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RELAZIONE STORICA
SULL’IMMAGINE
INVENZIONE SANTUARIO E PRODIGII
DI
MARIA SS. DE’ MIRACOLI D’ANDRIA
operetta del P. Antonino M.a di Jorio, agostiniano
Stabilimento Tipografico del Dante, Napoli, 1853
Parte III. - TRATTATO Dommatico-Morale sulle MAGNIFICENZE DI MARIA SS.
Capo III.
Misteri espressi dalla corona di stelle
nell’Immagine di Maria SS. de’ Miracoli di Andria
Nella Sacra Immagine di Maria SS. di Andria, sul muro non vi è veramente dipinta
alcuna corona che ne fregi il capo. Gli antichi non usavano porre corona alcuna
su le tempia di Maria giudicandone il fregio quasi superfluo, bastando a decorarla
di somma gloria ponendole il S. Bambino tra le braccia o sul seno, poichè difatto,
tutte le dignità, tutte le onorificenze, e tutte le glorie di Maria,
si abbracciano, si contengono, ed in Lei risplendono nella Maternità divina
che l’adorna. I Greci, anche ai dì nostri dipingono le Sacre Immagini
di Maria senza corona sul Capo, ed invece intorno ad esso scrivono la parola
Teotocon che significa Madre di Dio, non potendovi essere
una corona migliore che è un tanto Figlio, per coronare una tanta Madre.
Non pertanto, la Chiesa Romana, lasciando al divin figlio esprimere
la dignità e la grandezza di Maria, suole anche con solennità adornare
a Maria il capo con corone fulgenti di oro, o d’altro prezioso metallo,
acciò esprimesse la sovranità di Lei e la dominazione. Inoltre,
suole ornarla di dodeci stelle come apparve la famosa donna dell’Apocalissi.
Con tale luminoso apparato di fregi è decorata la Sacra Immagine di Andria,
tenendo sul capo preziosa corona, ed intorno ad esso una ghirlanda di dodici stelle.
Lasciando perciò da parte la corona d’oro la quale esprime sovranità
e dominio, esaminiamo nel presente capitolo cosa indicano coteste Stelle.
Quindi le vedremo I. col pensamento di S. Bernardo; II. col pensiero
di altri Espositori; III. con alcune nostre idee.
Articolo I.
Grandezze di Maria espresse nella corona di Stelle
che ne adorna il capo.
Il Santo Abbate Bernardo contemplando la corona di stelle che fregia la fronte di Maria,
vi ravvisa un triplice ordine di singolari privilegi che Egli chiama di Cielo,
di Carne, e di Cuore. Nei privilegi di Cielo numera 1. la generazione,
2. l’Annunziazione, 3. l’ombumbrazione dello Spirito Santo,
4. l’incarnazione del Verbo. Tra i privilegi di Carne distingue
1. l’essere stata la prima ad inalberare lo stendardo della verginale purezza,
2. l’essere stata fatta Madre senza detrimento della Verginità medesima,
3. l’essere stata incinta del divin Verbo senza sentire le molestie
della gestazione, 4. l’avere partorita senza dolore. Finalmente tra le doti
di Cuore segna 1. l’amabile sua Modestia, 2. la sua umiltà profonda,
3. la sua fede Magnanima, 4. il martirio spietato. Questo pensier sublimissimo
il S. Dottore elegantemente sviluppa in tutta la tessitura d’una sua Omelia
su l’Assunzione della Vergine, della quale eccone brevemente le dottrine.
I. Il primo tra i privilegi di Cielo, che sulla corona di Maria rifulge
a guisa di Stella nunziatrice di gloriose Magnificenze è l’essere stata
generata dal sangue della Reale stirpe di Giuda, dalla discendenza benedetta
di Abramo e di Davidde, e degli altri Patriarchi e Sacerdoti d’Israele.
Oltre a tanta nobiltà che raccolse in sé si aggiunse a lustro maggiore,
che venne come la generazione del Verbo prefigurata e predetta, essendo stati
suoi tipi precursori, il roveto ardente, la verga sacerdotale, il vello
di Gedeone, la radice di Iesse menzionata dal Profeta Isaia, e la porta Orientale
vista dal Profeta Ezachiele, nella quale non penetrò altro che il Signor degli Eserciti.
II. La seconda Stella è la salutazione Angelica, privilegio incomprensibile,
pel quale non solo si manifesta l’immensa copia di grazia della quale venne ripiena,
che lo stesso Arcangelo S. Gabriele né stupì; ma si rileva, che Dio la volle
come parte attiva nell’opera della Redenzione, non volendo prendere carne
nel sen di Lei senza il consenso di Lei, acciò il Cielo e la Terra a Lei
fossero stati debitori di un tanto bene.
III. Terza Stella e terzo privilegio è l’obumbrazione dello Spirito Santo mercé di cui,
essendo già piena grazia ne venne soprappiena in guisa da poterne d’ogni intorno diffondere
a santificazione dell’Universo, concependo nel seno il Salvatore.
IV. La quarta ed ultima prerogativa divina, che forma la quarta Stella è la Incarnazione stessa,
per la quale venne elevata alla dignità incomprensibile di Madre di Dio, e sublimata
al di sopra di tutte le pure creature.
V. La prima Stella nunziatrice delle prerogative di carne esprime la purità verginale,
che Maria la prima offrì a Dio con voto solenne, senza averne avuta nè esempio
nè lezione precedente, per cui addivenne la Regina gloriosissima delle Vergini.
VI. Al fulgore dell’astro che esprime la purità verginale un altro nè siegue indicante
la verginità feconda, ed annunzia essere Maria SS. Vergine e Madre. È questo un portento
giammai udito prima di Lei, e dopo di Lei giammai veduto, nè si vedrà fino al terminare de’ secoli.
VII. La terza prerogativa del corpo di Maria, che forma la settima Stella di sua gloriosa corona,
è l’essere stata gravida ed esente da tutte le molestie, che le altre figlie di Eva,
poichè concepiscono nella concupiscenza, son costrette sentire in modo quasi crescente,
dal primo giorno di loro fecondazione, fino al dì nel quale danno alla luce il loro portato.
Maria sola che aveva concepito per opera dello Spirito Santo fu esente da ogni molestia,
anzi ne veniva ricolma di soavità e di gaudio tutto celeste.
VIII. Giunta al parto Maria si godè l’altra inaudita esenzione da ciò che nelle altre donne
constituisce il punto più pericoloso di loro vita, qual’ è l’estremo dolore
che soffrono nel dare alla luce la loro prole. Fu questa l’ultima prerogativa di corpo
in Maria ed è l’ottava Stella di sua corona, per la quale si rileva, che avendo
partorita senza dolore, partorì ancora senza lesione de chiostri verginali,
e l’essere Lei Madre e Vergine, è una gloria in Lei singolarissima come l’essere Vergine e Madre.
IX. Restano le doti di Cuore che nobilitarono l’amabilissimo Cuor di Maria,
e la prima tra queste che forma la nona Stella di sua brillante corona è
la modestia sublimissima con la quale teneva in esso ordinati i suoi affetti
in un modo tutto divino. In Esso tutto era diretto all’amore del suo Dio,
e poichè concetta senza la colpa di Adamo non ne possedeva la concupiscenza,
il divino amore non trovò in Esso a consumare macchia alcuna, ne a dirigere
alcuna tendenza, ma solo a perfezionare ciò che una natura innocente e
santa possedeva, ed a nobilitare questa natura in guisa tutto celeste,
a tal ché l’interna santità del cuore appalesandosi esteriormente,
risaltava negli occhi, nel labbro, nel vestito, nell’incesso, e nelle operazioni,
le quali tutte dirigendosi alla divina gloria, servivano a rallegrare,
ed infervorare , non solo gli uomini pii, ma anche gli stessi Spiriti celesti.
X. Decima Stella del capo, e secondo pregio del cuore in Maria,
fu l’affetto tenerissimo che nutrì per la umiltà. Questa fu in Lei veramente di cuore,
di mente, di parole e di opere, ed umiliavasi non solo in tutto, ma anche con tutti,
in quanto a sè riputandosi un nulla e l’infima delle creature, ed a Dio solo
riferendo le doti che l’arricchirono; onde a ragione S. Bernardo conchiudeva;
che per essersi Maria resa l’ultima, meritò di addivenir la prima tra tutti,
e di ricevere nella sua corona una Stella nunziatrice di tanta sua virtù e di tanta sua grandezza.
XI. La face luminosa della fede di Maria, paragonata dal Pontefice S. Leone,
alla lucerna inestinguibile della Donna forte de’ Proverbii, forma la terza prerogativa
del cuor di Lei e l’undecima Stella della di Lei corona. Come Stella difatto
essa fede rifulse senza andar soggetta ad ecclissi; poichè nel tempo delle umiliazioni
del Figlio e della morte e sepoltura di Lui, Ella sola, certa delle divine promesse,
si tenne stabile co’ suoi sentimenti a quanto l’era stato rivelato, e sola sostenne
la Chiesa con la sua fede, mentre tutti gli altri vacillarono e non si rianimarono,
se non dopo il risorgimento di Gesù Cristo.
XII. Compie la corona di Maria la duodecima Stella e le prerogative di cuore
si compiono dalla sua fortezza incomprensibile nell’aver sostenuto generosamente
un dolore portentoso, tanto nella profezia di Simeone che sotto la Croce. Disse
S. Bernardino da Siena, che il dolore di Maria, specialmente sul Calvario,
fu tale, che se si fosse ripartito in tutte le creature sensibili della terra,
sarebbero tutte perite nel punto istesso. Ora, il cuor di Maria sotto il peso
di quest’immenso dolore non si schiacciò, e resse forte ed intrepido? Si, e fu ciò
un privilegio singolarissimo di potere immensamente patire, per meritare immensamente.
Ecco dunque quale apparato di sublimissime magnificenze disvela il S. Abbate Bernardo
nella prodigiosa ghirlanda di Stelle che corona Maria. Il Devoto di Maria pertanto,
nel fissare lo sguardo nella Sacra Immagine di Andria, e nel vederla si nobilmente
coronata, richiamando al suo pensiero tante grandezze della sua Signora, pare che
sentasi esultare il cuore nel seno quasi che ascoltasse da Maria questi accenti soavi:
Vedi o Figlio, che son io il prodigio di Dio. Mille doti mi adornano e mille bellezze,
perché la destra che tutto può mi ha fatta grande. Tu rallegrati meco, e rendi grazie
a quel Dio che mi profuse nel seno tante ricchezze; e rallegrati pure teco stesso
d’avere in me una si gran Madre, la quale, essendo si diletta a Dio, non potrà Dio
negarle quelle grazie che Ella le chiederà pe’ suoi devoti. Tutto ciò che si appartiene
a Maria, forma pe’ suoi devoti una colonna delle più sode speranze.
Articolo II.
Grandezze di Maria espresse dalla corona di Stelle
secondo varii Espositori.
Lo splendore delle Stelle considerate nel doppio rapporto di ciò che è in sé stesso,
e di quello che appare per noi, lascia scorgere che a noi non si manifesta,
se non a piccola e leggiera scintilla. Le Stelle sono tanti centri di novelli sistemi
planetarii, e di conseguente, nella grandezza e nella luce equivalgono al nostro Sole,
e son difatto Soli nel rispettivo sistema. Altrettanto dir si deve delle Stelle mistiche
che coronano il capo alla nostra Immacolata Sovrana Maria SS. La luce che fin or
ci diffusero, comparata con quella che in lor medesime contengono, altro non è stato
che un semplice raggio. Come sorgenti di luce ne tramandano torrenti inesauribili.
Vorremo noi forse tutta misurarla? Sarebbe al certo follia una simil pretesa.
Per lo chè mirandone ancora i semplici riverberi proseguiamone anche superficialmente poche altre ricerche.
Primieramente, in una coronella delle dodici Stelle scritta da S. Andrea Avellino
per onorare Maria Immacolata, trovansi i sopradetti privilegii esposti in modo
quasi del tutto diverso da ciò che nel precedeste articolo abbiamo detto
con S. Bernardo. Son dessi: I. La predestinazione di Maria fino dalla eternità
ad essere la Madre avventurata di Gesù Cristo, e quindi alla supremazia della santità,
del merito e della gloria. II. La Concezione Immacolata di Lei,
essendo stata la prima ed ultima dopo del Figlio ad essere dalla colpa
di origine preservata fin dal primo istante di sua esistenza nell’utero
di S. Anna. III. La sua impeccabilità per essere stata confermata
in grazia e posta nella felicissima impotenza di offendere Dio ancor
venialmente. IV. La sua perfetta uniformità al divin volere. V. L’Annunciazione,
ed incarnazione del Verbo nel purissimo seno di Lei. VI. Il suo parto
senza dolore. VII. La Verginità feconda e la maternità verginale. VIII. L’essere
stata la Corredentrice degli uomini. IX. Il gaudio di Lei nella risurrezione
e nell’Ascensione del Figlio. X. La gloriosa Assunzione al Cielo in corpo
ed anima. XI. La coronazione gloriosa per mano della SS. Trinità. XII. Finalmente,
l’altissimo potere che le venne affidato intorno alla salute degli uomini,
e l’efficacia infallibile del Patrocinio di Lei.
Alcuni Ascetici al contrario, che compongono il Rosario delle dodici Stelle,
come riferisce il P. Ma-riano Spinelli ne’ suoi Mariali (pag. 599.), invece
di contemplare in esse dodici prerogative inimitabili, vi considerano dodici virtù
sublimissime. Dividono essi la corona in tre quaterni di Ave Maria, ciascuno
preceduto da un Pater, e seguito da un Gloria Patri in ringraziamento all’Augustissima
Trinità per quelle doti concesse alla Vergine Santa. Quindi con ciascuna
delle dodici Ave Maria onorando una virtù speciale, così vengono a numerarle.
Nel quaterno primo collocano la Fede, la Speranza, la Carità, e la Religione;
nel secondo l’Umiltà, la Purità verginale, la Fortezza nelle tribolazioni,
e la Povertà della quale diede al mondo l’esempio col distaccamento più nobile
di affetto e di effetto, da tutte le terrene cose; nel terzo finalmente,
la Carità fraterna per la quale diede il Figliuol suo per la salute del genere umano,
l’Obbedienza di cui è specchio e maestra, la Misericordia tenerissima
per la quale tutti accoglie all’amoroso suo seno, ed in ultimo la Modestia
in tutti i movimenti ed affetti della mente e del cuore, per la quale pervenne
ad una eccelsa ed inenarrabile perfezione. E quale abisso di grandezze
non potrebbesi in questi misteri rilevare?
Ma contentandoci di averli cennati per brevità, domandiamo soltanto:
come va che possano farsi su questa corona di Stelle tante svariate applicazioni?
La ragione stà, che il numero dodici in questa corona non è determinativo
o completivo; poiché essendo un numero perfetto, si adopera ad indicare universalità.
Ora essendo com’è così, questa corona di Stelle appalesa in complesso, tutti i doni,
tutte le virtù, tutti i privilegii e tutte le grazie delle quali Maria fu arricchita
da Dio. Quindi, come i dodici segni del Zodiaco abbraccia tutti i punti percorsi
dal Sole nel volgere dell’anno; così le dodici Stelle di Maria, esprimono tutti
gli splendori di virtù, di meriti e di gloria di cui l’Eterno Sole di Giustizia
rifulse e rifulgerà in tutti i secoli ne’ Santi suoi in Cielo ed in Terra, in Maria stessa raccolti.
Difatto, questa misteriosa e prodigiosa corona che fregia il capo di Maria esprime
nel modo lo più bello ed eloquente, che ad Essa è stata ordinata, ed Essa si ha
in sé raccolta tutta la magnificenza più nobile dell’antica, e della nuova Alleanza.
Dodici furono i Patriarchi Padri delle dodici tribù d’Israele, e questi sursero
per farle corona come a loro regina. Dodici furono i Profeti minori, e quattro
i maggiori, come quattro sono i terni del numero duodenario, e questi Profeti
tutti annunziarono le lodi di Lei, ne predissero le magnificenze, ne desiderarono
la venuta. Possiamo ravvisarvi i dodici titoli eretti da Mosé in segno
dell’alleanza tra Dio ed il popolo; poiché realmente Maria è stato il segnale
di pace che Dio diede all’umanità. Possiamo contemplarvi le dodici Gemme poste
nel razionale del Sommo Pontefice quali idee delle dodici tribù d’Israele
pe’ quali pregava, per esprimere, che Maria è l’Avvocata di tutto il Popolo fedele.
Consideriamoci i dodici pani della Proposizione e le dodici fontane di Elim
indicando che in Lei sola possono saziarsi di beneficenze e di grazia tutte
le generazioni della terra. Possiamo finalmente ravvisarvi i dodici bovi
di bronzo che sostenevano il mar di bronzo eretto nel Tempio, che la dicono
il Mare della misericordia, non ché i dodici Leoncini intorno al trono di Salomone,
che l’annunziano pel vero trono della Maestà di Dio e della grazia.
Dando poscia uno sguardo alla novella Chiesa di Gesù Cristo, troviamo ancora
riunirsi in Maria tutta la grandezza di lei. Prime pietre di questo immortale
edifizio furono gli Apostoli, e questi furono dodici, che la coronano come Madre
e come Maestra. Sopra le fondamenda degli Apostoli si soprapposero a compimento
della gran fabbrica i dodici diversi stati della Religione: Evangelisti, Martiri,
Pontefici, Sacerdoti, Dottori, Confessori, Anacoreti, Monaci, Penitenti, Vergini,
Vedove e Conjugati, i quali, a guisa di dodici cori distinti, o di dodici tribù
del nuovo Israele, formano a Maria luminosa corona di gratitudine, e di gloria.
Di gratitudine, perché da Essa gli Evangelisti furono istruiti de’ più importanti
avvenimenti del Salvatore, i Martiri per Essa ricevettero la fortezza,
i Pontifici ebbero da Essa la costanza, i Sacerdoti lo zelo, i Dottori
la sapienza, i Confessori il fervore, gli Anacoreti la perseveranza, i Monaci
la rassegnazione, i Penitenti il perdono, le Vergini il candore, le Vedove
la castità, ed i Coniugati il conforto, e ciascuno di questi cori rappresentati
da una stella nella corona, come le tribù d’Israele rappresentavansi ciascuna
da una pietra preziosa nel razionale del Sommo Pontefice, ad Essa cantano
Inni di ringraziamento. Di gloria finalmente, in questa sola corona indicandosi
le grandezze e le magnificenze di Lei superiori a tutta la Chiesa militante
e trionfante insieme; perché Regina de’ Santi, perché sorgente di grazia,
perché dopo Gesù Cristo Ella è della santità la tutrice, la fecondatrice,
l’aumentatrice, la conservatrice, la perfezionatrice, e la premiatrice.
Oh sì, che si confonde lo sguardo nostro Vergine dolcissima Maria,
nel portento di gloria che rifulge in questa Vostra ammirabile corona!
Deve veramente essere senza intelletto, incurioso de’ proprii vantaggi,
ed impegnato alla propria rovina, colui che Ti contempla si grande, non
s’innamora di Voi, e non prende fiducia nel vostro patrocinio. Per noi,
eccoci tutti umiliati ai piedi del vostro augustissimo trono; siamo vostri servi,
voi siete la nostra Signora e Regina. Abbondateci le grazie necessarie
per ben amarvi e per ben servirvi; acciò possiamo un giorno venire a risplendervi
come stelle dintorno, ed a formarvi corona luminosa di ringraziamento e di gloria. Amen.
Articolo III.
Grandezze di Maria espresse dalla corona di Stelle
rapporto ai suoi Devoti.
Abbiamo osservato, che lutti gli Stati della Chiesa, che è quanto dire, tutti i Fedeli
della medesima fanno corona sul capo di Maria, e corona di luminose Stelle.
Conviene ora osservare, perché i Fedeli possano figurarsi nelle Stelle,
e quali proprietà debbono in sé possedere, acciò in qualità di vere Stelle
possano formare degna corona sul capo di questa Immacolata Regina.
La promessa fatta ad Abramo intorno alla moltiplicazione della sua progenie,
secondo che si pronunziò da Dio medesimo nel Sacro Genesi, trovasi ripetuta
sotto due diverse similitudini. La prima nel capo XIII. si disse simile
alla polvere della terra; la seconda nei capo XV si ripete che sarebbe stata
come le Stelle del Cielo. Ora, secondo interpretano i SS. PP.,
la prima moltiplicazione riguarda il popolo Ebreo il quale simile alla polvere
della terra sarebbe un giorno stato disperso in pena di sua ostinata perfidia;
la seconda concerne il popolo gentile convertito alla fede, che secondo
l’Apostolo S. Paolo, sono i veri figliuoli di Abramo per promissione
(Rom. 9. 8.) ed a guisa di Stelle fisse nel cielo avrebbero formati la delizia
della Chiesa in tutti i secoli della eternità, per la loro vita celeste,
per l’angelico loro costume, e finalmente per la celeste beatitudine loro
promessa e largita. Ecco le parole del dottissimo Espositore Oleastro:
Hic Dominus ostendit Abrahae, quales filii ejus sint futuri. Erant nempe terreni,
similiter qualiter in orbem dispellendi, quemadmodum pulvis, quem ventus propellit
a facie terrae: Aliud tamen erat ejus semen, sicut Stellae coeli, cujus conversatio
in Coelis, et quasi nil terrenum saperet, sed alios illuminet, sicut astra
de Coelo terram (In Cap. 13 v. 16).
Premesse questa verità e queste analogie si rileva, che il Cristiano, per essere
degno di ornare la corona di Maria in qualità di Stella, deve possederne
le proprietà ed essere "vera Stella fissa nel Cielo co’ suoi affetti,
vivere alla celeste co’ suoi costumi, e diffondere luce di opere sante
ad edificazione de’ suoi prossimi, e da’ buoni figli somigliare ne’
lineamenti alla propria Madre Maria, la quale, essendo Stella mattutina
apportatrice di luce e di grazia, non può avere altri figli, se non che
Stelle fulgenti di buon esempio e di santità. Perciò è, che nel sogno
menzionato di Giuseppe, del sole, la Luna, e le dodici stelle che l’adoravano,
Giacobbe interpretava i Genitori ed i fratelli del Giovanetto istesso.
Le stelle che per Giuseppe erano i fratelli, per Giacobbe e la Madre
erano i figli. Quindi se i figli vengono figurati dalle stelle, come
i Genitori dal sole e dalla Luna; a somma ragione, Maria che è Madre
scelta come il sole, e bella come la Luna, deve essere coronata
non da altri che da Stelle fulgidi di virtù e di santità.
E qui giova assai l’aggiungere, che siccome i figli, non solo sono pe’ Genitori
corona sul capo, come dice lo Spirito Santo ne’ Proverbii (17. 6.);
ma secondo sta scritto ne’ salmi (Psal. 127. 3.) debbono circondarne la mensa
a guisa di giovani palme. Quindi ne siegue, che siccome qual corona debbono
essere di ornamento e di gloria sul capo; così intorno la mensa debbono essere
di consolazione e di gaudio.
L’essere corona di ornamento e di gloria importa starsi assiso, o lasciarsi
sostenere dai pensieri, e dalle sante inspirazioni di Maria, col seguirla fedelmente
senza trascurarne alcuno per disprezzo o negligenza. In questo senso l’Apostolo
S. Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi diceva: Qual’ è mai la nostra corona di gloria,
non lo siete forse voi (1. 2. 19)? Ma in quale caso? Allorche essi si fossero
serbati fedeli a tutto ciò che Egli aveva loro predicato, ed avessero camminati
quale convenivasi pel sentiere della bella giustizia, per piacere a Dio,
e conseguir la salute: ut quemadmodum accepisti a nobis, quomodo oportet vos
ambulare et placere Deo, sic et ambuletis, ut abundetis magis (4.1.).
Potrebbe Maria esigere diversamente da ciò che pensava l’Apostolo?
Nò certamente, e perciò i devoti di Lei, in tal guisa debbono gelosamente
condursi per farle degna corona sul capo.
L’essere poi a Maria di consolazione e di gaudio intorno la mensa, importa visitarla
con frequenza e circondarle il sacro Altare almeno in ogni giorno, siccome ogni giorno
i figli siedono alla mensa de’ loro Genitori. Egli è speciale benedizione del Giusto
registrata ne’ salmi dallo Spirito Santo (Psal.l27.) l’avere numerosa Prole
che gli circonda la mensa a guisa di giovani olive. Filii tui sicut novelle
olivarum in circuitu mensae tuae. Or Maria specchio di Giustizia, a ragione
esser doveva Madre fecondissima di Prole cotanto numerosa, e questa Prole
per esser degna di Lei, deve intorno al suo Altare presentarsi a guisa di giovani
piante di olivo, per la bellezza, per la robustezza e con le pingui sue frutta.
Primieramente per la bellezza; poichè, siccome l’olivo non perde mai le sue foglie
e perennemente verdeggia, così il devoto di Maria dev’essere inalterabilmente virtuoso
nè mostrarsi giammai macchiato dell’incostanza de’ figli del secolo, seguendo
ora il mondo ed or la pietà. In secondo luogo per la fortezza, poiché siccome
l’olivo non fa piegarsi in direzione alcuna, ed all’impeto de’ venti prima si
spezza anzichè cedere, così il devoto di Maria, alle scosse delle tentazioni,
dev’essere disposto prima a morire anzichè mancare alla santa Legge di Dio.
Finalmente, deve spiccare con la bellezza delle sue frutta di santità, simili
alle frutta che produce l’olivo. Con l’olivo si forma l’olio, sostanza diffusiva
e facile a comunicarsi, ed esso condisce, illumina, ed unge. Così e non altrimenti
la bontà de’ figli veri di Maria dev’essere operosa e diffusiva, e deve condire
nella santa conversazione con la parola e la istruzione; deve illuminare
con lo splendore delle opere e del buon esempio, ed infine deve ungere
ed addolcire l’altrui miseria col balsamo soave della carità Cristiana,
soccorrendo gli sventurati con la limosina e con la preghiera.
Ecco in breve le qualità importantissime per potersi dire che uno è vero devoto di Maria,
e come tale ne forma la corona nella quale risplende a guisa di Stella,
e come giovane olivo ne abbellisce l’altare. Che brillante decoro e qual soave
consolazione non sarà pel tenero Cuor di Maria vedersi coronata e corteggiata
da simili figli? Qual sublime ventura non è per l’uomo corteggiare con tale pompa
la sacra mensa di tanta Madre, e formarle una sì preziosa corona? Fate Voi
o dolcissima Vergine Maria, con la vostra potentissima mediazione,
che nel vedervi coronata di Stelle, richiamiamo in mente l’apparato sublime
di tutte le vostre grandezze per ammirarle, di tutte le vostre virtù per imitarle,
di tutte le beneficenze che profondete su la Chiesa per confidare in Voi,
e finalmente di tutti i doveri di buoni Figli che ci corrono verso di Voi,
per adempirli. Amen.