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Storia della Città di Andria ...

di Riccardo D'Urso (1800 - 1845), Tipografia Varana, Napoli, 1842, pagg. 200-201

Libro OTTAVO

Capitolo VII.

Breve cenno dello stato presente della Città di Andria,
non che de’ suoi prodotti naturali, ed industriali.

L’antica forma di questa Città era piuttosto ovale, e la sua circonferenza era al di là di un miglio: ma per le nuove abitazioni che tuttodì in varii punti si fabbricano, la sua figura è addivenuta irregolare, ed il suo circuito oltrepassa le tre miglia. Ci sono quattro strade consolari, le quali potrebbero dirsi i quattro fiumi Reali dell’Eden, che animando e provocando il commercio, ci apportano colla estrazione de’ nostri generi la piena delle ricchezze. Di queste l’una mena in Trani: l’altra in Corato: la terza in Canosa: e la quarta, di fresco terminata, porta in Barletta. Questa fu l’ultima ad aprirsi, ed è la più vantaggiosa pel continuo trasporto dei generi in quel Porto. Siamo per essa molto tenuti al Cavaliere D. Michele Pandolfelli, il quale, facendo da Intendente nel 1831. nella Provincia di Bari, ne concepì il disegno, e ne fece subito aprire la traccia.
Andria, come si notò dapprima, era munita di mura e di antemura, coll’aggiunzione in date distanze di alcuni torrioni nel numero di dodici; e di un baluardo, il quale serviva di principale difesa per la porta maggiore, detta del Castello. Ora di tutti questi presidii valevoli un giorno, quando taceva la bocca del cannone, non rimane alcun vestigio. Le nuove fabbriche hanno occupato il loro piede; ed io ne ho conosciuti appena alcuni diruti avanzi.
Ma sebbene qui la natura fosse larga de’ suoi favori, come dissi da prima, per la salubrità dell’aria, e per la feracità delle campagne, capaci di qualunque prodotto; mancavi tuttavolta l’elemento principale. Questo suolo è privo di sorgive, ad eccezione di alcuni nostri poderi, i quali si distendono dalla parte dell’Adriatico, dov’esse abbondano; ma nella distanza di qualche miglio dalla Città. Benchè a ripararne il difetto evvi una infinità di vaste cisterne negli urbici casamenti e nelle adiacenze; ciò non ostante quando a lungo si protrae la siccità, si soffre qualche incomodo. Nè per l’avvenire è sperabile un tal favore; poichè questi tenimenti, toltane la superficie di sei in sette palmi di polputo terreno, offrono tanti strati compatti di dura pietra, di tufo, ed anco di marmo mischio, che servono di ostacolo al passaggio delle acque. Di fatto fin qui si sono praticati innumerevoli tentativi in varii punti [1], ma sempre con frustranei risultamenti ad onta di essere state molto approfon-dite le scavature.
In alcuni siti non mancano miniere, o strati arenosi di argento e di oro; ma tutto ciò che potrebbe per mezzo dell’arte procacciarsi, riesce dispendioso, e mal compensante la spesa. In effetti la Duchessa di Andria Imperiale trattenendosi a diporto nella sua Villa di Monte Carafa, ed osservando parecchie volte, che in molti punti di quelle tenute luccicava molt’arena di oro; cercò farne uno scandaglio, per riportarne un vantaggio. A tale oggetto fece venire dalla Capitale alcuni periti di tale mestiere; e questi dietro un lungo, e sempre dispendioso esperimento, riportarono finalmente dell’oro. Ma controbilanciato il guadagno colla spesa, ne risultò un discapito per la Duchessa. Si ebbe quindi a desistere da tale impegno.
Infiniti poi sono gli strati di squisita argilla, atta alla produzione di qualunque lavoro. In altri tempi, come notai sul principio, erano rinomati i nostri argillosi prodotti; ora da queste fonti, per mancanza di mano perita, si emettono vasi rustici, e di contumelia.
Estesissima è la industria de’ semoventi a motivo della vastità del territorio; come del pari accennai, e soprattutto per la squisitezza de’ pascoli. Sono perciò moltissime le carovane vaccine non che quelle di generosi, e forzuti cavalli: come altresì le torme lanifere, le quali si distinguono e per la bontà del latte, e per la preziosità de’ velli.
Comun’ è l’utile studio sulla manutenzione delle pecchie. Quasi ogni proprietario è sollecito sulla economia di questa provvida famiglia. Intorno al lavorio della cera avvi anche in Città una elegante manipolazione.
Su tutto il resto delle arti meccaniche posso francamente asserire che Andria non sia decaduta affatto dal suo antico lustro; poiché i suoi artisti sono molto solerti, e talentosi.
NOTE    (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva dell'intero argomento)
[1] Il Marchese D. Domenico Antonio Tupputi Andriese, la di cui famiglia è ora in Bisceglie, praticò anni sono uno scavamento di migliaia di palmi di profondità in questa sua tenuta boscosa, detta Bosco di Spirito; ma il tutto si ridusse ad inutile tentativo.
Prima di lui avevano fatto lo stesso esperimento gli altri Andriesi, i Signori della Casa Curtupassi nel loro territorio della Lama di Mucci, come pure gli antichi Tafuri nel Bosco detto di Abbondanza.