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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 90-93

Libro Quinto

Capitolo VI.

Luigi Re di Napoli marito II. di Giovanna I.
Andria sotto Francesco I del Bel Balzo decorata del titolo di Ducato.
Ritorno di Bertrando in essa, e sue riparazioni.
Anni 1351.

La vedova Regina dopo lo strozzamento del Re Andrea suo marito, si vide caduta in orrida tempesta. Da una parte il Pontefice cercava soddisfazione dell’obbrobrioso misfatto, dall’altra Lodovico ne proclamava la vendetta; ed aggiungendosi un tacito fermento tra i Baroni, fu costretta, per trovare una difesa, a passare alle seconde nozze. Prese per suo secondo marito, con comune consiglio della sua Corte, uno dei Reali suoi parenti, cioè Luigi Principe di Taranto, giovane savio, e valoroso. Questo matrimonio fu celebrato nel dì 20. Agosto del 1347. [1]. Or tornando a ciò che ci riguarda, il nostro Conte Bertrando, essendosi determinato dar moglie a suo figlio Francesco, gittò lo sguardo sulla Principessa Margherita, sorella di questo nuovo Re, ed in pari tempo fu quest’altro matrimonio solennizzato. Venuti in Napoli di ritorno dal Pontefice il Re Luigi, e la Regina Giovanna, allora furono presi in considerazione i meriti di Bertrando; poiché per opera de’ suoi rapporti ella era risultata innocente presso il Pontefice. Il Re Luigi anche a riguardo del primo loro vincolo con Bertrando per Beatrice d’Angiò, e per essere i Balzi di Regio stipite, ed anche pel nuovo nodo di parentela, intitolò il cognato Francesco del Balzo Duca di Andria; titolo che sino allora si era concesso ai soli Reali [2]. Ed ecco Andria a preferenza di tutte le altre città del Regno decorata del Regio titolo di Ducato sin dal 1347.
Ritornata intanto l’iride di pace in queste Regioni per la partenza dell’Unghero Re, Bertrando lasciando nella Capitale il Duca Francesco suo figlio colla Duchessa Margherita, fece ritorno ai suoi amati Andriesi. E conoscendo il loro stato di miseria pel sofferto saccheggio, portò seco moltissime migliaja di once di oro, che aveva riscosse dalla Provenza in Francia, dove teneva le avite ricchezze. Le prime sue cure furono dirette a rifare tutti quei danni, ch’erano avvenuti nella contrada dell’Orologio o sia nel borgo di S. Onofrio. E perché le case di Dio meritavano la preferenza; così richiamò dalle ceneri il Tempio della Santissima Nunziata, riducendolo alla forma che vediamo oggi giorno. Questa Chiesa in origine fu costruita a tre navi, come lo indica il suo prospetto esteriore, stando visibilmente fabbricate le altre due porte, che affiancano quella di mezzo. Pel fuoco attaccatovi dagli Ungheri calcinandosi le colonne, che ne sostenevano le volte, n’era avvenuto un totale rovescio, e dirupamento. Fece egli riergere gli Altari, soffittare la cupola, dove impiegò qualche somma per le tante catene di ferro che la sostengono e risarcire il pavimento. Debbe solo eccettuarsi il Presbiterio, ed il Coro che vennero fatti sotto il Duca Francesco II. suo pronipote, a spese però di questo Comune come lo dimostra quella impresa col Lione rampante. Considerando poi Bertrando che questo Tempio sarebbe rimasto col tempo negletto, ed abbandonato, lo dotò di alcuni fondi; vi costituì un numero di Cappellani sotto la direzione di un Rettore; e lo dichiarò di gius Patronato della sua famiglia. Questi cappellani Beneficiarii non sentivano altro peso, se non quello della quotidiana celebrazione in detta Chiesa, e dell’esercizio di alcune sacre funzioni nel corso dell’anno. Essi da prima vennero scelti dalle famiglie più nobili della Città, standone presso del Barone il dritto elettivo, e collativo [3]. Ma tale abuso durò sino a Francesco II., dal quale furono intesi i reclami del Vescovo, e ritenne solo per sè il dritto di semplice elezione: che poi concesse a questo Comune per avere erogate le spese pel Presbiterio, e pel Coro, come ho detto pocanzi.
Dopo la rifazione di questa Chiesa, e di quella di S. Onofrio, diresse il suo pensiero Bertrando a riformare il Campanile dell’Orologio, il quale era stato demolito colla perdita della sua Campana. Esso poggiava dirimpetto alla clausura delle antiche Benedettine, che corrisponde ora alla Madonna della Grazia [4]. Fece venire da Venezia un’altra Campana ben grande fusa a conca, la quale battuta, indicando solamente le ore distendeva il suo suono nella periferia di tre miglia in circa. Nei tempi posteriori questo campanile passò nel mezzo della città, dove tuttavia è sito, e fu sotto Francesco II. Nel Sindacato del Patrizio Riccardo Tupputi [5] venne rifatto sull’antico piede correndo l’anno 1754. Questo Sindaco vi aggiunse di nuovo, che mentre l’Oriuolo indicava solamente le ore, egli dall’antica campana ne formò due, e così lo ridusse anche a misurare i Quarti.
Essendo state così alla meglio riparate le perdite di questo braccio fuori la città; il Conte incominciò ad interessarsi dell’interno. La Chiesa del nobile collegio di S. Nicola anche in parte era stata addentata dalle fiamme. Fece qui rifare a proprie spese la bigoncia, e l’intero Coro; non che costruire ventisette stalli di legno laricino per la comodità de’ Collegiali nell’esercizio dei loro sacri uffizii. Hanno confermato quanto ho detto quelle due imprese esistite sino agli ultimi tempi ne’ due lati del Coro, delle quali in una era l’arma de’ Balzi, e nell’altra quella di Alnéto, consistente in tre code di cavallo: come del pari quell’altre due attaccate ai lati della porta maggiore della SS. Nunziata, e del campanile dell’orologio.
Ma mente egli viveva cosi occupato al pubblico bene gli perviene notizia da Napoli, che il Re Luigi si doleva della sua assenza; poiché gli bisognava per suo sollievo nelle cure del Governo. Si vide costretto conferirsi nella Capitale; dove dopo alcuni mesi, con molto dispiacere della Corte, e del Regno, cessò di vivere; e fu con Regia pompa tumulato nella Chiesa di S. Domenico maggiore, nell’anno 1357. lasciando espressamente vietato al figlio potergli ergere sepolcro gentilizio. Ma dopo pochi anni gli venne eretto un mausoleo dal pronipote Francesco II. con questo epitafio come ho letto:
Bertrando de Baucio Montis Caveosi et Andriae Comiti Regni Magno Justitiario
Franciscus de Baucio Dux Andriae pronepos
B. M. F.
Abbiamo solo del Vescovo di questo tempo Fra Andrea dell’Ordine Eremitico di S. Agostino, che sia stato creato da Clemente VI. nel 1349. e sia morto nel 1353.
NOTE
[1] Muratori anni 1347.
[2] Angelo Costanzo lib. VI. pag. 178. Gian. lib. XXIII. pag. 238. Valletta, Leg. feud.
[3] Archivio Ducale
[4] Era stato qui situato perchè guardava il punto più dominante della Città; ed anche pel comodo de’ passaggieri che lì accanto frequentavano in folla la Taverna della Poste. Questo pubblico Ospizio, convertito poi in luogo comunale, ora si possiede dai Signori Ceci.
[5] Questa famiglia Andriese ora signoreggia in Bisceglie col titolo di Marchesato.