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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 36-39

Libro Secondo

Capitolo X.

Cristofaro Vescovo di Andria nel 787.

Ma se fin qui la verità si vide di soverchio oltraggiata da’ Bollandisti; ora conviene richiamarla ai suoi dritti, dando loro l’ultima sconfitta. Come può mai dirsi, essere stata la Città di Andria decorata della sede Vescovile sotto Gelasio II. se prima assai di costui occuparono questo Vescovado altri Pastori? Come ricorrere a questo Pontefice, il quale per un solo anno di calamità resse la Cattedra di S. Pietro nel 1118. se troviamo un nostro Vescovo nel 787? Chi può contrastare a questa sede un Cristofaro, la di cui memoria è indelebile, essendo intervenuto al secondo concilio Niceno? E per dare una qualche soddisfazione, richiamo alla mente del lettore quell’epoca infelice per la Cattolica Chiesa quando dall’Oriente sbucò quell’eresia contro il Domma del culto, vietandosi le adorazioni alle sacre Immagini, come delitto d’Idolatria. Questo tristo avvenimento ebbe principio propriamente sotto l’Imperadore Leone II. detto l’Isaurico nel 717. come dice il Petavio [1] «Leo Isauricus primus Iconoclastarum hæresim in orbem invexit ingentibus præliis». Dominò questo errore anche sotto i suoi successori; finché per divina disposizione, essendo morto improvvisamente Leone III. cadde l’Impero di Costantinopoli nelle mani di sua consorte Irene, come tutrice del suo piccolo Costantino. Costei perché saggia e molto religiosa, non potendo più tollerare le discordie insorte tra’ Greci e Latini intorno a questo articolo di fede, ricorse all’autorità del Pontefice per allora Adriano I. il quale anche ne fremeva, affinché avesse convocato un concilio, per dirimere una volta tale lagrimevole controversia.
Questo Pontefice oltremodo compiaciuto per questo invito, ordina sollecitamente una convocazione generale della Chiesa in Costantinopoli, spedisce i suoi legati; avendo già intimato a tutt’i Vescovi e dell’Oriente e dell’Occidente ad intervenirvi: dovendosi assodare il Domma Cattolico contro gl’Iconoclasti. Tutto questo ebbe luogo nel 786. ma essendo sopravvenuti alcuni disturbi, si elesse in vece di Costantinopoli per punto di riunione, la città di Nicea nella Bitinia, dove venne questo concilio celebrato nel 787.
V’intervennero circa 365. Vescovi, oltre ai deputati de’ Patriarchi di Alessandria, di Antiochia, e di Gerusalemme. Or tra gli atti ripetuti di questo concilio s’incontrano Leonzio di Bari, Sergio di Bisceglie, Leone di Trani, e Cristofaro di Andria, Vescovi provinciali, e limitrofi. Cosa che vien rapportata da molti sacri scrittori, e che può tutt’ora a convincimento riscontrarsi nella storia universale de’ Concilii. Ed a togliere a taluni questa fatica, non dispiaccia leggere ciò che fedelmente trascrivo, desumendolo dall’Eoniade compilata dal dottissimo D. Michele Carruba Vicario Generale della Curia Metropolitana di Bari. Questo accurato scrittore [2], parlando del Vescovo Leonzio, usa queste parole «lo stesso autore (intende Ughellio) proseguendo a parlare di Leonzio nel luogo citato notò che «Nicaeno Concilio se subscripsit, una cum Leone Tranensi, Cristophoro Andriensi, et Sergio Vigiliensi in Apulia» L’Assemanni deciso contraddittore della nostra Chiesa, si è sforzato a tutt’uomo di provare il contrario, e per riuscirvi, si è anche impegnato a contrastare l’onore dell’intervento in quella sacra Assemblea ai cennati tre Vescovi di Trani, di Andria, e di Bisceglie. Ma i sofismi adoperati all’uopo svaniscono a fronte degli atti del ripetuto Concilio. Si riscontrino pure nel tomo VII. della collezione di Labbè, e Cossart impressa in Parigi nell’anno 1678. Quivi nella doppia edizione Latina, e Greca, oltre de’ tre succennati Vescovi, si trova espressa menzione del nostro Leonzio etc.»
A fronte intanto di questa verità incontrastabile, come si risolvono i nostri Bollandisti? Notate: prendono la determinazione di quel reo convenuto, che non potendo in alcun altro modo sfuggire, gitta il corpo del delitto su di un’altro dell’istesso nome. Risponde Bollando, che questo Cristofaro, Vescovo di Andria non debbo intendersi della Città di Puglia; ma bensì di Andria della Tracia «Nam, quem Ughellus præponit Christophorum inter Nicaeni II. Patres an. 787. nominatum, non fuit Andriensis ex Italia, unde nemo, uti neque ex toto occidente ullus ibi comparuit, sed Andriensis ex Thracia Episcopus» Ecco quali sono gli effetti di un cieco impegno, e della prevenzione! Giunge questo per altro rinomato scrittore, senza arrossire, a pronunziare vituperose baloccaggini. Come «nemo ex toto Occidente, nec ullus ibi comparuit» se i Pastori occidentali ebbero la parte maggiore nell’assodamento del Domma Cattolico? Come ci troviamo poi nella Tracia, se negli atti del Concilio sono questi registrati come Vescovi di Puglia? La Tracia forse si chiamava anche Puglia? Ci sono anche nella Tracia Bari, Bisceglie, Canne, e Trani Città limitrofe? Se egli avesse riandate tutte le sottoscrizioni, replicate nelle varie convocazioni, avrebbe con sua confusione anche incontrato il Vescovo di Andria della Tracia, chiamato Costantino [3].
Ma a maggior gloria della verità non ci rincresca far passaggio ai nostri patrii monumenti, in faccia ai quali rimane maggiormente smentita la falsità. Dopo essersi ristabilito il Cattolico Domma in quel Concilio contro gl’Iconoclasti; cioè di doversi venerare i Santi, ne’ quali si glorifica Iddio, senza tema d’Idolatria, il nostro Prelato Cristofaro al pari degli altri suoi Colleghi, rivide il suo gregge. Furono le prime sue cure, appena giunto, di mandare ad effetto quanto in quel concilio si era determinato. Dopo aver egli fatto dipingere molte Immagini, sentì un’interesse particolare di far ritrarre sul piano di un quadro di legno cipresso nell’altezza di un uomo, la sacra effigie del nostro primo Pastore S. Riccardo. Venne ricavato il ritratto da un mezzo busto in pietra che si conservava da un certo Regolo Greco, detto Farlio, che allora signoreggiava in Andria, come si rileva da manoscritto antico. Era raffigurato in piedi con gli abiti pastorali alla greca, tenendo la dritta mano disposta a benedire; e colla sinistra sosteneva un libro, su cui poggiava la Città di Andria, fiancheggiata dal bacolo pastorale. Nei lati verso l’alto eranvi due Angioli porgenti due cartelle delle quali in una si leggeva «Serve Dei exaudi me» e nell’altra «exaudita est oratio tua». Ma per nostra sventura questa preziosa Immagine fu vittima dell’incendio, che sofferse questa nostra Sagrestia nell’infortunio del 1799. come si vedrà a suo luogo. Del resto sono ancora in vita molti, che depongono la oculare verità.
Erano rimarcabili in quel monumento i caratteri de’ due cartelli, i quali erano Longobardi indicanti quell’epoca [4]: La faccia del S. Prelato era adombrata sino alla metà da lunga barba all’uso Longobardo. Il Campanile era dimezzato [5]; poiché venne completato da’ Normanni nel 1100. come siamo assicurati dalla patria tradizione. Questa prova tanto autentica serve a maggiormente smentire l’Assemanni, il quale pronunziò tra le sue dubbiezze essere Normanno il nome di Riccardo. Come Normanno, se prim’assai dell’arrivo di questi qui esisteva il suo ritratto? Confonde sempre più i Bollandisti. Come far dietreggiare il nostro Vescovado a Gelasio II. che fu, come ho detto, nel 1118? Come indietro trarre il primo nostro Riccardo ad Adriano IV. nel 1159. se secoli prima di quest’epoca la Chiesa di Andria conservava le sue sacre reliquie, ed anco l’Immagine? Finalmente per togliere alla verità anche il lividore lasciato dal dente della falsità, non dispiaccia osservare l’indicazione ch’eravi al piede di questo Quadro «Divo Riccardo Andriensi Episcopo» con altre lettere non leggibili. Sotto nell’altro rigo «Cristophorus ejusdem Ecclesiæ Indignus Antistes p. An. Chr. Red. DCC.» Mancava il rimanente de’ numeri, essendo tarlato questo pezzo del quadro, come in molti altri punti, e questa istessa sottoscrizione era a stenti reperibile a caratteri Longobardici.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Petav. Ration. Tem. Successiones Imp. Orient.
[2] Memoria stampata in Napoli nel 1834. intorno la miracolosa Immagine di Maria S. di Costantinopoli pag. 118.
[3] Alcuni dacché hanno trovato in questa collezione — intitolata — Sacrosancta Concilia Phil. Labbaei, et Gabriel. Cossartii — tom. 7. Lutetiae Parisiorum 1671. dico, hanno trovato, nella pag. 339. di questo Concilio, confuso questo Costantino cogli altri Vescovi di Puglia, si sono dati a credere, esser costui piuttosto il Vescovo di Andria di Puglia, anzi che Cristofaro. Ciò non recaci il menomo nocumento. 0 l’uno, o l’altro, rimane sempre fermo, che ambi siano intervenuti al Concilio 11. Niceno. È questa la sottoscrizione — Stephanus Sanctissimus Episcopus Cannensium—dopo altri—Constantinus Sanctissimus Episcopus Andri —dopo altri - Sergius indignus Episcopus Vigiliarum — Nel foglio anter. Leo Sanctissimus Episcopus Barae. Il nostro Cristofaro è segnato cogli stessi nelle pagine -706. 738-790: e nella pag. 96. Costantino trovasi così segnato — Constantinus indignus Episcopus Adrianes. Ma su ciò pare non caderci alcun dubbio, anche a stare ai comentarii su questi atti, si assoda essere Cristofaro, e non Costantino il nostro Vescovo, come altresì lo sostengono Coronelli, Ughellio, ed altri.
[4] Romana illa (scriptura ) obtinuit aereis seculis apud Romanos, et Italos, viguitque ad seculum quintum: quo tempore cum Gothi Italiam sub jugum suum adduxissent, etiam Gothicis literis Romanas aliquantisper vitiarunt. Tum seculo VI. Longobardis in Italiam effusis, successit Longobardica scriptura ad communem usum. Mabillonius T. 1. cap. XI.
[5] Questo venne fabbricato da’ Longobardi, e si chiamava la Torre di guardia. Difatto il secondo, e terzo piano palesano l’opera di un’altra mano, e di altra pietra.