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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 89-90

Libro Quinto

Capitolo V.

Saccheggio dato in Andria dagli Ungheri, e nascondimento del deposito del nostro Protettore S. Riccardo.
Vescovo Fra Andrea
Anni 1350.

Il Re Lodovico altamente dominato dal fuoco di vendetta mosse i suoi vascelli da guerra verso la Puglia; e venne in quest’anno a sbarcare in Manfredonia [1]. Unendo tutte le sue forze in Barletta, si computò ascendere la sua armata a quattordicimila Ungheri a cavallo, ad ottomila Tedeschi anche Cavalieri, ed a quattromila fanti Lombardi. Era l’impegno precipuo di questo Re avere nelle mani il nostro Conte per vendicarsi di lui; perché ne’ suoi rapporti al Pontefice aveva salvata la Regina. Ma restò deluso ne’ suoi disegni; poiché Bertrando prevedendo la scarica di questo tempo nero, erasi confugiato colla famiglia in Avignone presso Clemente VI. Sfogò intanto la bile contro la sua Contea; ed ecco Andria addivenuta il bersaglio di questo nemico formidabile. Dopo avere questi Barbari esaminato il sito della Città, addentarono sulle prime le due braccia fuori di essa, perché senza difesa; o sia le due contrade di S. Lorenzo, e di S. Maria della Grazia. Qui Lodovico ebbe una qualche soddisfazione, trovando nella Clausura delle antiche Benedettine Sor Catarinella del Balzo, figlia del nostro Conte. Costei per suo ordine, a preferenza delle altre compagne, non fu uccisa, ma destinata ad esser condotta tra ceppi, forse allo strazio di morte spettacolosa. Ma ella condotta in Melfi, ivi per opera di mano potente segretamente sciolta dalle sue catene, di notte fu inviata in Napoli, dove terminò i suoi giorni tra le Chiariste. Ma non così facile fu per gli Ungheri la presa della Città. Trovandosi questa ben munita di mura ed antemura, riusciva sempre agli Andriesi valorosamente ripulsare i loro tentativi. Difatto erano passati alcuni giorni, senza venirne a guadagno; e forse portava più a lungo, se non fosse loro riuscito corrompere una delle guardie della Città, e propriamente il capo del presidio della porta del Castello soprannomato Malospirito, che ne accordò l’ingresso. Entrati appena in essa come lupi ingordi, ed affamati, che si vide da per ogni dove disseminata la strage, e la morte. Dopo aver vuotati tutti i ricchi armadii de’ sacri, e profani arredi, posero mano al fuoco; e dove non giungeva il ferro, vinceva la fiamma. In sì fatale avvenimento Andria ebbe la sventura di perdere tante schede, ed Archivii, continenti antiche memorie. Finalmente di tutte le dovizie saccheggiate vennero riempiti alcuni carri e condotti altrove.
Ma di quali encomii non va degno quel zelante Sacerdote di questo Duomo; o sia quel Sagrestano per nome Oliviero Matusi, il quale alla funesta notizia dell’arrivo di queste immonde Arpie presesi il pensiero di mettere in salvo il glorioso corpo del nostro Protettore S. Riccardo? Ognuno sa come questi Barbari nelle loro invasioni avevano per oggetto principale la depredazione de’ corpi de’ Santi; e soprattutto de’ Protettori de’ luoghi; e lo facevano per la grande sete dell’oro; mentre sapevano che i Fedeli si sarebbero poi impegnati a riscattarli, facendo piombare immense somme nelle loro mani. Or, come diceva questo pio Sacerdote Oliviero vedendo mal sicuro il Sacro deposito dietro il suo Altare, lo trasferì sotto l’ara maggiore della stessa Cattedrale. Quivi cavando un fossato della capacità di una cassa, in quella lo nascose ravvolto in un drappo di seta rossa colla pelle del cranio e col suo cuore diseccato. Vi rinchiuse del pari alcuni vecchi Calendarii, alcune autentiche memorie de’ suoi miracoli, ed un Messale col foglio particolare della sua Messa. Adattandovi poi al disopra una lunga, e larga lapida, segnata semplicemente da una croce; restituì l’Altare alla sua pristina forma; il tutto lasciando affidato al segreto. Intanto il Re Lodovico, dopo avere qui satollato il suo sdegno, e dopo avere afflitte tutte queste regioni, nel 1351. in virtù della mediazione del pio Pontefice Clemente VI. abbandonando questo Regno si ritirò ne’ suoi stati nell’Ungheria.
NOTE
[1] Muratori anno 1350.