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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Capo III.
Antichità della Sacra Immagine di Maria SS. de’ Miracoli di Andria.

Intorno all’epoca nella quale venne nella mentovata grotta dipinta l’augusta immagine della Madre di Dio nulla può stabilirsi di certo. Nella storia di Andria non se ne trova menzione alcuna. Solo presso del Rev. Benedittino D. Giovanni de’ Franchi nella sua storia di questo Santuario si cenna per sua opinione che vi fosse stata effigiata ai tempi e per ordine di S. Riccardo primo Vescovo ed Apostolo degli Andriesi.
Questo illustre ornamento della Chiesa nacque da nobile casato in Inghilterra volgendo l’anno 445. Le benedizioni di dolcezze delle quali la grazia lo prevenne dalla più tenera infanzia, fecondando in Lui le premure della educazione cristiana che gli profondevano i pii genitori, nella più fiorente giovinezza lo resero famoso per l’eminente santità del costume, e per la profondità nelle scienze della religione. Giunto all’età conveniente venne insignito del Sacerdozio, essendo già ricco di tutte quelle disposizioni sublimi solite a rinvenirsi in coloro che Dio preordina ad eccelso grado di Santità, e corrispose con tanta fedeltà all’alta sua vocazione, che in età di 47 anni meritò di essere divinamente scelto all’Apostolato e quindi all’Episcopato Cristiano.
Stavasi Egli ritirato nella casa paterna addetto alla perfezione di sè medesimo, e poichè in quelle regioni il campo del Padre celeste stavasi ancora incolto per non essersi Questi compiaciuto di spedirvi gli Operarii opportuni, egli viveva quale lucerna fulgidissima nascosta sotto del moggio. Essendo il seme della fede ivi sparso da Focazio e Damiano discepoli del Pontefice S. Eleuterio, ristretto in poche terre, vi sarebbero stati vasti campi da dissodare con ripromettersi dalla loro fertilità una messe copiosissima; ma alla Provvidenza divina non piacque esercitarvi lo zelo del suo servo Riccardo. Riserbando Ella ad altri Eroi Italiani per cooperazione di S. Gregorio il Grande, la gloria di condurre nel seno della Chiesa le Isole Britanniche, destinò per contrario Riccardo a rischiarare l’Italia con la luce sfavillante di sue virtù, ed a richiamare i traviati Andriesi col suo Apostolico ministero, nell’abbandonato sentiero di salute. All’uopo volgendo l’anno 492 il Principe degli Apostoli S. Pietro, che già aveva co’ suoi sudori bagnata la Città di Andria, apparve al nostro giovane Sacerdote, ed ordinogli da parte di Dio, che in Andria nella Puglia si fosse trasferito, ed ivi avesse posto in opera tutto il suo zelo a fine di purgare quella vigna eletta dai mostruosi germogli della Idolatria, e vi avesse fatto rifiorire soltanto con la santità e la virtù, il culto della Croce e l’Evangelica perfezione.
S. Riccardo non ritardò punto ad eseguire il comandamento celeste. Qual’ altro Abramo, esultante di dover essere Padre d’innumerevoli figli spirituali, abbandonò patria, parenti e ricchezze, ed incamminossi pel luogo di sua divina destinazione. Prima però di giungervi volle essere investito dal Vicario visibile di Gesù Cristo, di quel carattere di autorità convenevole all’Apostolato. Per la qual cosa anziché dirigersi nella Puglia si portò direttamente in Roma a fine di prostrarsi ai piedi del Sovrano Pontefice, e riceverne le debite facoltà, e gli ammaestramenti corrispondenti. S. Gelasio I. che uscito dalle scuole e dai Monasterii del P. S. Agostino, occupava allora degnamente la Cattedra pontificale, lo accolse con amorevolezza, e scorgendo dal suo angelico aspetto, dalla semplicità del tratto e dalla candidezza con la quale espose il volere di Dio nel modo appunto in cui eragli stato manifestato, e molto più a lume celeste vedendo il gran fondo di santità che gli arricchiva l’anima bella, non solo gli accordò le sue copiose benedizioni e lo confermò nella sua missione celeste; ma lo consacrò Vescovo e Pastore del campo che doveva coltivare, e del gregge che Dio stesso avevagli destinato guidare per i pascoli della divina sapienza.
Partissi S. Riccardo da Roma ripieno di altro spirito più fervente e di altre grazie più copiose ricevute dalla sacra unzione episcopale, e giunse in Andria nel corso dello stesso anno 492. Con la sua eloquenza ispirata, e più con la virtù taumaturgica nell’operare grandi prodigii, che son le pruove più energiche per ammollire gli indurati pagani, convertì prontamente al Salvatore tutto il popolo commesso alle sue cure. Coi lumi suoi e con gli esempii delle sante sue opere, fin da principio si formò un Clero secondo il cuore di Dio, cavandone i soggetti non già dai neofiti o dai recenti convertiti, ma secondo ricavasi da antichi monumenti, da quei ferventi vecchi Cristiani abitanti nella mentovata valle di S. Margherita. È impossibile poter ridire quanto fece e disse quest’Apostolo generoso per la salute delle anime. Basta a darne l’idea, cennare soltanto che addivenne talmente diletto a Dio ed agli uomini, che la sua memoria accompagnavasi da mille benedizioni nella Chiesa d’Italia. Lo stesso Pontefice S. Gelasio, faceva tanta stima di lui, che lo scelse tra i suoi delegati per la consacrazione del famoso santuario di S. Michele nella grotta ove il S. Arcangelo si era manifestato con solenne apparizione sul Monte Gargano, quale oggi porta il suo nome vicino Manfredonia. In questo viaggio che il venerabile S. Prelato, abbenchè quinquagenario fece all’uso degli Apostoli insieme con S. Sabino di Canosa col semplice appoggio di un bastoncello, si vide quale cura il Cielo si prendesse de’ suoi giorni, poichè apparve un aquila prodigiosa a grandi ali, la quale volando a poca distanza dal suo capo, ed accompagnandolo, l’ombreggiava amabilmente, e lo difendeva dai cocenti raggi del sole.
Finalmente, dopo aver governato santamente, e portato a maturità la vigna del Padre celeste da lui piantata per lo spazio lungo di 43 anni cadde pericolosamente infermo. Prostrato sul letto di morte qual altro Tobia il Grande, chiamò d’intorno a sè il Clero suo come parte più bella, ed insieme rappresentante di tutti i suoi diletti figliuoli, e li arricchì di salutari ammaestramenti e delle sue copiose benedizioni. In ultimo, l’anno 535, nonagesimo di sua età chiuse i suoi giorni tutti pieni innanzi a Dio, e’ l dì 9 Giugno in cui la Chiesa rinnova la sua memoria gloriosa nel Martirologio Romano, l’Anima bella di Lui volò nel seno del Creatore per coronarsi nel cielo coll’aureola fulgida dell’Apostolato e col serto dovuto all’altre sue preziose virtù, e da buon Padre morendo, lasciò felicemente ricchi i suoi figli con la preziosissima eredità di sue reliquie.
Dentro il periodo adunque degli anni 43 nel quale il S. Apostolo di Andria visse in questa sua Chiesa, secondo il de Franchi venne effigiata a fresco sul Muro la SS. Madre di Dio di cui parliamo. Dice egli che lo stesso S. Prelato ve l’avesse fatta dipingere, senza però addurre pruova alcuna per appoggio di sua opinione. Ma se per poco vogliamo ben ponderare un assieme di circostanze presentate dalla storia, troverassi tale opinione poco verisimile in faccia ai fatti, e quindi ci vedremo obbligati a rimontare ad un epoca precedente assai a S. Riccardo, per fissare l’origine di questa Sacra Immagine in un età più propria e ragionevole. Ecco le nostre riflessioni.
Da ciò che abbiamo cennato dando l’idea del gloriosissimo S. Riccardo si è rilevato, che ai tempi suoi, i fedeli Andriesi non avevano abbandonata la loro dimora accanto alla valle, e quindi ne siegue che proseguirono gli atti del culto in quella venerabile Grotta. Ora essendo com’è così, non sembra certo, che quei fedeli stessi vi avessero fatta dipingere quest’Immagine angusta? Può supporsi che i Cristiani di quell’età di fervore avessero voluto rimanersi privi d’una Immagine della loro dolce speranza pel lungo spazio di circa cinque secoli interi? Possiamo persuaderci, che neppure dopo la pace data alla Chiesa dagli editti di Costantino il Grande, essi pensando a godersi la libertà del culto religioso, non avessero pensato ad accrescere nel loro rustico Santuario la decenza e la pompa richiesta per maggior soddisfazione del proprio cuore, e per maggiore gloria delle sacre funzioni? Sì, certamente, che in quest’epoca di trionfo per la Chiesa, i fedeli Andriani dovettero far dipingere questa Santa Immagine nel luogo descritto, ed eccone le ragioni che vengono ad assicurarcene.
I. Nello scuoprirsi del Santuario nel modo che ora esporremo, insieme con l’Immagine di Maria, l’altra si rinvenne di S. Margherita, nel di cui margine inferiore v’era scritto: Ricordati del tuo servo Giovanni e di Gemma moglie di lui. Da questa epigrafe il P. Montorio conchiude, che i mentovati individui ve l’avessero fatto a proprie spese dipingere insieme con l’Immagine della B. Vergine. Difatto, dalle tracce restate di S. Margherita, si rileva essere stata una la mano operatrice dell’una e dell’altra. Ciò posto, il S. Apostolo di Andria non ebbe alcuna parte in questa opera. In oltre, all’arrivo di Lui in seno di questo popolo sembra che l’opera doveva già essere stata eseguita. Avendo Egli edificato Tempii più degni all’Eterno, avendo egli dato tutto lo splendore al culto Cattolico, avendo infine richiamato intorno a sè i popoli convertiti pascendoli col pane della divina parola, emulandoli con gli esempli di sua vita immacolata, ed edificandoli sopratutto co’ suoi miracoli, pare che la regione signoreggiante la valle restasse disabitata, e che la Grotta rozza ed informe non dovesse ispirare un alto interesse per adoperarsi di vantaggio ad uso di Chiesa e di esercizii religiosi.
II. Pruova essere quest’Immagine precedente a S. Riccardo l’offrire nel suo stile l’idea de’ lavori dei primordii del quarto secolo, e non già del terminare del quinto.
III. Finalmente esistono in Andria in una Chiesetta ancor sotterranea detta di S. Croce, varie antiche pitture, che una tradizione costante dice, essere opere de’ tempi di Costantino il Grande. Ma lo stile di queste non sembra differire da quello col qual è eseguita l’Immagine di Maria SS.; dunque sembra che detta Immagine vantasse la medesima antichità.
Checché ne sia, senza pretendere che questa nostra idea sia una legge per assegnare a questa sacra Immagine un’origine rimota quanto il principio del quarto secolo, conchiudiamo col ricavare qualche profitto dal fin qui detto. Il profitto proposto è l’ammirare e benedire la sapientissima ed onnipotente Providenza, la quale, dopo il corso di Mille e cinquecento (o di mille e trecento) anni ha fatto si che questa Immagine conservasse tutta l’energia de’ suoi colori, e si fosse mantenuta illesa e brillante anche tra i sofferti oltraggi che esporremo ne’ seguenti capitoli.