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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 121-123
Libro Sesto
Capitolo VII.
Il Re di Spagna Ferdinando il Cattolico Re di Napoli.
Il Gran Capitano Consalvo Duca di Andria.
Vescovo di detta Città Fra Antonio de Roccamoro dei Minori Osservanti Spagnoolo.
Flagello dalla Peste.
Anni 1503.
Ma se le truppe Francesi per questo esperimento di fatto rimasero dispiaciute,
ed impararono a rispettare gl’Italiani; non cessarono però di molestare le armi Spagnuole.
Il Gran Capitano, dopo averli per poco tollerati, quando si vide alquanto forte
pel nuovo rinforzo ricevuto, gli attacca in tutt’ i punti, dichiara loro aperta guerra,
ed in Cirignola soprattutto, dov’era il nerbo dei Francesi, ne fa un macello;
e così seguito dalle vittorie guadagnò tutto il Regno al suo Re Ferdinando.
Fece la sua pubblica entrata in Napoli nel di 14. Maggio dei 1503. accolto con Regia pompa,
dove assunse il titolo di Viceré, e riscosse da tutt’i Baroni il giuramento
di fedeltà pel suo Re. Indi di tutti questi felici avvenimenti spedisce minuto dettaglio
al suo Sovrano nella Spagna, il quale ne rimase talmente compiaciuto,
che di riscontro gli confermò il titolo di Viceré: e per dare un premio ai grandi
suoi meriti, tra gli altri stati gli concesse la Duchea di Andria.
Ed ecco un nuovo passaggio di questa Città sotto il Duca Consalvo Ernandez de Cordova.
A questa notizia gli Andriesi non furono lenti a spedire una Deputazione
nella Capitale, per congratularsi col loro nuovo Duca, ed a pregarlo,
che fosse venuto personalmente a prenderne il possesso. Egli si mostrò assai grato
a queste dimostranze; ma non potè appagarne i voti per allora, perché impedito.
Lo eseguì nel Settembre dell’istesso anno venendo in Andria, e trattenendosi
per qualche giorno. Allora era morto il nostro Vescovo de Porcariis, Consalvo,
per tenere in questa sede un Pastore di sua devozione, raccomandò al sommo Pontefice
Giulio II. un nazionale, suo benemerito amico, chiamato fra Antonio de Raccamore
de’ Minori Osservanti. Questi difatto venne consagrato Vescovo di Andria,
e ne prese il possesso ai 22. Dicembre del 1504. e durò il suo governo per anni dodici.
Ma le consolazioni provate dagli Andriesi pel loro passaggio sotto questo novello Duca,
il quale per altro se non era di Sangue Regio era però il più Prode de’ suoi tempi,
era l’anima d’Italia, ed il terrore delle altre nazioni; queste consolazioni, dico,
furono convertite in lutto. Dopo una generale carestia nel Regno, si esperimentò poi
il Cielo d’Italia pregno di maligni, e velenosi influssi. La peste, flagello proclamato
da Dio nella sua collera, attaccò queste amene regioni. La nostra Città che contava
al di là di ventiquattro mila abitanti
[1],
si ridusse a metà. Si distinse allora la pietà
del nostro Duca Consalvo, come rilevasi da Registri, il quale da Napoli impose al suo Erario
di qui, fornire tutti gli Ospedali dell’occorrevole, giorno per giorno, a sollievo
de’ miseri Andriesi. In questo stato così calamitoso ricorse questa Università alla mediazione
del nostro inclito Protettore S. Riccardo, il quale nel giorno della sua Festività ai 9. Giugno
si copiacque ottenerci da Dio la grazia; non essendo d’allora più succeduto altro caso
di morte contagiosa. Questo miracolo fu autenticato da un processo, che si conservò
nell’Archivio della Cattedrale, ed una copia in quello dell’Università.
L’istrumento fu stipulato da Notar Antonello Picentino colla data dell’anno 1505.
e riassunto poi dal Notar Giacomo d’Elia ai 19. Novembre del 1508. dove contenevasi
il voto fatto dalla Università al nostro Protettore per la comune liberazione dalla peste.
Questo consistette nella cessione a favore del Reverendissimo Capitolo Cattedrale
del dazio del Pesce,
mundo duraturo; come ancora nella offerta, nel giorno
della festività del Santo 9. Giugno, di una torcia di venti libbre di cera: dovendosi
in pari tempo a lui pagare annualmente ducati sei dalla gabella del vino mosto
[2].
S’impose però al testé cennato Capitolo l’obbligo di mantenere a proprie spese nella Cappella
del detto Protettore quattro Lampade accese di notte, e di giorno; di celebrare in ogni
dì una Messa letta: ed una Cantata in settimana in ringraziamento al Santo per la grazia ottenuta,
e pel preservamento ne’ tempi posteriori da simili disastri.
Del Gran Capitano solo serbiamo una memoria ed è un privilegio da lui concesso, colla conferma
del Re Cattolico, agli Andriesi, ed a tutti coloro dimoranti qui, cioè di non andar soggetti
a qualsisia Tribunale sì nelle cause civili, che criminali: ma alla sola Corte di Andria
[3].
Ma la sua durata fu breve; poichè nel 1507. il Re Spagnuolo essendo venuto in questo Regno,
conobbe ocularmente l’alta venerazione, in cui era tenuto il Gran Capitano; e si confermò
nel timore, che questi un giorno, o l’altro sarebbe stato proclamato Re di Napoli.
Per liberarsi da questo ben fondato sospetto, sotto finti ripieghi lo ricondusse seco
nella Spagna, lasciando per Viceré di Napoli D. Giovanni d’Aragona. Il nostro Duca Consalvo
costretto a seguire il suo Monarca, raccomandò gli stati che teneva in questo Regno
ai suoi Governatori; ed impose loro rappresentarlo sino a nuova sua disposizione.
Ma giunto nella Spagna non gli fu più lecito uscire da quei confini, avendoglielo
Ferdinando espressamente vietato. Correndo l’anno 1515. Consalvo maritò una sua figlia
ad Aloisio Guevara de Cordova suo parente; ed a Lei assegnò per dote la Duchea di Andria
nel Regno di Napoli cogli altri stati di sua pertinenza. Ed ecco Andria
in quest’anno sotto un’altro Duca, sebbene dell’istessa linea.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1]
Difatto il Cardinale de Luca in
controversiis Andriensis Ecclesiae, dice che la Città di Andria nel 1447. contava ventiquattro mila anime.
[2]
Questi emolumenti posteriormente mancarono alla Cattedrale, ma regge tuttavia l’osservanza dei pesi.
[3]
Alla Città di Andria fu spedito questo privilegio nell’anno 1507. dal Castello nuovo di Napoli.
Fu poi riassunto per Notar Cesare de Morsellis di Andria dall’originale esibito dal Notar Nicolangelo
Facinio Sindaco della stessa Città, ad istanza di Ciriaco Cristiani, e Sabino dell’Olio ai 23. Ottobre del 1561.