Arcangelo Spirdicchio, scultore andriese del '700

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ARCANGELO SPIRDICCHIO,
uno sconosciuto scultore andriese del XVIII secolo

 

Premessa - aggiornamento del 9 giugno 2021

di Vincenzo Zito

Ci sono diversi personaggi, nati e cresciuti in Andria, che pur avendo lasciato tracce importanti della loro attività, in Andria e altrove, risultano del tutto sconosciuti nella loro patria.

Uno di questi è lo scultore Arcangelo Spirdicchio, vissuto nella seconda metà del ‘700, che fino a pochi anni addietro era sconosciuto in Andria (1p). Al momento non si conoscono sue statue in Andria mentre se ne conoscono tre in paesi a noi distanti: una a Modugno e due in Basilicata.

A Modugno, presso la chiesa di S. Agostino, si trova una statua lignea di S. Nicola da Tolentino, firmata e datata 1785. Fino a pochi anni addietro era l’unica statua nota di questo scultore.

Successivamente, dopo un restauro, è stata scoperta una statua della Madonna delle Grazie, anch’essa firmata e datata 1786, ubicata nell’omonima chiesa a Miglionico (Basilicata). Purtroppo la statua è mutila del Bambino che teneva in braccio, sottratto a seguito di un furto.

Infine, più recentemente, si è avuto notizia di un’altra statua del Nostro: di tratta di S. Eustachio [foto 4 a fine pagina], co-patrono di Matera, dove si trova nella sua cattedrale. Questa statua fu commissionata allo Spirdicchio per ringraziare il santo dall’aver salvato la città di Matera minacciata dalle truppe francesi, capitanate dal nostro Ettore Carafa, nell’infausto anno 1799. Sempre a Matera il Nostro avrebbe successivamente restaurato una statua equestre del re Carlo III, oggi perduta (2p).

Se scarse sono le sue opere al momento conosciute, altrettanto scarse sono le sue notizie biografiche. Sommariamente, di lui si sa solo che verso i 30 anni ha sposato Riccardina Stancarone, che abitava in via Conte Marulli (all’epoca Ruga Longa delli Gualanelli) e che ha avuto tre figli, nessuno dei quali ha proseguito nella sua attività (3p).

Arcangelo Spirdicchio è morto verso il 9 maggio 1807 ed è stato seppellito in cattedrale.
Tutt’ora vivono in Andria suoi discendenti, i quali portano il cognome leggermente modificato di Spiriticchio.

NOTE (della premessa)

(1p) N. Montepulciano, V. Zito, «Arcangelo Spirdicchio, uno sconosciuto scultore andriese del ‘700», Rivista Diocesana Andriese, Maggio-Agosto 2014, n. 2, pp.120-128.
Vedasi anche Antolini R., Nicolantonio Brudaglio, Andria 2015, pp. 153-155.

(2p) Pelosi M, «Il miracolo del 1799 a Matera e la statua di Sant’Eustachio a opera di Arcangelo Spirdicchio», in Mathera, sett./dic. 2020, n. 13, pp.60-64.

(3p) Notizie più dettagliate sulla biografia e sulle opere del Nostro si possono leggere nel citato lavoro di Montepulciano-Zito e nella relativa bibliografia di riferimento, scaricabile da
http://andriantica.altervista.org/genealogie_e_biografie.htm.


Rivista Diocesana Andriese

Anno LVII - n.2 - Maggio/Agosto 2014, pp.120-128

  STUDI ed INTERVENTI 

ARCANGELO SPIRDICCHIO,
UNO SCONOSCIUTO SCULTORE ANDRIESE DEL ‘700

di Nicola Montepulciano, Vincenzo Zito

Nel ‘700 fiorirono in Andria numerosi artigiani, scultori in legno e pietra, le cui opere sono sparse per tutta la Puglia ed anche oltre. Purtroppo questi artigiani godono in patria di una scarsa notorietà, se non addirittura totalmente ignorati, che fa da contrasto a quella meglio goduta in altre città pugliesi e lucane (1).

Uno scultore totalmente inedito in Andria è Arcangelo Spirdicchio, vissuto nella seconda metà del ’700. Di questo artigiano sino a pochi anni addietro si conosceva una sola opera, una statua lignea di S. Nicola da Tolentino firmata e datata sulla base «Archangelus Spirdicchio Civitatis Andrie | Sculpsit A. D. 1785», ora ubicata nella cappella dedicata al santo nella chiesa di Sant’Agostino a Modugno (2).

Recentemente una seconda statua opera del Nostro è stata individuata a Miglionico, in Basilicata. Si tratta della Madonna delle Grazie, ubicata nella chiesa omonima di Miglionico, che reca la firma e la data sulla base «Archangelus Spirdicchio | Civitatis Andrie Sculpsit | A.D. 1786». La corretta attribuzione della statua è stata resa possibile a seguito di un restauro che ha rimosso una ridipittura ottocentesca ad opera dall’altamurano Daniele Denora (1845) (3).

Queste sono le uniche opere sinora note del Nostro.
Ma chi era Arcangelo Spirdicchio? Dove si era formato come scultore?
A queste domande al momento è possibile dare soltanto risposte parziali, desunte dai pochi documenti sinora reperiti.

Arcangelo era nato in Andria verso il 1737 come si può dedurre dal Catasto Onciario compilato verso la fine del XVIII secolo (4). Purtroppo non è stato possibile rintracciare il suo atto di battesimo perché il Nostro sarebbe nato nella zona di competenza della cattedrale, i cui documenti furono distrutti durante la presa di Andria del 23 marzo 1799 (5). All’età di circa 30 anni, nel 1768, sposa Riccardina Stancarone di Vincenzo, il cui matrimonio è celebrato in faciem ecclesiae dal Rev. Sig. Don Filippo Antolini, sacerdote di questa chiesa cattedrale (6). Nel successivo 1770 vende una casa sita nella Ruga Longa delli Spadarelli che aveva ricevuto, unico erede, dal padre Vito (7).

Due anni dopo acquista assieme alla moglie una casa sita nella Ruga Longa delli Gualanelli, utilizzando a tal fine anche la dote portata dalla moglie (8).

Infine nel 1788 vende a tale Giuseppe Brudaglio del q.m Angelo la metà di una casa posta a confine con la chiesa di S. Chiara (9).

La famiglia è allietata dalla nascita di almeno tre figli, come risulta dal citato Catasto Onciario di Andria compilato verso la fine del XVIII secolo (10), nel quale al foglio n.110, con il nome e cognome del capofamiglia leggermente modificati, è registrata come segue:

M.ro Arcangiolo Sperdicchio Scultore  
Riccardina Stancarone moglie
  Figli
Vito calzolaio
Isabella nubile
Vincenzo
di anni 57
di anni 46

di anni 26
di anni 15
di anni 12

Arcangelo abita in una casa di sua proprietà sita nella strada de’ Gualanelli, della quale tiene fittato un sottano (locale a piano terra) ad un certo Domenico Mosca per la durata di anni sette. Tale strada è identificabile con l’attuale via Conte Marulli (un tempo detta anche delli Sala mentre nella carta del vescovo Longobardi del 1856 è denominata Vico Tamburieri), seconda traversa alle spalle della chiesa di S. Domenico (11).

Alla data del catasto Arcangelo, oltre la casa di abitazione, risulta possedere i seguenti altri beni:

  1. casa sita alla stessa strada de’ Gualanelli affittata a Francesco Romanelli per anni tredici (12);
  2. due vignali di seminativo nel Chiuso di Oliva Rotonda (13);
  3. sessantatre ordini di viti nel chiuso di Capodacqua.

Per l’acquisto di alcuni di detti beni, il Nostro aveva contratto dei prestiti con il Convento di S. Domenico, con il Capitolo della Cattedrale (specificatamente per l’acquisto della casa di abitazione) e con un certo Francesco Paolo Rella abitante in Canosa.

Da notare che i due figli maschi di Arcangelo non hanno seguito le orme del padre. Già nel Catasto Onciario il più grande risulta essere calzolaio, attività che poi sarà seguita anche dal fratello minore Vincenzo, come risulta dall’atto di morte di quest’ultimo (14). Da notare inoltre che nei documenti che riguardano i figli del Nostro, il cognome è stato ulteriormente deformato in “Spiridicchio” e poi in “Spiriticchio”, cognome quest’ultimo tutt’ora presente in Andria.

Arcangelo muore verso il 9 maggio 1807 e viene seppellito in Cattedrale il 10 maggio, come risulta dal relativo registro dei morti (15) (Fig. 1).

Queste, quindi, le brevi note biografiche di Arcangelo Spirdicchio. È il caso ora di commentare la limitata produzione artistica dello scultore, al momento nota.

La statua di S. Nicola da Tolentino esistente in Modugno (Fig. 2), in legno intagliato e dipinto, è

di buona fattura, presenta la figura del santo tolentinate in posizione stante, con la mano sinistra a reggere il libro e la mano destra nell’atto di stringere il giglio. Veste un saio bruno stellato e sul petto mostra il sole raggiato, tipico attributo iconografico del santo (16).

La scultura, secondo Gambacorta, pur nella sua rigidezza e nell’appiattimento dei colori, forse di restauro, presenta qualche pregio artistico nel volto giovanile e sereno del santo, che continuerebbe la scuola della più nota bottega dei Brudaglio (17). La statua, rimossa dalla sua collocazione originaria nel 1963, per un certo periodo è stata depositata presso la chiesa di S. Lucia, poi presso il museo diocesano (18) ed infine presso la sacrestia della chiesa di S. Agostino, rischiando anche di essere distrutta (19), per tornare infine nella sua collocazione originaria.

Nell’inventario dei dipinti e delle statue rinvenuti dalla commissione incaricata della soppressione dei conventi, datato 29/9/1809, alla statua è attribuito il valore di 10 ducati (20), che corrispondono, in valore nominale, agli attuali 600 euro circa. Nel successivo inventario dei dipinti e delle statue conservati nelle chiese di Modugno, datato 11/2/1812, si legge che la statua è alta 5 palmi, pari a 130 centimetri (21).

Meglio studiata è la statua della Madonna delle Grazie, realizzata l’anno successivo, anch’essa in legno intagliato e dipinto (Fig. 3).

La statua raffigura la Vergine in piedi su un piedistallo in finto marmo con il seno scoperto, secondo la consueta iconografia della madonna del latte o delle Grazie, alla quale è intitolata la chiesa dove essa è tuttora ubicata. In origine teneva in braccio il Bambino Gesù, ora disperso a seguito di un furto avvenuto nel 2000 (22).

L’opera sarebbe stata realizzata in sostituzione di una scultura tardocinquecentesca di analogo soggetto (23). Dopo un’impropria attribuzione a Francesco Paolo Antolini, a seguito di un provvidenziale restauro è emersa la firma dell’Autore. La scheda prosegue nella descrizione critica della statua.

Vicina culturalmente a modelli napoletani tardo-settecenteschi per la grazia plastica con cui sono definiti il panneggio costruente e le mani, la Madonna è caratterizzata dal morbido intaglio del viso, impreziosito dagli occhi in pasta vitrea. Lo Spirdicchio adotta soluzioni formali in linea con la cultura devota del tempo, e nella cadenza del pesante manto blu oltremare, e nell’impianto colonnare e solenne della figura utilizza moduli compositivi di stampo classicista affermatisi alla fine del Settecento, memore anche degli esempi della statuaria meridionale di inizio Seicento (24).

Queste, dunque, le uniche opere note del Nostro.

Resta da capire come mai, di uno scultore che doveva godere di una certa notorietà al punto da essere riuscito ad “esportare” una sua statua oltre i confini regionali, non si conoscono altre opere, sia in Andria e sia in altri paesi. È possibile formulare alcune ipotesi.

La prima potrebbe individuarsi nel fatto che le sue opere in legno siano andate perdute nel tempo perché corrose dai tarli o incenerite, fine che, come si è accennato, ha rischiato di avere la statua di S. Nicola da Tolentino. Ma questo non spiega questa grave mancanza di lavori di un artigiano che dev’essere stato piuttosto attivo. Si potrebbe quindi ipotizzare che alcune sue opere non siano al momento individuabili perché non firmate, e quindi attribuite impropriamente ad altri scultori, o ridipinte in tempi successivi, come nel caso della Madonna delle Grazie di Miglionico.

Altra ipotesi potrebbe consistere nel fatto che, probabilmente, Arcangelo sia stato uno scultore prevalentemente di opere in pietra (cornicioni, portali, stipiti, ecc.) opere rimaste anonime nel tessuto edilizio delle città. Oppure che il Nostro sia stato uno scultore che ha lavorato prevalentemente alle dipendenze e per conto di artigiani più noti, come i Brudaglio e gli Antolini, per cui gran parte del suo lavoro è “nascosto” nelle opere e dalla mano dei suoi maestri.

Arcangelo Spirdicchio quindi fa parte, ampliando un’affermazione del Blunt (25), di quella nutrita schiera di artisti (architetti, scultori, pittori) a noi noti solo per una o due opere, a volte di grande valore artistico, e dei quali spesso non si conoscono neppure le date di nascita e di morte. A questa fa da contrappunto la serie delle numerose opere di ignoti, disseminate nelle chiese, nei musei e nei palazzi dell’Italia meridionale, alle quali al momento non è possibile dare un nome o una data. Forse fortunate ricerche negli archivi o provvidenziali restauri potrebbero darci ulteriori notizie sul Nostro, o forse le altre sue opere o i documenti che lo riguardano sono andati definitivamente perduti.

Al momento, quindi, di questo nostro concittadino bisognerà contentarsi delle poche notizie reperibili dalla documentazione rintracciata. A conclusione di questo lavoro si riporta l’albero genealogico parziale della sua famiglia ricostruito sino alla metà dell’800 dalla consultazione dei registri anagrafici e dei registri parrocchiali della cattedrale.

  • 1. Vito (*? - †prima del 1770†
    • 2. Arcangelo Spirdicchio (*1737 †10/5/1807), scultore
          = 1768 Riccardina Stancarone (*1748 †?)
      • 3. Vito (*1769 †6/6/1837), calzolaio
            = 11/8/1799 Rosa Mininno (*? †prima del 1837)
        • 4. Michele o Michelangelo Spirdicchio (*1802-1804 †?), muratore
              = 14/4/1824 Maria Nicola Caricato, poi Caricati (*Corato 1807 †?) di Michele e di Maria Luigia Gisotti.
          • 5. Vito (*1824 †17/2/1825 di mesi sei)
            5. Luigia (*2/6/1828 †?)
            5. Vito (*? †25/2/1843)
            5. Vincenzo (*18/2/1831 †21/10/1836)
            5. Giovanni (*? †20/3/1839)
            5. Vincenza (*? †28/5/1841)
            5. Vincenza (*31/1/1847 †?)
            5. Riccardino (*18/8/1849 †?)
          4. Antonia (*1810 + 11/10/1810)
          4. Michele (*1806 †?), calzolaio
        3. Isabella (*1779 †?)
            = 1801 Francesco di Chio
        3. Vincenzo (*1782 †14/9/1848), calzolaio
            = Lucia Mininno (*? †prima del 1848)

NOTE

(*) In merito al presente estratto si precisa che:
- la rivista originale reca le immagini in toni di grigio: nell'estratto sono state riprodotte a colori per una migliore lettura; inoltre sono stati corretti alcuni refusi tipografici.

(1) Si è fatto altrove notare che alla famiglia degli scultori più nota, quella dei Brudaglio, la Pro-loco di Minervino abbia dedicato addirittura una pagina WEB (cfr. Zito V., La guerra dei 200 anni, Andria 2010, p. 25 nota 17).

(2) L’opera è stata resa nota da Gambacorta A., «Arte in Puglia. Due scultori inediti», in Tempi nostri. Visione di vita barese, XVII, n. 32, 23/10/1971, p.7. Nella medesima chiesa è presente una cantoria con organo, datato 1718, attribuita agli andriesi Francesco Paolo e Riccardo Frisardi. Altra cantoria e organo, che si troverebbero nella chiesa confraternale di S. Maria del Suffragio o del Purgatorio sempre a Modugno, sono dovuti agli stessi artigiani (Picca F., «La chiesa di S. Agostino, già di S. Maria delle Grazie, e il convento degli Agostiniani a Modugno», in Aa.Vv. Parrocchia, casa tra case, Bari 2010, p.119).

(3) Aruanno F., «Arcangelo Spirdicchio, Madonna delle Grazie», in Acanfora E. (a cura), Splendori del Barocco defilato. Arte in Basilicata e ai suoi confini da Luca Giordano al Settecento, Firenze, Mandragora, 2009, p. 162.

(4) Gambacorta (cit., 1971) riporta quale anno di nascita il 1743, data ripresa dagli Autori successivi, per ultimo Pica (cit., 2010), perché nel Catasto Onciario di fine XVIII secolo, che ufficialmente viene datato 1800, il Nostro risulta avere 57 anni. Però la datazione al 1800 del suddetto catasto non appare condivisibile in quanto in tale documento sono riportate come viventi persone che sono state uccise nei fatti di Andria del 23 marzo 1799. Dal raffronto con l’età avuta al momento della morte dei figli di Arcangelo con quella dichiarata nel Catasto Onciario si ricava che la datazione di quest’ultimo o, meglio, la datazione delle rivele su cui si basa il suddetto catasto, andrebbe anticipata verso il 1793-94.

(5) Cfr., tra gli altri, Quacquarelli A., «La spedizione punitiva dei francesi in Andria del 23 marzo 1799», in Japigia, 1940, fascicolo 4, p.299. Difatti una ricerca negli atti di battesimo della Collegiata di S. Nicola negli anni dal 1734 al 1745 ha dato esito negativo.

(6) AST - Archivio di Stato di Bari – Sez. di Trani, Fondo notarile, Piazza di Andria, prot. n.273 notaio Frisardi Gaetano, atto del 27/11/1770, f.532.

(7) AST cit., Fondo notarile, Piazza di Andria, prot. n.273 notaio Frisardi Gaetano, atto del 7/6/1770, f.247. La strada “delli Spadarelli” non è stata al momento identificata, a meno che non si tratti della strada “delli Gualanelli” trascritta in maniera errata dal notaio. Notizie sulla famiglia del padre Vito si potrebbero ricavare dal Catasto Onciario di Andria del 1743, depositato presso l’Archivio di Stato di Napoli. Purtroppo la sua consultazione si presenta piuttosto onerosa e pertanto, in questa sede, vi si è dovuto rinunciare.

(8) AST cit., Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Frisardi Gaetano, prot. n. 275, atto del 20/10/1772, f. 393v.

(9) AST cit., Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Cannone Pasquale, prot. n. 442, f. 542.

(10) Archivio di Stato di Bari, Catasti onciari, Andria (1795 circa) vol. 1. La pagina è stata quasi interamente pubblicata da Gambacorta (cit. 1971).

(11) Cfr. Centrone Carmela, Palazzi Storici di Andria tra il XVI e il XVIII secolo, Ivi 2004, p. 71, nota 5.

(12) Si tratta della casa acquistata nel 1772 utilizzando anche la dote della moglie. Questa casa sarà poi venduta a Leonardo Pistillo con atto del notaio Leonardo Frisardi del 24/1/1802, per formare la dote necessaria al matrimonio della figlia Isabella con Francesco di Chio (AST cit., Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Frisardi Leonardo, prot. n. 479, f. 54v).

(13) Acquistati l’1/11/1769 (AST cit., Fondo notarile, Piazza di Andria, notaio Frisardi Gaetano, prot. n. 272, f.579).

(14) Stato civile del comune di Andria, Atto n. 604 del 15/9/1848.

(15) Archivio Diocesano Andriese, Registro dei morti della chiesa cattedrale 1798-1857, f.42v.

(16) Picca F., «, La chiesa di S. Agostino, già di S. Maria delle Grazie, e il convento degli Agostiniani a Modugno, in Parrocchia, casa tra case. La Parrocchia sant'Agostino in Modugno nel decennio 2001-2010 e nuova documentazione storica», a cura di Antonio Ciaula, Bari 2010, p. 126.

(17) Gambacorta A., «Arte in Puglia. Due scultori inediti», cit.

(18) Milano N., Le chiese della diocesi di Bari, ivi 1982, p. 408.

(19) Gambacorta A., «Arte in Puglia. Due scultori inediti», cit.

(20) Pubblicato da Pica F., «La chiesa di S. Agostino, già di S. Maria delle Grazie, e il convento degli Agostiniani a Modugno», cit., pag.182.

(21) Ibidem, p. 186. Gambacorta, cit., riporta, forse per un refuso, un’altezza di cm 170.

(22) Acanfora E. (a cura), Splendori del Barocco defilato, cit., p. 162.

(23) Scarcia, Benvenuti a Miglionico, Matera 2007, pp. 15-16.

(24) Acanfora E. (a cura), Splendori del Barocco defilato, cit., p. 162.

(25) Blunt A., «Caratteri dell’architettura napoletana dal tardo barocco al classicismo», in Civiltà del ’700 a Napoli 1734-1799, Firenze 1979, pp. 66-67.


figura 1
Fig. 1) Annotazione della sepoltura di Arcangelo Spirdicchio avvenuta in cattedrale il 10 maggio 1807 (Archivio Diocesano Andriese, Registro dei morti della chiesa cattedrale 1798-1857, f.42v).




figura 1
Fig. 2) Arcangelo Spirdicchio, S. Nicola da Tolentino, legno intagliato e dipinto, cm 130, prima cappella a destra nella chiesa di S. Agostino in Modugno. Firmato e datato sulla base «Archangelus Spirdicchio Civitatis Andrie | Sculpsit A.D. 1785».
Da Picca F., «La chiesa di S. Agostino, già di S. Maria delle Grazie, e il convento degli Agostiniani a Modugno», in Aa.Vv. Parrocchia, casa tra case, Bari 2010, p.126).



figura 1
Fig. 3) Arcangelo Spirdicchio, Madonna delle Grazie, legno intagliato e dipinto, cm 143x47x42, Miglionico (MT), chiesa di Santa Maria delle Grazie. Firmato e datato sulla base: «Archangelus Spirdicchio | Civitatis Andria Sculpsit | A.D. 1786». Iscrizioni: sulla base, «Daniel Denora | pinxit Civ(itatis) | Altamurae A.D. 1845». (Da Aruanno F., «Arcangelo Spirdicchio, Madonna delle Grazie», in Acanfora E. (a cura), Splendori del Barocco defilato, Firenze 2009, Fig. 102, pag. 110).



figura 1
Fig. 4) Arcangelo Spirdicchio, Sant'Eustachio, Si tratta di una statua-manichino.
«La statua del nostro Glorioso Sant’Eustacchio Protettore di questa nostra fedelissima Città di Matera è di legno denominato teglia [tiglio], e fù formato da Mastro Arcangelo Spiriticchio della Città di Andria, e la portò in Matera nel dì quattro Marzo Mille ottocento, pagata allo stesso con il trasporto, e regalia docati ventotto, indi si vestì, […] ed è statua benedetta dal nostro Arcivescovo Monsignor Don Camillo Cattaneo della Volta de Marchesi di Montescaglioso nel di primo Maggio detto anno mille ottocento, e si è depositata nella Chiesa Cattedrale, in Cornu Epistolae del suo Altare».
(trascritto da Angelo Pelosi in Logos – Le ragioni della verità, quindicinale della diocesi di Matera-Irsina, n. 5/2016, p.7).