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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Capo II.
Origine della S. Grotta che oggi forma la parte più venerabile del Santuario Andriese.

La ridente e popolosa Città di Andria, sotto ogni rapporto considerata, è una delle Città più cospicue e riguardevoli che adornano la dolce e fertile Puglia. La sua antichità vanta un epoca molto precedente ai tempi del famoso Diomede primo Re di Etolia nella Grecia, e poscia re di Puglia, e da questo Sovrano acquistò con incremento e lustro il nome Andria, in memoria dell’Isola Andro ancor nella Grecia poco lungi da Samo, a Diomede molto divota. La sua posizione topografica è in una de’ più belli punti di quelle regioni deliziose, per cui si gode una purezza squisita di aria, una singolare dolcezza di clima, ed una sanguificazione perfetta, che insieme rendono gli abitanti di forme animate ed energiche, e di cuore docili ed effettuosi. Finalmente la vicinanza del mare e l’estensione copiosa delle sue terre, vi fan regnare l’abbondanza, la ricchezza e la civilizzazione. Oltre poi ai doni di natura de’ quali la destra di Dio fu larga a vantaggio di questa città, venne distinta anche copiosamente co’ doni della grazia, e tra questi con l’essere illustrata con lo splendor della fede per mezzo del Principe degli Apostoli S. Pietro. Nel trasferire che Questi fece la Sede pontificale in Roma, dal porto di Taranto ove approdò, evangelizzando in tutti i luoghi che incontrava portandosi in Roma, passò per Andria, e non ne partì se non dopo d’avervi piantata la croce, e stabilita l’adorazione del Nazareno.
La Religione vi fu fiorente in quei tempi primieri. Ma nell’atto che sembrava offerire copiosissima messe, i turbini funesti delle persecuzioni insorte contro la nascente Chiesa, poco mancarono che non disseccassero perfino a’ più minuti germogli. Spaventati i malfermi nella fede dalle proscrizioni di sangue emanate contro i seguaci del Crocefisso, per le quali vedevansi costretti, o a sacrificare agli Dei dell’Impero, o ad essere sacrificati dal furore pagano, preferirono la vita temporale all’eterna che non bene comprendevano, ed abbandonarono le vie della verità per tornare in quelle della iniquità. Non mancarono pertanto gli agnelli eletti in questo gregge riprovato ed infetto. La parte maggiore formata dagli Andriesi più assennati e generosi, stimando meglio morire per Colui che aveva data la propria vita per la salvezza del Mondo, anziché vivere nei più folli errori tra i rimorsi d’una vergognosa apostasia, determinarono resistere alla seduzione ed a perseverare nella loro cristiana vocazione.
All’uopo, questi Eroi degni di quei secoli d’oro, fermi com’erano nel loro divisamento, abbandonarono l’aere contagioso della corrotta Città, e lungi dagli scandali sacrileghi e dalle abominazioni della idolatria, si ritirarono ad un miglio oltre fuori le mura dalla parte di ponente, ed ivi stabilirono il loro soggiorno in un sito ameno che dominava una valle fertile e deliziosa. Senza essere molestati da alcuno e come assisi in seno alla pace, pensarono a prepararsi un luogo, ove potersi insieme raccogliere per assistere alla preghiera e partecipare ai Santi Misteri. Pertanto convennero sapientemente di scavare nel tufo in fondo alla valle indicata una grotta capace di contenerli, la quale avesse riguardata levante col suo ingresso, appunto perché opposto alla strada calcata, e nascosta agli sguardi altrui. Nell’eseguimento del progetto vi lasciarono una mensa nel fondo rilevato nel tufo stesso per servire di altare, ed ai lati intorno un sedile a forma di coro, e qui adunavansi ne’ dì stabiliti per onorarvi l’Eterno, ascoltarne gli oracoli, e goderne i sacramenti. In appresso su quest’altare venne dipinta un Immagine dell’illustre Vergine e Martire S. Margarita, che diede il nome alla grotta ad alla valle, ed in pari tempo la grotta stessa venne aumentata con lo scavo d’una nuova Cappellina dal lato destro dell’altare, nella quale su di altare novello venne effigiata a fresco su l’intonico del tufo stesso la sacra Immagine di Maria, della quale dobbiamo narrar le grandezze.
Dunque, la Grotta attuale di S. Maria de’ Miracoli di Andria, secondochè si ricava da incontrastabili monumenti, fu una delle antiche Chiese che accolsero i primi Fedeli discepoli degli Apostoli nelle loro secrete adunanze. Avendola perciò sott’occhio in tale punto di considerazione, e prescindendo ancora da tutto ciò che in sè contiene di venerabile, essa è un Santuario che richiama le più tenere idee, e basta solo ad eccitar vivamente quella pietà, la quale suole inondar l’anima d’un sensibile celeste piacere, assai più agevole a gustarsi, che a potersi descrivere. Ed in vero, riconcentrandosi in essa, e richiamando alla memoria, che ivi i primi ferventi Cristiani trovarono innanzi a Dio il conforto in quei secoli spietati, i quali inondavano tutta la Chiesa col sangue più illustre de’ più diletti suoi figli; che in quel luogo essi attinsero all’ombra adorata della Croce quella celeste energia in virtù della quale si tennero perseveranti nella loro vocazione cristiana; che finalmente in questa grotta meritaronsi quella protezione divina con cui vennero preservati dal ferro distruggitore del pagano furibondo: è impossibile che chi ha bel cuore non senta aumentarne i palpiti, e che il sangue nelle vene tocco dalla efficacia della religione dolcemente non brividisca. Ma passiamo più oltre in materia.