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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA

operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853

Parte II. — Capo V.
Celebrità della Sacra Immagine di Andria a cagione de’ suoi grandi Miracoli.

Non arrechi certamente maraviglia, se miracoli così grandi in numero e qualità portassero il Nome dolcissimo di Maria de’ Miracoli di Andria per tutto ove poteva diffonderlo impennata su le sue ali la fama, animata dalla riconoscenza e dall’affetto de’ popoli beneficati. Ma fin dove giunsero questi prodigii? fin dove la Madonna d’Andria formava la consolazione degli sventurati? Un leggiero sguardo su i fatti, e vedrassi Maria invocata ed operatrice di gloriosi portenti non solo pel nostro Regno e l’Italia; ma fin’ oltre l’Europa, nella Grecia e per la Turchia Asiatica, donde movevano i Pellegrini a renderle grazie nel suo Santuario. Pochi esempii valgono alla pruova.

I. Lucrezia Venosa di Catanzaro in Calabria, ma da molti anni dimorante in Napoli, afflitta da un ascesso interno che le cagionavano atrocissimi dolori e convulsioni corrispondenti, giunse vicino a morte. I Medici che avevano esauriti tutt’ i mezzi dell’arte per guarirlo, proposero come ultimo rimedio la così detta bottonazione col fuoco, acciocchè con questo mezzo potentissimo richiamandosi all’esterno la irritazione interna, avessero potuto salvarla. In udire l’Inferma quest’orrendo processo, licenziò risolutamente il Medico, rinunziò alle medele, e determinò volere morire per la mano di Dio, e non già straziata ed uccisa da quella dell’uomo. Abbandonatasi pertanto alle cure della Provvidenza, fece voto di tutto cuore alla Vergine de’ Miracoli di Andria, famosa pel Regno tutto e l’Italia, promettendo una peregrinazione fino a quel Santuario, se mai avesse creduta espediente per Lei ottenerle salute. Nel punto stesso i dolori calmarono, i fenomeni letali scomparvero, ed in breve si riebbe a segno che stimò, abbenchè non perfettamente sana, porsi in viaggio per la via di Andria.
La sua gioia andò sempre crescendo, poiché coll’essere a qualche miglio lungi dalla Capitale si avvertì in possesso di sua primiera energia, e d’una salute che non aveva gustata giammai. Ma ignorava la poverina che la sua fede doveva subire una prova la più rigorosa, tanto pe’ suoi spirituali vantaggi, quanto per gloria maggiore della Madre di Dio. Dopo alcune miglia si vide assalita da acerbissimi dolori cagionati da una strana contrazione nervosa che in tutto il corpo tutto la deformò e contorse in un modo compassionevole. Emetteva urli di lamenti a cagion de' suoi spasimi; ma non pertanto volle accondiscendere alle compagne che le consigliavano a far ritorno in propria casa. Sicura che la Vergine l’avrebbe guarita nel proprio Santuario, carpone a guisa di serpe volle proseguire il viaggio. Il suo stato infelice ed i suoi lamenti, indussero alcuni Valicali di Grotta Minaldi ad offrirle la cavalcatura fino alla loro patria, e di là il Sindaco del Comune la lasciò accompagnare in Vettura più oltre, e così la Provvidenza assistendola, non fe’ mancarle la Cristiana pietà che da Paese in Paese, ad onor di Maria la fornissero del necessario finché giunse nella Santa Grotta della sua Liberatrice. Eccola pertanto quale Bambina tra le braccia de’ suoi depositata innanzi all’Altare della Vergine, circondata da gran popolo accorso alla notizia di sua sventura, e della stranezza di sua Fede. Ella la lingua sola aveva atta a libero movimento e questa udivasi pregare con tenerezza di affetto la Madre delle Misericordie, acciò, siccome con alto prodigio l’aveva liberata dall’ascesso interno, così la salvasse dal nuovo male quanto il primo duro e spaventevole. Cosa mirabile. Appena terminò il S. Sacrifizio celebrato; per Lei, e si tolse la cortina innanzi alla S. Immagine, che dalla Santa Immagine partì quell’efficienza prodigiosa, la quale da lei sgombrando ogni malore, l’arricchì di forza e di vita novella.
Siccome avvertì la soave innovazione avvenuta nel suo corpo, e che alla vista di Maria SS. le sue membra attratte si eran disciolte ed i dolori eransi sgombrati come nebbia leggiera all’apparire del Sole, si levò da terra da per sé, e si pose a camminare liberamente mandando lagrime più copiose, non già di dolore ma di gaudio, e di tenera gratitudine verso l’amabilissima Benefattrice. La commozione del popolo presente fu proporzionata alla grandiosità del caso, onde colpiti da religiosa maraviglia, risuonò d’ogni intorno con un grido di plauso dicendo: Miracolo! Grazia! Grazia! Miracolo! lodando e benedicendo la mano possente che l’aveva operato. L’Abate, i Religiosi, ed altri che erano nella Chiesa superiore accorsero tutti al rumore, e lo stesso Vescovo di Andria avvertito del prodigio concorse con le sue cure a raccoglierne un autentico testimoniale. L’avventurosa Lucrezia, disbrigata che fu passò a rinnovare le medesime maravigliose impressioni in tutti quei luoghi ne’ quali passando la prima volta aveva per se impegnata la pubblica commiserazione, e facendo da pertutto benedire il Nome di Maria SS. dei Miracoli di Andria, giunse in Napoli a godersi la pace domestica sana e tranquilla.
II. Diana de Rosa Cittadina di Gaeta, per un anno intero straziata da dolori atrocissimi per ascesso scirroso uterino, non aveva dall’arte potuto ritrarre alcun sollievo e miglioramento. Esortata da una sua amica a votarsi alla Madonna de’ Miracoli di Andria, col fatto la invocò promettendo visitarla nel proprio Santuario ed offrirle in segno di gratitudine un Calice di argento di buon peso e di buon lavoro. La supplica fu sottoscritta all’istante, poichè i dolori scomparvero senza mostrarsi mai più. Ma poichè la distanza, tra Andria e la sua Patria faceva insorgere sempre difficoltà novelle per l’adempimento del suo voto, colse l’occasione dell’Anno Santo che si aprì in Roma, vi si portò e si fece assolvere dal voto. Che avvenne? Appena ritornata in Gaeta le sopraggiunse una febbre violenta, che in pochi giorni la ridusse alle estreme agonie. Priva di sensi e di moto, nel suo letargo di morte sognò e le parve vedere una Matrona dignitosa ed avvenente, la quale guardandola adirata le disse queste parole e disparve: Ah traditrice! Ricordati della Madonna d’Andria. A questa voce, che pure era voce di grazia, si destò spaventata dal suo sopore, e riacquistato tanto di senso da avvertire la sua ingratitudine, cercò di cuore perdono alla Madre di Dio, promettendo che ad ogni costo, se mai riacquistava la salute primiera, avrebbe adempita all’obbligazione contratta. Col fatto restò in breve prodigiosamente sana, e corse ad adempiere il suo voto con la generosa Liberatrice.
III. Angelo Goia da Celano all’estremità degli Abruzzi accanto allo Stato Romano, ferito da alcuni assassini con due pugnalate nel capo, ed una nel petto alla regione mammillare in cui il pugnale era penetrato fino al manico, ed approfondato, per giudizio de’ Medici circa un palmo, in virtù del Nome di Maria SS. de’ Miracoli scampò dalla morte inevitabile, con maraviglia de’ Chirurgi, e di tutta la sua Patria.
IV. Francesco Longo di Siracusa in Sicilia, con non minore prodigio fu liberato da morte imminente dalla stessa virtù di Maria. Ferito Egli da alcuni Soldati Spagnuoli nel basso ventre gli passarono la vescica orinaria da parte a parte. Disperata dai Medici la sua salute, corse col suo cuore alla celeste Medicatrice Maria de’ Miracoli di Andria, di cui non solo conosceva la virtù, ma conservava ancora una porzìoncina d’olio della lampada della medesima. Benedetto Dio! Col solo uso di quest’olio col quale si unse la ferita fu sano in breve dal suo male mortale, e da Siracusa dopo otto giorni potè partire per Andria all’adempimento del suo voto.
V. In Tunesi, un Giovane schiavo trovandosi vicino a morte, invocò l’aiuto possente di Maria SS. de’ Miracoli di Andria. La notte gli apparve in sogno la tenerissima Madre delle Misericordie, ed amorevolmente l’assicurò che egli sarebbe sano, e poi fatto libero. Col fatto in pochi giorni fu sano, e dopo un mese fu riscattato, onde potè noleggiare per l’Italia, e portarsi prima in Andria a render grazie alla Madre di Dio, e poi in Patria a riabbracciarsi coi suoi.
VI. Un altro Giovane dello Stato di Sardegna caduto in mano de’ Corsari fu trasferito in Costantinopoli ed ivi venduto schiavo ad un ricco Proprietario. Dopo sette anni di faticosa servitù, ricorrendo i santi giorni della Settimana maggiore, e ricordandosi che ne’ Paesi Cristiani tutt’i Fedeli accedevano ai SS. Sacramenti, sentì nel cuor suo un dolore assai più grande dal perchè non ne poteva anch’Egli partecipare di un tanto bene, che non ne soffriva per la miserevole sua schiavitù. Penetrato da questo sentimento sollevò il suo cuore ed i suoi occhi bagnati di lagrime al Cielo e pregò la Madre de’ Miracoli di Andria, acciò si degnasse farlo partecipe d’una di quelle grazie, che Ella a si larga piena diffondeva a vantaggio di coloro che l’invocavano con fede, e gli avesse presentato un qualche mezzo di riscatto. Parve che il tenerissimo Cuor di Maria si toccasse troppo sensibilmente alla preghiera di questo sciagurato, onde l’amor suo affettuoso ed effettivo non soffrendo dilazioni per liberarlo mediante un mezzo comune, mosse per dir così Ella stessa dal Cielo per ispezzargli con le proprie mani i ceppi che l’avvincevano. Il giorno seguente, destatosi lo schiavo dal sonno, si avvide che egli stava senza catene al piede. Per la qual cosa, ripieno di gioia inesprimibile si prostrò col volto per terra rendendo grazie alla Regina della Misericordia, e supplicandola a voler compiere l’opera sua col procurargli il ritorno in Italia, acciò l’avesse potuto ringraziare nel Santuario Andriese.
Sicuro pertanto che Maria non avrebbe lasciata imperfetta l’opera di sua mano, cercò fugarsi dal suo serraglio ov’era custodito, e non senza altro prodigio nè uscì le porte ben custodite, nonché le porte della Città anche rapporto agli schiavi assai bene guardate. Volando quasi su le ali di sua gioia corse alla parte del Mare e per disposizione di quella Provvidenza ammirabile che tutto ordina secondo lo scopo preordinato dalla sua divina Sapienza, trovò un Bastimento Italiano sulle mosse di veleggiare per le patrie regioni. All’uopo si presentò al Capitano, gli espose la sua condizione infelice, e l’ordine della grazia ricevuta da Maria, e quindi lo supplicò a dargli per amor di Maria un passaggio. L’ottenne di fatto; giunse felicemente nel porto di Brindisi, e di là si trasferì in Andria, ove lasciò pubblico attestato di sua prodigiosa liberazione, autenticandolo con pubblico giuramento. Riferisce la storia, e pare in realtà cosa degna a notarsi, che era tale la gratitudine di Lui verso la sua celeste Liberatrice, che crucciavasi per non avere cosa da lasciare a monumento di sua pietà. Altro non aveva che la piccola somma di carlini 14 raccolti dalla pietà de’ Fedeli, e questa volle tutta versarla, con promessa di aggiungere col suo ritorno nell’anno seguente, siccome col fatto adempì.
VII. Simil prodigio nella natura, ma più grande ed ammirevole nella sua sfera avvenne ad altro Giovane Milanese, da diciassette anni tra gli schiavi del Gran Sultano. Egli pure a motivo del suo dolore per non poter partecipare dei conforti della Religione, e gustare de’ Sacramenti adorabili della Chiesa, credendosi non essere udito da alcuno, invocò la Regina de’ Miracoli di Andria, acciocchè con la sua protezione onnipossente, gli avesse procurato un mezzo di riscatto, per potere nella Patria sua vivervi liberamente nella professione Cristiana. Cosa mirabile! Il Gran Sultano, che per disposizione suprema si avvicinava pian pianino a Lui, perché l’udiva parlar solo e gli era sorto il desio di conoscerne i sentimenti, tocco nel cuore dalla mano di Colei che ha ogni potere in Cielo ed in Terra, anziché indispettirsi che un suo schiavo disgustavasi di sua Signoria come è proprio del duro ed orgoglioso Maomettano, plaudì al desiderio di lui, lo fece libero con ampio salvacondotto in carta pergamena munito co’ suggelli imperiali, e non solo senza riscatto, ma provvedendolo di tutto l’occorrente lo rinviò in Italia. Appena approdò ne’ nostri lidi diresse il suo viaggio per Andria, nel cui Santuario mandava grida di gioia, e comunicava agli astanti la soave commozione del cuor suo. Dopo di aver tutto confidato al Confessore poiché volle sopratutto in prima accedere ai Santi Sacramenti, tutto tornò a raccontare al Pubblico, adducendo in fede de’ suoi detti il salvacondotto scritto in Arabo, che venne presto tradotto, e letto al Popolo. La maggior maraviglia che si eccitò negli astanti fu sul come avesse potuto giungere in regione così lontana il Nome di Maria SS. de’ Miracoli mentre eran già pochi anni che se ne era discoperta l’Effigie, ed un Padre Benedettino lo domandò con questi termini: Come vi giunse la notizia di questa Sacra Immagine in Costantinopoli, essendo già tanti anni che mancate dall’Italia? Questi, inginocchiatosi, e chinando il capo verso la Immagine di Maria con edificante riverenza rispose: Padri miei la Madonna SS. de’ Miracoli di Andria, è così nominata in Costantinopoli, e per la Turchia, quanto l’è pel Regno di Napoli, e per l’Italia. Lo Scrittore di questo avvenimento fu presente a notarne in forma legale le circostanze tutte che l’accompagnarono.

Arrestiamo o caro Lettore il nostro sguardo, e togliamo dalla sua vista l’immenso orizzonte che coi suoi fulgori già ne stanca la energia visiva, come è già spossata la nostra mano ad additarne i brillanti suoi raggi. Dai pochi osservati, raccogliendovi nel vostro pensiero potete formarvi l’idea degli altri prodigii, tutti classici, tutti distinti, tutti degni del braccio della Madre di Dio, la quale a sfoggiamento del suo potere, e della sua carità presso degli uomini, in qualità di loro Madre amorosa, e di Regina della grazia e della misericordia, dal Santuario Andriese, come da un centro da cui ne scuoteva le onde, per tutto intorno ne diffondeva fin quasi ai confini della terra, e rendeva glorioso il suo Nome da confine a confine.
Ed invero. In questo Santuario gli Ossessi furon liberi dall’occupazione Satannica, i ciechi riacquistarono la vista, gli storpii lasciarono i loro sostegni quali trofei sospesi su le mura del sacro recinto. Ivi i sordi ebbero l’udito, i muti la loquela, i balbuzienti l’uso spedito della parola, i dementi riacquistarono il senno. Là il malcaduco incurabile, il flusso ostinato di sangue, i reumi atroci ed invecchiati, le idropisie angosciose e moleste, le ernie incarcerate e perigliose svanirono sempre in virtù o dell’olio della lampada, o del Nome onnipossente di Maria. Gli spasimi della sciatica e della pietra, le fiere convulsioni del veleno, le doglie atroci de’ parti pericolosi per le medele stesse si dileguarono. E poi, trenta persone sepolte sotto spaventevoli rovine, venticinque infette da febbri pestifere, sessantaquattro mortalmente feriti, cinquantasei moribondi rapiti dalle fauci di morte, ed innumerevoli infermi da diverso malore, per l’olio e pel Nome della Madonna d’Andria furon liberi e sani. Sani e liberi furono con gli stessi mezzi cinquantatré infelici precipitati da luoghi eminenti, ventisei sommersi nelle acque di cisterne o del mare, nove sventurati caduti nel fuoco, sei barche presso a cadere in mano dei Turchi pirati. Liberi e sani furon pure ottantasette persone offese da Buoi, Cavalli ed altri animali inferociti, quarantasette individui caduti sotto le ruote dei carri carichi, o di altri pesi enormi atti a schiacciarli. Sani e liberi furono invocando Maria, ventidue persone alle quali serpeggiò intorno la folgore, sette altre le quali venendo feriti i pugnali ritorsero le loro punte con l’arrivare alle carni, e finalmente diciannove colpiti da grosse scariche di fucile, e le palle giunte alle loro vesti, caddero fredde ai loro piedi.
Nulla poscia vi diremo della moltitudine degli animali guariti pel ricorso che i loro Padroni fecero alla Vergine de Miracoli, e furon sani con la semplice unzione con l’olio della lampada della medesima. Nulla diremo di tanti infelici calunniati ed esposti a gravi perigli, e per l’intercessione di Maria fu mirabilmente nota la loro innocenza ed andarono esenti da ogni danno. Nulla diremo d’una calca sterminata di peccatori, chiamati a vita Cristiana, e per opra dell’Augusta Regina Andriese, la quale, o li toccò co’ suoi prodigii, ovvero li compunse con la grazia divina per le preghiere de’ suoi devoti.
Ma infine se tutto potessimo dirvi, cosa dire vi potremmo oltre una breve storia di circa trent’anni? Si caro Lettore, altro tesoro non abbiamo da potere isvolgere. Per due secoli interi fu trascurato pubblicar con la stampa i prodigii gloriosi operati da Maria a magnificenza di sua Immagine di Andria, e le sventure della soppressione narrata distrussero per noi la sorgente de’ monumenti che serbavansi negli Archivii de’ PP. Benedettini di Andria. Ma dormi pure tranquilla fuori il dominio del tempo; poichè a noi basta conoscere, che il poter di Maria non si stanca con gli anni, e la volontà benefica di Lei non cangia giammai col cangiare de’ secoli. Il Capitolo seguente ci mostrerà chiaramente, che la fede de’ popoli trova anche oggidì nelle mani di Maria, i prodigii medesimi che di tanto splendore illustrarono il Santuario Andriese.