I rustici muri in bugne e lastre commesse con calcina
di quelle anguste case che s’addossano strette sui chiassuoli
tra piazza San Ciriaco e i crocicchi del Vaglio
e disorientano eteroclite il passante ad ogni piega
della via
attendono che tu stia e immerga i tuoi pensieri
nel turbine dei messaggi mal celati
tra le muffe delle fughe e nelle sporgenti bozze
e negli slarghi dei ronchi qual corti delle case
udrai il cricchiare delle mandorle rigirate al sole
da bimbetti seminudi in gioco a nasconderella
o a schisare per battere uno zipolo alla meta
o al muricciolo dei gradi di un sottano appoggiato
ti volgerai curioso allo sgrigliolare degli usci
e sorprenderai le comari col zinale a far trebbio
nella gora sdrucciolevole del vico condiviso
con le tinozze colme di liscivia esausta
da vuotare in un comune tombino d’angolo
e se resterai sino all’imbrunire
tra i rossastri calcinacci il barbaglio di finestrelle
e il tremulo lucciolare dell’umido sui muri
ti giungerà in echi malfermi lo scalpiccio
dei braccianti che rientrano fiaccati dal lungo giorno
e il cigolio dei cardini in chiusura dei fabbri e carpentieri
e subitamente dai colmigni coi grigi fumi dei fuochi
sentirai appetitoso discendere lungo i tetti
intenso e acre l’odore di fritti e di stufati
frugale cena che rasserena quel tanto a sera
famigliole finalmente unite intorno al desco
guitte si dice per non aver santi in calendario.
Sabino Di Tommaso
da “I pensieri del Folletto” sdt