Andria nella Geografia di Edrisi - 1154

Contenuto

La Puglia
e Andria nella Geografia di Edrisi - 1154


copertina del volume con inserzione del titolo interno
[elaborazione elettr. della copertina con inserzione del titolo interno]

Premessa

Riporto, come premessa e per indispensabili note chiarificatrici, stralci dell'introduzione alla traduzione dell'Opera dell'Edrisi, traduzione che nell'Ottocento effettuarono  Michele Amari (per gli itinerari della Sicilia) e Celestino Schiapparelli, negli "Atti della Reale Accademia dei Lincei", anno CCLXXIV. - 1876-77 - serie seconda - Vol. VIII. - Roma, coi tipi del Salviucci, 1883.

"L'Italia descritta nel «Libro del Re Ruggero» compilato da EDRISI.
Col trattato di pace di San Germano, il dì 25 luglio 1139, re Ruggero II assicurava a sè ed ai suoi discendenti la signoria sulle provincie meridionali d'Italia e su la Sicilia. ...
Allettati dalla grande tolleranza dei principi d'Altavilla, convenivano a Palermo scienziati d'ogni maniera e viaggiatori di varie nazioni, e l'accoglienza fatta al crociato non era diversa da quella usata al pellegrino musulmano, cui l'amore d'istruzione o il viaggio dall'Affrica o dalla Spagna alla Mecca faceva approdare nell'isola. Tutti trovavano in Ruggero un imparziale e valido protettore. Egli amava la conversazione di letterati e poeti, di scienziati ed artisti, a qualsiasi credenza appartenessero. Nel conversare con essi loro arricchiva la mente di utili cognizioni, di modo che, come Edrisi stesso ci attesta, nelle discipline matematiche e nelle politiche era versatissimo. ... Ma nessuna delle sue opere di mano o d'ingegno ha meritata tanta riconoscenza dei posteri, quanto quella a cui s'accinse dopo l'impresa di Calabria, ed a cui attese gli ultimi quindici anni della sua vita, cioè dal 1139 al 1154.
Racconta Edrisi che fra i nobili intendimenti di Ruggero ci fu quello di appurare le condizioni de'suoi Stati; ei volle sapere per filo e per segno i confini del suo reame, le vie di terra e di mare e in qual Clima giacesse ciascuna provincia, quali mari e golfi le appartenessero.
Appurate le condizioni de' suoi domini, bramò di conoscere allo stesso modo tutti gli altri paesi e regioni dei sette Climi. Al qual fine ei cercò le cognizioni di tal fatta nei libri compilati in questo ramo di scienza. Edrisi ricorda alcuni degli autori consultati, fra i quali Tolomeo ed Orosio e gli altri tutti arabi, in parte perduti. Ma il Re trovando mancanti , confuse e contradittorie le notizie esposte in questi autori, fecesi a consultare uomini versati nella geografia, ad interrogarli e studiarla con essi loro; ma alfine s'accorse che non ne sapeano di più di quel che egli aveva appreso nei libri. Allora mandò cercando per tutti i suoi paesi degli uomini che avevano pratica di quelli e soleano viaggiarvi ; fece venire costoro a sè e per mezzo d' un suo ministro interrogolli, tutti insieme e ad uno ad uno, su quanto ei volea ritrarre intorno i paesi stessi. Dopo quindici anni di siffatte ricerche ei fece riportare su di un planisfero i punti itinerari indicati nelle relazioni, tenendo pur presenti i libri consultati e scegliendo, nei casi dubbi, le testimonianze più autorevoli. Assodata così la posizione dei singoli paesi, egli ordinò che fosse gittato un grande e massiccio disco di puro argento e che sopra quello fossero incise esattamente le figure dei sette Climi coi loro paesi e regioni, colle marine e gli altipiani, i golfi, i mari, i fiumi e le vie di comunicazione colle loro distanze in miglia. Comandava inoltro Ruggero che fosse compilati un libro nel quale, seguendo le figure tracciate sul disco, si aggiungessero per ciascun Clima e compartimento quelle notizie che meglio servissero ad illustrarli e che sfuggivano alla descrizione grafica. Per volere del Re il libro fu intitolato nuzhat 'al-mushtâq fî ikhtirâq 'al-âfâq (Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo).
Segretario di Ruggero in questo lungo e faticoso lavoro era lo sceriffo 'Abû ‘Abd 'Allâh Muhammad 'ibn Muhammad 'ibn ‘Abd Allâh 'ibn Idrîs, conosciuto comunemente col nome di Edrisi. ... Attesta Casiri che il nostro autore nascesse l'anno 1100 [1099, anno 493 dell'Egira] in Ceuta. ...
L'opera che noi possediamo è dagli Arabi chiamata «Il Libro di Ruggero» e da noi comunemente conosciuta col nome di «Geografia di Edrisi». ...
Dei settanta compartimenti compresi nei sette Climi in cui, secondo la geografia greca, Edrisi ha partita la quarta parte abitata del globo, l'Italia colle sue isole ne abbraccia quasi quattro che sono il secondo ed il terzo del Clima quarto ed il secondo ed il terzo del Clima quinto. Di questi quattro compartimenti, uno è occupato dalle nostre isole "e tre dalla terra ferma, ma entro limiti molto estesi. Si presentano essi così bene nel loro insieme, che parve conveniente pubblicarli per intero. Si è tuttavia lasciato fuori un terzo circa del secondo compartimento del Clima quinto, che abbraccia buon tratto di paese d'oltr'Alpe, uscendo esso dal nostro disegno di pubblicazione. Ho per contrario conservata la descrizione della costiera orientale dell'Adriatico, perché è breve, e perché volli pur dare intera la figura edrisiana di questo mare italiano.
Chi getti uno sguardo sulla carta che accompagna la presente edizione, non può a meno di notare il grande sfiguramene della nostra penisola. Per rendersi ragione di questo fatto conviene ritornare alquanto sul sistema seguito alla corte di Palermo da quella che, a modo nostro, si direbbe la Commissione geografica presieduta da Ruggero ...
Per quel che concerne l'Italia, la sola descrizione di Roma è tolta da autori orientali, sopratutto da 'ibn hurdâdbah. La quale inserzione è opera esclusiva del compilatore Edrisi, poiché non è ammessibile che Ruggero avesse idea così stravagante di una città a poche miglia dal confine del suo reame. La descrizione dell'Italia è, in quanto riguarda la Sicilia, basata sopra cognizioni personali delle terre descritte e sopra documenti di amministrazione pubblica. Alle stesse fonti sembrano attinte alcune nozioni sulla Calabria e sulle Puglie, provincie, del resto, conosciute dallo stesso Re nel corso delle sue fortunate imprese. Poteano parlare delle regioni del Sangro e del Pescara così minutamente descritte, i suoi figli Anfuso e Ruggero incaricati del conquisto di quelle terre. I baroni sottomessi, che a Palermo trovavano nelle cariche di corte magro compenso alle signorie perdute, rallegravano di certo le ore subsescive del monarca colla storia delle passate imprese e colla descrizione de' loro feudi, indarno sospirati. Non così puossi affermare per il resto d' Italia ove le notizie pajono piuttosto tolte a giornali di viaggi, come per la Toscana, a note di erudizione mal digerita, come per la Venezia , a ricordi di famiglia , come per il Piemonte sede degli Aleramidi, del qual sangue nacque l'Adelaide madre a Ruggero e il di lei fratello Arrigo, che fu il personaggio più importante dello Stato e che spinse Ruggero al gran passo di prendere la corona reale.
La descrizione delle coste, molto più esatta che quella delle provincie mediterranee, si direbbe tratta da portulani corredati di nozioni geografiche statistiche. ... A tutti questi documenti dobbiamo aggiungere le carte grafiche, se così possiamo chiamare rozzi disegni che la pratica del navigare dettava senza regola di astronomia, principali sussidi per il piccolo e grande cabotaggio. Il curioso scambio dalla costa tra Gallipoli e Leuca sul Jonio con quella tra Brindisi e Castro sull'Adriatico, la sostituzione di un golfo alla penisola su cui sorge Gallipoli, la frequente inversione dei punti cardinali nord e sud, come per Cagliari ecc.; la destra sostituita talvolta alla sinistra e viceversa, queste son tutte prove che il compilatore, oltre alle notizie scritte, aveva alla mano carte orientate in senso diverso.
Quale fu il sistema nel riordinare tutti questi materiali raccolti? La divisione per Climi è stata quella adottata, la quale quantunque poco pratica, presentavasi la più facile. ... Questo sistema pratico, ma poco scientifico, avrebbe tuttavia condotto a risultati abbastanza esatti, ove 1' elemento principale che il costituiva, ossia le misure itinerarie fossero state bene conosciute. Ma, o Edrisi non supponeva tanta diversità nelle miglia riportate nei libri o dai viaggiatori, o non sapea ridurle ad una sola misura, o, infine, gli mancò il tempo di farlo. La misura itineraria più conosciuta adoperata per le distanze mediterranee è il miglio ordinario od arabo che per l'Italia, e sopratutto per la Sicilia, corrispondo in molti casi al miglio romano (m. 1481), il quale poco differisce dal miglio siciliano (m. 1487). Tre di queste miglia arabe o siciliane formano il miglio franco, ossia la lega, che vien adoperato talvolta promiscuamente col miglio ordinario. È pur citato un miglio grande tra Misilmeri ed il mare. Vengon poi le miglia in genere di lunghezze disparatissime. Misura itineraria è pure la galwah ossia un tiro d'arco, o 400 cubiti, o lo spazio percorso in un tratto dell'uomo a cavallo ecc. Altra misura approssimativa è la giornata di cammino la quale ha lunghezze diverse, cioè la piccola = 18-22 miglia, l'ordinaria o media = 23-25 miglia e la grande = 30-36 miglia. Le distanze di mare sono per lo più contate in miglia arabe o siciliane od altre di diversissime lunghezze, ed in giornate di navigazione che son di novanta e 25 miglia e, supponendo che le ultime siano miglia franche, tornerebbe la giornata più breve a miglia settantacinque.
Di tutte queste misure itinerarie, quelle il cui valore risulta conosciuto sono le miglia arabe o siciliane e la lega o miglio franco che ne è il triplo. Delle altre di cui s'ignorava la lunghezza si tenne conto del solo numero, e sia che si pareggiassero alle arabe o alle franche, la loro diversità reale, ammesse esatte le cifre riportate dai viaggiatori o attinte a documenti, influì grandemente sul tracciato della carta. Al che si devono aggiungere lo inesattezze provenienti dalla tortuosità delle vie, per ineguaglianza di suolo o per impedimenti di acque, perocché di questa non si potea tener conto esatto, e le distanze venivano col compasso riportate in linea retta sul planisfero e sul disco argenteo, di cui le carte annesse ai singoli compartimenti rappresentano altrettante sezioni. Si aggiunga infine, come causa di errori gravissimi, l'omonomia di alcune città, ond'erano, senza saperlo, allacciati fra loro itinerari diversi.
Dal fin qui detto risulta che la descrizione scritta sia più esatta delle carte che l'accompagnano. ... Ma qui pure, rendendosi ragione delle diverse misure itinerarie e cercando di compararle a tipi conosciuti, secondo i vari paesi, noi troviamo confusione non piccola, sia che provenga direttamente dai materiali raccolti, sia da imperizia nel riordinarli. In complesso tutto rivela la fretta colla quale il libro è stato condotto, per cagione della malattia e dell' imminente morte di Ruggero, come ha supposto l'Amari. Molti errori sono personali di Edrisi, o per ignoranza dei paesi intorno ai quali taceva l'erudizione musulmana, o per amore del fantastico a cui portavalo l'indole di schiatta. ... ... .
Malgrado tutti questi difetti e qualunque siasi questo abbozzo rugginoso della geografia d'Italia alla metà del secolo XII , nessun documento di geografia italiana di quel tempo ha da solo il valore del nostro. Le notizie sul commercio, sui monumenti, sui prodotti locali, l'importanza data a ciascuna città o paese descritto, serviranno alla storia dei nostri comuni. Vediamo città e borghi in allora fiorenti ed ora scomparsi, od appena ricordato il loro nome da qualche casale o da qualche regione. Conseguenza naturale dello struggle for life in quel periodo convulsivo della vita delle città italiane che cercavano o subivano nuova signoria. ...
      Roma, Dicembre 1882.  Celestino Schiapparelli "

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carta dell'Edrisi
[elaborazione elettr. su copia estratta dal testo su citato - Il Nord è verso il basso: per leggere la carta è necessario capovolgerla]

Trascrivo sotto questa “carta dell'Edrisi”, detta “Charta Rogeriana” ulteriori note chiarificatrici di Tindaro Gatani, tratte dal testo subito sotto riportato.

Alla corte di Palermo, al-Idrisi attese alla redazione di una carta geografica delle terre allora conosciute, la celebre «Charta rogeriana», ad illustrazione della quale scrisse un libro intitolato «Nuzhat al-mushtaq fi ikhtraq al-afaq», ossia «Lo svago per chi brama percorrere le diverse regioni del mondo», ricco di notizie di ogni genere su tutti i Paesi allora conosciuti.
… … … Al-Idrisi si distanziò completamente dalle vecchie teorie sulla forma delle terre conosciute e fondò la nuova geografia basata sull'esperienza diretta. Nasceva allora in Sicilia, alla corte di Palermo, la prima vera e propria scuola di geografia scientifica dell'epoca moderna.
Al-Idrisi si servì degli scritti degli antichi geografi latini e greci, ma anche delle sue osservazioni di viaggio così come di quelle di tanti altri esperti chiamati a collaborare.
Anche i viaggiatori che giungevano in Sicilia da terre lontane venivano interrogati da al-Idrisi o da re Ruggero in persona o da funzionari appositamente istruiti: sulla forma delle terre, sulla altezza dei monti, sui lineamenti delle coste, sul clima delle zone dalle quali provenivano. Tutto veniva catalogato e confrontato con quello che avevano riferito altri viaggiatori ed infine si passava alla parte operativa consistente nel disegnare e descrivere. Per i paesi più lontani, al-Idrisi si servì dei racconti e delle descrizioni dei viaggiatori arabi che per oltre tre secoli avevano girato in lungo ed in largo il mondo allora conosciuto. Ma anche in questo caso, ancora una volta, al-Idrisi si mostra di essere grande innovatore, manifestando verso la stessa geografia araba uno spirito critico severo e rimarchevole. Così nella sua opera il leggendario è ridotto a semplici note al limite del folclorico e le cosiddette meraviglie e mirabilia, delle quali erano piene le carte medievali sia cristiane che musulmane, sono relegate ai margini del suo racconto e della sua rappresentazione geografica.

… … … Il risultato del lavoro di al-Idrisi fu un’opera di indiscutibile valore scientifico, anche se non priva di espressioni adulatorie nei confronti del regno di Ruggero II e della centralità del suo Regno di Sicilia. … … … La grande opera geografica di al-Idrisi, oltre che essere dipinta a colori su carta setificata, venne anche incisa su un disco d'argento di due metri di diametro. Come tutte le carte arabe, anche questa di al-Idrisi è orientata con il nord in basso e per leggerla bisogna quindi capovolgerla.

[stralcio tratto da “ L’opera cartografica di al-Idrisi: geografo arabo-siculo del XII secolo”, Conferenza di Tindaro Gatani, Librizzi (ME), 2006, pubblicato da www.librizziacolori.it, consultato nel 2016]

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Trascrivo di seguito, dal testo dell'Edrisi, alcuni stralci che contengono dati e descrizioni sulla Puglia e, in particolare, della città di Andria nel suo contesto geografico e, specificatamente, delle vie pugliesi nel medioevo conosciute e registrate nella sua opera.


da "نزهة المشتاق افي اختراق الآفاق" (in arabo),
"Kitâb nuzhat 'al-mushtâq fî ikhtirâq 'al-âfâq"
"Lo svago per chi brama di girare il mondo"
detto anche "Il libro di Ruggero"


di "أبو عبد الله محمد بن محمد ابن عبد الله بن إدريس الصقلي‎" (in arabo),
o "'Abû ‘Abd 'Allâh Muhammad 'ibn Muhammad 'ibn ‘Abd Allâh 'ibn Idrîs",
detto in breve "Edrisi"

(estratto da pag. 102 a pag. 106)

[Ora] noi diremo di queste città a una a una, discorrendo delle loro condizioni e delle loro vie [di comunicazione], nel modo che abbiam seguito nei varii Climi precedenti, se l'altissimo Iddio ci aiuti.

Ed avendo già nel terzo compartimento del Clima quarto fatto precedere la descrizione della via [che mena] dalla città di rîyû (Reggio di Calabria), girando attorno la costiera del mar di Siria (Mediterraneo) insino alla città di '.dr.nt (Otranto) posta sullo stretto del mare dei Veneziani (Adriatico), noi qui [Otranto] la ripiglieremo, seguendo lo stesso mare lungo la costa fino alla città di 'anqûnah (Ancona).

Diciamo dunque che dalla città di '.dr.nt (Otranto) alla città di '.br.nd.s (Brindisi) [corrono] cinquantotto miglia [così ripartite]:

Da Otranto al qarţîl śûdah ( Promontorio di Suda ) dodici miglia.

Da questo a śant ģuwân m.rtûb.lî (San Giovanni ?) borgo simigliante a città e bello, dodici miglia.

Da San Giovanni al qartîl kankâ ( Promontorio di Chianca, in oggi Torre Chianca) sei miglia.

Da Chianca al qartîl sant ģ.nâr ( Promontorio di San Gennaro, in oggi Torre San Gennaro) dodici miglia.

Da San Gennaro al qartîl nâwrah (Promontorio di nâwrah, oggi Capo Cavallo) dodici miglia.

Da questo alla città di '.br.nd.s (Brindisi) quattro miglia.

Così da Otranto a Brindisi, seguendo lo insenature, [corrono, corno abbiam detto,] cinquantotto miglia, e, [navigando] a golfo lanciato, quarantotto.

Brindisi è città illustre, circondata dal mare da tre lati, alla guisa di 'al qusţanţînîyah (Costantinopoli) la superba. Essa [riunisce] in sè bellezza di edifizii, amenità di dintorni, copia di ricchezze, feracità [di suolo] e abbondanza d'ogni comodità.

Da Brindisi a ģawśît (Gaucito, oggi scogli di Vacito o Guaceto) dodici miglia.

Gaucito e [un gruppo di] tre isolette staccate dal continente mezzo miglio.

Da Gaucito a marsâ śant niqûlah b.trûl (Porto di San Nicola di Petrola, in oggi Torre Pozzelli), porto piccolo e sicuro, provvisto d'acqua [dolce?], dodici miglia.

Da questo [porto] a m.nûb.lî (Monopoli), città piccola [ma] popolata, ventiquattro miglia.

Da Monopoli al castello di b.l.nyân (Polignano [a mare]) sei miglia. Vicino a questo, alla distanza di nove miglia dal mare, trovasi una città chiamata q.nb.rşânu (Conversano).

Da Polignano a marsâ śant bîţû (Porto di San Vito) due miglia.

Da questo alla città di bâri (Bari) ventidue miglia.

Bari, città grande e popolata [posta] in fondo a un golfo, à la capitale del paese de' Longobardi ed à una delle metropoli rinomate dei Rûm [Bizantini]. In questa città si costruiscono navigli.

Da Bari a burģ '.ģîlû, che dicesi pur '.śîlû (Torre di Silos, in oggi Torre di Santo Spirito), ... Entro terra le corrisponde la città biţunt (Bitonto) tra la quale ed il mare [corrono] sei miglia.

Da questa [torre] a ģ.b.nâs (Giovinazzo) sei miglia.

Poi a mulb.nt che dicesi pur m.lf.nt colla fâ (f) (Molfetta), quattro miglia. Le corrisponde entro terra rûbah (Ruvo), città di mediocre grandezza e bella, lontana sei miglia dal mare,

Da Molfetta a bistâlîah (Bisceglie) ... Alla distanza di nove miglia dal mare le corrisponde entro terra la città di qûrât (Corato), città bella, popolata, nobile e deliziosa, [con territorio] abbondante di frutta e ferace in prodotti alimentari.

Da Corato ad '.tranah (Trani), costeggiando, otto miglia.

E da Bisceglie, sovra menzionata, a Trani stessa, sei miglia.

Trani à città di mezzana grandezza; ha mura e mercato frequentato.

Da Trani a b.rl.t (Barletta) sei miglia, seguendo la costa.

Di fronte a Barletta, lontana nove miglia dal mare, giace entro terra una città grande e popolata che addimandasi 'andarah (Andria).

Da Barletta, [sempre] costeggiando, al wâdî lûd.rah (fiume Ofanto) sei miglia. Sopra questo fiume [sorge] un grande cenobio, chiamato dayr śant mârîya («Il Convento di Santa Maria»).

Da questo [fiume] alla città di qânî (Canne), lontana dal mare, quattro miglia. Canne à città piccola [ma] popolata; ha commercio sviluppato, ricchezze ed abitanti agiati.

Dal [Convento di] Santa Maria a śant niqûlah b.b.t.rah (San Nicola di pietra?, in oggi Torre delle pietre) dodici miglia. San Nicola è posto alla marina sopra un promontorio, e di fronte [entro terra] le sta la città di şalbî (Salpi), alla distanza di sei miglia dal mare.

Da San Nicola al wâdî rîģ.lû che dicesi pur nîq.lû (fiume Rivolo, oggi fiume Carapelle) 6 dodici miglia. Il nome proprio di questo fiume è nahr qanâlâr (fiume Candelaro).
[in nota lo Schiapparelli (traduttore) scrive: "Alla foce di questo fiume in oggi sorge la Torre di Rivolo. È chiaro che l'autore confonde il Carapelle col Candelaro."]

Dal fiume Rivolo al wâdî kâţah (fiume Candelaro) undici miglia.

Da questo alla città di sîbunt (Siponto) due miglia. Siponto è vicina al mare.

Da questa a mâţinâţah (Mattinata), pure vicina al mare, dodici miglia.

Da Mattinata a śant 'anģ.lû ([Monte] Sant'Angelo), che sorge lontano dal mare, otto miglia.

E da Mattinata a marsâ śant f.lîģî (Porto di San Felice), che è villaggio e chiesa grande, dodici miglia.

Da questo a b.stîah (Viesti), [che giace] all'incurvatura del golfo [dei Veneziani] sopra un promontorio che s'inoltra in mare, dodici miglia. Tra la città e la punta del promontorio corre un tiro di balestra. Questo promontorio all'estremità misura in larghezza mezzo miglio, e verso la metà è largo quattro.

Da Viesti a b.skîś (Peschici) dodici miglia.

Da Peschici a rûd.nah (Rodi) otto miglia.

Da Rodi a qaynân (Cagnano [Varano]) dodici miglia.

Da Cagnano a dâbîah (Devia) undici miglia.

Da Devia a lâś.nah, che dicesi pur lâz.nah (Lesina), otto miglia. Lesina giace vicina al mare.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "B (Bibl. naz. di Parigi n. 892 suppl. ar.) aggiunge: «e dal mare ad '.qr..il ('al qartil ? «il promontorio») quattro miglia», forse accennando alla punta sulla quale giace Lesina sul lago omonimo."]

Da Lesina a qanb mârîn (Campo Marino) dodici miglia.

Da Campo Marino a t.rm.lah (Termoli), che dicesi pur t.rm.l.s, venti miglia.

Tra Lesina e Termoli la spiaggia forma un seno.

Da Termoli alla foce del nahr b.śkâr (fiume Pescara) nove miglia per mezzogiorno.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "È il solito scambio di orientazione. Qui poi abbiamo miglia di 10 kilom. l'uno, mentre prima tra Campo Marino e Termoli il miglio era di 350 metri! ..."]

Così dal fiume Pescara al wâdî t.r.nt che altri chiama t.r.nt (fiume Tronto) trentasei miglia.

Il Tronto è fiume grosso sul quale [sorge], alquanto lungi dal mare, t.r.nt (Truentum, oggi Torre Segura) città grande, [con territorio] molto fertile e produttivo.

Dalla foce del fiume Tronto alla città di qâmah (leg. '.mânah, Umana) sul mare, cinquantotto miglia. La città ha territorio esteso, abbonda di giardini e di vigneti.

Da Umana alla città di Ancona sei miglia.

Ancona è città antica, [anzi] primitiva, celebre fra le capitali dei Rûm [Bizantini] che abitano sul mare dei Veneziani. Già ne abbiamo tenuto discorso nel compartimento che precede.

[Aggiungiamo] ancora che tra le città di Campo Marino e di Ancona [si trovano] solitudini e deserti per lo spazio di dodici giornate, che son trecento miglia. In queste solitudini [vive] una gente che s'annida fra le foreste ed [ha] luoghi di caccia e in questi deserti va in cerca di miele.

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(estratto da pag. 110 a pag. 111)

Ora torniamo a parlare delle città di terra ferma, del loro aspetto, delle loro vie [di comunicazione], delle distanze [che le separano], delle condizioni dei loro abitanti e della loro giacitura, città per città, regione per regione.

Diciamo dunque della strada che da Taranto predetto conduce a Napoli.

Da Taranto a matîrah (Matera) sessanta miglia.

Da Matera ad '.ģrab.lîah (leg. '.ģrabînah o ģarâbînah, Gravina) sessanta miglia.

Da Gravina a qanûşah (Canosa) centoventicinque miglia.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "Si dovrebbe leggere Venosa che trovasi tra Gravina e Frigento sulla strada di chi va da Taranto a Napoli. Ma l'autore stesso ha già designata Canosa nel riordinare i materiali raccolti, come apparisce dal fatto che la distanza di centoventicinque miglia da Gravina è proporzionale alle sessanta miglia da Gravina a Matera. A confermare il nostro supposto si rifletta che Edrisi allaccia questo itinerario a quello per Andria e Trani e così ci conduce affatto fuor di mano. Del resto i nomi di Canosa e Venosa si confondono facilmente, essendo un punto solo che distingue nella scrittura arabica le lettere iniziali dell'uno e dell'altro."]

Da Canosa ad 'andarah (Andria) diciotto miglia.

Poi ad '.trânah (Trani) diciotto miglia.

Poi a bâb.rah quindici miglia.

A f.râģintû (Frigento) ventisei miglia.

Quindi a ģ.bîţîrah (Coemeterium Nolae, in oggi Cimitile) dodici miglia.

Da Cimitile a Napoli sul mare, trenta miglia.

Le città che abbiam [testé] ricordato e le castella famose (delle quali abbiam fatta menzione] son tutte a un dipresso valide fortezze e grosse terre alle quali fa capo ogni genere di commercio. Ferace oltremodo è il loro suolo e su la loro difesa può farsi assegnamento. Il maggior numero di esse, e diciam pur tutte, fan parte della qillawrîah (Calabria) e della bûlîah (Puglia), come s'addimandano [due] territorii o provincie [che dir si vogliano] [ciascuna] delle quali comprende molti paesi.

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(estratto da pag. 122 a pag. 124)

Rifacendoci da capo diremo [da Taranto a Salerno]:

Dalla città di Taranto a matîrah (Matera) centottanta miglia per tramontana declinando a ponente. Matera è città bella, estesa e molto popolata.

Da questa a bâri (Bari) per levante, centottanta miglia.

Dalla città di Matera ad '.ģrab.lîah (leg. '.ģrabînah, Gravina), città popolata [benché] poco estesa, produttiva e bella, sessanta miglia tra ponente e tramontana.

Da Gravina a fanûşah (Venosa) [In nota lo Schiapparelli scrive: "A, C, q.nûsah (Canosa)"] centottanta miglia. Venosa è città ben nota fra quelle de' Longobardi.

Da questa a Bari sessantacinque miglia per levante.

Da Venosa ad 'andarah (Andria) cinquantaquattro miglia per levante.

Da Andria ad 'aţranah la marittima (Trani) ricordata di sopra, quarantacinque miglia per levante.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "L' epiteto di marittima è dato ad Ortona, detta anche oggi Ortona a mare, per distinguerla da Ordona. Edrisi però anche qui confonde Trani con Ortona, come sopra."]

E da Venosa a munt f.nģûs (Montepeloso) settanta miglia.

Da Montepeloso ad 'alt ģuwân (Alto Gianni) sei miglia.

Da Alto Gianni a Matera dodici miglia.

Montepeloso è città bella, [il suo territorio è] ricco di viti e d'alberi, e molto produttivo.

Da Montepeloso ad 'aģr.ţţ.lû (Grottole), città piccola |ma| popolata, diciotto miglia.

Da questa ad Alto Gianni sei miglia.

Da Alto Gianni ad '.trîģâriqû, che dicesi pure '.tri karkû (Tricarico), diciotto miglia.

Da Alto Gianni a [Monte]peloso sei miglia.

Da Tricarico ad 'aslân (Stigliano?) ventisette miglia.

Da 'aslân ad 'anklûn (Anglona) ventiquattro miglia.

Dalla città di [Monte]peloso a Tricarico sessantatre miglia verso ponente.

Da Tricarico alla città di ģ.rsanah (leg. ģaransah, Acerenza) settantadue miglia.

Dalla città di Acerenza a quella di l.bbû t.rây (Oppido?, in oggi Paimira) diciotto miglia.

Da Acerenza a b.tân.sah (Potenza), città illustre per possanza [Potentia], molto estesa e popolata, [con territorio] abbondante di viti e d'alberi e di campi coltivati, sessanta miglia.

Da Potenza a munt q.lwî (Monte Calvi) cencinquanta miglia per ponente.

E da Potenza alla città di m.lf la continentale (Melfi), cinquantaquattro miglia [pure] per ponente.

Da Melfi a quns (Conza) centotto miglia.

Da Conza a q.nbânîah (Campagna) sessanta miglia.

Da Campagna ad '.b.lah (Eboli) ventisette miglia per ponente.

Da Eboli alla città di sal.rnû (Salerno) settantadue miglia.

E dalla città di Campagna, che è castello grande e popolato, al castello di b.lq.s (leg. balfan, Balvano) settantadue miglia.

Da Balvano al castello di dîânah (Diano, in oggi Teggiano) settantadue miglia.

Da Diano a q.bwâh (Capaccio) settantadue miglia.

Da Capaccio a Salerno trentasei miglia.

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(estratto da pag. 124 a pag. 125)

Rifacendoci da capo, diciamo della strada [che va] dalla città di m.lf, la continentale (Melfi) alla città di l.śnah (Lesina) sul mare dei Veneziani.

Da Melfi a ruqqah śant ģâtî (Rocca di Sant'Agata, oggi Sant'Agata di Puglia) cinquantaquattro miglia tra ponente e tramontana.

Dalla Rocca di Sant'Agata al castello di 'aşqalah, che dicesi pure 'azqalah o 'asqalah (Ascoli [Satriano]), trantasei miglia.

Da Ascoli ad '.trûnah (Ordona) cinquantaquattro miglia.

Da questa a śant lûr.ns (San Lorenzo) cinquantaquattro miglia.

Da San Lorenzo a fûģ (Foggia) ventisette miglia.

Da questa a q.śtâl nûb (Castel nuovo [della Daunia]) sessantatre miglia.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "A. (Bibl. naz. di Parigi n. 893 suppl. ar.) «trentacinque miglia»]

Da Castel nuovo a śant '.kl.rkû (San Chirico) trentasei miglia.

Da San Chirico a śant şabîr (San Severo) cinquantaquattro miglia.

Da San Severo alla città di Lesina [posta] presso il Mare veneziano, sessantatre miglia.
[In nota lo Schiapparelli scrive: "A. (Bibl. naz. di Parigi n. 893 suppl. ar.) e C. (Bibl. Bodleiana, Oxford, Uri 887, Pococke 375). «trentasei miglia»]

Tabula Rogeriana riprodotta da Konrad Miller nel 1929, part. dell'Italia
[ Tabula Rogeriana riprodotta da Konrad Miller nel 1929, particolare dell'Italia, con la traduzione di alcuni nomi]

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Osservazioni sulle strade medievali che attraversano Andria
e che sono desritte dall'Edrisi

L'Edrisi nel suo "Lo svago per chi brama di girare il mondo" descrive le strade principali con le varie località presenti sul percorso e le relative distanze fra esse [attenzione: con misura in miglia di lunghezze disparatissime!]; interpone, all'occorrenza, i diverticoli più importanti che da quelle arterie si diramano. Egli nella descrizione spesso ripete alcuni tratti precedentemente già indicati (che qui si trascrivono una sola volta), perché, giustifica lo Schiapparelli, riporta i dati da varie fonti, senza unificarne i contenuti.

Sull'itinerario della via litoranea (Francigena), che da Otranto è descritta fino ad Ancona, inserisce i seguenti diverticoli (traverse o strade secondarie):
  1. Molfetta - Corato
  2. Corato - Trani
  3. Barletta - Andria (nove miglia)
  4. foce Ofanto (Convento di Santa Maria) - Canne
  5. Mattinata - Monte Sant'Angelo
Sull'itinerario della Via Appia, descritta da Taranto a Napoli, inserisce queste altre diramazioni:
  1. Taranto - Matera
  2. Canosa - Andria (diciotto miglia),
    probabilmente utilizzando parte della via Traiana, quindi la mulattiera già "via Minucia" che, diversamente da quella, si avvicinava alla città e infine il diverticolo che da questa portava all'ingresso di Porta della Barra.
  3. Andria - Trani (diciotto miglia)
Sull'itinerario da Taranto a Salerno pone tratti delle vie importanti, dell'Appia e dell'Herculea, e vi inserisce numerosi diverticoli; nel territorio pugliese indica:
  1. Matera - Bari
  2. Matera - Gravina
  3. Venosa - Bari
  4. Venosa - Andria (cinquantaquattro miglia),
    forse passando per Forentum (Lavello) e Canusium, meno probabilmente per Minervinum e Canusium.
Infine parte dei tratti descritti sulla Melfi - Lesina appartengono alle Vie Romane (Appia - Traiana), altre alla Via Sacra Langobardorum e le rimanenti sono diramazioni più o meno importanti dalle stesse.

Per quel che concerne la nostra Città appare quindi evidente che ai tempi in cui l'Edrisi scrive, a metà del XII secolo (il 1154 è il termine dell'opera), ANDRIA era una città grande e popolata, collegata con importanti diverticoli sia alla vicina litoranea via Francigena (sia per Trani che per Barletta), che alla via Traiana e soprattutto alla mulattiera (quasi) sua tangenziale, l'antica via Minucia, e inoltre, verso Venosa, alle meno vicine Via Appia e Via Herculea.