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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA
operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853
Parte II. — Capo IV.
Premure di Maria SS. per l’onore di sua Immagine di Andria.
Ma non erano i soli Popoli, che seguendo l’impulso della Fede eccitato da tanti prodigii,
correvano a calca alla Piscina mirabile della S. Grotta di Andria,
per trovarvi nella Taumaturgica Immagine della Madre di Dio il rimedio infallibile
ai loro mali. La stessa Vergine amabilissima Maria, direttamente ed indirettamente,
per un eccesso di quella sua Bontà che ha sempre animata tutta la Chiesa
ad abbandonarsi tra le amorose braccia della sua protezione materna, mostravasi,
come compiaciutissima, così impegnatissima ad essere invocata nella sua prelodata Effigie.
Difatto, Ella non solo ha più volte spediti gli Angeli agli infermi,
ma anche di persona si è ad essi presentata, animandoli a ricorrere a Lei
nell’indicato Santuario, ed invitandoveli ad ivi venerarla. Sono molti questi esempii
dell’ineffabile degnazione di Maria; ma qui ne riportiamo quanti bastano
per discendere ad un incontrastabile conseguenza.
I. Ippolita di Clemente, sorella di quel P. Franacesco di Clemente,
la di cui guarigione miracolosa abbiamo, or or riportata nel capitolo precedente,
infermata anche fino a morte imminente, ricevè nella forma stessa la salute
dalla Madre di Dio. Un giorno mentre stava sopra modo grave, ed i congiunti
intorno al suo letto si tribolavano per la perdita di Lei apparve un povero
alla porta della casa a cercar limosina per amor di Dio. Poiché gli astanti
lo concederono e bellamente si scusarono a motivo di loro afflizione,
il poverello cavò fuora un bottoncino di olio della lampada della Madonna
de’ Miracoli di Andria, e che ne avessero unta l’inferma nella sicurezza
che sarebbe sana. Disse e scomparse. Commossi quei di casa a tanta generosità
dal buon Uomo, determinaronsi compensarlo con abbondante limosina
ed all’istante spedirono persona attiva a raggiungerlo. Ma non fu possibile
non già rinvenirlo, ma neppure riceverne un idea, stante che non era stato veduto
da alcuno. La salute che rapidamente successe lasciò giustamente credere,
che la Madre delle misericordie avesse sotto quelle forme spedito un Angelo
per così appalesare a tutto quel paese le tenerezze dell’amor suo,
la possanza del suo patrocinio, e ‘l genio singolare di volere onorata
la sua Immagine di Andria, che col fatto portaronsi a visitarla
ed a rendere ivi i loro ringraziamenti.
II. Una Donna di Carato di cui la Storia tace il nome, storpia da un anno
per atroci dolori articolari, s’era ridotta in guisa, da non poter fare
movimento alcuno senza l’aiuto dì tre persone. Dopo di avere usati invano
quanti mezzi si offrivano dall’arte salutare, fece ricorso alla Prodigiosa
Vergine Maria di Andria. Terminata la sua prece si abbandonò ad un dolce riposo,
ed in sogno le apparve la Madre di Dio radiante tutta luce sovrana e le disse
queste amorevoli parole: Figlia, vieni a trovarmi nella mia Grotta di Andria,
ed ivi riceverai la salute. Maria SS. disparve, e l’inferma destossi
tutto consolata, e tutto confermata nella sua fiducia; onde tanto pregò i suoi,
che ottenne finalmente essere trasferita in Andria. Là ella pianse,
pregò, richiamò Maria alla sua parola, ed ottenne col fatto la grazia in guisa tale,
che potè nel dì seguente ripetere coi proprii piedi il viaggio di sua Patria.
III. Giovan Giacomo Fortunato, sfortunatamente afflitto da fiera terzana per cui
il parosismo febbrile l’assaliva con tanta fierezza, che pel gran freddo
rimanevagli un dolore insoffribile di reni e di testa. Scoraggiato il misero,
perchè non risentiva alcun miglioramento dai rimedii umani, stavasi tutto
abbandonato alla propria afflizione. La Consolatrice affettuosa de’ miseri
mossa a pietà di lui, e senza essere invocata accorse in di Lui conforto;
imperocchè, gli apparve in sogno ed amorosamente gli disse:
Invoca il Patrocinio della Madonna d’Andria, recita una Litania in suo onore,
e ti prometto che ti guarirò. Così avvenne. Svegliato che fu l’Infermo,
con quanta devozione potè recitò la Litania, si raccomandò alla Vergine de’ Miracoli,
e da quel giorno la febbre scomparve per sempre. Oh che siate benedetta
dolcissima Maria! a quale buon prezzo conferite i vostri più insigni favori?
IV. Catarina Sandaloro di cui non si registra la Patria, avendosi rotto
in più pezzi il braccio con la spalla destra, per imperizia del Chirurgo
non aveva potuto migliorare la sua sventura in conto alcuno, e dopo sei mesi
ne portava le conseguenze amarissime degli atroci dolori. Un giorno,
elevando gli occhi al Cielo implorando pietà, le si mostrò in mezzo ad una nube
lucidissima la Madre del Salvatore nell’atteggiamento appunto come vedesi
nella Sacra Immagine di Andria. Rapita per la gioia a questa singolare visione
ne additò le bellezze a tutti di sua Famiglia. Tutti col fatto ne ammirarono
il soave spettacolo, onde prostraronsi insieme adorando la Signora del Mondo,
e supplicandola per la misera inferma. Dopo alcuni istanti disparve
la prodigiosa nube con quella che vi sedeva, e con essa scomparvero
i dolori e le fratture da Catarina che restò perfettamente sana.
Ripieni tutti di gratitudine, resero duratura la memoria del prodigio
ricamandone l’avvenuto in fondo ad un largo drappo di seta,
che depositarono su l’Altare della celeste Benefattrice.
V. Angelo di Guglielmo di Castellanetta trovandosi per grave infermità
vicino a morte, si raccomandò per la salute alla gloriosa Vergine de’ Miracoli.
In una notte nella quale il male era giunto a quel punto di energia
in cui sembrava trionfare sopra la sua vita la Regina del Cielo
gli apparve in sogno col divin Bambino in braccio, e chiamandolo
amorosamente gli disse: Angelo, se mi prometti di venire in ogni anno
a visitarmi nella mia Chiesa di Andria, avrai la grazia della salute
che con tanto affetto mi chiedi. La visione si dileguò, e l’Infermo
destatosi dal sonno, raccontò alla Consorte ed ai congiunti che erano
intorno al suo letto di morte, tutto quello che l’era occorso,
ed alla presenza di tutti pronunziò il voto secondo la volontà
della Vergine. La salute miracolosamente seguita dimostrò in fatto,
che quanto era accaduto a questo infermo non era stato né vaneggiamento
febbrile, né scherzo nervoso prodotto dal male; ma bensì una vera,
reale, e singolare degnazione tutta propria della Madre tenerissima delle Misericordie.
VI. Altrettanto deve dirsi intorno a ciò che avvenne a Giovanni Crisciullo da Bari,
il quale, oltre di un male incurabile che soffriva da sei anni, a causa del mal caduco,
o come suol dirsi mal di luna, per le frequenti cadute improvvise si aveva rotto
un braccio ed alcune dita della mano, onde ne era rimasto storpio ed inabilitato
alla fatica. Dal fondo della disperazione in cui si vedeva immerso, sollevò
il cuor suo a Colei che dicesi Rifugio degli sventurati, e la pregò ad aver riguardo,
non già alle sue colpe, ma alla sua innocente e sventurata famiglia, la quale
pel suo stato infelice mancava del necessario sostentamento, e stava in procinto
di estrema rovina. Una si tenera prece, non poteva mancare di produrre tutto
il suo effetto nel tenerissimo cuor di Maria, la quale gli apparve la notte
in sogno, e premurosamente l’esortò a portarsi in Andria e visitarvi
la sua Prodigiosa Effigie, assicurandolo che innanzi ad essa avrebbe ricevuta
la grazia desiderata. E così avvenne. Siccome giunse nella S. Grotta innanzi
l’Altare di Maria, espose in pubblico al P. Custode il sogno avuto e la promessa
di Maria stessa, e lo pregò a scuoprirgli l’Immagine portentosa. Cosa mirabile!
nell’atto stesso il suo braccio riacquistò il moto, le dita si riaddrizzarono
e rinvigorirono, l’infermità che lo affliggeva disparve con sommo stupore
degli astanti, e da quel giorno in poi, come testificò in altre occasioni,
non ebbe più ombra alcuna di convulsione epilettica.
VII. Poiché al presente Capitolo seguir debbono alcune riflessioni, a non renderlo
molto prolisso diamo termine a cotesti esempii con l’avvenimento seguente.
D. Giuseppe di D. Fabrizio Galluzzi Barone della Terra d’Apice, ritrovandosi
infermo nella Città di Lucera ove soggiornava con la sua famiglia, in ogni
dì infierendo il male vieppiù, in ogni dì vedevasi sempreppiù spalancare
il sepolcro innanzi allo sguardo. In tale stato fece ricorso all’aiuto
di Maria per ottenere quella salute che dalle mani dell’arte con tutti
i suoi mezzi cercato aveva invano. Né egli nè la sua famiglia aveva notizia
alcuna della Madonna di Andria. La Vergine però, che non rigetta
mai la prece spiccata dal cuore, ed impegnata in modo speciale ad essere
onorata nell’Augusta sua Grotta di Andria, apparve una notte in sogno
ad un giovanetto Cassanese di costumi innocenti, occupato in qualità
di Garzone in una delle masserie dell’indicato Barone, e gli ordinò
che si fosse portato dal suo Padrone D. Fabrizio, e gli avesse detto
da sua parte, che se veramente desiderava la salute di suo figlio,
le avesse fatto voto di mandarlo a ringraziare nella sua Chiesa di Andria,
non appena l’avrebbe veduto nello stato sano. Per la prima e la seconda volta
il buon Garzoncello non fece alcun motto dell’occorsogli, attribuendolo
a puro sogno; ma la Vergine gli apparve la terza volta a ripetergli
il noto precetto, e gli diede anche uno schiaffo leggiero
in rimprovero di sua oscitanza nel non avere obbedito fino a quel punto.
A questa percossa il Giovanetto si destò dal sonno, e sinceramente rammaricato
d’essere stato fin’ora diffidente e pigro, saltò di letto, e corse immediatamente
in Città a riferire al suo Padrone tutto ciò che gli era avvenuto.
Tanto il Barone che il Figlio infermo accolsero l’avvertimento con quel trasporto
col quale debbonsi ricevere le visibili ambascerie celesti, e non solo pronunziarono
il voto di andare in Andria a ringraziare la Madre di Dio, ma aggiunsero
di perpetuare la memoria del benefizio in bel quadro di argento. D. Giuseppe
da quel punto fu sano, e lo Zio D. Carlo Severino, il dì seguente di buon mattino
si portò a congratularsi con lui della salute ricuperata, mentre la sera
l’aveva lasciato assai grave, testificando che ne era stato assicurato
dalla SS. Vergine, la quale l’era apparsa in sogno vestita di bianco
e gli si era annunziata per la Madonna di Andria. Consolati soprammodo
per la salute ricuperata, e maravigliati per tanta benignità della Madre
di Dio nell’aver loro offerta sì amorevolmente la grazia con si poco loro incomodo,
con sollecitudine adempirono al voto, lasciando ancora un atto autentico della presente narrazione.
Ora, ciò premesso, qual è la pratica conseguenza da dedursene? Pare che sia chiara
da per sè medesima. Egli è infallibile, che per fare acciò la nostra devozione
verso Maria riesca vantaggiosa pe’ nostri interessi spirituali e temporali,
conviene che noi in tutto secondiamo il genio sublime di Maria stessa:
ma è il genio di Maria d’essere onorata, invocata, e visitata nella sua
Sacra Immagine di Andria; dunque la devozione, la fiducia, e l’affetto
verso Maria espressale in questa Sacra Immagine di Andria, formano la pietà
più vantaggiosa ai nostri spirituali, e temporali interessi. Le premesse
sono assioma indimostrabili, e perciò legittima ne è la deduzione.
Rischiariamola brevemente, anche più ed inculchiamo ancor più sopra di essa.
Primieramente il Lettore non deve credere che noi insinuado una piena devozione
verso la sacra Immagine di Andria, e l’onorare in Essa Maria per secondare
il genio di Lei, volessimo diminuire la stima e la venerazione dovuta ad altre
Effigie della stessa divina Madre. Ci guardi Iddio da simile errore.
Non sono le Immagini sensibili che noi Cristiani amiamo e veneriamo;
ma sono i varii misteri che essi ci rammentavo di quel grande ed unico
Originale che rappresentano, qual è la nostra eccelsa ed immacolata Madre Maria,
a cui si dirige tutta la nostra pietà, il nostro affetto, e le nostre speranze.
Per la qual cosa, in qualunque Immagine, ed anche nel nudo nostro cuore invocata
questa dolce Signora, sempre è dessa la Madre di Gesù che è nel Cielo alla destra
del Figlio a fare la nostra Avvocata. Quello che noi intendiamo dire è,
che se Iddio e Maria, con mistero incomprensibile, ma con fatto incontrastabile,
onorano in modo speciale assai più talune Immagini, che tal’altre,
per cui in queste non danno alcun segno di loro sovrana beneficenza,
ed in quelle dispiegano in bello apparato l’energia di loro protezione,
e profondono grazie senza numero: conviene anche a noi seguire i loro genio,
ed onorare in preferenza ciò che essi onorano, e correre dobbiamo ad attingere
i loro favori in quei luoghi centrali per dir così, ove alla loro destra
possente piace stabilirne le copiose sorgenti.
Tutte le Immagini su la terra sono opere della mano dell’uomo. Anche la Immagine
di Andria riconosce questa origine; ma aggiunge di grande, che dimenticata dagli uomini,
dalla stessa Madre di Dio venne agli uomini manifestata. Tutte le Immagini
sono espressioni del loro Originale; ma non tutte sono all’Originale si accette
come talune; tra quali distinguesi la Sacra Immagine di Andria.
Tutte le Immagini finalmente eccitano la nostra Fede per sollevarci col pensiero
ai meriti e virtù di coloro che rappresentano per emularne la santità e meritarne
la protezione; ma non tutte hanno da Dio quella divina efficienza, che da esse
partendo in ragione della nostra Fede, mette il sollevamento nelle tribolazioni
che ci occorrono, come è stata conferita alla Sacra Immagine di Andria,
in cui la copia delle grazie largite non dà luogo a numerazione.
Or se la Santa Immagine di Andria ha tra talune altre la differenza,
- I. che è stata scoperta e data ai fedeli da Maria SS.
- II. che è a Maria prediletta in modo tale, da volerla rivelare, ed onorata
fino a contrarre un certo patto co’ suoi devoti, non accordando ad essi le grazie,
se non a condizione che la ringraziassero nel menzionato Santuario; anzi andò Ella
stessa in traccia d’infelici offrendo loro i suoi favori sotto la menzionata condizione;
- III. finalmente, che è ricchissima della divina virtù Taumaturgica di cui ha
sempre mirabilmente spiccata; non avevano ragione di esortare a venerare Maria SS.
nel Santuario Andriese, più che in ogni altro luogo ove Maria forma meno
la sua gloria e la sua magnificenza, ed ivi ad essa ricorrere in tutti
i proprii bisogni in preferenza di ogni altro luogo, ove non disse:
Qual grazia vuoi tu da me, ed in cui non tiene più patentemente dischiusa la sorgente di sue grazie?
E qual è la ragione per cui dopo tante preghiere fatte alla Vergine poco o nulla si ottiene?
A considerarla dal lato del nostro argomento dir dobbiamo, che la ragione stà,
dal perchè si erra languidamente in luoghi, ove la Vergine non ha dato mai alcun segno
di avervi stabilito nè anche il minimo punto di amministrazione delle grazie sue.
Anzichè dirigersi ove Maria tiene aperto il seno di sua pietà per consolare i miserabili,
si corre ove chiama una devozione passionata, interessata, e tante volte anche capricciosa.
Ma questo è seguire il proprio o altrui fanatismo, e non il genio particolare della Vergine,
la quale, nella economia de’ suoi favori, presso quasi tutte le nazioni della Terra
ha voluto stabilire un Immagine ed un Santuario distinto, come ben si conosce
dalle storie Mariane, e ciò forse ancora per isperimentare, se l’amore de’ suoi devoti
è capace di qualche incomodo, e quindi meritevole di corrispondenza.
Per la qual cosa, Lettore Devoto, amate Maria ed amatela di cuore: onoratela
in tutte le Immagini di Lei, ed in particolare in quella di cui vi narriamo le grandezze,
conoscendo quanto Maria si compiace di essere in Essa onorata dai Figli suoi.
Ad Essa ricorrete ne’ vostri bisogni, sicuri di trovarvi quel conforto e quella
consolazione copiosa che è frutto della fede viva ed energica, la quale per questa
Immagine addiviene sempre gigante per i copiosi eccitamenti che ne riceve mercè
la moltitudine di miracoli operati, che le meritò dai Popoli e dai Pontefici il titolo
glorioso di S. Maria de’ Miracoli, titolo per quanto magnifico, altrettanto conveniente e dovuto.