Contenuto

Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 33-36

Libro Secondo

Capitolo IX.

Confutazione della congettura di Papebrochio Bollandista
intorno al Primo Vescovo di questa Città di Andria.

I colpi di questo, per altro dottissimo scrittore, sono più velenosi, e redoliscono di sarcasmi. Sono sue parole [1]: «Nihil esse causæ apparet, cur S. Richardus, Andriensium Episcopus, qui hac die colitur, non fuerit idem ipse, cujus initio monumentum protulimus, ab Hadriano IV. itidem ut ipse natione Anglo, vel ante vel in Pontificatu ministraverit, promotus et ordinatus, intra annos 1154., et 1159. quibus ille universalem Ecclesiam rexit. Neque refert, si longe alia, vetustioraque narrent lectiones Officii proprii, quibus Ecclesia Andriensis per duo fortassis sæcula nunc utitur. Hæc enim non extabant cum corpus S. Richardi reperiebatur, immo nec sciebatur vulgo dies obitus, quia, ut ait scriptor historiæ inventionis, legenda non erat inventa. Hæc vero cum nec postea inventa sit, consequens est nullam postea scribi potuisse, nisi per meras conjecturas. Adde, quod Andria non videtur urbs tantæ atiquitatis, nec sæculo V. Anglosaxones converti cœperant. Fortassis Andria Episcopali dignitate donata fuit a Gelasio Papa II. cum Terracinæ morabatur etc.»
Ma quanto sia insussistente questa sua congettura, lo proveremo con un’analisi dimostrativa. In primo luogo è avvenuto questo inganno, come ho detto dinanzi, dalla confusione de’ nomi di due Riccardi, ambi Vescovi di Andria. Il Vescovo Riccardo, di cui parlano i Bollandisti, è il secondo non già nel catalogo de’ nostri Prelati; poiché vi sono altri prima di lui; ma il secondo nel nome. Su di costui ci somministra la tradizione queste notizie attinte da patrii manoscritti: ch’egli sia stato promosso a questo Vescovado sotto il Pontificato di Alessandro III. nel 1168. essendo nell’età di anni 36. Se sia stato di nazione Inglese o Spagnuola, questo da noi non si conosce, e molto meno dal nostro Papebrochio. Ebbe un lungo Vescovado, e come giova il supporre, sempre di una condotta lodevole, e cristiana; ma non mai venne adorato da questo popolo Andriese come Santo, non mai a lui il Cielo concesse il dono dei miracoli. Ed a maggior conferma della verità trovo, che costui sia cessato di vivere in Roma, quivi dimorando non so per quale motivo, e che lì abbia deposta la sua spoglia mortale.
Or come può mai confondersi il primo Riccardo con questo; il primo che tra la nebbia del gentilesimo ridusse all’ovile il gregge disperso; il primo che segnò un’epoca incancellabile dal cuore degli Andriesi per la sua santità, e che poi ci arricchì del suo prezioso deposito, che fu sempre il nostro sacro Palladio nell’infortunio? Ed intanto ecco un disturbo di epoche, perché piace a taluni scrivere a genio.
Conveniva conoscere che il secondo è quello Riccardo Vescovo di Andria, il quale assistette al concilio Lateranese III. nel 1179. come del pari è quell’istesso il quale nel 1196. «Reliquias SS. Martyrum Erasmi, et Pontiani a Civitella Samnitum vicinorum Oppido mente hilari, et devoto genu suscepit» di cui parla l’eruditissimo Giovine Arciprete della Cattedrale di Molfetta ne’ suoi Calendarii. Costui dietro la lettura de’ Bollandisti, non sapeva uscire dall’ambiguità. Quindi parlando del nostro S. Riccardo trascrive questa congettura di Papebrochio, e poi soggiunge «Quae ea spe attulimus fore, ut melius, ac firmius Andrienses, S. eorum Patroni ætatem statuant, quo in secunda hujus nostræ Opellæ parte palinodiam, etiam si oporteat, canamus».
Ma non perdiamo di vista il nostro contraddittore «Neque refert, si longe alia vetustioraque narrent lectiones» come se queste contenessero un racconto favoloso. «Hc enim non exstabant, cum corpus reperiebatur» qui poi ha mentito, e si è reso l’uomo di malaæ fede. Come non exstabant? non exstabant nella sua mente; ma esistevano nel fatto. Ed ecco: il nostro Duca Francesco, dietro le ricerche praticate, ottenne da Barletta, e da Corato due copie di antico Breviario, colle lezioni proprie del nostro Santo, e le rimise sollecitamente ad Eugenio IV. il quale impose la continuazione del culto, ed accordò alcune indulgenze ne’ giorni delle sue festività. Volendo poi questo Clero inserire nelle antiche lezioni la notizia dell’invenzione del suo corpo, avvenuta nel 1438. fece ricorso alla S. M. di Sisto V. il quale dopo aver chiamate a sé queste antiche lezioni, e dopo aver fatto esaminare ciò che contenevano col catalogo de’ tempi, assicurato della verità, accordò benignamente agli Andriesi di poter far usò dell’Officio del Santo con questa nuova aggiunta alle antiche lezioni; venendo da lui il tutto approvato, ed autenticato. Quindi Monsignor Tortora Prevosto di Canosa [2] volendo sostenere la loro autenticità, dice «Ceterum cum Clerus Andriensis Sixtum V. P. M. rogasset ut officium S. Richardi cum propriis secundi Nocturni lectionibus recitandum indulgeret, exhibitisque propterea Pupæ administris ejusdem Sancti actis, ex istis hæc excerpta approbata fuerunt.» Ed intanto il nostro Papebroch con jattanza scrive «Neque refert, Hæc non exstabant.» Che avesse almeno tenuto presente ciò che registrò il suo socio antesignano su questo articolo, come ho detto nel capitolo antecedente, cioè «Quamquam ejusmodi officium proprium de S. Richardo lectum sibi meminissent Presbyteri aliqui; tamen amissis exemplis omnibus, totus exoleverat cultus in Clero; sed non prorsus omnis recordatio in Populo.» Come dunque a tempo della invenzione non eravi l’Officio proprio, se alcuni sacerdoti si ricordavano di averlo letto?

Come le lezioni, di cui si serve la Chiesa Andriese, sono di fresca data «per duo fortassis saecula» se in sostanza sono le antiche ritrovate nelle Città limitrofe? «Sed legenda non erat inventa … consequens est nullam postea scribi potuisse nisi per meras conjecturas» Notate qui quanto rimane umiliato, e come si condanna da sè. Io domando quando si ricorre all’immaginazione ed alle congetture? Quando su di un fatto si conta una lunga catena de’ secoli Quando uno scrittore è libero nell' inventare ? … Quando è convinto, che su quello che scrive ogni altra memoria sia rimasta consunta dalla incalcolabile serie de’ tempi. Or chi non vede la sua contraddizione? Vuole Riccardo Vescovo di Andria nel 1159. e poi dietro non lungo spazio di tempo obbliga gli Andriesi a ricorrere alle congetture; come se ogni scritta memoria se ne fosse perduta; e neppure esistesse la verbale tradizione. Finalmente credendo dare l’ultima mano alle verità ortodosse enunciate fin qui, dice «Adde quod Andria non videtur Urbs tantæ antiquitatis, nec secolo V. Anglosaxones converti cœperant» marcate quante assurdità; anche a volersi condonare lo sbaglio, che ha preso intorno l’antichità di Andria; come poi si può tollerare il finto errore intorno agli Anglosassoni? Che hanno qui che fare gli Anglosassoni, i quali, perché barbari di natura, portarono verso la fine del quinto secolo, le tenebre nell’Inghilterra? Perché ricorre a questo misto? Quando mai abbiamo noi asserito essere stato il nostro Riccardo Anglosassone? Solo abbiamo sempre sostenuto essere puro Britanno, ossia Inglese, come egli stesso pochi righi sopra lo ha confermato «Ab Hadriano IV. itidem ut ipse natione Anglo» Che forse nel V. secolo non si erano ancora convertiti gl’Inglesi? Buon Dio! E vi è popolo in tutta l’Europa, come dice Jovet [3], che abbia abbracciata la Cristiana Religione, prima dell’Inghilterra? Ricevette questo Regno, sono sue parole «la fede Cristiana a tempo dell’imperadore Tiberio, verso la fine del suo Regno, cioè giusta il calcolo de’ nostri Cronologisti, cinque anni prima che S. Pietro arrivasse a Roma, e cinque dopo la morte di Gesù Cristo … Che tosto dopo la morte di S. Stefano, e dopo la dispersione degli Ebrei, Giuseppe di Arimatea passa in Inghilterra con dodici discepoli … lo che diede motivo agli antichi di chiamare questa Contrada prima terra di Dio, prima terra e sepoltura dei Santi.»

Chi non conosce il grande suo dilatamento dappoi avvenuto sotto Papa Eleuterio nel 170. come dice il Petavio nella sua Cronica [4], avendo spedito questo Pontefice Fugazio, e Damiano a battezzare Lucio primo Re di questa Monarchia, ed il primo tra tutt’i Re Cristiani?
Ed il nostro Papebroch brontola con pastocchia, che sino al secolo V. non eravi un Cristiano nell’Anglia; per conchiudere poi, esser falso che il nostro Anglicano Eroe fosse venuto in quell’epoca a rianimare in Andria la fede di Cristo già semispenta.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] In actis SS. Ad diem 2 Junii.
[2] Pag. 44.
[3] Storia delle Religioni di tutt’i Regni, vol. 2. pag. 1.
[4] Eleutherus, quo Pontifice, Anglia Religionem amplexa est.