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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg.
4-7
Libro Primo
Capitolo II.
Come questa citta da Nezio abbia preso il nome Andria.
Osservazioni su ciò che dicesi di Diomede.
Eccomi a quella che a taluni sembra grande difficoltà;
cioè come mai questa città da Nezio trovasi col nome di Andria.
Questa senza dubbio parrebbe notabile difficoltà; ma la nostra Patria tradizione
ne scioglie a prima vista interamente il nodo. Conviene però premettere alcune cose
per pienezza di notizia. Ognuno conosce la fatale sventura, a cui soggiacque
la famosa città di Troja pel Priamo. È noto del pari, come tante agguerrite falangi
siano sbucate dalla Grecia per vendicare il torto ricevuto da Menelao Re di Sparta
pel ratto dell’amata sua Elena. Or dopo avere quei formidandi campioni saziato
il loro furore sulle rovine della distrutta nemica, si dispersero
in gran parte per l’Orbe, e principalmente per l’Italia.
Diomede, figlio di Tideo Re di Etolia, e di Deifile,
essendo con gli altri Greci accorso in difesa dell’oltraggiato amico;
dopo avere con gloria sostenute le sue parti di gran Capitano in quel lungo assedio;
aveva finalmente ripreso il cammino per la sua patria: bramando rivedere sua consorte Egiala.
Ma per istrada avvertito, essersi ella data, nella sua assenza alle più laide oscenità,
giurò d’involarsi per sempre da lei, e dalla sua patria.
Intanto con un numeroso stuolo di armati, rivolgendo il piede verso questo Cielo, capitò nella Puglia
[1].
Quivi regnava Dauno II., il quale spaventossi non poco all’arrivo di questo Duce;
e studiandosi come meglio uscire dai suoi timori; finalmente gli venne fatto
assicurarsi dell’Impero, dando a Diomede per isposa sua figlia
[2].
Venne quindi egli per questo nuovo imeneo riconosciuto pel dominante
di una parte della Puglia, assegnatagli da Dauno come dote della figlia.
Vagheggiando sempre più queste amene regioni, bramò vederle più popolose,
e spesseggiate di fabbricati: anche per dare ricetto al numeroso suo seguito,
e per dilatare cosi il nuovo suo Impero. Ma non sapendo egli dimenticare il suol natio,
e tornando sempre cari alla sua mente i nomi di quelle città, e terre,
che partendo avea lasciate nella Grecia; così si compiacque copiarne
i nomi in quelle, che s’illustravano, e nascevano sotto i suoi auspicii. Canosa
[3]
si vuole essere stata la prima ad esperimentare i favori di questo dominante: indi Arpi
[4],
sulle di cui rovine piantò Argos Hippium, avendola cosi chiamata
da quell’Argos Hippium da lui lasciata nell’Etolia. Surse del pari Nasso
[5],
copiando il nome da quel Nassum di Grecia, abitazione degli Etoli:
come ancora Ginosa da quella greca città, detta Genusium: e non molto lungi da noi
la distrutta Pactium, di cui ora volgarmente il territorio chiamasi Prazzo
[6];
cosi detta dalla città Pactium sita nell’Ellesponto
[7].
Finalmente questa nostra terra non fu l’ultima ad essere rimirata dalla benefica pupilla del Duce.
Ci trasmette la tradizione che questo bellicoso campione, raggirandosi per queste parti
incantato dall’amenità del sito della nostra Nezio, come amava tenere esercitate le sue truppe;
così la elesse per campo de’ suoi marziali apparecchi: essendo questo luogo molto atto
a tale uso per le sue vaste pianure, e per la squisitezza de’ pascoli pe’ suoi cavalli.
Questa città allora consisteva in rozze capanne ed in vili abituri.
Fu cura di Diomede rinnovarne i principii, fortificarne il recinto, darle in somma
una qualche forma d’incivilimento. Or dacchè questo rozzo abitato quasi rinacque
ad un certo lustro sotto i suoi potenti auspicii: volle egli assumerne il titolo di Fondatore;
scambiando il nome vago di Nezio in quello di Andria: detta così dall’Andria
[8],
che in Grecia è sita nell’Ellesponto. E siccome le denominazioni prime non così facilmente si perdono;
così avvenuto che questa nostra città trovasi sotto due nomi.
Presso gli antichi scrittori va intitolata Nezio, conservando il suo primo ed originario nome:
presso i moderni obbliandosi la sua antica nomenclatura
vien detta Andria dalla sua rigenerazione da Diomede il greco.
Il Crocifero accurato Cronista sostiene, che Diomede abbia dato il nome di Andria alla nostra Nezio,
desumendolo dall’Isola Andros nella Grecia: cosa che per noi suona del pari.
Dell’istesso avviso è lo scrittore D. Giovanni di Franco da Catania
[9],
il quale uniformandosi al sentimento del Crocifero, e di altri, vuole, che questo nome Andria
sia stato preso dall’Isola Andros, quando Diomede dominava nella Puglia.
Non so poi quanta ragione abbia Gio. Battista Pacichelli
[10],
il quale dopo avere asserito, essere sentimento degli eruditi, che Andria ripeta
la sua origine da Diomede il greco; soggiugne poi, essere questo un racconto
sprovvisto di fermezza, e di valido appoggio. Quindi ricorre ad una cronaca de’ Normanni,
e poi di nuovo risale ai tempi anteriori. Ma in pace di questo Abate,
quali validi appoggi pretende su di un principio tanto rimoto?
Quale marchio di autenticità può invenirsi in un luogo,
quasi sempre dilaniato dalla ferocia, e barbarie di altre nazioni?
Questi titoli sono reperibili in talune antiche città, le quali incontrarono
un sollecito incivilimento; o ne’ loro preludii ne venne raccomandato il nome
alla posterità dalla dotta penna di qualche figlio di Omero:
come a proposito dice Monti «e le bell’opre — che non hanno cantor, l’obblio ricopre».
Ma ciò non ostante qui ci sono delle prove sufficienti per contestare l’assunto.
E quando tutto mancasse, vige tutta volta la tradizione la quale anche se per la sua vetustà
soffrisse qualche alterazione negli accidenti, rimane però sempre ferma nella sostanza.
Nè poi stimo di troppo interesse quella difficoltà,
che suole affacciarsi sull’istesso Diomede. Essendo sventura di quelle cose,
che di troppo ci precedono, poco incontrare l’altrui credito;
e riuscendo anco facile impugnarle, poiché mal garantite dal bujo de’ secoli,
è piaciuto a taluni così francamente brontolare — Possibile, che Diomede
abbia fondate tante città! Che! Andava egli forse seminando paesi?
E che altro finalmente era costui, se non un vagabondo?
A costoro sulle prime conviene far riflettere, che non a tutte le città
di cui la fondazione si attribuisce a lui, da me si pretende, ch’egli avesse data
la primordiale origine; ma che a molte già preesistenti avesse comunicato un certo lustro,
ed anche il nome: giacché, come ho detto dinanzi, egli amava richiamare in questi luoghi
quelle città da sè abbandonate nella Grecia. Ed un esempio palpabile troviamo qui,
poiché il nostro Netium venne da lui appellato Andria, come del pari si dice di Arpi.
Nè Canosa, che dal poeta lirico si asserisce essere stata da lui fabbricata,
è da credersi averne ricevuto il primo cemento; anzi son per dire, che a tempo suo
questa città era di qualche lustro; mentre non si fidò scambiarne il nome.
La voce Canusium ignota in tutta la Grecia; dunque non ha potuto Diomede esserne il fondatore.
È da supporsi piuttosto aver egli molto contribuito al suo ulteriore accrescimento.
Che risponderò alla seconda parte o sia alla contumelia di vagabondo?
Perchè oltraggiare cosi il prode Diomede, il quale non appena pervenuto in queste regioni,
ebbe per dote quella parte di Puglia, chiamata Peucezia?
Essendo poi la sua novella sposa, unica figlia del Re Dauno, in morte del vecchio suocero
non ereditò anche l’altra chiamata Daunia? cosi che si vide in breve il regolo de’ popoli Daunii,
e Peucezii? Chi non conosce i suoi varii attacchi qui con gloria sostenuti?
Chi non sa la distruzione delle genti Monade, e Dardore con la desolazione
di due loro città, site in detta Peucezia Apina, e Trica
[11]?
Non fu egli forse che distrusse i popoli Pediculi, che da tempi rimoti
abitavano la Puglia? Ma senza perdermi in cose, che ognuno può ricavare dall’Istorie,
ritorniamo al nostro scopo.
NOTE
[1]
II Facciolati sotto la voce Diomedes —
Hac re cognita Diomedes domum reverti noluit,
sed in Apuliam profectus a Dauno filiam in uxorem accepit, et Regni partem;
ibigue Arpos, val Sipontum apud Garganum montem condidit etc.
[2]
Costei, dalla parte materna, era figlia di Veniglia sorella di Amata, consorte del Re Latino, sorella, di Turno.
[3]
Su di Canosa Orazio nel lib. I. Sat. V.=
Nam Canusi lapidosus; aquae non ditior urna, qui locus a forti Diomede est conditus olim.
[4]
Plin. lib. 3. Hist. Nat. =
Oppida Canusium... Arpi aliquando Argos Hippium, Diomede condente , mox Argirippa dictum.
[5]
Nasso esisteva tra le pertinenze di Foggia, e Cerignola. Ora sono solamente visibili alcune sue rovine.
[6]
Il Prazzo sito al di qua dell' Ofanto, proprietà della famiglia de’ signori Esperti di Barletta.
[7]
Plinio lib. 4 St. Nat.
[8]
Plin. lib. 5. St. Nat. parlando delle nobili Città Greche situato nell’Ellesponto dice così «
Oppida ibi ceieberrinta Ancyra, Celaene, Andria, etc.»
[9]
Opera stam. in Napoli nel 1606 — Intitolata, libri tre di S. Maria de’ miracoli di Andria.
Nel lib.
3. Cap. I. pag. 381. dice così, che
«
per le antiche e moderne Istorie si fa chiaro, che questa Città di Andria
è di origine Greca a tempo che Diomede regnava nella Puglia;
e fu chiamata Andria da Andros Isola della Grecia nel mare Egeo, non guari, da Samo:
come fu I’Istessa Provincia della Puplia detta Etolia, tolto il titolo
da una Regione della Grecia detta parimenti Etolia. E siccome si ha
per antica tradizione, essa Città d’Andria ancorchè con tutta la Puglia
rinchiusa nel Regno di Napoli fosse patrimonio della Chiesa; però per umana forza
venne poi ad essere signoreggiata da’ Re, e dagl’ Imperadori come narrano ecc.»
[10]
Opera stamp. In Napoli 1703. Int.
Regno di Nap. In prospettiva, divisa in tre volumi.
[11]
Diomedes ibi delevit Gentes Monadorum, Dardorumque: et urbes duas, Apinam et Tricam. Plin. Lib. 3. St. Nat.