di periferia
e dall’altro pareva non aver fine
oltre l’ultima ansa ricurva a mezzogiorno.
Sia i colli che la stretta valle
del serpeggiante duplice acclivio
fertili offrivano
fazzoletti contigui d’ulivi con ampie macchie di viti
qua e là punteggiati da mandorli e pruni,
da fichi, da peschi ed albicocchi.
Siepi a secco e pur anche macerie di sostegno
orlavano i campi e le bigie carrarecce
e del verde più vario si tingevano
con rovi e cardi, asparago e verbasco.
Più in basso il rigagnolo d’acqua,
ristorava quadretti di un verde più intenso,
brillante, ingemmati dall’ultima pioggia,
e a frotte attirava limacce
sui teneri ortaggi del giovane maggio.
Risaltavano
nel cinereo verde dei fruscianti olivi
sparsi tra i colli e la lama
i trulli, i capanni, un bianco slargato casale
Il torrentello in stretti meandri fluiva
avvolgendo il colle abitato con premuroso abbraccio
da Porta la Barra ai piè di San Lorenzo;
stringeva da presso d’Andre le umide dimore,
mentre accoglieva sull’altra sponda
i residenti fuori mura alle grotte di San Vito
e della ima Camaggio.
Industrioso d’abili figuli un popolo
di maniscalchi e carpentieri
ramai e fabbri d'ogni arnese viveva
in quei recessi naturali ed escavati
a monte dell’angusto speco a Sant'Andrea votato
e primo tempio cristiano di quei luoghi.
Oltre il guado
s’affollavan capanne di pastori e d’operai del contado
in ambienti sopraelevati a grotte
per ritrovarsi insieme alle preci dei vespri
accanto ai sacri arcosoli dei primi cristiani del luogo
nel rupestre oratorio,
mirabile negli augusti affreschi
della leggendaria Sofia badessa,
e dell'imponente Crocefissione
tra un San Giovanni spaurito
la desolata Vergine affranta
e un sant’Antonio meditabondo abate.
Misterioso e inconsistente, alfine,
in rare albe autunnali o all’imbrunire
lo sguardo allor tremulo e smarrito si perdeva
a un lancio di pietra dagli antri del pendio
quando una nebbia leggera inattesa
saliva dai campi di guazza imperlati
di fiabesche trasparenze fasciava il paesaggio
e sbordava l’immagine d’ogni contorno sincero.
Sabino Di Tommaso
da "I pensieri del Folletto" sdt