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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Capo VIII.
Gran numero di Miracoli operati da Maria SS nella S. Grotta di Andria
Concorso straordinario di popolo a visitare l’Augusta Immagine
Prime disposizioni per la conservazione, decoro, ed aumento del Santuario.

Non appena si dischiuse la piena delle grazie divine nella S. Grotta, ed i fortunati de’ Tucchio e Palombino ebbero corsi in Città a pubblicarne la fausta novella, che tutta Andria ne restò inondata, poichè quanti infermi invocavano Maria con fede, altrettanti ne riportavano la salute sospirata. L’ampiezza del torrente sormontando in breve i recinti del territorio Andriese, trasfuse le sue acque di beneficenza nelle vicine e nelle lontane regioni, e dapertutto faceva benedire dai popoli, e dalle nazioni la sorgente celeste donde emanavano, ed Andria avventurata che ne era stata costituita la depositaria.
Diluviavano i prodigi dalle mani di Maria nell’antro della Valle in guisa, che nel breve periodo di pochi anni se ne potè arricchire un Archivio di oltre a 500 atti autentici, senza far parola d’altro gran numero trasandato per incuria, o per una specie di disprezzo nel quale fece in certa guisa caderli la stessa sterminata quantità che tutto dì si riferiva da una calca di popolo, che in ogni dì sempre crescente, confluiva da tutti i paesi a render grazie alla Madre di Dio nel suo rustico ma venerabile Santuario.
Né la gratitudine de’ fedeli esternavasi con sole parole. Diluviavano le grazie di Maria ed inondavano con le loro correnti la terra, ed in ragione di esse si moltiplicavano nella Santa Grotta i monumenti della cristiana pietà, potendosi dir con ragione che diluviassero in essa i voti e le ricche oblazioni in oro, argento, bestiame, frumenti, moneta effettiva di ogni altro genere. Merita tra gli altri distinguersi il primo dono fatto a Maria SS. e fu il Cavallo del Signor Palombino; poiché a compimento dell’allegoria formata intorno la sua guarigione dir possiamo, che i peccatori convertiti dalla grazia per opera di Maria, servono a fregiare la corona immortale di Lei a cui aggiungono sempre nuove bellezze.
Un avvenimento di tanto clamore e di tanta gloria per la Cristiana Religione qual fu l’invenzione prodigiosa di questa Immagine Taumaturgica, non poteva non interessare sopra ogni altro il Pastore di quella Città. Difatto l’Illustrissimo Monsignor D. Luca de’ Flisco, della nobile famiglia de’ Conti di Lavagna da Genova allora Vescovo di Andria, siccome udì narrare tanti portenti di apparizioni, olio cele- ste, guarigioni e grazie perenni compartite, nello stesso giorno della invenzione e nel seguente, il terzo giorno, ovvero il di 5 Giugno, accompagnato dai più riguardevoli Ecclesiastici si portò a venerare la divina Madre nell’umile Grotticella. Conobbe la importanza del Santuario, e convinto che ciò che da Dio si onora deve maggiormente onorarsi dagli uomini, ordinò che tutto il recinto fosse stato ben nettato ed ordinato a guisa di Chiesa, che si fosse apparato il rustico altare della Vergine in guisa che vi si avesse potuto immolare la Vittima divina, e che in ogni dì vi si fosse celebrato da un determinato numero di Sacerdoti, finché il consiglio e le circostanze non avessero dato luogo a determinazioni più convenevoli alla celebrità della quale la destra di Dio voleva decorata quella veneranda Caverna.
Nè passò molto tempo, che i grandi tesori accumulati dai voti de’ popoli indussero il Venerando Prelato a determinare l’erezione di un Tempio magnifico che avesse in sè abbracciata la S. Grotta, ed insieme a fare acquisti di terre per mantenervi una casa di Missionarii addetti alla custodia del Santuario, ed al bene spirituale de’ popoli. Intanto, siccome il degno progetto richiedeva tempo per aver compimento, il concorso de’ Fedeli aumentava come già dicevamo per cui i provventi erano copiosi, e la mancanza di soda e fedele amministrazione soggettava i medesimi donativi a disordine e defraudamento, non essendovi stata mai epoca in cui i beni del Santuario non abbiano avuto un sapore squisito per i profani, il lodato Vescovo vi riparò provvisoriamente, con lo stabilirvi una deputazione di Ecclesiastici e di Secolari nel seguente modo.
Questa deputazione, o per meglio dirla Congregazione, formavasi da cinquanta individui, venticinque Sacerdoti, ed altrettanti secolari, da eleggersi, i primi dal Vescovo, ed i secondi dall’Università ovvero dal Sindaco e Decurione. Lo stabilimento poi veniva sottoposto ad un Rettore e da sei ufficiali col titolo di Priori, dei quali due eleggevansi dal Vescovo, due dalla Città, e due finalmente dalla Congrega. L’uffizio di questi Deputati era di attendere al culto del Santuario, di ricevere e tenere esatto conto delle offerte, di attendere con diligenza alla fabbrica della Chiesa già bene avviata, ed a provvedere del bisognevole i pellegrini, che in gran copia venivano da luoghi lontani. Il regolamento che per brevità omettiamo, dal poco qui detto apparisce per uno dei più belli monumenti di prudenza e di provvidenza che avesse potuto mai adoperarsi per evitare tutti gli sconcerti possibili, e praticare tutto il possibile bene. Per questa seconda parte basta notare che in ogni anno i Confratelli dovevano dotare di quaranta in cinquanta ducati secondo lo stato della cassa, sei Vergini Andriese orfane, o altrimenti bisognose. Tutto fu stipulato per man di Notaro ai 11 Febbraio del 1577 e nel corso dell’anno istesso ne venne l’approvazione Pontificia con apposito breve della S. M. di Gregorio XIII.
Cosi la spaventevole Valle indemoniata si rendeva venerabile e maestosa d’ora in ora per la Religione e la pietà che inspirava. I popoli medesimi che prima la fuggivano, non sapevano come più convenevolmente intitolarla. La chiamavano Valle della Madonna; poiché realmente sembrava che la Regina del Cielo vi avesse stabilito il suo soggiorno ed innalzato il Trono delle sue misericordie. Altri la dicevano Valle de’ gemiti, per le ordinarie strepitose conversioni che avvenivano nella Santa Grotta, la quale perciò risuonava spessissimo delle espressioni del dolore e del pentimento de’ peccatori. Finalmente, solevano anche dirla la Valle della salute, e ciò a cagione del rimedio universale che vi trovavano a tutti i mali gl’Infermi di ogni genere. Oggi ritiene la prima denominazione Valle della Madonna comechè la più generale che tutto abbraccia, ed esprime insieme quanto la pietà e l’amore verso Maria possono richiedere.
Si era adunque concepito tanto orrore per questa Valle, perchè ignoravasi che vi stava Maria. Appena questo fu noto, che quale nebbia al vento si sgombrò ogni sinistra idea, e l’oggetto del timore addivenne il ristoro e la spirituale delizia. Così è parimente del Cristiano senza la devozione verso Maria. Egli è pieno di vizii ed albergo del Demonio, e solo amando con sodo affetto Maria, può cangiarsi in tabernacolo di Dio e soggiorno di virtù, perchè ov’è Maria vi è la vita di grazia: Qui invenerit me invenerit vitam, dov’è la grazia v’è Dio, dove è Dio v’è il terror dell’inferno, il trionfo delle passioni e le più nobili virtù.