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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 77-79

Libro Quarto

Capitolo XI.

Continuazione del Dominio Svevo. Andria sotto l’impero di Manfredi già coronato Re.
Erezione della Chiesa di Porta Santa, e si fa cenno della Confraternita ivi esistente.
Anno 1265.

Rimirando gli Andriesi sempre con occhio di venerazione quella porta, per dove erano entrati la prima volta in Città quelli due Nunzii del Cielo S. Pietro, e S. Riccardo: nell’indicato anno mandarono ad effetto un loro pio desiderio. Già ne avevano dati alcuni segui di rispetto sin dalle prime avendo ridotte in case di pietà le due osterie [1], che guardavano i due lati di essa porta nell’interno della città. Una di queste dal lato destro prese il nome di Spedale della Misericordia e l’altra di Spedale di S. Riccardo [2]. Ma fu in certo modo pago il loro cuore, quando ridussero a compimento quel magnifico Tempio, che riguardiamo oggi giorno, detto di Porta-Santa [3]. Fu questo dedicato sulle prime solo a S. Pietro, e S. Riccardo, e ad essi furono eretti due altari nel mezzo. Affinché nel tratto successivo non vi fosse mancata un’assistenza ed un culto, tutt’i primi del luogo distinti per nobiltà corsero a gara a dare i loro nomi; quivi instituendo la Confraternita di S. Maria della Nunziata. Per le sacre funzioni erano invitati i Preti della Cattedrale e questi s’impegnavano a solennizzarle con tutta pompa. Così fu il procedimento delle cose per qualche tempo. Essendovi poi nati de’ forti disturbi per alcune scortesie e disattenzioni de’ fratelli ai Cattedralisti; questi dappoi si negarono di più prestarsi nelle loro sacre funzioni. I fratelli d’altronde le ripresero con maggiore strepito, e pompa, sotto la direzione del loro padre spirituale. I Cattedralisti incominciarono a reclamare sui loro dritti; ed il Vescovo d’allora Matteo II. facendo ragione ai loro risentimenti interdisse le funzioni in quella Chiesa: dichiarando essere sufficiente quel culto, che a questi Santi si offeriva nella Chiesa Cattedrale, a cui di dritto si apparteneva. Ed affinchè nel tempo avvenire questa Confraternita ne avesse deposto il pensiero, ordinò, che de’ due altari nel mezzo della Chiesa se ne fosse formato un solo, e sott’altro titolo. Dispiaciuti i Confratelli di questa disposizione data dal Vescovo, credettero vendicarsi ritirandosi a poco a poco dai loro soliti ufficii, e la Congrega rimase chiusa.
Quando nel 1516. trovandosi un Immagine della SS. Vergine, dipinta a fresco su di una parete, a causa de’ risarcimenti delle mura, che sostengono detta Chiesa; e questa operando una moltiplicità di miracoli, si deliberò dall’Università, che detta Immagine fosse stata venerata dentro l’istesso Tempio in un altare apposito. L’istessa Università poi tenendo da tempo antico un Beneficio di Jus patronato Laicale, affisso all’altare di S. Riccardo di Porta-Santa; così in tale occasione, perché l’antico era stato demolito lo trasferì all’altare di questa Santissima Vergine sotto il titolo della Neve di fresco eretto. Il dritto dell’Università consiste nella nomina del Priore temporaneo della Cappella di S. Riccardo, quinta dignità della Chiesa Cattedrale essendo obbligato costui come da tempo antico a prenderne il possesso nella sullodata Chiesa di Porta-Santa.
A solennizzarsi quest’atto che potrebbe chiamarsi di nuova fondazione troviamo un autentico documento di Monsignore Antonio Lupicino Andriese Vescovo di Bisceglie [4] con procura speciale del Vescovo di Andria ch’era allora il Cardinale Niccolò De Flisco dei Conti di Lavagna. Incomincia l’atto - «Antonius Lupicinus Andrius, Dei et Apostolice Sedis Gratia, Episcopus Vigilien, Generalem locum, et vicem tenens in hac Andriensi Ecciesia pro Reverendissimo, et Eminentissimo Cardinali de Flisco Episcopo ejusdem Civitatis = Omnibus et singulis tam praesentibus, quam futuris has nostras litteras inspecturis notum facimus et testamur qualiter hodierno die pro tribunali sedentibus nobis ut Vic. Generalis in ipsa Cath. Ecclesia coram nobis comparuerunt magnificus Syndicus Nobilis Sergius de Thesaureriis ipsius Civitatis Andrien, et El. Nobiles Bartolomeus de Leopardis, Barlolomeus Marullus, Nico. Paulus de Melle, Hier. Quartus, Nicolaus de Robertis, Dionisius Campanilis, Marinus de Cognitore, Joannes de Curtupassi, Loysius de Lupicino [5], ec. ec. dicentes ob maximam devotionem, quam circa gloriosissimam Imag. Virginis nuperrime inventam in moenibus ipsius Civitatis, ubi nunc dicitur Ecclesia la Porta-Santa, etc. etc. Datum in eadem Civitate Andriae die VIII. Martii nonae Indictionis Millesimo quingentesimo decimo septimo sub Pontificatu Leonis X. etc.»
Finalmente nel 1532. essendo venuti a predicare in Andria i RR. PP. Gesuiti Mario Morselli, e Fulvio Butrio, ne promossero l’apertura della dismessa Congrega con gli stessi privilegi, e condizioni di prima, sotto il titolo della santissima Vergine dell’Annunziata e del Gesù [6].
Stabilite così le cose fu tale e tanta la devozione del Popolo Andriese per questo Tempio, che ogni qualvolta qui si celebrava qualche sacra funzione, era di tutta necessità mettersi le guardie all’ingresso, facendovi eccezione di persone: non essendo il luogo capace di tutti contenere. Ad ovviare ai sconcerti, che succedevano, si videro costretti i fratelli a dividersi, conferendosi una metà di essi, tirata a sorte, nella Chiesa ora di S. Sebastiano. Questa viveva con gli stessi privilegi, colle stesse rendite, e sotto l’istessa regola, praticando in pari tempo le medesime sacre funzioni. Andarono cosi le cose non a lungo; mentre incominciando quelli di Porta-Santa ad affacciare pretensione di primazia, e preemienza, ne vennero delle grandi discordie tra loro.
Fu allora che il ricco, e pio Sacerdote D. Giandonato Aybar, correndo il 1605. volendo togliere di mezzo i tumulti, e gli scandali, ottenne darsi nuova forma a questa porzione, o seconda Congrega del Gesù sistente nella Chiesa ora detta di S. Sebastiano. Furono sostituiti i sacchi neri ai bianchi, ed i fratelli presero il titolo di Arciconfraternita della Morte, sotto la Santissima Vergine della Natività, vivendo ad un dipresso sotto la stessa regola. Il testé nominato Sacerdote vi assegnò alcuni fondi, e l’Università accordò loro l’antica Chiesa di S. Onofrio, dove precariamente dimoravano. Rimase intanto tra i fratelli del Gesù, e quelli della Morte questa convenzione = Che se mai nello loro rispettive adunanze nascesse tal volta parità di voti, per la deliberazione si dovesse invitare un Confrate dell’altra [7].
È rincrescevole che tutte le memorie in lapidi, ch’esistevano nel Tempio di detta Porta-Santa, ora non più appaiono, perché occupate dalle spalle dell’altare maggiore dai fratelli del Gesù edificato. In esse leggevasi come questa Chiesa era stata incominciata a fabbricarsi sotto Corrado, e terminata poi sotto Manfredi; e tutto ciò viene anco indicato da quelle due teste in pietra, che s’incontrano ne’ lati dell’ingresso, ossia nei brachettoni della porta maggiore. L’edifizio è tutto del gusto Normanno.
NOTE
[1] Erano questo propriamente due taverne, dove alloggiavano quei forestieri che capitavano dalla via Appia.
[2] A suo luogo si parlerà del suo trasferimento.
[3] Come dissi dinanzi nel lib. 2. perché avea dato I’ingresso ai due Santi.
[4] Questo Vescovo appartenea alla nobile famigIia Lupicino Andriese decorata del titolo della Contea di Canosa. Occupò egli il Vescovado di Bisceglie nel dì 18. Novembre 1507. ed ivi cessò di vivere nel 1545, e fu tumulato nella Chiesa di S. Lorenzo. Evvi una lunga iscrizione sulla sua lapida sepolcrale, dove sono espressi i grandi vantaggi da lui procacciati a questa Città: ed io ne rapporto un brano:
D.O.M.
Antonius Lupicinus Andriensis,
Vigiliensis Ecclesiae Praesul Inclytus
hic albo tegitur marmore:
cujus si quaeras genus, pertinet ad Canusii comites:
si nomen, est Pietas: si sceptrum, Virtus.
Claravit hanc Urbem suis, clarandus ipse coelo , etc etc
.
[5] Di queste famiglie una parte si è estinta , ed un’altra signoreggia altrove, come in Barletta, in Napoli , in Trani, in Bisceglie.
[6] Quest’Arciconfraternita porta per primario istituto, che tutti gl’individui a lei appartenenti deggiono prendersi dal Ceto nobile, ed in supplemento dal Civile. Pe’ loro spirituali esercizii ci sono alcune regole molto utili, e vantaggiose: tra gli altri privilegi avvi quello dell’assistenza ai condannati al patibolo, coll’obbligo che i medesimi vestiti di sacco bianco deggiono, dopo I’esecuzione della giustizia, condurre processionalmente il Mortorio per la tumulazione nella loro Chiesa. Le rendite sono pingui, e devolute per legge di fondazione al pubblico sovvenimento de’ poveri, e specialmente infermi, non esclusi alcuni determinati annuali maritaggi a favore delle vergini bisognose, etc. etc.
[7] Ossia se nell’Arcicenfraternita del Gesù il caso portasse la parità de’ sentimenti intorno la elezione degli UffiziaIi, o in altra risoluzione, si dovesse chiamare uno dell’Arciconfraternita della Morte, e cosi viceversa, e ciò in memoria del loro primiero comune Stabilimento.