Contenuto

Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 195-200

Libro Ottavo

Capitolo VI.

Breve cenno di quegli Andriesi
che si sono resi illustri nella Repubblica letteraria
per mezzo di alcune loro pubblicate produzioni.


Riuscendomi molto difficoltoso, ed arduo tessere il catalogo di tutti quei Cittadini, che sin dai rimoti tempi si sono distinti in questo Teatro del Mondo per le loro preeminenze e nello stato Ecclesiastico, e nelle Toghe, e nelle Armi; mi limito a dare solo un cenno di quei Personaggi consagrati alla immortalità dalle opere loro.

1.

Merita considerazione in primo luogo il Vescovo Monsignor [Fra] Pietro Cittadino di Andria (questi si vuole della nobile famiglia de’ Marulli, che ora signoreggia in Napoli), che compose nel 1306. alcuni opuscoli di tanto merito, che si confusero colle opere dell’Angelo delle scuole S. Tommaso. Di fatto nella Cronica de’ Padri Domenicani V. 2. pag. 51. si leggono queste parole:
«Petrus de Andria Italus, Neapolitano in Regno in Apulia natus, Sancti Thomae Aquinatis Auditor, primus Vicarius Provinciae Siciliae, dum a Caelestino V. fuit haec a Romana divulsa; deinde a Clemente V. ad Ecclesiam Vici Æquensis Episcopus evectus etc. Edidit quaedam opuscula, quae olim inter opera Sancti Thomae extabant, et eidem Sancto Doctori adjudicata, praecipue super Evangelium Matthaei: quae etsi ex doctrina Sancti Thomae elaborata, restituenda sunt tamen Petro de Andria. Floruit tamen Petrus 1306.»

2.

Nel 1468. nacque qui anche da illustre Famiglia il celebre Medico Flavio Giugno. Questi profittò tanto nell’arte oscura della Medicina, che giovane ancora fu chiamato, dietro la rinomanza del suo nome, dal Gran Lorenzo de Medici, che reggeva lo stato di Firenze e fu nominato per primo Medico della sua Corte. Ingenti furono le ricchezze, e molti i titoli di onoranza, che ne riportò. Delle sue opere sono a nostra conoscenza solo alcune composizioni latine, intitolate «Centum Veneres, seu Lepores» che sono cento epigrammi di un gusto squisito, stampati in Firenze in un vol. in 4. di poi in Venezia, e quindi in Napoli. Egli nella sua età avanzata cercò in grazia da quella Corte rivedere la sua Patria, e gli fu concesso.
Il suo palazzo è stato qui ora demolito dal signor Porro, rifabbricandosi un altro di nuovo disegno. Sull’antico stemma erano queste parole:
Flavius Junius
Nec sibi nec suis
Sed cui Deus, et dies.
Egli mori nel 1550. ed il suo sarcofago è nel Convento di S. Agostino con questa muta Epigrafe:
Ossa et cineres Flavii Junii 1550

3.

Nell’anno 1551. fiori un’altro nostro Concittadino chiamato Bernardo, della nobile famiglia de’ Tesorieri. Questi va molto lodato da rinomati scrittori per le sue opere istoriche in idioma latino, intitolate: Chronicae rerum Italicarum , 8. vol. in 4. Tra gli altri lo cita spesso Muratori ne’ suoi annali d’Italia. Cessò di vivere verso la fine del decimosesto Secolo.

4.

Circa il 1615. nacque qui Paolo Maria dalla nobile ed antica famiglia Andriese Quarti. Costui, dell’ordine de’ Chierici Regolari, si distinse tanto nelle conoscenze ed erudizioni liturgiche, che il suo Prevosto D. Bonifazio Aliardo l’obbligò nel 1650. a dare in luce alcuni suoi comentarii sopra le Rubriche del Messale Romano, che furono stampati in Roma nel 1655. in un volume in foglio con molta soddisfazione degli eruditi. Nell’anno 1665. fu costretto da D. Angelo Pistacchio anche Prevosto Generale, a pubblicare il secondo volume, che fu stampato in Venezia, intitolato: Biga aetherea, dov’è sparsa molta erudizione intorno ai Riti Ecclesiastici. Questo rinomato Religioso visse in Napoli nella Casa di S. Paolo, dove cessò di vivere nell’anno 1667. con comune opinione di santità.

5.

Nel Monistero de’ nostri Minori Osservanti fiori nel 1673. il Padre Fra Giuseppe Accetto Andriese, Poeta esimio, il quale con carmi eroici scrisse la vita del Patriarca S. Francesco in latino idioma: Pat. Josephus Accetto Andriensis scripsit vitam, et miracula S. P. Francisci: Opus in decem libros distinctum, carmine heroico latino. Flaruit ann. 1673 [1].

6.

Ferdinando Fellechia, Medico di rinomanza, e Poeta, nacque in Andria nel 1653. da famiglia di second’ordine, ossia appartenente alla classe dei Civili. Dopo avere nella Capitale succhiata a larghi sorsi la più limpida letteratura; alla fine si addisse alla Medicina nell’esercizio della quale acquistossi alta celebrità. Essendo stato sorpreso da un morbo letalissimo, com’egli registrò, ne fu immediatamente libero mercè un voto fatto al nostro Protettore S. Riccardo. Volendo esternargli la sua riconoscenza, compose un dotto Poema in suo onore, raggirandosi ne’ limiti della sua vita, e miracoli. Quest’opera fu stampata in Napoli nel 1685. dai tipi di Castaldo. Fin che visse, fu sempre caro ai dotti, ed ai Grandi del Regno.

7.

Nel 1730. occupò con comune applaudimento la Cattedra della Giurisprudenza ne’ Reali Studii di Napoli il celebre Giureconsulto D. Domenico Gentile Andriese. Delle sue dotte composizioni sono pervenute alla posterità alcune opere legali, che raccolte da un suo amico furono rese di pubblica ragione dai Torchi di Napoli; e queste sono tenute in gran conto dai Giureconsulti.

8.

Circa la istessa epoca 1730. fiorì il Padre Maestro Fra Tommaso Musci Andriese de’ Minori Conventuali. Questi dopo aver percorse tutte le Capitali più ragguardevoli, spargendo dai Pulpiti le sue Apostoliche erudizioni; alla fine nello stato Veneto diede alle stampe quell’Opera intitolata: il Cristiano occupato per lo spazio di dieci giorni, divisa in due Volumi; ed altre raccolte predicabili. Terminò i suoi giorni in Melfi nel 1750.

9.

Nel 1751. il Marchese D. Flavio Gurgo si rese l’oggetto delle comuni ammirazioni nella Capitale per le sue dotte decisioni, essendo Reggente della Vicaria. Furono queste pubblicate coi torchi di Napoli, divise in due volumi.

10.

Nel 1754. uscì di vita il Cavaliere D. Domenico Antonio Rossi Consigliere del S. R. C. in Napoli. Troviamo di costui stampati alcuni dotti comentarii sulla legilazione vigente ai suoi tempi.

11.

Nei principii del Secolo passato essendo venuti in Andria a predicare il Quaresimale due Padri Gesuiti; e questi pervenuti a conoscenza, forse a motivo di confessione, dell’Andriese Angelo Massaro, allora ragazzo di pochi anni; si avvisarono essere costui molto talentoso; e che dietro un coltivo nella loro Religione, sarebbe col tempo addivenuto l’uomo de’ prodigii, come lo dimostrò il fatto. Presentarono domanda alla famiglia, la quale onorata sì, ma di condizione ordinaria, non trovò difficoltà a consegnarglielo. Così questi, mediante l’opera de’ Gesuiti, fu mandato in Parigi a principiare il corso de’ suoi studii. Arrricchito a ribocco di tutte le scienze, si rese l’ammirazione di quella Capitale. Il suo genio era segnatamente portato alle matematiche. Ivi con gloria ne occupò la pubblica Cattedra per molti anni; e dopo ne pubblicò colle stampe l’intero corso Matematico; come altresì diede alla luce alcuni Volumi sulla Numismatica, e su materie Filosofiche. Parigi grata ai suoi talenti, si fece il dovere, dopo la sua morte, di annoverarlo tra gli uomini illustri; situando il suo ritratto nel salone de’ personaggi della classica erudizione, accanto all’altro Andriese Attumonelli.

12.

Il Cavaliere D. Michele Attumonelli dopo aver menato i primi suoi anni nel seminario Andriese, guidato dall’astro del suo futuro ingrandimento, si conferì in Napoli; ed ivi apprese nella loro parità le scienze più eminenti. Ma la Medicina fu quella, a cui applicò maggiormente i suoi talenti. Addivenuto l’Uomo dei portenti, non volle defraudare l’Europa delle sue pellegrine conoscenze. Nel 1788. diede alle stampe quell’opera insigne, intitolata: Elementi di Fisiologia Medica, o Fisica del corpo umano. Chiamato dappoi a reggere la pubblica Cattedra di Medicina nella Capitale della Francia ivi colla divisa di primo medico di Corte compose molti altri eruditissimi Opuscoli e sulle Acque Minerali, e sulla Botanica, e su tant’altro. Decorato finalmente da quel Governo di molti titoli onorifici, lì compianto da’ Parigini cessò di vivere in età avanzata ai 16. Luglio 1826. e fu sepolto nel cimitero del P. La Chaise in un monumento di marmo. Era egli ascritto alle Accademie di Londra, di Montpellier, e di altre.
Benché lontano, non mica dimenticò la Patria, ed i suoi Parenti. Fra gli altri legati lasciò la somma di ducati 1000. da occuparsi in beni fondi; e ne dispose della rendita annuale a favore de’ bisognosi Andriesi: imponendone la distribuzione nella novena del S. Natale; come da parecchi anni qui si pratica. Lasciò pure a questo Duomo 120. ducati per una sola Messa di requie per l’anima sua. Ma i Capitolari grati a tale memoria occuparono quasi tutta la indicata somma alla pompa de’ suoi Funerali; ed io ne recitai il funebre Elogio.
Un compendio delle sue nobili qualità rilevasi da quei versi composti in suo onore dall’immortale Gianni, e da una lettera a lui scritta dal Pontefice Pio VII. che non ho potuto avere nelle mani.
      Ritratto del Chiarissimo Signor Dottore D. Michele Attumonelli.
Robusto aspetto, ed ampia fronte, e negro
Il crine, il ciglio, e negra la pupilla,
Faceto il labro, ed il sembiante allegro,
L’alma contenta, e l’indole tranquilla:
D’Ippocrate seguace, al pallid’ egro
Spirti di vita ne le membra instilla
Con l’alto ingegno che di mano a morte
Fe’ sovente cader lo stral più forte.
Francesco Gianni Romano
Console in Parigi.
Anno 1814

13.

Coevo al testé cennato Concittadino fu il Cavaliere D. Michele Troja Padre del Cavaliere D. Ferdinando, attuale Vice Presidente della Suprema Corte di Giustizia del Regno e di D. Carlo letterato insigne e scrittore. Questi del pari indossò abito Ecclesiastico, e percorse i primi suoi studii in questo Seminario. Ma il presentimento del suo luminoso avvenire lo persuase a lasciare la Patria, e condursi nella Capitale. Ivi applicando la vastità de’ suoi talenti alla Chirurgia, a cui sentivasi chiamato, profittò tanto in quella, che la fama dell’alto suo merito lo portò nella Reggia: dove l’Augusto ed Immortale Ferdinando IV. lo destinò con decorose distinzioni per primo Chirurgo della Corte. Quanto vada debitrice ai suoi talenti la umanità, può rilevarsi dai vantaggi a lei procacciati dalle sue nuove scoperte intorno alla fabbrica dell’Uomo. Se venne applaudito il suo nome nel Regno, quando diede alla luce quell’Opera singolare «sulla Vescica Orinaria» riscosse poi l’ammirazione del Mondo, quando pubblicò, prima in latino e poi in italiano colle stampe quelle sue erudite scoperte «sulla riproduzione, o sia rigenerazione delle Ossa». Opera fu questa che venne tosto tradotta in tutte le lingue; e così il figlio della sventura trovò dalle ingegnose emanazioni di questo genio salutare il sollievo ed il riparo ne’ suoi affligenti bisogni. Morì in Napoli nel 1827.

14.

Il Cavaliere D. Tommaso de Liso nato in Andria 28. Dicembre del 1764. sebbene a poche sue composizioni avesse accordata la pubblicità della stampa non debbe però passarsi sotto silenzio l’alto suo merito. Fu chiamato alla magistratura sin dal Gennajo del 1809. La profondità delle sue cognizioni in Giurisprudenza è stata abbastanza ammirata dal Tribunale Civile della Capitale, dov’egli fece da Presidente, ugualmente che coll’istesso officio nella Corte di Appello per molti anni. Pubblicata la nuova legge organica giudiziaria nel Maggio del 1817. egli fu nominato consigliere della suprema Corte di Giustizia del Regno, colla missione di Procuratore Generale del Re presso la gran Corte Civile eli Trani. Da qui passò in Palermo coll’onorifico incarico di organizzare i Collegi giudiziarii in quella parte del Regno, a norma del Codice pubblicato nel 1819. Ma rifulse soprattutto il suo ingegno, quando venne nel 1814. costituito Commessario Generale delle Marche. In quello impegno sì difficile e delicato lasciò tracce sì luminose di prudenza, e politica, che anco il Romano Gerarca Pio Papa VII. gli esternò con lettera la sua sovrana compiacenza per la sua lodevole condotta.
Nel 1811. fu eletto socio della società Pontaniana stabilita al coltivo delle scienze, ed arti utili. Nel 1819. fu ascritto all’Accademia Palermitana degli Emeriti.

15.

Ci sarebbero tanti altri letterati, i quali benché avessero colle stampe pubblicati i parti loro, pure di essi e perché mancami la notizia certa, e perché alcuni non sono di tanta rinomanza nella Repubblica delle lettere, li passo sotto silenzio. Di fatto l’ornatissimo Arciprete Pincerna stampò alcune opere ascetiche raccolte in due volumi; il Priore della Cappella di S. Riccardo D. Domenico Antonio Giorgio compose e pubblicò molte sacre canzoni, raccolte in un volumetto: il chiarissimo Canonico D. Vincenzo Frascolla tradusse la parafrasi di Giobbe in drammatico stile, pubblicata da’ torchi di Napoli nel principio del Secolo corrente.
Ci sono anche molti componimenti inediti di letterati insigni; come tanti aurei sonetti del Canonico Tupputi: del Canonico Brunetti: una dotta rappresentanza sulla passione di Cristo del Canonico de Risis: un’epico poema anche sulla morte di Cristo dell’Arciprete Marziani: il Quaresimale del Canonico Lo Sappio celebre oratore, che predicò più volte in Roma: un corso di spirituali esercizii al Clero, ed al popolo diviso in 3. volumetti del Pio Operario Jannuzzi: una selva predicabile del Cantore d’Urso: molte erudite dissertazioni scritturali del Canonico Teologo Fasoli, e Marziani: Panegirici e Quaresimale del P. M. Conventuale Marchio: e molte altre composizioni del Canonico Teologo Jeva. Sarebbero qui da notarsi molti altri ingegni sublimi, i quali hanno scritto volumi sa qualunque ramo di scienze, senza averli pubblicati colle stampe; ma perché vivono ancora, vogliono per modestia esser passati sotto silenzio.
Ad esempio della scuola di Atene l’odierno Sindaco, D. Pasquale Fasoli, per incoraggiare i presenti, ed i futuri, ha fatto dipingere in tela molti de’ testé cennati personaggi i quali saranno locati nell’Aula Comunale.
NOTE
[1] Memorab. minoritica Prov. S. Nicolai Par. 2. Cap. 3.