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L'UNIVERSITÀ DI ANDRIA
al tempo di Alfonso I e Ferdinando I d’Aragona
di Luigi Danese
Prem. Stab. Tip. F. Matera, Andria, 1933
Capo IV.
La Concessione di Re Alfonso I all’Università di Andria della civiltà per tutto il regno
(con trascrizione del diploma)
Alle generali miserrime condizioni finanziarie del Regno di Napoli,
sin dal governo Angioino, corrisposero com’è noto, le condizioni
poco prospere di Terra di Bari. Questa provincia era in tutto
il Regno una delle più produttrici di derrate, e per la fertilità
del suolo per l’operosità degli abitanti, fu più delle altre destinata
a sopportare le ingenti contribuzioni e le enormi tasse, che il novello
Re ad essa impose, per far fronte alle condizioni poco prospere della sua finanza.
La miseria e la decadenza morale costrinsero i governanti, disperati
di ideare mezzi atti a far denaro per i bisogni dei loro popoli,
a ricorrere all’estremo rimedio della imposizione di gravose collette
straordinarie per alleviare, in un modo qualunque; il pubblico erario
[1]
Questi mezzi estremi, oltre a cagionare grande rovina e confusione
in ogni ordine di persone, stornarono dal pacifico vivere gli abitanti
delle nostre città, i quali, dediti per l’innanzi all’agricoltura
e alle industrie, oppressi da tante e sì varie sventure, perdettero
la fede in loro stessi e preferirono l’ozio, la povertà
e la vita alla giornata, alle fatiche allora non ben rimunerate
dell’agricoltura e dell’esercizio delle arti e delle industrie.
Alcuni documenti della storia finanziaria delle principali città di Terra di Bari
nel secolo XIV e XV ci svelano, assai minutamente, i mezzi e gli espedienti
con i quali le stesse provvedevano denaro per far fronte alle richieste
sempre più esigenti del fisco.
Il concetto dello Stato non risiedeva se non nella persona del Principe
e così otteneva che tutto scomparisse avanti a questa suprema autorità,
la quale per compensare la quiescenza dei propri sudditi e per poco interesse
che prendeva di loro, lasciava in propria balia il governo interno delle singole città,
affidandole ad un consesso elettivo di cittadini. Gli atti di questo governo
municipale si svolgevano a norma delle antiche consuetudini locali dettate
dall’esperienza delle passate generazioni che trovavano perfezionamento
nell’applicazione quotidiana.
Le nostre città pagavano annualmente in favore del Fisco una contribuzione
che era stabilita in ragione della loro maggiore o minore prosperità economica
e del benessere dei singoli e propri cittadini. Per le esazioni fiscali,
alle tabelle già formate da norme finanziarie uniformi, si apportavano
i mutamenti richiesti dallo stato speciale del luogo e dalle condizioni
momentanee del luogo. Come risulta dal Diploma che qui sotto trascriviamo
integralmente, la concessione di Re Alfonso I, apportò alla città
di Andria grande e particolare sollievo per la vita economica e commerciale
ed insieme un netto riconoscimento della bontà delle condizioni della sua vita civile.
[2]
N. 48 DIPLOMA A. D. 1439 (6 agosto Indiz. II)
PROVENIENZA — Napoli, Arch. di Stato Privilegi Collaterali, vol. 26 fogl. 99 t.
DATA DI LUOGO — Accampamento presso Tufo.
CONTENUTO — Concessione all’Università di Andria e suoi cittadini della civiltà per tutto il Regno.
BIBLIOGRAFIA — Inedita.
OSSERVAZIONI PARTICOLARI — Inserito in diploma di conferma dei Vicerè
D. Pietro de Toledo con la data 13 febbraio 1533. Del primitivo docum.
la copia originale in pergamena, spedita all’Università di Andria,
esisteva già nell’Archivio Ducale di quella città, ora è sperduta.
Di una sua copia si è tenuto conto, segnando in parentesi alcune varianti ed omissioni.
«Alfonsus etc. Universis etc.
Illos ad decus et participium civilitatis
libenter recipimus quos animorum
[3]
probitas comprobat clara virtus
illustrat et fidelitatis constantiam manifestat. Hec itaque in personis
Universitatis et hominum civitatis Andrie de provincia Terre Bari tam
generalium quam particularium nostrorum fidelium dilectorum vigere
probabiliter cognoscentes et alias ac tendentes ipsorum Universitatis
et hominum merita sincere devotionis ed fidei eosdem Universitatem
et homines ipsius civitatis Andrie tam generaliter quam particulariter
in cives civitatum terrarum castrorum (et) locorum (omnium)
Regni nostri Sicilie cifra et ultra Farum.
Tenore presencium de certa nostra sciencia et proprii nostri motus instinctu
ex nunc in antea imperpetuum recipimus ac etiam retinemus potituros de cetero
illis honoribus favuribus privilegiis immutalibus ex emptionibus franchiciis
libertatibus et graciis quibus ceteri alii civet ipsarum civitatum (terrarum)
castrorum et locorum Regni predicti Sicilie citra et ultra Farum potiuntur
et gaudent ac potiri et gaudere soliti sunt et debent. Ita quod dicta Uiiiversitas
et homines ipsius civitatis Andrie tam singulariter quam generaliter
ad aliquam solutionem dohanarum fundicorum cabellarum passuum scafarum pedagiorum
et aliorum quorum eumque iurium per ipos dohanerios fundichario cabellotos
passagerios scafarios pedagios Universitateset homines ipsarum Universitatum
et hominum civitatum terrarum castrorum et locorum dicti Regni nostri Sicilie
citra et ultra Farum realiter, et personaliter vel aliter quovismodo
non compellantur molestantur vel etiam astringantur pro quibuscumque mercibus
mercimoniis animalibus rebus et bonis eorum omnibus emendis et vendendis
ac transeundo et redeundo per ipsas civitates terras castra et loca Regni
predicti preset tamquam cives ipsarum civitatum terrarum castrorum et locorum
a dictis dohaneriis fundicariis cabellotis passegeriis scafariis pedageriis
et aliis quibuscumque in eorum mercibus mercimoniis et aliis rebus omnibus
volumus de cetero pertractari. Et ecce ipsarum presencium serie in dicta
certa scientia nostra Viris Magnificis Magno Camerario et Magistro Iustitiario
dicti Regni nostri Sicilie Collateralibus eorumque locatenentibus
et Presidentibus Camere nostre Summarie ac Magistris Rationalibus Magne
nostre Curie Consiliariis nec non Vicemgerentibus (nostris) seu cabellotis
Iusticiariis provinciarum capitaneis terrarum (castrorum) et locorum
straticotis dohaneriis fudicariis passageriis scafariis pedageriis ac
universitatibus et hominibus civitatum terrarum (castrorum) et locorum
dicti utriusque Regni nostri Sicilie damus eorumdem Vigore presentium
de dicta sciencia certa nostra expressius in mandatis quatenus dicti dohanerii
fundicarii gabelloti passagerii schafarii pedagerii universitates et homines
dicte universitatis Andrie tam (generaliter quam/specialiter) tamquam cives
ipsarum civitatum terrarum castrorum et locorum Regni predicti de cetero
debeant pertractari, dictique vicemgerentes Iustitiarii Capitanei Straticoti
et officiales si dicti dohanerii fundicarii cabelloti passagerii scafarii
pedagerii ac Universitates et homines civitatum terrarum castrorum et locorum
predictorum renitentes fuerint ad abservationem dicti civilitatis et gratie
oportunis et debitis eis visis remediis faveant et compellant nec contrarium
faciant sicut nostram gratiam caram habent et indignationem desiderant evitare.
In cuius rei testimonium presentes licteras exinde fieri (et) Magno
pendenti Maiestatis nostre sigillo iussimus communiri.
Datum in castris nostris felicibus apud Thufum die VI mensis Augusti
secunde indictionis anno Domini Millesimo quatricentesimo tricesimo nono.
Regnorum nostrorum anno vicesimo quarto huius vero Regni anno quinto - Rex Alfonsus.
De mandato Regio Duce Andrie (supplicanti) (Lucas de Caramanico.
Registrata in cancellaria penes Cancellarium. M. A. S.)»
NOTE (Nell'originale la numerazione è di pagina e non progressiva)
[1]
V. Eustachio Rogadeo - Ordinamenti economici in Terra di Bari - Bari - Tip. Garofalo, pag. 4 e segg.
[2]
A chi voglia penetrare addentro nella vita privata e civile delle popolazioni
di quel tempo mancano i mezzi; i documenti sono scarsi e, al solito, parlano
solamente di alcune classi sociali e manifestano di esse soltanto alcune attività.
[3]
Nel docum. menzionato leggevasi:
nuorum.