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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 111-114
Libro Sesto
Capitolo III.
Ultimi anni del Duca Francesco II. del Balzo.
Vescovi di Andria Ruggiero d’Atella, Martino de Soto Major Spagnuolo,
ed Angelo Floro IV. Vescovo nostro Concittadino.
Anni 1463.
Essendo stata tutta la vita del Duca Francesco il vero modello della Cristiana virtù;
questa poi, come face vicina ad estinguersi maggiormente rifulse negli ultimi anni.
Volendo vivere più applicato ai suoi spirituali esercizii, si allontanò da tutte
le mondane occupazioni, ed intraprese la norma di un Monastico Istituto.
Fu costretto il Re Ferdinando ad accettare la rinunzia della sua carica di Gran Contestabile del Regno,
la quale nell’istesso anno 1472. fu conferita al Duca Pirro suo primogenito.
L’Istituto che prese ad imitare, fu quello dei Padri Domenicani, ai quali,
volendo nel 1474. esternare semprepiù la sua benevolenza, concesse un suo privilegio
nelle mani del Priore Fra Onofrio di Taranto. Questo consisteva nel possesso
di quattro miglia di mare, a lui pervenuti come beni burgensatici nella marina
dell’Adriatico, vicino ai Mari del Signor Barnaba la Marra di Barletta;
e quelli della Martella, chiamati Mari della Torre di Pietra.
Affinché niuno della sua famiglia avesse potuto per l’avvenire disturbare
questi Padri da sì ricco provento; venne strumentato l’atto, datato 31. Gennaro 1474.
da Nicola de Angotta Giudice Regio a contratti, e dal Notajo Ottaviano
dei Natali con questa sottoscrizione:
«
Baptista de Albento Miles Ducalis, capitaneus Andriae. Dominus Nicolaus Peregrinus
U. J. D. Michael de Mele. Richardus de Angelis Miles. Joseph de Thessurgo,
U. J. Doctor Bertoldus de Bianco, et Notarius Antonius Macabeus de Andria. »
[1]
Si appassionò in modo Francesco per questa Religione, che qui tenne l’ultima sua conversazione:
indossando ne’ giorni solenni in Chiesa l’abito di Terziario. In ultimo consunto dagli anni,
e dall’esercizio delle sue eroiche virtù, si divise da’ viventi nel 1482. con fama di santità.
Il suo corpo ebbe gli onori del Sepolcro nella Chiesa di S. Domenico, la quale come aveva raccolte
le beneficenze sue, e de’ suoi; così depositò gelosamente la sua mortale spoglia.
Essa esiste tuttavia visibile, e palpabile in una Cassa di legno con chiave in quella Sagrestia.
Non mancano fino ai giorni nostri de’ Forestieri che vengono ad osservarla.
Avvi al disopra di questa nicchia un’altra anco protratta nell’istessa parete, dove poggia
il suo mezzo busto di Marmo, colle divise di Terziario con questa sottoscrizione.
Inscriptio in lapide Marmoreo
Francisco. Ex. Avito. Ac. Praeclaro. Majorum. Suorum. Genere. De Baucio. In. Insignis. Gentilitii. Sidere. Indicato.
Magno. Regni. Neapolitani. Equitum. Comiti. Ac. Andriensium. Duci. Amantissimo. Almo. Guilielmi. De. Baucio.
Et. Antoniae. Brunfortae. Vigiliarum. Comitis. Filio. Francisci. Vero. Avi. Sui. Ejusque. Conjugis. Svevae. Ursinae.
Nepoti. Dignissimo. Pyrrhi. Autem. Altamurensium. Principis. Ac. Venusinorum. Ducis. Engelberti. Etiam. Nojae.
Et. Antoniae. S. Severinae. Comitum. Parenti. Optimo.
Quod. Exuviarum. Suarum. sceletum.
[*]
In. subjecta. Heic. Arca. Reconditum. Ex. Benevolentia. Sua.
Huic. Ordinis. F. F. Praedicatorum, Familiae, Testamento. Reliquerit. Aliaque. Beneficia. Contulerit.
Quum. Diem. Extremum. Obiit. Anno. Reparatae. Salutis. MCCCCLXXXII. Ætatis. Vero. Suae. LXXII.
Beneficentissimo. Justo. Ac. Pio. Principi.
Ejusdem. Coenobj. Grata. Familia, Una. Cum. Simulacro. Supraposito. In. Perennue. Monumentum.
Justa. Persolvens. Hoc. Epitaphium. Apponi. Curavit.
Questo busto ebbe luogo sulle prime nel mezzo del Coro; ma essendo qui passato l’organo, che prima
era sull’alto della porta maggiore; cosi esso venne situato nella Sagrestia.
[l'arcosolio di Francesco II del Balzo, fotografato da "Ist. Arti Grafiche - Bergamo", inizio Novecento]
Dei cennati Vescovi abbiamo poche memorie ricavate dai loro tumuli. La lapida sepolcrale
di Monsignor Vescovo Ruggiero de Atella era sul presbiterio dal lato dell’Evangelo.
Su di essa leggevasi questa iscrizione:
Hoc sua sub tumulo defuncta Rogerius ossa
Duxit, Atellana qui genus urbe trahit.
Pontificia titulum cui Graeca salubria quondam
Tradidit, et tanto dignus honore fuit.
La lapida poi del Vescovo Martino de Soto Major spagnuolo era sita dalla parte dell’Epistola.
Il suo epitafio era poco leggibile, che incominciava:
Martinus tumulo quem reddunt stemmata
Sibillae genitus contigit Auxoniae
Parthenope rati Tran... Sydera notum
Concilia Baucium Andria Magna Duce.
Andriae et effectus Praesul, Montisque Pelusii
Condidit in tempio plura Sacella, latus
ec. ec.
Nella parete del sacrario si leggono anco su di lui questi due versi:
Martinus de Soto Major Episcopus Olim
Plurima in hoc Templum Sanctorum transtulit ossa
MCCCCLXXVII.
A lui successe nell’istesso anno in questo Vescovado D. Angelo Floro nostro Concittadino,
e Prete di questa Cattedrale, detto Monsignor Vaccarella. Prese questo agnome da una Vaccarella,
che fu causa del suo esaltamento. Egli un giorno trovandosi a caso in un suo podere limitrofo
alla via appia, ne’ tenimenti della Tavernola; di là passò un Cardinale,
che ritornava da Taranto. Il nostro Floro alla vista di un Porporato gli si offerse incontro,
e dopo gli atti di rispetto lo pregò, se volesse compiacersi di prendere un ristoro
nella sua rurale Capanna. Quel Cardinale, perché ne sentiva un forte bisogno,
vi acconsentì volentieri. Lì altro non eravi che una piccola Vacca.
Questa venne all’istante apparecchiata, e quel Sacro Personaggio,
nonché il suo Comitato, rimasero appieno soddisfatti di quel pasto.
Dai discorsi poi tenuti dal nostro Floro in quella occasione avvertì il Cardinale
essere quel nostro Prete uomo di vaste cognizioni; quindi volendo essergli grato
per quel grazioso complimento, se ne segnò il nome, e partì. Non giunse in Roma
che successe la morte del Vescovo di Andria Martino di Soto Major.
Creduta questa dal Cardinale la occasione opportuna per dimostrarne la sua riconoscenza;
gli ottenne da Papa Sisto IV. la investitura di questo Vescovado.
Or ecco il perché questo nostro Vescovo presenta nel suo Stemma, oltre un fiore,
impresa della famiglia, una Vaccarella, la quale fu occasione di tale esaltamento pel suo Padrone.
Non è da negarsi però che, la Divina Provvidenza lo avesse destinato a questo Vescovado
pei vantaggi spirituali, e temporali degli Andriesi. Finché visse, formarono le sue rendite
l’appoggio del misero, e dell’afflitto. In questo Duomo, oltre l’aver richiamata
ad un lustro maggiore la Cappella del nostro Protettore S. Riccardo; trasferì l’Altare
della SS. Nascita del nostro Redentore da quel luogo sopra il presbiterio, dove avvi
la credenza di Marmo, nella Cappella di S. Maria del Capitolo
[2].
Dopo esser egli vissuto lungamente al bene di questa Chiesa, chiuse gli occhi al sonno
dei giusti nel 1495. e furono epilogate sulla sua lapida le sue cure Pastorali con questi versi:
Andrius Antistes hanc Florius Angclus aedem
Ornavit donis, muneribusque suis.
Optima Praesulibus tradens exempla futuris
Divino cultu quos decet usque frui.
Hic Christum in medii suspendit culmine templi,
Sanguine qui lavit crimina nostra suo.
Ipse etiam multa praesepia finxit in auro,
Nata Redemptoris, quae pia membra fovent,
Condidit, atque Chori numerosa Sedilia; nec non
Struxit Episcopii diruta tecta sui.
Isque libros plures sericoque auro quoque tecta
Qualia Sacra decet pallia multa dedit.
Edidit is Divi Richardi in honore Sacellum
Corpus ubi, atque ossa condita Sancta jacent.
Hoc quoque de niveo monumentum marmore factum
Erexit, sub quo conditus ipse jacet.
Est tamen in Patrio Pastor bonus, actus Ovili,
Cuique datum est merito Pontificale decus.
Sentiat ergo Deum Sibi faustum, propitiumque,
Tot bona qui Templo donat habere Dei.
MCCCCLXXXXV.
Nella parete poi vicino al Sacrario, si leggono su di lui questi altri due versi:
Florius unde suum duxit genus, Angelus urbi,
Praefuit Antistes Templi, patriaeque levamen.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1]
Tuttociò rilevasi da una pergamena conservata da detti, Padri, ed essi ne sono stati in possesso
sino a questi ultimi tempi, volgarmente chiamandosi questo =
Mare di Andria in Puglia.
[*]
Sceletum: voce barbara – scheletro.
[2]
Questa Cappella venne nel 1765. tutta rifatta di marmo per l’adempimento di un voto
dal Signor Arciprete D. Carlantonio Scesa Dottore in ambe le Leggi.