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Storia della Città di Andria ...
di Riccardo D'Urso (1800 - 1845),
Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 163-165
Libro SETTIMO
Capitolo XIV.
Napoli sotto il governo di Carlo Infante di Spagna. Ettore Duca di Andria.
Suo Vescovo Domenico de Anellis Patrizio e Cittadino Andriese.
Istituzione della Canonia. Origine del Monte del cumulo di S. Riccardo.
Anno 1743.
Essendo stata circa un decennio questa sede Vescovile tormentata, a motivo de’ disturbi testò cennati;
alla fine venne ad occuparla un nostro Concittadino, che fu il settimo, D. Domenico de Anellis,
Priore in questo Duomo della venerabile Cappella di S. Riccardo. Era egli figlio
del Patrizio e Dottore in Legge D. Riccardo
[1].
Anni prima era stato creato Vescovo della città di Acerno in Principato Citra;
ma come quell’aria non tanto gli conferiva; così ne ottenne dal Pontefice non mai lodato
abbastanza Benedetto XIV. il trasferimento; e ne prese possesso nel Luglio del 1743.
Il primo suo pensiero fu il lustro, e decoro del suo Capitolo. I componenti di esso fin’allora
sprovvisti de’ finimenti canonicali, vestivano da semplici partecipanti usando tutti la Cotta,
a riserbo delle cinque dignità, che si distinguevano dall’Almuzia. Monsignore volle istituirvi
la Canonia, e la Bolla di erezione venne spedita da Roma dall’istesso Pontefice Benedetto XIV.
dove oltre alla menzione degli articoli generali della disciplina della Chiesa, sono sanzionati
alcuni particolari statuti per questa Cattedrale. Siccome sessanta erano allora col Vescovo
i sacerdoti partecipanti; così Monsignore, perché cittadino, a contentar tutti presentò
in Roma la domanda per sessanta Canonicati, incluso quello del Vescovo; e ne venne nella Bolla,
che tuttora conserviamo, prefisso questo numero.
Grandi furono le profusioni del sullodato Monsignore a pro della Chiesa e de’ poveri.
Egli oltre all’esser ricco di casa, non aveva eredi. Il Fratello nel fiore de’ suoi giorni,
prima di passare alle nozze, era stato dalla morte rapito. Tutte le rendite perciò di famiglia,
e del Vescovado cedevano a favore degli Andriesi. Arricchì questo Duomo di tanti sacri arredi.
Fece costruire sul Presbiterio quel nobile trono Episcopale ad oro di zecchini, di manifattura Andriese.
Tutto quell’edificio specioso col parco che vedesi nel vasto tenimento della Mensa, detto Tavernola,
surse dal suo particolare peculio. Ma nel Maggio del 1756. stando quivi a villeggiare,
sorpreso da un panico timore per la fuga di un cavallo, ad onta del suo valido complesso,
dopo quaranta giorni si perdè.
Lasciò a sè superstiti un zio Canonico di questa Cattedrale, il quale da molto tempo si, era ritirato in Roma,
ed una sorella Monaca in questa Clausura di S. Benedetto. Dispose coll’ultimo testamento del dominio diretto
de’ suoi beni a pro del zio Canonico; del dominio utile a pro della sorella. Costei dalle annue derrate
rifece la Chiesa di questo Monistero delle Monache Benedettine, ornandola di marmi e stucco;
riuscendo oltremodo pregevole l’altare maggiore. Erano degne di tutta la considerazione due Urne
di vasta mole di puro argento, screziate di oro, rappresentanti la nascita e la morte
del nostro Redentore coi rispettivi personaggi
[2].
Monte del Cumulo.
È anche da rimarcarsi su quest’ultimo nostro Concittadino, che sin dal primo ingresso da Vescovo
in questa sua Patria fu accolto con molta devozione dal Duca Ettore, che viveva in grande letizia,
per avere riportati per allora successivamente dalla Duchessa Guevara sua moglie due figli maschi,
in virtù di due voti fatti; l’uno al nostro Protettore S. Riccardo, e l’altro a S. Vincenzo Ferreri.
Ed ecco l’origine del Monte del cumulo di S. Riccardo. Vivendo sommamente doluto questo Duca,
da che per sei volte erasi sgravata sua consorte, e sempre aveva data alla luce prole femminile;
alla fine si rivolse al nostro Protettore S. Riccardo, acciocché gli avesse ottenuta da Dio
la grazia di un pegno maschile, che l’avrebbe chiamato col suo nome, e ne sarebbe stato grato
alla sua Cappella. Il suo desiderio fu coronato nel 1739. ed egli impose al figlio il nome di Riccardo;
come del pari praticò col secondo chiamandolo Vincenzo. Ora per adempimento della promessa
a favore della Cappella prese dalla industria di casa sessanta vacche e ce le donò, colle seguenti disposizioni.
Nominò quattro Amministratori, e tra questi il Canonico Priore temporaneo della Cappella
[3],
i quali si fossero interessati pel mantenimento di esse: e ne avessero ogni anno occupato
il fruttato in utili acquisti; finchè questi fossero giunti in cumulo a dare la rendita annua
di seicento ducati. Quando questa col tempo si sarebbe assodata, chiamò gl’istessi Amministratori
ad invertirla in ogni anno ad usi pii: come a maritaggi e tutt’altro. Una si pia disposizione
è stata sempre nel suo vigore, e soprattutto sotto la presente amministrazione.
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1]
Il Palazzo paterno esiste tuttavia dirimpetto a quello dei Signori Marziani nella discesa di Fravina.
Si vede altresì l'arma Episcopale sulla ringhiera di ferro.
[2]
Furono queste involate nell’ultima sventura sofferta nel 1799.
[3]
Al presente è il Canonico D. Giuseppe Jannuzzi Seniore.