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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 102-105

Libro Quinto

Capitolo X.

Giovanna II. Regina di Napoli.
Morte del Duca Guglielmo. Andria sotto Francesco II. Suo matrimonio con Sancia Chiaromonte.
Invenzione del corpo del nostro Protettore S. Riccardo.
Privilegio della Fiera accordato a questo Reverendissimo Capitolo Cattedrale.
Vescovo di Essa Città Francesco de Nigris. A lui successe nel 1433. Giovanni Dondei.
Anno 1420.

Se il Duca Guglielmo avesse rispettato il suo letto vedovile, ci è ignoto. Solo è a nostra notizia, che sia stata unica la sua Prole, cioè Francesco II. il quale giunto ad età matura, si unì in matrimonio con Sancia di Chiaromontc figlia di Tristano, e di Caterina Orsino Balzo, sorella del Principe di Taranto Gianantonio. Dama ora costei impareggiabile per le sue virtù eminenti; e principalmente per la cristiana pietà. Dopo il primo anno trascorso dal consumato Imeneo, videro con giubilo i genitori il primo frutto de’ loro casti amori, che prese il nome di Pirro nel Battesimo, correndo l’anno 1428. Dietro quest’epoca non troviamo altra menzione del Duca Guglielmo, all’infuori dell’acquisto della Terra delle Grottaglie col Casale di Altogiovanni del Regno, comprata dal Principe Gianantonio Orsino suo parente nel 1431 [1].

Scoprimento del corpo di S. Riccardo.

Vivendo in Andria colla sua famiglia il Duca Francesco, Iddio volle accrescere le sue consolazioni col ritrovamento del Corpo di S. Riccardo. Un concittadino di santa vita chiamato Tasso [2], divinamente ispirato si era più volte portato dal nostro Duca, affinchè si fosse compiaciuto, di accordo col Vescovo, conferirsi nella Chiesa Cattedrale. Che avesse fatto diligenza sotto l’altare maggiore di essa, che avrebbe trovato il Venerabile corpo del nostro Protettore, lì nascosto nella invasione degli Ungheri. Francesco n’era più di lui ansioso; ma aveva differita l’operazione a tempo più sicuro, e più proprio.
Parendogli ora cessato il pericolo, si unisce col Vescovo D. Giovanni Dondei, seguito dal Tasso, e da un numero di Preti, e si porta in Chiesa dopo il Vespero del dì di S. Giorgio 23. Aprile dell’anno 1438. Si dirigono costoro all’altare del Santissimo Sagramento, ed offrono fervorose preci all’Altissimo, affinchè si fosse benignato accordar loro un sì segnalato favore. Indi senza più esitare sull’evento conferitisi dalla parte del Coro dietro l’Altare maggiore, si mise mano all’opera. Quand’ecco s’incontrò una grande lapida semplicemente segnata da una croce: e questa rimossa, apparve una Cassa, la quale incontanente scoperchiata offerse agli avidi sguardi il Sacro pegno. Fu quello minutamente osservato dagli astanti avvolto in una stoffa di seta rossa la quale anco copriva il cuore, e la pelle del cranio distintamente locati: mentre queste reliquie, anche prima del nascondimento, erano state separatamente esposte alla pubblica adorazione. Quivi si rinvennero del pari alcuni calendarii, alcuni processi de’ suoi miracoli, sebbene in parte corrosi dal tempo, e la Messa propria di esso Santo.
Nell’istesso tempo il pio Vescovo in unione col Duca, per rendere pubblica la letizia, fece aprire le porte della Chiesa; ne avvertì il Popolo col suono delle Campane; e con tutta quella moltitudine accorsavi fu cantato l’inno del ringraziamento. Le sante reliquie per alcuni giorni furono lasciate alla pubblica venerazione nella Cappella del sullodato Protettore; ed indi situate nel pristino luogo: ad eccezione del Capo che venne rinchiuso in una testa di argento col semibusto, e la pelle del cranio collocata in un urna di cristallo. L'istesso Duca non volendo in prosieguo defraudare i posteri del vantaggio di queste notizie, compilò la storia di tale invenzione; esponendo i fatti come da lui ocularmente erano stati conosciuti: tanto più che in pari tempo ne aveva scritto l’anonimo, che cita l’Ughelli. Tutto ciò ebbe luogo sotto il Pontificato di Eugenio IV. al quale Francesco inviò alcuni calendarii, e memorie de’ miracoli [3].
Dopo questa invenzione si compiacque Iddio onorare di bel nuovo il suo Santo col dono de’ miracoli, e si contarono molti storpii raddrizzati, molti infermi ristabiliti, e molti dal regno della morte richiamati in vita. Fu cura del Duca far scolpire in lapide un numero di questi miracoli autenticati, che furono collocate nei due intercolunnii, che guardano i lati dell’Altare nella sua Cappella.
In oltre Francesco a vie maggiormente contrassegnare questo giorno nei fasti della Città, stabili una Fiera annuale per lo spazio di otto giorni: incominciando dal dì 23. Aprile, e terminando ai 30. del detto mese. Investì il Reverendissimo Capitolo Cattedrale del Privilegio della Bandiera, o sia accordò ad esso Capitolo il pieno dominio sopra tutto il Popolo in quella maniera, e forma, ch’egli l’esercitava; rimanendo egli per quel frattempo da privato. Il Reverendissimo Capitolo n’entrò nel possesso, di cui ha goduto sino ai nostri ultimi tempi, eleggendo dal suo grembo con votazione segreta cinque Canonici, compresavi una Dignità, che prendevano il nome di Giudici, e maestri della Fiera. I nomi di costoro venivano segnati a steso su tante bandiere, quant’erano le piazze, dove si lasciavano sventolare. Nel largo della Corte si ergeva una Baracca, detta il Tribunale, dove sedevano i mentovati Canonici per tutto il tempo dell’esercizio della loro giurisdizione. Questi formavano gli atti, i processi in tutte quelle cause, che per allora succedevano e Civili e Criminali; riscuotendo a favore del Capitolo tutt’i dritti, come del pari tutte le derrate, dazii, e gabelle. Nel sentenziare, tanto in materia Civile che Criminale, si servivano di un Dottore Laico chiamato Assessore. E così per questi otto giorni di ogni anno il governo della Città era nelle mani della Cattedrale.
Affinché questo privilegio concesso al Capitolo, col passar del tempo non si perdesse, e non si soffrisse alcuna molestia; il pio, e generoso Duca ottenne dal Re Alfonso di Aragona una conferma, Mundo duraturo, datata nel dì 6. Maggio del 1438. da Capua, ed è questo il Sovrano Decreto:
« Alfonsus Dei Gratia Rex Aragonum, Siciliae citra, et ultra Farum etc. etc. Universis, et singulis praesens privilegium inspecturis etc. Pro parte magnifici, et Spectabilis Viri Francisci de Baucio, Ducis Andriae, et Montis Caveosi Comitis, Consiliarii, et Fidelis nostri plurimum sincere diletti, porrecta culmini nostro petitio, quae continebat, quod propter reverentiam Beati Richardi, cujus corpus in majori Ecclesia Civirtatis suae Andriae extitit adinventurn etc. cuperent nundinas octo tantum diebus in anno in perpetuum etc. consideratíone reducentes Fidei inconcussae constantiam, et sincere Fidelitalis fervorem quibus ipse magnificus Dux, et Universitas, et homines sopradicti erga nostram Majestatem in praedictis fluctuosis temporibus etc. Gratiose concedimus, quod in ipsa Civitale Andriae octo diebus anni cujuslibet possint et libere valeant habere Nundinas, et mercatum francum etc. Datum Capuae die sexta mensis Maji primae Indictionis, sub Anno Domini Millesimo quadringentesimo trigesimo octavo. »
L’istesso Reverendissimo Capitolo avendo dopo pregato il Duca, che gli avesse lasciato un pubblico Documento di questa sua concessione, egli prontamente ce lo accordò, ed incomincia:
« Franciscus de Baucio Dux Andriae, Comesque Vigiliarum, ac Dominus Bantii etc. etc.
Recolimus temporibus praeteritis concessisse Capitulo, et Clericis Majoris Ecclesiae Civitatis nostrae Andriae Forum, seu Nundinas octo dierum, in Festo Inventionis Beatissimi corporis S. Richardi, de mense Aprilis, duraturas in ipsa Civitate per octo dies, et quoniam nullam habebant scripturam, nobis supplicaverunt, ut ad futuram memoriam aliquam concessionem interponeremus. Nos etc. etc.
Datum in Civitate nostra Andriae vigesimo septimo mensis Martii tertiae indictionis, Millesimo quadringentesimo quadragesimo.
Franciscus de Baucio Dux Andriae manu propria
».
Or da quest’epoca (volendo terminare l’articolo) la nostra Cattedrale Chiesa ne ritenne il pacifico possesso, sino al 1779. Quando la Università, per alcune insorte discordie col Capitolo, incominciò ad affacciar pretensioni. Il Capitolo, benché sfinito di forze pel lungo dispendio in difesa de’ suoi dritti di primazia a fronte delle altre due Chiese Collegiali; e per una vessazione sofferta dai Confratelli della Vergine degli Agonizzanti; pure a far valere le sue ragioni intorno a questo privilegio, spese nello spazio di cinque anni di contrasto cinque in sei mila ducati. Ma alla fin fine nel 1784. ne rimase perditore, e passò il menzionato Privilegio al Duca di Andria Carafa.
Eran Vescovi allora Francesco de Nigris dell’Ordine de’ Minori Osservanti, creato prima Vescovo di Salpi, e trasferito a questa sede da Martino V. nel 1418. A lui successe nel 1433. Giovanni Dondei Monaco Celestino, creato da Eugenio IV.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Archivio Ducale.
[2] Colui, che tanto beneficò la Chiesa di S. Maria Vetere.
[3] Il Padre Giampaolo Grimaldi Napolitano della Compagnia di Gesù nella opera sua stampata in Nap. nel 1607. intitolata: Vita di S. Rug. Vescovo e Pat. di Barletta, parlando di questa invenzione , usa questo parole:
« Che nel tempo di Francesco II. del Balzo Duca d’Andria , ritrovandosi nel 1438. nella Cattedrale Chiesa d’Andria il corpo di S. Riccardo di lei primo Vescovo, egli stesso il Duca Francesco ne scrisse di propria mano l’istoria ne gli anni del Signore 1451. dove narrò di avere anni addietro mandato persona al Pontefice Eugenio IV. con un Calendario antico ritrovato dentro la Cassa, nel quale si faceva menzione di S. Riccardo, ed un foglio di un Messale antico, dov’era l’orazione propria, la segreta, e post comunione di S. Riccardo; il resto della carta era guasto per l’antichità; parte anco de’ miracoli, e testimonii autenticati in istrumento, e per fama pubblica. E al Pontefice non parve altro far si dovesse, se non per accrescere la devozione de’ fedeli concedere alcune indulgenze alla festività del ritrovato Protettor di Andria, e che avendo mandato la seconda volta il buon Duca un altro con alcuni antichi Breviarii ritrovati nelle convicine Città, ne’ quali erano designati i giorni festivi a S. Riccardo, ed anco il testimonio dei Preti, i quali affermavano aver letto la sua vita: allora il Papa die’ commissione al Cardinale Prenestino Arciv. di Taranto chiamato Giovanni de’ Conti Tagliacozzo. E costui scrisse al Duca che a lui pareva non dovesse cercarsi canonizzazione del Santo, dir volendo, che non perciò si ha da lasciare di onorarlo, come Santo qual era; e tanto più trattandosi de’ Santi antichi, prima che dalla Chiesa si usassero le Solennità delle Canonizzazioni presenti etc. etc. »