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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 23-25
Libro Secondo
Capitolo V.
Suo invito al Gargano.
Il Santo Prelato, mentre vivea ardentemente occupato nelle sue cure Pastorali,
videsi dal Pontefice Gelasio Primo, destinato per Apostolico Commissario con altri Vescovi
alla dedica della Basilica dell’Arcangelo S. Michele sul Gargano
[1].
E per dare una qualche conoscenza del fatto, non allontanandomi neppure dal Baronio
[2],
vi è da premettersi. La Città di Siponto stanca di più tollerare la oppressione
delle legioni di Odoacre Re degli Eruli Arriani, s’impegnò per mezzo delle influenze
del S. Vescovo Lorenzo e delle forze ottenute dal Re Teodorico, gran competitore di Odoacre,
di cacciare dai suoi recinti questo insoffribile tiranno. Odoacre al contrario
che presentiva quanto contro di lui si apparecchiava; ora reso maggiormente
baldanzoso per la morte dell’Imperatore Zenone, raccoglie in Napoli
tutte le sue truppe disperse, e formando un’esercito formidando,
si avvia contro Siponto, seminando le rovine, e le stragi.
Sorprende i Beneventani, e ne fa scempio. Di là marcia contro Siponto,
e trincierandosi sul colle di S. Restituta, intima la guerra.
Era questa Città difesa da’ soldati di Teodorico, e di Gargano Duce delle armi Sipontine.
Il timore intanto e la costernazione avevano altamente invasi gli animi de’ Sipontini.
Quando quel S. Vescovo Lorenzo, nella confusione e nel Comune trambusto,
si rivolge a guisa di Mosè sul mar Rosso; ed invia fervida prece al Principe
delle Celesti milizie S. Michele, raccomandandogli la giusta causa de’ figli
suoi Sipontini. In questo mentre si sente il pio Pastore Divinamente ispirato
a cercar dal nemico una tregua di tre giorni: questa ottenuta, impone ai suoi
un triduano digiuno con pubbliche penitenze. Quand’ecco in sull’aurora
del terzo giorno, ch’era il Venerdì de’ 29. settembre, appare avvampante
di luce l’Arcangelo S. Michele al Santo Vescovo, che trovavasi assorto
in penitente raccoglimento nella Chiesa di S. Maria, e lo assicura della vittoria:
avvertendolo però di non affrontare il nemico pria dell’ora quarta del giorno
[3].
A questo celeste annunzio esultante egli di viva gioja rincora il suo gregge avvilito,
lo conforta col pane degli Angioli, e con quello scarso presidio che teneva presso di sé,
corre alle prese con gli eserciti barbari. Ma come i figli della polvere
possono misurarsi colle armi del Cielo? Non si ode appena il segno della battaglia,
che le armi Sipontine, come da mano invisibile dirette, seminano la morte
e la desolazione. Si vedono anco gli stupidi elementi concorrere alla giustizia
di questa causa. Si ode la terra a spavento di quei barbari fremere, e scuotersi
con orribili muggiti. Il vicino mare, dall’imo fondo sbuffando, coi suoi torbidi
e ricadenti cavalloni ne accresceva l’orrore. Quando in ultimo vedesi staccare
dal Gargano una nube, come d’ignita materia ripiena, che giunta sul centro
delle forze nemiche, quasi infocate quadrelle vomitando, pone fine al combattimento:
rimanendo il campo di battaglia ricoperto di ostili cadaveri, senza perdersi un solo de’ Sipontini.
Dietro questa miracolosa vittoria fu sollecito Lorenzo a condursi col suo gregge
processionalmente sul Gargano a tributare segnalati ringraziamenti all’Arcangelo S. Michele
[4];
e restituito poi alla sua sede inviò minuto dettaglio dell’accaduto al Sommo Pontefice Gelasio I. allora Regnante
[5].
Né contento di quanto aveva scritto, diresse inoltre in Roma una solenne ambasceria
di persone notabili affinché questi colla loro presenza avessero vieppiù contestata
la verità del fatto: esponendo altresì la prima apparizione, avvenuta per motivo
dello smarrimento di un toro, come del pari tutte le sue Episcopali disposizioni date di poi;
ed in fine l’ultimo prodigioso avvenimento. Tutto venne fedelmente eseguito,
e Gelasio ponderata con maturità la cosa, oltremodo compiaciuto rispose a Lorenzo con un rescritto
[6],
nel quale spiega così la sua volontà. Un miracolo tanto segnalato, era necessario
corredarsi di pubblica autenticità; che il luogo dove erasi degnato manifestarsi
l’Arcangelo non dovesse restar privo di pubblica e solenne dedicazione; e che in adempimento
di quanto gli prescriveva, avesse invitati a suo nome i dilettissimi fratelli in Cristo,
Sabino Vescovo di Canosa, Pelagio Salpitano, Ruggiero Cannense, e Riccardo Andriese.
Or questi quattro, e Lorenzo Sipontino furono i cinque commissarii Apostolici
espressamente invitati da Gelasio per la sacra funzione. Non nego essere anche intervenuti,
poiché lo sostiene la Tradizione, Eustichio di Trani, Austerio di Venosa, Giovanni di Ruvo,
e forse altri; ma questi Vescovi si conferirono per loro devozione, dirigendo
la folla de’ Popoli. Intanto correndo il Mese di Settembre Lorenzo volendo mandare
ad esecuzione il rescritto Pontificio, invita gli Apostolici Commissarii,
e li prega a trovarsi presso di lui in Siponto ai 25. dell’andante, dovendosi celebrare
la dedicazione della Chiesa nel giorno 29. Ch’era il giorno anniversario
della vittoria riportata da’ Sipontini sulle armi di Odoacre nell’anno antecedente.
NOTE
[1]
Parlo io qui della seconda apparizione dell’Arcangelo sul Gargano; poiché la prima
più comunemente si vuole sotto il papato di Felice III, nel 483. Parlo, ripeto,
della seconda, la quale a sentimento de’ più accurati scrittori avvenne nel 493.
II Baronio anche fissa quest’anno; ma non fa distinzione del triplice apparimento
di S. Michele; cosa che ha portata molta confusione, come va notato nel cap. 7.
di questo libro II. Poggiato io sulla patria tradizione posso francamente asserire
che il nostro primo Vescovo S. Riccardo siasi conferito sul Gargano nell’anno 493.
correndo il secondo anno del suo Vescovado , come anco il secondo
di Gelasio I. nella cattedra di Roma.
[2]
Il Baronio negli annali Ecclesiastici pag. 573. Gelasio Pap. Chr. 493.
«
Sub hoc eodem anno secundo Gelasii Papae facta ponitur inventio Cryptae Gargani Montis
in Apulia, quae ex apparitione S. Michaelis Archangeli reddita celeberrima,
pio est cultui mancipata. Rei gestae extat historia: in eo tantum emendanda,
dum ibi dicitur bellum tunc viguisse inter Neapolitanos et Sipontinos,
restituendum est inter Odoacrem et Theodoricum etc.»
[3]
Preces dixit exauditas, victoriam spopondit affuturam, et quarta diei hora
bello praemonet hostibus occurrendum. Il Codice Vaticano.
[4]
Da ciò si vede bene, essere già avvenuta la prima apparizione; poiché questa spelonca
sul Gargano era già venerata sotto il titolo di S. Michele.
[5]
Pare che della prima apparizione non siasi data comunicazione alla Santa Sede;
ed ecco il perché questa, che sarebbe la seconda, si vuole la prima, come oltre il Baronio,
l’Abate Ughelli, trattando de’ Vescovi Sipontini, dice avere trascritta verbalmente
dal codice Vaticano in Roma la storia dell’apparizione di S. Michele, intitolata
—
Legenda principis Angelorum etc. sulla fine della quale trovasi così registrato:
anno a Nativitate D. N. J. C. 493. Indictione XIV. facta est inventio Coelestis
Basilicae mirifici, et gloriosissimi principis Michaelis Archangeli in monte Gargano,
sedente Gelasio I. Beatissimo Romano Pontifice etc: ma in quest’anno fu la Dedica,
e non l’invenzione.
[6]
Questo rescritto oltre al rilevarsi dal Codice Vaticano, il prevosto Pastore soggiugne,
anche dall’Alcuino, dal Pontano
De bello Neap. verso la fine, dal Dentice, Engenio
e dal Breviario Sipontino nell’Ufficio riformato dal Ves. S. Lorenzo.