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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 106-108
Libro Sesto
Capitolo Primo.
Regno di Napoli preteso dal Re Alfonso d’Aragona, e da Renato d’Angiò.
Sollevamento degli Andriesi contro le Truppe del Patriarca Alessandrino, e strage vicendevole.
Morte del Re Alfonso, e successione di Ferdinando suo figlio nel Regno. Sua venuta in Andria.
Nostro Duca Francesco II. Matrimonio di Pirro suo Primogenito.
Vescovi Giovanni Dondei, e Fra Antonello.
Anni 1437.
La morte della Regina Giovanna II. avvenuta nel Febbraio del 1435. suscitava al Regno di Napoli
due implacabili pretensori; cioè Alfonso di Aragona, e Renato d’Angiò.
A questi si aggiunse il terzo, e fu Papa Eugenio IV.
[1],
il quale lo dichiarò appartenente alla S. Sede, e vi spedì al suo acquisto Giovanni Vitellesco
Patriarca Alessandrino. Costui dopo aver riportato alcune vittorie nel Regno,
seguendo il partito Angioino; finalmente giunto in Puglia, elesse per luogo di sua dimora
la Città di Andria; dove acquartierò la Soldatesca. In questi giorni capitò anche in Andria
il Principe di Taranto Orsino Balzo, il quale tenera segreta corrispondenza col Re Alfonso,
e cercava disturbare tutte le imprese del Patriarca. Ma non potè allora guadagnarlo;
perchè attendeva il rimanente delle sue truppe per terra, e per mare. Intanto insinuò
agli Andriesi di far sentire al Patriarca, che fosse passato altrove colle sue truppe;
giacchè la Città era stanca ormai di più soffrire le loro insolenze. Ma i Soldati adducendo
per iscusa, loro giovare quest’aria: nascondendo il vero motivo, ed era quello di essersi
molto invaghiti delle bellezze Andriesi; differivano sempre più la loro partenza.
Allora gli Andriesi, intolleranti di ulteriore indugio, oltremodo stizziti corsero
alle armi; e si replicò qui in certo modo il Vespero Siciliano
[2].
Durò la zuffa per lo spazio di un giorno, e di una notte di Està favorita dalla luna.
Forse la Città sarebbe rimasta distrutta dal ferro e dalle fiamme; se il nostro
Duca Francesco insieme col Principe di Taranto suo parente non avesse impedito il tumulto,
e la strage. Si contarono trecento e più Andriesi estinti: e dalla parte
de’ Papalini settecento: formando questi il numero di undici mila combattenti
[3].
Ma il Re Alfonso avendo col valore delle sue armi conquistato interamente questo Regno;
ne visse in possesso fino al 1458. tempo in cui cessò di vivere, e gli successe il figlio Ferdinando.
Questo Principe incontrò l’avventura di vedere per allora elevato al Soglio Pontificio
l’amico Enea Silvio Piccolomini, che fu Pio II. il quale non dimenticò l’antica benevolenza.
Quindi quella investitura, che fu sempre negata ad Alfonso suo padre e da Eugenio IV.
e da Niccolò V. e da Callisto III. a lui fu subito da questo Papa conferita.
Non mancò per altro il Re Ferdinando, appena intesa la sua creazione mandare persona
a congratularsi con lui, e gl’inviò il Cognato Francesco II. del Balzo nostro Duca
[4],
il quale fu con molta onorificenza ricevuto. Egli si trattenne in Roma; finché il Pontefice
ne spedì la Bolla dell’investitura del Regno per mezzo del Cardinale Latino Orsino suo legato Pontificio,
comune parente del Re, e del nostro Duca Francesco. Venne eseguita la celebrità dell’atto in Barletta,
dove Ferdinando voll’essere coronato, correndo l’anno 1459. Indi tutta la Regia Corte,
poiché intervennero molti Baroni, si portò in Andria; perché la Regina Isabella volle visitare
Sancia sua Sorella; o sia la moglie del nostro Duca Francesco, la quale in quei giorni trovossi inferma.
Il Re anche per compiacere il Cognato, il quale era Gran Contestabile del Regno,
qui si trattenne per due giorni
[5].
Troviamo in questo frattempo, che i nostri Padri Domenicani, volendo dilatare il loro Convento,
si siano portati nel Palazzo Ducale a supplicare il Re, onde si fosse degnato accordare loro
la Chiesa di S. Colomba di pertinenza del Regio Fisco, attaccata alle loro mura.
Il Re, anche ad insinuazione del nostro Duca, commise la supplica al Cardinale Orsino Commissario
Generale del Papa, che concesse loro la grazia. Così quella fu subito incorporata coll’altro fabbricato
[6].
Grande poi fu la sorpresa del Re, e di tutto il suo seguito nel vedere il Castello del Monte,
dove dimorò per non pochi giorni. Qui egli confermò una concessione di due Territorii
a favore della Chiesa Canosina, ottenuti un tempo da Roberto Guiscardo
[7]:
ed anco qui fu combinato il matrimonio di Pirro, figlio primogenito del nostro Duca Francesco.
La Regina con comune consenso gli destinò per sposa sua cugina Maria Donata Orsino figlia di Gabriello,
Duca di Venosa. E correndo ancora l’istesso anno 1459. le nozze vennero celebrate; e Pirro riportò
dal padre per semplice assegnamento la Contea di Montescaglioso, e Copertino.
Ma poco dopo essendo morto il Duca Gabriello suo suocero, egli successe al Ducato di Venosa,
ed alla Contea della Cerra. Ecco perché in Venosa si sono trovate molte memorie
del Duca Pirro del Balzo, le quali anche oggidì appaiono.
Alla morte del Vescovo Giovanni Dondei, IV. di questo nome, successe nel 1452.
in questa Sede Fra Antonello, dell’Ordine de’ Minori Conventuali; prima Vescovo di Gallipoli,
e poi trasferito alla Cattedra di Andria, e Montepeloso.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1]
Muratori,
Annali d’Italia, ann. 1435.
[2]
Costanzo, Lib. 7. pag. 403.
[4]
Giann. lib. XXVII. pag. 411.
[6]
Si è questo rilevato da una pergamena conservata da questi Domenicani, la quale terminava:
Datum Andriae ex Domibus Ducalis habitationis nostrae die VI. Januarii millesimo quadringentesimo quinquagesimo nono.
[7]
Venne così sottoscritto il Decreto:
Datum ex felicibus Castris Montis prope Andrien, die XI. Januarii sesta Indictionis an. 1459.