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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Parte II. — Capo III.
Prodigii seguiti all’invocazione di Maria SS. de’ Miracoli di Andria.

Grandi ed ineffabili lodi dissero i Santi Padri dell’amabilissimo ed adorabile nome Maria. Al suo proferirsi, dice il devoto Idiota, ride il Cielo, godono gli Angeli, tremano gli Spiriti di abisso, e tutto l’Inferno si scuote per lo spavento. Egli è il presidio di quanti l’invocano, e il motto per fare aprire le porte del Cielo, è la chiave per penetrare nei tesori di Dio. Egli finalmente rinforza i deboli, sana gl’infermi, illumina i ciechi, conforta gli agonizzanti, e si rende per ogni sventurato potentissima medicina. Sebbene questa sia una verità della quale ogni Cristiano ne è intimamente convinto per fede e per fatti; pure dolce ne apparirà la prova leggendo ciò che di mirabile ha questo gran nome operato ogni guai volta venne invocato nella Sacra Immagine di Andria.

I. Marco Antonio di Sebastiano da Modugno, da più mesi paralizzato in ambe le braccia e gambe, per cui a guisa di tronco che si attende le cure dell’Agricoltore per vegetare, egli dipendeva dall’altrui pietà per imboccarsi un ristoro qualunque, e per adempiere ad ogni altra sua funzione. Accorsegli di sentire il racconto delle grandezze di misericordie operate dalla Madre di Dio nel suo Santuario di Andria, ne restò talmente commosso, che non dubitò punto, che egli sarebbe stato uno di quelli su cui la Vergine tenerissima avrebbe fatto risplendere il suo potere. Ad Essa pertanto volò subito col suo pensiero, invocandola a sua liberazione, e col fatto non fu defraudato nella sua fiducia. Dopo alcuni momenti avvertì come scorrersi in seno una vita novella, che gli metteva in movimento tutte le parti del corpo, per la qual cosa, risaltando come corpo elastico caduto dall’alto, si menò fuori di letto libero e sano, e pieno di gioia si pose a ballare. L’afflitta Genitrice nel vederlo, poco mandò che non ne rimanesse oppressa dalla consolazione, per cui elevando le braccia nella sua sorpresa emise un grido dicendo: Figlio mio, tu sei sano? A cui il Figlio soggiunse: Mamma, la Madonna d’Andria mi ha fatta la grazia. Dalla gioia passando agli atti della gratitudine, si portarono sollecitamente in Andria, a render grazie alla suprema Consolatrice degli abbandonati.
II. Angelo di Beato di Roco da anni 16 soffrendo di ritenzione di Orina con dolori atrocissimi, all’invocazione del Nome di Maria SS. di Andria il male scomparve senza riaffacciarsi a tormentarlo mai più. — Fra Giovanni Maria Morcone Converso Benedettino, scontratosi con una Giovenca indomita da pochi giorni donata al Monastero di Andria, ne ricevè un fiero colpo di corno nel petto, ma il nome di Maria, e l’Immagine che custodiva nel petto istesso gli furono di scudo impenetrabile che lo salvarono. — A Laura d’Alessandro in Giovinazzo le cadde una piccola Figlia da un balcone alto da terra trenta palmi, chiamò con trasporto la Madre de’ Miracoli di Andria in soccorso di lei, e Maria prendendola quasi sull’ali dell’amor suo, lasciò posarla a terra senza danno. — Santoro Rizzo tenendo il piccolo Figlio accanto al fuoco in tempo d’invernale stagione, avvenne che si ruppe il ceppo che sosteneva un grosso caldaro di acque bollenti, ed il misero fanciullino ne rimanesse involto. Egli chiama Maria SS. de’ Miracoli, ed il miracolo manifestossi trovando il Figlio bagnato, sano e fresco.
III. Marcantonio Jannelli Andriese, fu preso un giorno da un bove su le corna, e così correndo asportato per lungo tratto di via. Credendola spedita per lui ricorse col cuore e con la voce a Maria SS. che sola poteva aiutarlo. Accorse col fatto Maria, il bove all’istante si fermò, lo pose a terra, lo lasciò sano e salvo, e diresse il cammino altrove. — Con prodigio forse maggiore la divina Madre all’invocazione della sua Immagine di Andria liberò Vito d’Istri da dodici cani da posta dai quali era stato assalito in mezzo della piazza di Barletta; poichè al pronunziarsi di quel nome, i cani caddero storditi ed immobili, come se fossero stati percossi violentemente sul capo. — Sorprendente fu pure ciò che avvenne ad un Giovanetto di cui la storia non dice nè Patria nè Nome. Essendo caduto in un pozzo ove attingeva l’acqua, invocando Maria SS. de’ Miracoli, le acque si resero solide, si elevarono dal loro livello e giungendo all’orlo del pozzo lo lasciarono agevolmente mettersi in salvo. — Pericolo ancora assai più luttuoso era quello di un tal Matteo di Francesco; poichè essendo caduto accanto all’aia in un profondissimo deliquio, il Padrone, dopo alcune ore credendolo morto, pensò di seppellirlo di nascosto per evitare le molestie della Corte. Aveva già preparato all’uopo il fosso richiesto; e l’infelice, avendo liberi i sensi interni avvertiva tutta la sua sventurata posizione senza poter fare alcun movimento e dare sensi di vita. Invocò col suo cuore l’aiuto possente della Madre de’ Miracoli, e questa accorse subito in suo conforto, liberandolo dalla sventura d’essere sepolto vivo e morir di morte atroce, col prodigiosamente destarlo dal suo profondo letargo.
IV. Un devoto Romito Calabrese, peregrinando in Andria per visitarvi la Madre di Dio, che tante grazie vi spargeva dalla Grotta ove veneravasi la Immagine di Lei, smarrì sventuratamente la via, ed errando per alcune Montagne, si trovò ingolfato in una solitudine ove abitava una comitiva numerosa di assassini sotto la condotta del famoso Marco Sciarra. Udendo da lungi voci di persone che festeggiavano, e credendo di trovare in quelle contrade orride e deserte qualche mano benefica che per amor di Dio gli largisse un ristoro qualunque, frettoloso s'incamminò a quella volta per nulla immaginando che andava incontro a certo pericolo di morte. Giunto al luogo ove quindeci di questi banchettavano allegramente col loro Capitano, anche egli allegro si accostava nel Nome di Gesù e di Maria. Quei mostri al contrario, appena videro il Romito, lo credettero una spia: si mossero tutti ad un segno, impugnarono le armi, e scaricarono tre colpi di fucile sopra di Lui. Il misero Pellegrino col solo veder muovere quegli infausti uomini si avvide ove la sventura l’aveva guidato, e quale esser doveva il suo fine; per la qual cosa, genuflesso devotamente invocò Colei pel cui amore incontrava quel destino infelice, e la supplicò a provvedere alla sua salute. …
Ma oh l’ammirevole incanto, e la onnipossente virtù del Nome SS. di Maria! Tutte le tre palle si fermarono sopra gli abiti dell’uomo di Dio, e gli caddero miracolosamente ai piedi senza arrecargli danno alcuno, in guisa che gli stessi barbari fuorusciti ne restarono sommamente meravigliati e sorpresi. Quindi si accostarono con belli modi, si assicurarono da lui sul come erasi trovato in quei luoghi, e del fine del suo viaggio. Persuasi della verità, lo ristorarono dallo spavento, dalla stanchezza, e dalla fame, ed in fine Marco Sciarra gli fece abbondante limosina, e con uno de’ suoi l’accompagnò acciò si rimettesse a strada regolare. Così animato dal doppio stimolo della pietà e della gratitudine proseguì verso Andria il suo cammino, e portossi ad adorare e ringraziare l’amabilissima e prodigiosa Regina del Cielo e della Terra.
V. Una Donna di Bitonto, caduta in sospetto d’infedeltà presso del suo Marito, venne una sera da questi precipitata col capo in giù da sopra un alta scalinata. Impennando essa le ali del proprio cuore verso la Vergine de’ Miracoli, che invocò in aiuto, cadde senza nocumento alcuno. Indispettito vieppiù il barbaro Marito, perché voleva assolutamente finirla, la raggiunse nella stalla ov’erasi rifugiata, ed annicchiandola in un angolo, con una grossa pietra le diede innumerevoli colpi sul capo, tanto che la credè uccisa, e si pose in fuga. La misera che non aveva cessata mai dall’invocare la possente difesa degl’Innocenti oppressi, riassumendo il respiro smarrito, si portò pian pianino sul letto, si fasciò le sue larghe e copiose ferite, e cercò di trovare un ristoro nel riposo. L’uomo crudele intanto, riflettendo che avrebbe mancato di mezzi alla sussistenza, pensò tornare nuovamente in casa, farvi bottino di tutto ciò che poteva offrirgli un prezzo, e provvedersi così finché non trovasse lavoro in lontana regione. Siccome le tenebre notturne lo favorivano ancora, e gli promettevano varie ore di garenzia, tornò di fatto, tolse gli ori e gli argenti di sua Moglie, e mentre si disponeva a darsi alla fuga, udì la Moglie che lamentossi sul letto, poiché l’infelice, non s’era avveduta della presenza del suo carnefice. Fatto come una tigre, e credendosi che la Madonna d’Andria l’avesse risuscitata, bestemmiò dicendo: Ah scellerata! ti ammazzerò un’altra volta a dispetto della Madonna di Andria; indi pigliò in mano un coltello, ce lo piantò più volte in gola, prese il suo fagotto, si pose in fuga e si sottrasse da ogni ricerca. Ma se Maria soccorre chiunque l’invoca con fede, qui veniva spinta ad operar prodigii, non solo per le amorose tenerezze del suo cuore, ma anche per l’impegno del suo onore, dovendo confondere l’iniquo, che a dispetto di Lei voleva ucciderle una divota. Col fatto, la misera con tanto sangue profuso, e tante ferite specialmente nel collo, giudicate dai medici tutte mortali, a stupore universale in pochi giorni fu perfettamente sana per opera di Maria.
VI. Ad un simile assassinio andava soggetto un tale F. Francesco di Signore, il quale viaggiando per la Puglia, si vide d’improvviso assalito da un nemico, il quale prima con tre colpi di pietra ben tirate lo fece cader da Cavallo, e poscia addossatolo a colpi di selce s'adoperava a spaccargli il capo per toglierlo dal mondo. La cara Madre de’ Miracoli di Andria che invocava a conforto lo liberava della morte, per cui l’inferocito aggressore bestemmiando e dicendo: Cane maledetto, a quest’ora ne avrei ammazzato cento, e tu non vuoi morire, e così dicendo prende un grosso tufo ed elevandolo in alto glie lo spinse con impeto sul petto. Mentre il barbaro ripeteva l’istesso atto, il Religioso con più fede invocò la Vergine Augusta esclamando: O Maria mia di Andria! fammi la grazia di rivederti un’altra volta! Oh prodigio della carità e del potere di Maria! A questa prece, il mostro che elevava in alto ambe le mani cariche del pesante tufo, restò immobile con gli occhi e le braccia spaventevolmente atteggiati, a guisa d’una furia espressa in una statua di pietra. Allora il Religioso, che si avvide del miracolo ricevuto, rianimò in Maria il suo coraggio, si fasciò nel miglior modo il capo, e si pose in salvo, lasciando il nemico in quell’atteggiamento spaventevole. Le sue ferite furono sane in breve, e con eguale sollecitudine fu a render grazie all’eccelsa Liberatrice.
VII. Non meno singolare, anzi molto più strepitoso fu ciò che avvenne in Venosa ad un Giovane Venosino, il quale trovandosi ad arare in un suo campo, fu assalito da un altro Giovane di Potenza suo nemico, il quale, lo prese per la gola, lo prostrò sotto del vomere, e spingendo i bovi glie ne fece penetrare la punta nelle visceri. Avvertendo lo sventurato, che l’ultima sua ora era suonata per essere senza umano conforto, invocò l’amabile Madre de’ Miracoli di Andria in aiuto, e nel punto stesso le accorse al fianco; poiché nel terminare la sua prece l’aggressore spietato fu percosso dalla destra di Dio, rimanendo come statua senza moto. Per una contrazione spaventevole de’ muscoli tutti divenne mostruoso nella bocca, in tutto il volto, e con gli occhi orrendemente stravolti. Il Venesino, come vide d’essere stato esaudito, pieno di maggior fiducia nella Vergine, cavò fuora dal suo ventre il Vomere, ebbe forza di tornarsene in casa dopo d’aver tolti i buoi di mano al nemico impotente, e dopo venti giorni fu guarito. Il Potentino al contrario, restato in quel modo descritto per varii giorni, fu preso come tronco dai suoi, e fu un oggetto di spavento ai tristi, e di conforto ai buoni, conoscendosi per fatto quanto vigile è la mano del Signore per liberare il debole oppresso dal potente baldanzoso e protervo, e come celere è la comun Madre Maria nell’accorrere al conforto de’ suoi devoti.
VIII. A Giamberardino Vasaldo di S. Stefano, ritrovandosi in Trani gli rovesciò sopra un casamento di quattro piani. Sua fortuna volle che ebbe tempo d’invocare la SS. Vergine di Andria, e tanto bastò per esserne libero da ogni danno. Essendo accorso molto popolo per iscavare e togliere sotto le rovine i miseri abitanti vivi o morti, con maraviglia universale, quei dei piani superiori si ritrovarono o sfracellati o estinti, ed Egli ritrovossi sano ed incolume a pian terreno.
IX. Nunzio Vista Andriese, lungi dalla sua Patria camminando sulla Montagna col carro, i buoi si posero in fuga precipitevole, e caddero da una ripa scoscesa rotolando insieme col carro fino alla sottoposta Valle, circa trecento passi profonda. A vista del disastro si pose desolato in ginocchio e con le braccia in alto e con voce elevata dal cuore, invocò l’aiuto di Maria de’ Miracoli. Intanto il carro co’ buoi disparve dagli occhi suoi. Credendosi consumata la sua sventura, spedì alcuni garzoni a raccogliere gli avanzi de’ buoi che credé morti, e del carro infranto. Ma egli aveva invocato col cuore Maria, né poteva accadere che l’avesse invocata invano. Col fatto il carro si trovò intero, ed i buoi sani e sciolti si vedevano pascolare placidamente, con altrettanto stupore ed ammirazione, per quanto spavento incuteva la orrida scoscesa donde erano caduti.
X. Una Donna di Palo, stando su l’ astrico di sua casa, e volendosi da esso affacciare dalla parte della strada, cadde sventuratamente col capo in giù insieme con un suo Figliuolino che teneva tra le braccia, da un’altezza d’un trenta palmi. Tanto Essa che il Marito, due figliuoli ed altri che la videro invocarono in aiuto la Madre de’ Miracoli di Andria. Questo bastò per salvarli; poiché nell’arrivare a terra, si capovolse rimettendosi nella posizione naturale, e trovassi in piedi sana e libera insieme col bambolo, che non le si mosse dal petto.
XI. Il P. Tommaso di Clemente Cavaliere di Malta, Fondatore della Chiesa di S. Maria dell’Arco in S. Agata di Puglia, e Vicario Generale dell’Ordine di S. Girolamo nei Monasterii del nostro Regno, colpito da grave infermità giunse alle agonie estreme. In questo mentre giunse a visitarlo un Amico, il quale, dolorato per la sua perdita inevitabile, esortò tutti gli astanti ad invocare per la salute di Lui la Madre di Dio sotto il titolo de’ Miracoli di Andria, assicurandoli che la morte avrebbe ceduta alla salute la sua falce. Nell’atto stesso trovò un Immagine della stessa Vergine, e l’offrì a baciare al Moribondo, esortandolo a promettere a Maria Santissima di andare a visitarla in Andria, se le piacesse dargli la vita. Il P. Clemente corrispose col cuore a cotesti voti, aggiungendo, che avrebbe eseguita tale peregrinazione a pie scalzo. Avvenne ciò la sera del Sabbato in cui se ne attendeva la morte con tanta certezza, che s’era già provveduto alla celebrazione dei funerali. La notte con lui restò con altri religiosi anche il P. Assistente per raccoglierne l’ultimo respiro. Ma restarono tutti ingannati; poiché la causa era passata nelle mani della Madre de’ Miracoli solita a trionfare delle infermità e della morte, la quale gli diede in un istante la vita, che da istante all’altro doveva perdere.
Circa le ore cinque della sera, l’Infermo nel suo mortale sopore avverti vicino al suo letto una persona la quale, gittandogli sopra il suo abito d’uscita, pronunziò le seguenti parole: P. Francesco, eccoti l’abito, vestiti, e va a fare quello che ai promesso. A tale voce si riscosse senza febbre con l’uso libero delle membra e della lingua, e volgendosi agli astanti domandò, chi era stato quegli che gli aveva menato l’abito sul letto, ed ordinato di alzarsi? Sulle prime la sorpresa d’udirlo ben parlare, passò al convincimento che fosse delirio di morte; ma poscia che in effetti videro l’abito di Lui posto sul letto, e che veramente non già il pericolo, ma il male era scomparso, ed udirono il voto da lui fatto: restarono tutti rapiti di ammirazione, e di amore verso la cara Operatrice di si belli miracoli. Gli stessi affetti si dilatarono nel vegnente mattino per tutto il Paese, poichè il P. Francesco dopo un sonno tranquillo passava alle funzioni solite del suo Ministero. Il nome della Madonna d’Andria venne con plausi magnificato, e la peregrinazione in Andria del P. Francesco fa accompagnata da molti cittadini, i quali vollero andarvi a vagheggiare una sì amabile Sovrana nel trono di tanti belli prodigii.
XII. Singolare fu egualmente la grazia ricevuta dal Reverendissimo Monsignor D. Antonio Resta Vescovo di Andria. Spedito dai Medici per i suoi atrocissimi dolori calcoli accompagnati da cocenti febbri, si vide ad un tratto rianimato da novella speranza di vivere pel bene della sua Chiesa; poiché pensato aveva d’ordinare per la sua salute una preghiera pubblica, nella Cappella della S. Grotta Maria SS. de’ Miracoli. Col fatto la sua fede fu coronata con una guarigione compiuta; poiché nel momento stesso che per la vescica dilatata da copioso umore orinario pareva dovesse chiudere i suoi occhi alla morte, per mai più avvertire i suoi spasimi atroci, emise fuora pel canaletto dell’uretra senza dolore e senza spargimento di sangue cinque pietruzze irregolari e scabrose della grossezza di un grande cece, ed a questa seguì una copiosa emissione di orina; onde scomparsi i dolori, ed abbandonatosi ad un placido sonno, si destò sano e vegeto. Indi fatto incastrare queste pietre in lamina di argento, si portò in processione solenne accompagnato dalle Corporazioni Regolari e Secolari e dal Clero nella S. Grotta, ove con Messa Pontificale eseguita con musica scelta, rese le dovute grazie all’amabile Liberatrice.

In tal guisa si meritava Maria nella Grotta di Andria, la fiducia e l’amore dei Popoli.