Si è fino ad ora ripetutamente accennato a come non vi sia stato, da parte dell'Autorità competente, o da parte di chi ne aveva mansione, alcun tentativo serio e organico per tentare un recupero valido e duraturo di questo notevole patrimonio artistico e culturale costituito da Santa Croce. Ma evidentemente l'insensibilità è un fattore comune alle diverse epoche, e non semplicemente riferibile alla nostra. Infatti lavori di ricerca presso l'archivio Storico del Comune di Andria, hanno rivelato come le stesse caratteristiche era possibile riscontrarle anche in taluni personaggi appartenenti a periodi storici differenti dal nostro. È interessante dare uno sguardo a come ci si era comportati negli anni a cavallo fra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, ciò per poter verificare come certi problemi derivanti da lungaggini burocratiche, insensibilità artistica e pretese ristrettezze finanziarie non siano prerogativa essenziale dei giorni nostri.
A seguito della pubblicazione da parte del comm. Riccardo Ottavio Spagnoletti, componente della Commissione Conservatrice dei Monumenti della Provincia di Bari, dell'opuscolo " I lagnoni e S. Croce in Andria", ha inizio un ampio e articolato scambio epistolare fra le varie autorità locali e provinciali, il cui scopo dovrebbe essere il tentativo di effettuare alcuni interventi conservativi e di restauro dell'opera in esame.
Questo carteggio ha inizio con una lettera inviata in data 6-6-1892 dal Sottoprefetto di Barletta al Regio Commissario di Andria, nella quale lo prega di esternare al comm. R. 0. Spagnoletti i più vivi ringraziamenti del Ministro della Pubblica Istruzione e del Prefetto per "... aver reso un vero servizio alla scienza..." col richiamare l'attenzione delle competenti autorità sul problema della conservazione di Santa Croce, cosa che il Regio Commissario effettua in data 9-6-1892.
L'interessamento della Prefettura di Bari, dietro insistenze del Ministero della P.I. porta a sollecitare in data 5-7-'92, con una missiva "urgentissima, " al Commissario del Comune di Andria, una indagine sulle condizioni di conservazione della Cripta di Santa Croce. Cioè, "... se le pitture della Cripta di Santa Croce presso codesto abitato deperiscono ogni giorno di più e se la cripta interna minaccia imminente rovina a causa del campanile che gravita su di essa". Questo campanile, come ripetutamente rilevato, era stato fatto edificare, su iniziativa del tutto autonoma, da parte del cappellano alcuni anni prima, così come è attestato nell'opera citata dello Spagnoletti. In data 7-7-'92 il R. Commissario risponde al Prefetto dicendogli di aver fatto effettuare un sopralluogo da parte dello Spagnoletti e dell'ingegnere Capo dell'Ufficio Tecnico Comunale, dal quale è emersa la necessità di "far demolire con sollecitudine il campanile, se non si vuole vedere completamente distrutto un antichissimo monumento", si rileva inoltre come, "... le continue infiltrazioni delle acque piovane fanno deperire sempre di più gli affreschi, i quali vanno man mano disparendo".
Una svolta decisiva per la realizzazione di un primo sommario intervento conservativo di S. Croce di cui si abbia notizia, è possibile rilevarla in una missiva inviata in data 4-8-1892 dall'allora Sottoprefetto di Barletta al reggitore della Civica Amministrazione di Andria, nella quale si legge che il Ministro della P.I. informato dello stato di conservazione di Santa Croce "ha, con nota del 29 luglio p.p. N. 9970/ 10692, autorizzato la immediata demolizione del campanile sovrapposto alla cripto-basilica,... si compiacerà inoltre di far impartire ordini affinchè il cappellano desista dal praticare scavi nell'area della cripto-basilica". Lo Spagnoletti inoltre, con una missiva del 9-8-1892 inviata al R. Commissario suggerisce la possibilità "di compilare un progettino di rafforzamento" onde favorire lo svolgimento dei lavori e per evitare crolli della massa tufacea, durante la demolizione nel campanile.
L'iter burocratico per la realizzazione di questo intervento di manutenzione straordinaria di S. Croce, continua con una lettera inviata in data 10-8-1892 dal R. Commissario al Sottoprefetto di Barletta, con la quale invoca l'intervento del Genio Civile di Bari affinché appronti un preventivo. Abbiamo visto come nel giro di tre mesi, il fitto corteggio intercorso fra le varie autorità, abbia portato ad una decisione definitiva sulla necessità di realizzare dei lavori di restauro. Un ulteriore passo in avanti lo si rileva nella lettera datata 16-9-1892 inviata dal Prefetto di Bari al Sindaco di Andria.
In questo documento si legge che a seguito delle perizie effettuate da parte del Genio Civile, si richiede alla Provincia lo stanziamento di Lire 4.000 (200 delle quali da utilizzarsi per l'abbattimento del campanile e 3800 per il restauro), si invita però l'amministrazione Comunale di Andria a deliberare un contributo spese.
Sembra che tutto possa svolgersi secondo il migliore dei modi, ma insorgono subito le carenze di cui si diceva all'inizio. Infatti nella sessione straordinaria del Consiglio Comunale del 1-10-1892 a seguito di vari interventi contrari allo stanziamento, l'assemblea alla unanimità "Dichiara di non poter per ora, in vista delle stremate finanze e di altri più urgenti bisogni del comune, concorrere come chessia alle spese della Cripta, salvo, in epoca migliore, a vedere se e in quale misura possa farlo". Di questa delibera del Consiglio Comunale, viene data notizia al Prefetto in data 10-10-1892. Contemporaneamente si nota come il Sindaco di Andria richieda al Prefetto con nota del 4-10-1892, la sospensione dei primi lavori di abbattimento del campanile costruito su S. Croce "ad evitare possibili disordini... " a causa di fermenti in città contrari a questo lavoro, con conseguente raccolta di firme da parte di alcuni cittadini.
La sospensione dei lavori viene puntualmente ordinata in data 8-10-1892 dal Sottoprefetto di Barletta. Nel giro di pochi giorni, quindi è stato vanificato ciò era stato costruito negli ultimi mesi, e ciò sempre per voler comprimere gli interessi dell'arte fra interessi forse più contingenti, ma decisamente distinti da quelli culturali.
A seguito però di un sopralluogo effettuato in data 18 ottobre 1892 dall'ingegnere Capo del Genio Civile di Bari, si nota come da parte del Cappellano e della opinione pubblica andriese si sia contrari alla demolizione del campanile, e come invece le autorità politiche e tecniche siano per la demolizione, poiché "... la esistenza del campanile della cripta, costituisce un pericolo per la pubblica incolumità", come si legge nella lettera del Sottoprefetto al Sindaco di Andria, notaio Nicola Leonetti in data 21-11-1892. In questa lettera è anche interessante notare la posizione e l'interessamento del Ministro della Pubblica Istruzione alla contrastata vicenda. Infatti il Sottoprefetto dice tra l'altro "... riferitone al Ministro, esso ha risposto che non può aderire al desiderio della cittadinanza andriese che non si demolisca il campanile che fu costruito abusivamente e contro ogni buona regola d'arte, proprio sopra il soffitto della cripta, e per non far crollare il soffitto furono costruite nella nave centrale della chiesa delle colonne, che alterano l'aspetto del monumento e lo ingombrano.
Quel che è peggio, soggiunge il Ministro, per ricavare il materiale occorrente per la costruzione del campanile, fu barbaramente scavata la rupe, che forma sfondo alla cripta, assottigliandola, per modo che il Ministero stesso è ora costretto a spendere non lievi somme per robustarla e ripristinarla, distruggendone in pari tempo l'antica abside centrale.
La S.V., quindi, cerchi per ora di indurre Monsignor Vescovo a far si che il clero della Sua Diocesi non si opponga alla progettata demolizione del campanile, cosa che deve non spiacere a chi sa apprezzare il valore artistico di codesta insigne Basilica, mentre il Signor Prefetto farà nuovi uffici presso il Ministero della P.I. per indurlo a concorrere nella spesa della ricostruzione ... " (di un eventuale nuovo campanile).
Con lettera del 16-12-1892 il Sindaco rende noto al Vescovo Mons. Federico Maria Galdi l'invito del Ministero della P.I. La polemica sulla demolizione del campanile però, invece che attenuarsi, acquista ancora maggior vigore. Infatti in risposta alla lettera del Sindaco, il Vescovo di Andria in data 27-12-1892, polemizza con la decisione di demolizione, adducendo motivi economici e di ordine sacro. Nella stessa lettera vi è una nota del Capitolo del Clero, che riportando una perizia effettuata da tale Raffaele Fuzio perito muratore, dichiara "... che il campanile della Chiesa antica di Santa croce poggia sopra un masso tufaceo, che divide la sacrestia dall'ingresso della Cripta e per un quarto di palmo la base si estende sopra la volta artificiale della sacrestia... " ciò ad indicare la non pericolosità della presenza del campanile.
Per giungere ad una decisione importante, che tagli corto alle polemiche avutesi nei mesi precedenti, bisogna attendere addirittura il 16 marzo 1893 data in cui il sottoprefetto di Barletta informa il Sindaco di Andria che "I1 Ministero dell'istruzione Pubblica ritiene di nessun valore, né giuridico, né tecnico, le opposizioni mosse dal clero di Andria alla demolizione del campanile sovrapposto alla Cripto-Basilica di Santa Croce.
Autorizza quindi il predetto Ministero la maggior spesa di L. 200, ritenuta necessaria per l'esecuzione dell'opera di demolizione, ciocchè per le esecuzioni vado a comunicare all'Ufficio del Genio Civile".
In seguito con missiva del 31-3-1893 il sottoprefetto informa il Sindaco di Andria, che il Genio Civile ha dato l'incarico all'impresa Nitti Vito di eseguire le opere di demolizione deL campanile. Lo prega inoltre "... di permettere all'imprenditore Nitti l'accesso con i propri operai, al campanile da demolire ... ". dopo tanto parlare, finalmente ci si accinge ad effettuare un intervento indubbiamente estremamente necessario alla conservazione di Santa Croce. La prova della avvenuta demolizione la si ha in data 17-4-1893, giorno in cui l'ingegnere Capo del Genio Civile scrive al Sindaco di Andria, invitandolo per il giorno dopo a voler inviare un rappresentante dell'Amministrazione Comunale sul luogo della demolizione, onde poter prendere consegna del materiale di risulta, e tuttora utile per essere adoperato nei lavori di riparazione della cripta. Può quindi considerarsi conclusa questa vicenda in un certo modo sintomatica, del modo di affrontare un certo tipo di problemi da parte di coloro che dovrebbero essere preposti alla salvaguardia dei patrimoni culturali di cui la società dispone.
Si riprende a parlare della questione dei lavori di restauro veri e propri, onde poter preservare dallo disfacimento totale S. Croce, in data 23-7-1893, giorno in cui il Sindaco di Andria, scrivendo all'ingegnere capo del Genio Civile, lo prega di provvedere con sollecitudine all'uso a cui i materiali utili di risulta dalla demolizione erano destinati. Ciò perché, essendo la cripta fuori dell'abitato, il materiale in oggetto è di difficile custodia. La risposta non si lascia attendere, ma è del tutto negativa. Infatti il 27-7-'93 viene inviata una missiva in cui si afferma "... sino a quando questo ufficio, non abbia ricevuto superiori disposizioni relativamente all'uso dei materiali medesimi, non può prendere alcun provvedimento circa la loro destinazione. Trova invece di dover raccomandare l'oculata custodia dei materiali in parola ... " (1).
Della possibilità di effettuare dei lavori di restauro di Santa Croce si ritorna a parlare dopo oltre un anno, quando il Prefetto di Bari in data 3-9-1894 informa il Sindaco di Andria che "I1 Ministero della Istruzione Pubblica, Divisione per l'Arte Antica, ha disposto alcuni lavori urgenti di restauro alla cripto-basilica di S. Croce in codesto comune, ed ha disposto la compilazione di un progetto dal quale risulta che la spesa ammonta alla somma di L. 2500. Trattandosi della conservazione di un monumento che ha speciale importanza per lo studio dell'arte e della storia di Puglia, interesso vivamente la S.V. a voler provvedere da codesta amministrazione comunale un concorso nella accennata spesa ... ". Ma evidentemente l'amministrazione comunale mira a tergiversare o perdere tempo, tant'è che il Prefetto invia due solleciti in data 20-9-1894 e 16-10-1894.
Finalmente in data 5-11-1894, su proposta del Sindaco Cav. Nicola Gioscia, viene stanziata una somma di L. 500 per contributo spese da inserirsi nel bilancio dell'anno successivo. Di questo stanziamento viene informato il prefetto in data 6-11-1894.
Questo atto deliberativo del massimo organismo cittadino, può essere considerato un momento molto importante per la storia della città di Andria in generale e della Cripta di S. Croce in particolare. Infatti anche se questo stanziamento in seguito a sopraggiunte difficoltà finanziarie verrà ritirato, dimostra come per un momento la approvazione da parte del Consiglio Comunale di una quota di partecipazione alle spese per il restauro dell'antico monumento paleocristiano, oltre che avere un valore intrinseco, poiché potrebbe dare il via ad un primo restauro effettuato con criteri di scientificità, costituisce una notevole conquista ideale da parte del maggiore organo decisionale cittadino. Infatti la delibera dello stanziamento di una somma da adibirsi ad un restauro conservativo, è prova di una acquisita maturità civile, in quanto rende chiaro il fatto, che è avvertita l'esigenza di salvaguardare da rovina, un monumento come S. Croce.
Naturalmente gli intoppi all'inizio dei lavori di restauro non terminano, e sono ancora una volta costituiti da impedimenti di natura burocratica. Infatti l'amministrazione Provinciale tarda a prendere in esame la necessità dello stanziamento di un contributo spese anche da parte sua. Ciò è rilevabile dalla lettera del 21-1-1895 nella quale il Sindaco di Andria sollecita al Prefetto l'inizio dei lavori. La risposta del 29-1-1895, verte proprio sul ritardo con cui la Provincia delibera il suo contributo. Però anche queste difficoltà sembrano venire superate, tant'è che anche da parte dell'Amministrazione Provinciale si ha deliberazione di un contributo spese di Lire 500. Il Sindaco di Andria affida l'incarico di sorvegliare lo svolgimento dei lavori di restauro al sig. Giuseppe Ceci, il quale lo ringrazia in data 11-2-1895.
Come è possibile rilevare dal preventivo di computo metrico datato 31-8-1894, i lavori da effettuarsi potevano ricondursi a:
Da quanto fin qui affermato, potrebbe sembrare che superate le difficoltà per il reperimento degli stanziamenti di L. 2500 per il restauro (L. 500 Amministrazione Comunale di Andria; L. 500 Amm. Provinciale di Bari; L. 1500 Ministero P.I.), questi, data la loro urgenza, siano stati prontamente effettuati. In realtà si scopre con rammarico, che ben cinque anni dopo nulla è stato ancora fatto, anzi la situazione finanziaria è decisamente peggiorata, in quanto a causa delle solite ristrettezze finanziarie l'Amm. Comunale di Andria ha ritirato la propria quota di partecipazione alle spese.
Ed è proprio per cercare di far ottenere un nuovo finanziamento da parte dell'Amm. Com. di Andria, che il Direttore dell'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti delle Province Meridionali, con sede in Napoli, scrive in data 28-2-1901 al Sindaco di Andria avv. Nicola Leonetti. In tal senso agisce una lettere inviata sempre al Sindaco di Andria in data 2-4-1901 dal Regio Ispettore agli Scavi e Monumenti per il Mandamento di Andria, sig. Giuseppe Ceci. In questa missiva il finanziamento viene sollecitato adducendo essenzialmente motivi di ordine storico e di ordine economico, in quanto le maestranze edili andriesi avrebbero avuto per un certo tempo di che lavorare. E in effetti il sindaco porta in discussione nella seduta conciliare del 14-5-1901, la necessità di un rifinanziamento di lire 500 quale contributo spese. Anche questa volta nonostante la congiuntura sfavorevole in cui si dibatte l'Amm. Com., il finanziamento viene approvato (3).
Ancora una volta, comunque, nonostante vi fossero delle somme stanziate, vi sia una perizia tecnica approvata (quella del Genio Civile di Bari del 31-8-1894) non si dà corso all'inizio dei lavori. Evidentemente ci sono problemi di inerzia della pubblica amministrazione derivati dalla mancanza di una reale volontà di effettuare l'intervento conservativo. Infatti quasi cinque anni dopo, il problema viene riproposto da una missiva inviata al Sindaco di Andria in data 28-2-1906 da parte del Direttore dell'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti delle Province Meridionali. In essa ancora una volta si legge "Definite le modalità per l'acquisto e la consegna della zona di terreno che circonda la cripta di S. Croce, in codesta città, da parte del rappresentante del Ministero della P.I., è urgente iniziare le relative opere di sistemazione dello scolo delle piovane sulla volta della detta cripta, affinché sia arrestato il processo di progressivo deperimento delle pitture a fresco, che ne ornano le pareti in conformità della relativa perizia in data 31-8-'94, redatta dall'ufficio del Genio Civile in Bari..." Nel prosieguo di questa lettera si legge ancora come, a seguito della legge N. 185 del 12-6-1902 riguardo la dichiarazione di monumentalità di un edificio, la Cripta di S. Croce sia stata dichiarata appunto "monumento".
Infine sempre in questa lettera, vi è un invito a un rifinanziamento di L. 500 quale contributo spese di restauro, in quanto il precedente finanziamento del 14-5-1901 era stato nuovamente ritirato. L'elemento di novità in questa lettera è dato essenzialmente dal fatto che per la prima volta si accenna al problema costituito dalla proprietà dei terreni circostanti la Cripta, che vedremo avrà notevole importanza in seguito, e che quasi certamente è stato uno dei motivi frenanti sul sollecito prosieguo dei lavori di restauro.
Il rifinanziamento del contributo per i restauri viene approvato alla unanimità nella sessione straordinaria del Consiglio Comunale del 22-3-1906 su proposta del Sindaco avv. Vito Sgarra. Anche questa volta la somma stanziata è di L. 500.
Bisogna attendere ancora quasi un anno per notare un ulteriore sviluppo nella controversa, intricata e lunghissima vicenda di questo primo restauro conservativo di S. Croce. Infatti nella comunicazione del 24-2-1907 del Sottoprefetto di Barletta al Sindaco di Andria, balza prepotentemente in evidenza il grosso problema della proprietà dei terreni circostanti la cripta, elemento questo che costituirà un notevole se non decisivo intoppo, alla esecuzione dei tanto travagliati lavori di restauro. Il testo di questa lettera è il seguente "I1 Ministro della P.I. ha autorizzato la esecuzione dei lavori di riparazione alla Cripta di S. Croce, ed all'uopo si è recato un funzionario del Genio Civile in codesto comune, per procedere alla verificazione del progetto compilato nel 1892 in relazione allo stato attuale della Cripta e del masso tufaceo nel quale essa è scavata.
In seguito alla visita si è accertato che la indicazione dei luoghi è corrispondente alle indicazioni del progetto del 31 agosto 1894, salvo qualche lieve variazione, di poca importanza, per cui non sussisterebbero difficoltà per l'esecuzione dei lavori previsti. Solo si è notato che i terreni víciniori sottostanti al masso tufaceo sono coltivati ad ortaglie sin sotto le pareti del blocco in modo che con l'apertura della cunetta esterna, allo ingiro della cripta, si verrebbe ad occupare una corrispondente striscia d'orto, pel quale non si è preventivato nessun indennizzo. Innanzi tutto sembra quindi indispensabile che vengano aperte delle trattative con l'interessato proprietario, per l'occupazione del suolo occorrente alla suddetta cunetta. Tali trattative potrebbero, con maggìori probabilità di riuscita, essere praticate anche da V.S., interessata nella spesa dell'opera, concorrendo per L. 500 ... " si parla poi della opportunità di parlare col proprietario del terreno circostante, della manutenzione della cunetta e della cisterna. La lettera si conclude così:
"... Devo avvertire che qualora l'interessato richiede qualche compenso per tale obbligo e per l'occupazione del suolo, sembra che ciò non si possa negare, entro modesti limiti, tenuto conto che attualmente per quel terreno viene utilizzato, sia pure abusivamente, un pozzo ed una vasca esistenti a destra della cripta, e che i progettati lavori andrebbero soppressi perché troppo prossimi alla basilica stessa".
L'Amministrazione Comunale comincia così le pratiche per l'acquisizione di questa striscia di terreno circostante, ma ciò comporta delle difficoltà sia di carattere tecnico (non registrazione presso alcun catasto di quei terreni), sia di carattere economico (mancanza di fondi per gli indennizzi). (4).
A questo punto non esistono più documenti concernenti il tentativo di restauro di Santa Croce. Resta quindi alla deduzione del ricercatore il cercare di ricostruire almeno in parte, i lavori di restauro effettuati. Si può dire che il progetto elaborato dal Genio Civile in data 31-8-1894 sia stato realizzato. Infatti sulla copertura è tuttora presente, anche se in avanzato stato di degrado e non più servibile allo scopo, la copertina in calcestruzzo per evitare l'infiltrazione di acqua piovana. È possibile riscontrare come il foro nella copertura della navata di sinistra sia stato occluso e come sia presente su tre lati della cripta una trincea. Questa a dire il vero allo stato attuale non presenta molte caratteristiche di un canale per l'allontanamento delle acque, ma evidentemente anch'essa ha ricevuto notevoli alterazioni. Non è stato possibile rinvenire tracce della cisterna che doveva servire da raccolta delle acque provenienti dalla canalizzazione suddetta, e che presumibilmente era localizzata davanti l'ingresso della cripta. Quando queste opere siano state realizzate, non è dato asserirlo stante la mancanza di documentazione ufficiale.
Anche all'inizio degli anni settanta vi è stato un tentativo, purtroppo poco fruttuoso, di mettere in moto il meccanismo per il recupero di S. Croce. Infatti, sotto la spinta dell'allora sovrintendente e dell'autorità ecclesiastica si progettò la copertura della Cripta e il recupero delle sue pitture a condizione che ]'Amministrazione Comunale avesse provveduto all'allontanamento delle acque piovane e all'esproprio dei terreni circostanti. Ma di tutto ciò non venne effettuato che una piccola manutenzione e la edificazione di uno spezzone di muro di cinta, che tra l'altro occlude alla vista S. Croce. Unico risultato positivo l'acquisto da parte del Vescovo di parte dei terreni circostanti, limitatamente alle superfici laterali. Anteriormente e posteriormente, invece, il terreno è in possesso di privati esosi sui cui suoli le costruzioni abusive proliferano.
A conclusione di questo excursus fra i carteggi conseguenti al lunghissimo iter seguito per poter effettuare il primo e fino ad ora unico, intervento che andasse incontro ad una effettiva volontà di conservazione del patrimonio culturale di cui S. Croce è un esempio, è possibile trarre alcune semplici conclusioni, che potrebbero essere adattate anche a certi comportamenti dei giorni nostri.
Infatti è da notare come uno dei motivi ricorrenti è costituito dal rinviarsi le responsabilità l'un l'altro, senza cercare di affrontare i problemi in prima persona. Ciò evidentemente oltre a dimostrare un certo pressapochismo, dimostra in maniera inconfutabile come i problemi di natura culturale vengano considerati subalterni a certi interessi più pratici, senza comprendere come dalla conservazione di certi patrimoni culturali, storici e sociali derivano maggiori incentivi e stimoli anche alla risoluzione dei problemi di natura quotidiana.
Arcch. Francesco Nicolamarino - Antonio Giorgio
[testo tratto da " Santa Croce In Andria, notizie storiche e ipotesi di restauro", di F.Nicolamarino - A.Lambo - A.Giorgio, Tip.Guglielmi - Andria, 1981, pagg. 93-105.]