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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Capo V.
Predizioni che annunziarono lo scuoprimento della Sacra Immagine di Maria,
ed astuzia del Demonio per inutilizzarne gli effetti.

La Provvidenza Divina intanto, che apre e rinserra i suoi canali di beneficenza per l’Uomo, dove, quando, e come vuole, e che dando il corso agli umani avvenimenti permette sconcerti e rovine per poi meglio far risaltare l’ordine e l’armonia; affinché gli uomini conoscessero semprepiù meglio le opere delle loro mani, e le paterne ed amorose sue cure nel rimediare i loro errori; non aveva approvato che la Immagine venerabile di Maria si fosse restata perennemente nell’abbandono. Ella ne’ suoi decreti aveva determinato di rivendicarle nella spregiata Grotta le celebrazioni dell’Universo, e per mostrare ai popoli, specialmente agli Andriesi, cosa sarebbe stato per essi il felicissimo avvenimento della invenzione di questa Immagine sacrosanta, fece annunziarne 125 anni prima la magnificenza sotto il simbolo di un ricco tesoro, che avrebbe apportato l’abbondanza per essi.
Il Profeta di cui Iddio si servi per questo nobile vaticinio, fu il piissimo Francesco II del Balzo Duca di Andria, la di cui memoria restata immortale insieme con le sue virtù, si accompagna tutt’ora col sorriso del plauso nella terra che governò. Cavalcando egli un giorno dell’anno 1451, nella regione che fiancheggia la Valle, seguito dalla sua Corte e da altri nobili Cittadini che gli facevan corona, arrestò ad un tratto il suo Cavallo in direzione del luogo ov’era la Grotta sepolta, ed insegnando a tutti quel luogo, in aria da ispirato pronunziò le seguenti parole: Qui dentro vi è un ricchissimo tesoro: beato colui che troverassi al suo scuoprimento! Desse furono trasmesse fedelmente da Padre a Figlio quale importante tradizione, comecchè tal notizia avesse potuto un giorno formare la ricchezza di qualche nipote; ed allorchè avvenne la predetta invenzione, venne tutto ciò legalmente testificato da un Vecchio centenario che l’aveva ascoltato da fanciullo, e parve che Dio l’avesse serbato si lungamente in vita, per renderlo testimonio di un tale vaticinio.
Questo tesoro celeste, che al suo scuoprimento doveva felicitare i popoli, venne inteso generalmente per un tesoro terreno d’oro e d’argento, la di cui invenzione non avrebbe potuto arricchire che pochi, e questa opinione venne resa più certa e più calda da un avvenimento che seguì dopo molti anni. Ma se gli uomini la interpretarono così, venne nel giusto senso compreso dal Principe delle tenebre, il quale ben prevedendo il futuro ingrandimento di questo Santuario se mai con qualche celebrità discuoprivasi, ed abbenchè fosse certo che Maria l’avrebbe vinta su tutte le sue insidie; pure pose tutto dal canto suo per estinguere per fino nel cuor degli avidi il desiderio di questo tesoro, e per fare che ognuno da questa Grotta, si fosse tenuto per sempre lontano.
Volgendo l’anno 1561, nella Città di Bitonto venne a morte un Religioso dell’Ordine de’ Minori Conventuali per nome P. Angelo de’ Lellis, uomo, per quel che ne disse la fama, illustre per natali, per dottrina, e per qualità religiose. Nello spoglio uso a farsi ai Religiosi moribondi, tra gli altri oggetti di Lui che caddero in mano del Provinciale P. M. Cristoforo Palmieri da Montepiloso dimorante in quel Monastero, vi fu un cartellino antico gelosamente custodito, il quale conteneva scritto in linguaggio latino le seguenti parole: Anderai in Andria, e quindi ti porterai verso Occidente all’antica Chiesa di S. Margherita nella Valle, ove troverai due porte, l’una sita verso l’Austro e l’altra verso l’Aquilone: entra nella parte australe, cerca alla tua sinistra e rinverrai un grandioso tesoro. Il Provinciale terminò di leggere una si preziosa memoria, come può bene immaginarsi, non senza grande emozione dell’animo suo, e nel punto stesso la custodì non altrimenti che un ricevo di banco in cui tenesse assicurato ingenti somme. In fine, impaziente di farne l’acquisto, con premura richiesta dall’importanza dell’affare, comunicò il gran secreto ad un Religioso suo suddito e confidente chiamato F. Donato de Magistris Cittadino Andriese, ed affidogli il negozio della ricerca dei tesoro mentovato, raccomandandoglielo col più vivo entusiasmo, e tenendolo per fino avvertito del modo onde dovesse condursi dopo che l’avesse scoperto.
F. Donato non trascurò punto la sua missione; poichè dal felice riuscimento della medesima dipendeva la fortuna della sua Comunità, del suo Superiore, e propria. Ma, o perché credesse sconvenevole l’andarvi personalmente, o per altri ignoti motivi, ne commise l’eseguimento ad un suo Fratello chiamato Natale de Magistris. L’idea di tesoro trasferì sollecitamente Natale al luogo indicato; ma però non valse a dargli energia per superar solo tutti gli ostacoli che vi rinvenne, col trovarne l’esteriore orrido, alpestre, e quasi inaccessibile. Per la qual cosa, tornossene di bel nuovo in Città a raccogliere amici collaboratori, e fra tre che ne prescelse, vi fu un Religioso Agostiniano detto P. Diaspero Guindola.
Ecco la piccola brigata dallo splendore dell’oro nascosto accesa del desiderio di addivenire ricca con una sola impresa, già pervenuta nel luogo di sua fortuna. Superati gli ostacoli esteriori, penetrano nel derelitto Santuario, e senza degnar d’uno sguardo quelle mura e nè le sacre Immagini che l’adornavano, nè la Vergine che brillava sul rustico altare, ricercò il luogo delle sue speranze, e si diede con tutto calore a fare gli scavamenti richiesti. Ma che? ad un tratto si vide con suo stupore assalita da un diluvio di sferzate a dritta ed a sinistra da una mano invisibile, e sconcertata in guisa dallo spavento e dal dolore, che a sommo stento potè darsi alla fuga ed uscire in salvo. La stranezza dell’avvenimento non potè tenersi lungamente celato. Se ne diffuse la notizia con celerità, e ‘l risultamento fu un gran timore impresso in tutti gli animi, tanto che la Valle si disse Valle indemoniata e se ne fuggiva la vista, non altrimenti che se il Demonio vi avesse fermato il suo soggiorno.
E non errarono certamente i popoli nell’attribuire ad opera satannica un tale fenomeno; poiché nemico quale egli è del bene spirituale degli uomini, con ciò credeva chiuderne per essi la sorgente. La Santa Vergine intanto permetteva al suo nemico ed al nemico de’ Figli suoi l’adoperarsi a suo piacimento; primo, perchè non era ancor giunta l’ora segnata nei decreti de’ supremi consigli riguardo alla manifestazione di questa gloriosa Effigie di Lei; secondo, acciocché la storia di questa invenzione stessa fosse stata fornita di tante nobili circostanze, da essere a Lei di sommo decoro, e di gaudio eguale pe’ suoi devoti, trovandovisi argomenti degni della Bontà di Lei verso di essi.