di Mons. Francesco Papa (____-____)
Che può dirvi un seminario dopo cento anni di vita?
Quali fatti notevoli avranno potuto compiere piccoli e giovani chierici, piante vigorose, ricche di fiori ma non ancora di bei frutti?
È forse un senso di vanità che ci vince per annoverare questo centenario fra i tanti che si commemorano?
Il nostro compito invece è duplice: Ringraziare il Signore e la Vergine del Carmelo, nel cui santo nome il nostro caro Seminario nacque e visse florido, innesto divino sulle mura benedette dell’antico convento, e ricordare a noi tutti, di ogni fede ed età, la formazione e l’ascesa di tante menti e cuori che, educatisi in una comune palestra, guidati dalla pietà e dallo studio, dalle norme interne e dagli esempi di tanti egregi Superiori ed insegnanti, seppero poi, nella vita esterna, palesarsi degni del sacro luogo che, anche dopo cent’anni di memorie, raccoglie i loro palpiti, le loro speranze e i timori, le gioie e le segrete lagrime, che formano la prima età dello studente collegiale.
Del nostro seminario non vi è un ricordo scritto che ne tramandi le vicende. L’età mia e quella de’ miei maggiori mi vengono in aiuto per ricostruire questo splendido edifizio morale, che getta fiamme di carità e di fede per l’apostolato tra le anime da Gesù redente.
Il Seminario, posto in alto, alla periferia ed a custodia quasi della Città fedele, con il suo lungo e bel prospetto, a nord-est, daccanto alla chiesa della Madonna del Carmelo, ricorda, allo studioso, due fatti e due tempi:
La Chiesa ed il Convento de’ PP. Carmelitani 1690 – 1799, e il Seminario 1839, sorti dalla pietà e dallo zelo di due grandi Vescovi Mons. Egizio e Mons. Cosenza, poi Cardinale di S. Romana Chiesa, confermano il senso profetico delle parole incise a’ piedi del tempio:
“BENE FUNDATA EST SUPER FIRMAM PETRAM”
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[Panoramica del Carmine nel 1939 (foto nell'opuscolo)]
Un nobile concittadino, Flavio De Excelsis, con testamento del 10 ottobre 1681, non avendo eredi prossimi, destinava il suo patrimonio alla erezione di un Convento e d’una Chiesa per i religiosi Carmelitani.
L’otto dicembre del 1682 il Capitolo Cattedrale ed il Vescovo accettavano la venuta in Andria di questo novello Ordine Religioso.
Dai vari beni stabili della eredità De Excelsis, così come è detto in un codicillo del testamento, dovevano sorgere la Chiesa ed il Convento, sacri alla Vergine del Carmelo, monumenti imperituri della eminente pietà di Flavio De Excelsis, così, come oggi, la modestia e la religione viva e sincera di Tommaso Leonetti, Cav. del S. Sepolcro, ha donato una sua vasta villa, sulla strada di Santa Maria de’ Miracoli, alla carità ed allo zelo de’ PP. Cappuccini, per assicurare ed incrementare il culto del SS. Salvatore, e proteggere quella zona della città nostra, che non può usufruire delle cure apostoliche de’ nostri sacerdoti.
[Cortile (foto nell'opuscolo)]
Non appena i Padri Carmelitani si immisero nel pieno possesso della eredità « De Excelsis » dettero principio alla fabbrica della Chiesa.
Ne fu maestro muratore un tale Domenico Morgigno, antenato del caro Monsignor Morgigno che onorò il nostro Capitolo Cattedrale per le sue virtù † 1932.
La pietra inaugurale fu gittata nel 1690, là dove il 1656 sorgeva il piccolo lazzaretto.
Sotto lo stemma dell’Ordine Carmelitano venne incisa questa iscrizione, su riferita:
ANNO DOMINI
MDCLXXXX
BENE FUNDATA
EST SUPRA
FIRMAM PETRAM
Venne benedetta da Mons. Adinolfi e consacrata da Mons. don Domenico De Anellis, vescovo e patrizio di questa città, l’11 novembre 1753, come si rileva dalla epigrafe murata nella chiesa e che qui si ricorda:
ANNO VULGARIS ÆRÆ MDCCLIII
DIE XI MENSIS NOVEMBRIS
TEMPLUM HOC DEO AC VIRGINI DEIPARÆ
SANCTÆ MARIÆ DE MONTE CARMELO
DICATUM
ILL.MUS AC REV.MUS D. DOMINICUS DE ANELLIS
PATRICIUS CIVITATIS ANDRIÆ
DEI ET APOSTOLICÆ SEDIS GRATIA
EPISCOPUS EIUSDEM CIVITATIS
SOLEMNI RlTU CONSECRAVIT
EIUSQUE ANNI FESTUM DEDICATIONIS
AD DOMINICAM III POST TRINITATEM
TRANSTULIT
La facciata è divisa in tre campi. In quello di mezzo si apre un ampio finestrone e, ai due lati, due nicchie incavate nel tufo. Sopra l’architrave vi è il mezzo busto della Madonna del Carmine a tutto rilievo su pietra; tolto quando la Chiesa divenne sala di ammalati, fu rimesso nel 1839.
Originariamente sull’architrave si leggeva inciso il seguente distico del chiarissimo poeta dell’Ordine Carmelitano, Giambattista Mantovano:
DUM FLUET UNDA MARIS, CURRET PER ÆQUORA PHEBUS
VIVET CARMELI CANDIDUS ORDO MIHI
Questi bei versi furono vandalicamente cancellati nel 1806, quando la Chiesa ed il Convento furono convertiti in Ospedale Militare.
L’architettura della Chiesa è assai semplice. Unica nave, con la volta sfogata ed a tufo.
[Chiesa del Carmine (foto nell'opuscolo)]
La navata è fiancheggiata da tre arcate, che formano le cappelle, dedicate alla Concezione della B. Vergine, alla B. Vergine del Carmine a Sant’Anna – questo altare fu eretto nel 1716 dal nobile don Domenico Tupputi, – a S. Giuseppe, a Santa M. Maddalena de’ Pazzi, a S. Alberto.
Il campanile fu costruito nel 1772 e, nell’infausta giornata del 23 marzo 1799, servì di appostamento alle sentinelle andriesi, che spiavano il nemico che veniva da Barletta.
Nel sacco, che in quel giorno i Francesi dettero alla Chiesa del Carmine, furono rubati pregevoli oggetti sacri.
Nel 1806 il Convento fu mutato in Ospedale Militare; così la casa di Maria del Monte Carmelo fu convertita in sala di militari, ammalati di quel morbo che, per opera degli ospiti francesi, si dilatò e ne conservò il nome!
Assai prima che il Convento venisse trasformato in Seminario, Mons. Ariano, che a sue spese aveva fatto costruire le soffitte del Duomo, avea comprato l’antico palazzo della famiglia Volpone, messo di fronte alla Chiesetta di S. Michele e lo ridusse a Seminario Diocesano. La chiesetta di S. Michele, che va pure sotto il nome di S. Angelo de’ Meli, serviva da oratorio al Seminario.
[Mons. G. Cosenza, vescovo di Andria 1832-1850 e Mons. P. Rostagno, vescovo di Andria 1935-1939 (foto nell'opuscolo)]
Nel 1836, per sovrana disposizione, l’Ospedale militare del Carmine fu chiuso. Mons. don Giuseppe Cosenza, allora vescovo di Andria, presentò domanda al Ministero ed una supplica al Re Ferdinando II, affinché gli fosse concesso di invertire il soppresso locale ad uso di Seminario Diocesano, perché quello, che era accanto all’Episcopio, era molto disadatto.
Il Re annuì ben volentieri, Mons. Cosenza, grandemente munifico, ne fece apportare le modifiche del caso, ed il 29 aprile 1839, nella gioia dell’intera cittadinanza, aprì il nuovo Seminario a’ giovani chierici, sotto la direzione dapprima del rev. sacerdote don Cuomo, insegnante di filosofia, e poi del benemerito rettore D. Giuseppe Troya, Canonico Primicerio della Cattedrale.
A perenne memoria del Convento, che vide il suo termine nel 1741, mercè la cooperazione e lo zelo del Duca di Andria, Ettore Carafa, fu posta a destra dell’ingresso del Chiostro la seguente epigrafe:
D. O. M. DUCE HECTORE CARAFA ADIUVANTE PROMOVENTE FILIOQUE EXCELLENTISSIMO FABRITIO NUNC REGENTE VIRO NOBILI DE EXCELSIS FLAVIO PIO DISPONENTE DOMUS ISTA CARMELITANÆ MARIÆ FILIISQUE ERIGITUR ANNO A PARTU VIRGINIS MDCXCVII
In memoria del nuovo Seminario fu dettata questa iscrizione, che non fu incisa sopra alcuna pietra e che, completata per la fausta ricorrenza centenaria, viene fatta scolpire, per desiderio del rev.mo rettore, Can. Teol. don R. Rella, che questo ricordo a stampa volle.
HOC COENOBIUM ANTEA CARMELITARUM ANNO CIↃIↃCCCVI IN MILITUM CONVERSUM NOSOCOMIUM GREGORIO XVI PONT. MAX. AC FERDINANDI II UTRIUSQUE SICILIÆ REGIS P . F. A. SINGULARI PRORSUS CONSILIO ET PROVIDENTIA ANDRIENSIS DIŒCESIS CLERICORUM SEMINARIO VETERE NIMIUM ANGUSTO NUNC DESTINATUR QUO PUBES IN SPEM LÆTAM RELIGIONIS SUCCRESCENS ET CIVITATIS LITTERIS SCIENTUSQUE COMMODIUS INSTITUERENTUR JOSEPH COSENZA ANDRIÆ EPISCOPUS AERE SUO REFEClT AUXIT ORNAVITQUE AN. R. S. CIↃIↃCCCXXXIX HANC MEMORIAM PAULUS ROSTAGNO EPISCOPUS INSCRIBENDAM CURA VIT DIE UNDETRICESIMA MENS. APR. MCMXXXIX RECURRENTE DIE FESTO CENTESIMI ANNI
Nel 1848, scoppiata la rivoluzione, il Troya fu dai rivoluzionari cacciato via ed il Seminario disciolto. Si aprì nel 1849 sotto la direzione dell’ex domenicano Padre Tozzi da Cerignola.
Nel 1850 Mons. don Giuseppe Cosenza prepose al regime del Seminario i Padri della Compagnia di Gesù e la Chiesa del Carmine fu affidata al loro culto.
Federico Torniellì, a devozione dei fedeli, fece rialzare il campanile abbattuto nel 1799 dalle orde francesi inferocite.
Una campana venne donata dal Re Ferdinando II, l’altra dalla pietà del signor N. Iannuzzi, la terza dalla devozione del popolo andriese e la quarta era la campanetta, che stava sin dal 1839.
Nel 1860, espulsi da’ rivoltosi i PP. della Compagnia di Gesù, da Mons. Longobardi fu preposto alla direzione del Seminario il Can.co Primicerio della Cattedrale di Andria, don Giuseppe Maria Marziani, dottore utriusque juris, uomo per mente, per cuore, per tenacia di propositi, unico anziché raro. Testimoni della saggezza di quel governo, tutto rivolto alla pietà ed allo studio, furono i molti sacerdoti che, per cultura e zelo, onorarono, dentro e fuori, il nostro Clero.
Ma nel 1874 il Marziani dovette abbandonare il Seminario che, da quel giorno, come ricorda Mons. Merra nelle sue "Monografie andriesi", vol. 2. addivenne quell’inferno dantesco, « che non può trovar posa in su le piume, ma con dar volta suo dolore scherma! ».
Ma prima di chiudere la narrazione di questa prima età del nuovo Seminario, cresciuto alle falde del piccolo Carmelo che ne protegge ancora le sorti, mi piace ricordare i nomi di alcuni de’ molti sacerdoti che furono il decoro del nostro clero e la cui memoria passi in benedizione. Parecchi di essi ottennero l’episcopato per la pietà ed il merito nelle discipline sacre:
Mons. Felice Regano, già nostro Vicario capitolare, Arcivescovo di Catania †1861, con l’appellativo di pater pauperum.
Mons. Giuseppe Iannuzzi, di nobile famiglia, canonico della Cattedrale, vescovo di Lucera †1871.
Mons. Bernardino Frascolla, Canonico teologo della nostra Cattedrale, di forte ingegno e facondo, le cui avventure furono dolorose per i tempi in cui visse, vescovo di Foggia †1869. Al suo capezzale fu un accorrere di persone illustri, Vescovi, Cardinali ed il medesimo Pio IX volle personalmente visitare l’infermo e confortarlo, in Roma, nel Monastero a Torre degli Specchi, ove aveva preso alloggio per partecipare al Concilio Ecumenico Vaticano.
Mons. Emanuele Merra, Canonico Primicerio della nostra Cattedrale, oratore sacro e scrittore accurato di varie monografie storiche, che illustrano la città di Andria nelle sue Chiese. Il primo che rivelò i documenti storici del Castel del Monte e ne compilò una chiara e precisa monografia, vescovo di Cotrone e poi di San Severo †1911.
Mons. Stefano Porro, di nobile famiglia, Canonico Priore della Cattedrale, Vescovo ausiliare di Mons. F. M.ª Galdi †1904. A lui si deve il nuovo tempio dedicato alla Immacolata, oggi parrocchia dei Salesiani che, con zelo ed alacrità nel loro apostolato, attendono, dalla pietà cittadina, il compimento artistico dell’opera.
Mons. Lorenzo Chieppa, educatosi nel Seminario Vaticano, insegnante di filosofia, vescovo di Lucera, è da tutti ricordato per il suo cuore †1918.
Mons. Giuseppe Leo, sacerdote assai caro a Mons. Galdi, per le sue spiccate virtù di mente e di cuore; canonico della Cattedrale e Rettore del Seminario Diocesano; promosso, per volontà del S. Padre Pio X, vescovo di Nicotera e Tropea e poi elevato alla Chiesa Metropolitana di Trani per i suoi meriti inestimabili; morto nell’unanime compianto il giorno 20 gennaio 1939.
Mons. Giuseppe Ruotolo, di anni 40, dal I937 Vescovo di Ugento (Lecce). Fu insegnante per dieci anni di filosofia nel Seminario Regionale Pontificio di Molfetta, poi Prevosto della nostra Parrocchia e Capitolo di San Nicola. Benemerito per lo zelo nell’Azione Cattolica e per i restauri fatti eseguire nella sua Chiesa. Fu inoltre delegato vescovile, insegnante di religione e Direttore spirituale nel nostro Seminario.
[Mons. G. M. Leo, rettore del Seminario, arcivescovo di Trani - Mons. G. Ruotolo, vescovo di Ugento (foto nell'opuscolo)]
Ricorderò, fuggevolmente, ed a conforto di quanti furono discepoli ed ammiratori, il penitenziere Tibis, il teologo don Filippo Durso, insegnante di teologia e scrittore forbito; il Can. prof. Filippo Mastropasqua, un dì direttore degli studi classici in Seminario, oratore sacro tra i primi della regione nostra; il prevosto di S. Nicola don Nicola Patruno; l’Arcidiacono don Corrado Casieri, maestro di Teologia Morale; l’Arciprete don Giacomo Memeo e l’Arcidiacono Troya, rettore pure del nostro Seminario e che zelò assai il culto della Madonna dell’Altomare, l’Arcidiacono A. Parlati.
Minervino e Canosa ricordano, con noi, sacerdoti degni di memoria per le doti di mente e di cuore: il Can. Barbarossa e Sassi di Minervino, l’Arcipr. Maddalena di Canosa.
Alcuni de’ nostri si segnalarono poi nella carriera diplomatica ecclesiastica ed occuparono cariche altissime ne’ superiori dicasteri ecclesiastici.
Mons. Sebastiano Spagnoletti – Zeuli che, nel 1852, vestì nel nostro Seminario l’abito talare, noto a tutti per la sua modestia. Compì i suoi studi a Roma, ottenne il canonicato in Andria, nella Chiesa Cattedrale, ma desiderò che la sua prebenda venisse divisa fra i mansionari più assidui.
Addottoratosi nelle varie discipline ecclesiastiche ed apprese diverse lingue, dopo aver compiuto il suo corso nella S. Congregazione degli Affari Ecclesiastici, fu nominato da Leone XIII Uditore della Nunziatura di Lisbona † 1883.
Mons. Giuseppe Magno, proveniente pure dalla carriera diplomatica ecclesiastica. Si era già segnalato per il suo ingegno nel nostro Seminario. Nel 1874, stanco forse di quella carriera, fu nominato, da Mons. Galdi, canonico della Cattedrale. Nel 1877 fece ritorno a Roma. Fu nominato Uditore di prima classe della Nunziatura di Vienna e poi canonico della Basilica di S. Giovanni in Laterano † 1907.
Mons. Frabcesco Guglielmi, canonico onorario della nostra Cattedrale, professore di lettere nel Seminario Vaticano, dottore in Filosofia sacra e civile ed in diritto canonico; per i suoi molteplici meriti, elevato alla carica di Uditore della S. Rota † 1936 in Roma.
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Nel 1850 Mons. Cosenza, per le sue singolari benemerenze di intelletto e di cuore, veniva eletto arcivescovo di Capua e Cardinale di S. R. Chiesa, mai dimentico della sua Andria prediletta e del seminario da Lui risuscitato a vita nuova.
Nel concistoro del 18 marzo del 1852 veniva preconizzato nostro Vescovo, Mons. Giuseppe Longobardi, uomo di profonda pietà e rigido nel governo.
Prima sua cura fu il Clero e cominciò dal Seminario, migliorandone le condizioni economiche e morali e richiamando, da vicini e lontani paesi, giovani chierici, parecchi noti per nobiltà e censo ed affidandone la direzione ai Padri della Compagnia di Gesù.
Mons. Longobardi, che nel dicembre 1869, aveva preso parte a varie assemblee del Concilio Vaticano, moriva il 2 novembre 1870, nel giorno proprio della commemorazione dei Defunti.
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Il 2 marzo 1872 prendeva possesso della sede vescovile di Andria, ed accolto con entusiasmo dal nostro popolo, Mons. Federico M. Galdi, già teologo di Salerno, prelato di profonda cultura filosofica e teologica e di esimia pietà.
Nei 27 anni del suo governo il suo cuore non si allontanò dal Clero e dai poveri.
Il Seminario fu la pupilla de’ suoi occhi, ed i chierici disagiati, da lui beneficati, ne piansero la morte e ne ricordavano, in ogni incontro, assai dappiù le rare virtù.
Le scuole ginnasiali e la facoltà filosofica e teologica contavano valorosi insegnanti ed una intelligente scolaresca, che formò il fiore del nostro clero.
Dei Rettori si ricordano il Can. don Felice Pomo ed il Can. teologo don Nicola Cristiani, quest’ultimo di buon gusto letterario.
La direzione del ginnasio fu in un primo tempo affidata al Prof. Can. Mastropasqua, in un secondo e ultimo al Prof. Sacerdote don Francesco Ercolino, di Avellino, bravo compositore di versi latini e greci.
Ogni anno si promoveva un’accademia letteraria, per la premiazione dei chierici più benemeriti in profitto e disciplina.
Le ossa di quel santo Vescovo riposano lagrimate, nel Santuario della nostra Madonna dei Miracoli, dove recavasi a pregare ogni sabato dell’anno.
Il 17 dicembre del 1899 prendeva possesso di questa sede vescovile, nell’esultanza di tutti, Mons. Giuseppe Staiti, dei Marchesi di Brancaleone di Napoli.
Nella sua particolare bontà e nobiltà di sentimenti, con paterna premura volse subito il suo cuore alla larga famiglia dei chierici. Varii furono i rettori che si seguirono sotto i molti anni del suo episcopato, e la direzione scolastica emerse a preferenza a’ tempi del prof. don Nicola Fano, già preside del R. Ginnasio – Liceo di Bitonto, illustre oratore sacro.
Mons. Staiti, che morì tra i suoi a Napoli per breve infermità, lasciava lire sessantamila al Vescovo successore, a beneficio del Seminario.
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Dal 1915 al 1917 il Seminario venne adibito ad Ospedale della Croce Rossa per i feriti della grande guerra.
Ma con l’attesa desiderata del novello vescovo Mons. Eugenio Tosi, creato poi Cardinale ed Arcivescovo di Milano nel 1922, dopo vivaci discussioni, il Seminario veniva riaperto a’ nostri cari chierici e da Mons. Tosi largamente restaurato con esimia liberalità.
Da Lui ebbe principio una nuova era, anche nell’orientamento scolastico. Nel 1919 venne eletto rettore don Riccardo Memeo, teologo e poi arcidiacono della nostra Cattedrale.
Sacerdote d’ingegno e colto nelle sacre discipline. Fu insegnante di filosofia e poi di teologia. Con la istituzione dei Seminari Regionali, il Nostro perdette la scuola filosofica e teologica. Parecchi anni prima veniva istituito, sotto l’episcopato di Mons. Staiti, il liceo classico che, in pochi anni, diede ottimi risultati, con insegnanti sacerdoti delle nostre scuole medie governative.
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Nel periodo, così detto post-bellico, al piccolo Seminario si aggiunse il semi-convitto e l’esternato per quei giovanetti che, allo studio, volessero unire la pietà. Così sarebbe stato facile il passaggio al chiericato per quei fanciulli nei quali si fosse destata la vocazione religiosa. Le sorti allora del seminario, dopo il brevissimo tempo trascorso, come rettore, dal Can.co don Filippo Spagnoletti, di forte tempra nel regime, vennero affidate al sac. don Beniamino Forte che curò, con la disciplina, le scuole soprattutto. Ne furono tutti contenti e si sperava bene nell’avvenire del Seminario. Ma poi il Rettore si allontanò dalla città per un nuovo apostolato, trasferendosi a Foligno.
Nel 1924 veniva eletto rettore il can.co cav. don Giovanni Lacidogna di Minervino Murge, molto caro a’ chierici per la bontà della sua indole e per lo zelo.
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Nel 1922 Mons. Eugenio Tosi, di cara memoria, era elevato alla porpora da S.S. Pio XI e trasferito alla grande e difficile Metropoli di Milano, lasciando in noi vivissima la gratitudine e la memoria perenne per la sua bontà.
Gli successe Mons. Alessandro Macchi; 1922 – 1931, anche lui lombardo, e parroco di S. Andrea in Milano.
Egli ci recava la pietà, lo zelo ed il fervore del suo grande cardinal Ferrari, oggi venerato « Servo di Dio » da’ milanesi devotissimi di Lui.
Festosissime accoglienze gli furono fatte dalla città nostra e dalla diocesi, nei cari ricordi del suo esimio antecessore, e nelle rassicuranti informazioni che ci pervennero del neo Vescovo per le sue belle virtù pastorali.
Di Mons. Macchi si può dire: « Ignem veni mittere » e nei brevi anni del Suo episcopato tutto attrasse a sé, per il cuore soprattutto e per Io zelo.
Fu il riformatore saggio e severo e, soprattutto, rispettoso del Tempio di Dio e della sua arte. E sebbene alcune menti non lo secondassero, il popolo, pure sorpreso dal nuovo, seguì le vie del cuore e lo amò assai ed oggi lo ricorda nel vivo desiderio di rivederlo.
Per il nostro Seminario, sul quale tiene ancora rivolto il suo cuore, spese larghe somme per rimetterlo su a modo e con i conforti dell’igiene. Altrettanto fece per il palazzo vescovile, al quale aveva già apportato i primi apprestamenti artistici Mons. Tosi. Ma il migliore assetto venne dato da Lui, dal caro Mons. Macchi, formando, nel palazzo, una artistica cappellina dedicata a San Carlo. Anche la cappella del Seminario, oggi rifatta in meglio, fu sua e tante altre novità che meglio si osservano sul posto. Egli può dirsi il vescovo mecenate delle chiese nostre, del Seminario e del Palazzo Vescovile.
[La cappella del Seminario 1939 (foto nell'opuscolo)]
Rettore del Seminario era stato già eletto, sin dal 1926, il giovane ed intelligente sacerdote don Riccardo Rella, oggi canonico teologo del nostro Capitolo Cattedrale. Egli ha seguito con pari cura ed entusiasmo, la pietà, l’ordine ed il gusto artistico, impresso già da Mons. Macchi, e continuato poi da’ vescovi successori, Mons. Bernardi e Mons. Rostagno.
Con il rettore don R. Rella, che è al governo del Seminario da 13 anni, le sorti del pio luogo si sono di molto elevate, soprattutto nel campo della disciplina, della pietà e dell’igiene, e questa con la pavimentazione e i nuovi tavoli nelle aule scolastiche, con un migliore assetto dato alla sala da studio, con il nuovo pavimento del refettorio, con la cucina in ferro e con tanti e tanti altri piccoli ma utili restauri che conferiscono molto al decoro ed alla sanità del luogo pio.
Lo constatano quanti sacerdoti vi soggiornano per motivi del loro ministero.
Ricordo il tanto caro e dotto P. Semeria, P. Ciuti e S. Ecc. Mons. Angelo Bartolomasi, Ordinario Militare d’Italia, che spesse volte preferisce di fermarsi nel Seminario al Carmelo, com’Egli suole denominarlo.
Prefetto degli studi, sin dal tempo di Mons. Tosi, è il prof. Mons. Francesco Papa, insegnante di lettere in questo R. Ginnasio, coadiuvato da una brava famiglia d’insegnanti.
L’episcopato di S. Ecc. Mons. Ferdinando Bernardi, 1930 – 35, e che oggi onora l’illustre cattedra arcivescovile di Taranto, è segnato dalla continuazione di quanto aveva, in parte, iniziato a fare il suo ottimo predecessore e portato a fine con vivo entusiasmo.
Le camere della foresteria furono fatte eseguire da Lui presso il palazzo vescovile e del tutto rifatte, nel piano inferiore, il salone del Sacro Cuore, per uso dell’Azione Cattolica.
In Seminario, ed a sue spese, curò la pavimentazione dei lunghi corridoi ed, all’azienda domestica dei chierici, prepose le Suore del Cottolengo di Torino, che fanno tanto e tanto bene per corrispondere al loro nome ed alla fiducia in esse riposta.
[Seminario, corridoio principale e corridoio delle scuole nel 1939 (foto nell'opuscolo)]
Fondò egli la prima borsa di studi per quel chierico, di condizioni economiche disagiate, che avesse dato miglior prova nella pietà e nel profitto.
Ma l’opera però che contrassegna e sanziona il Suo breve episcopato, furono i difficili lavori di restauro apprestati alla villeggiatura de’ chierici, in contrada Tavernola, villeggiatura che era in vigore da’ primi anni dell’episcopato di Mons. Galdi. È bella davvero e ci aveva messo tutto il suo cuore, ma non poté goderla, perché promosso alla sede di Taranto.
[Seminario estivo, Guardiole del Sacro Cuore, facciata e lato sud-est, nel 1939 (foto nell'opuscolo)]
S. E. Mons. Paolo Rostagno, torinese anche Lui, e successo nel 1935, continua in silenzio l’opera dei suoi illustri predecessori. « Omnia restaurare in Christo », e le prime e premurose cure ha rivolte al Seminario.
L’opera delle vocazioni sacerdotali, stabilite da S. E. Mons. Bernardi, è in pieno continuata da Lui, collaboratore esperto il Rettore don Riccardo Rella, che non risparmia fatiche per assicurare la vocazione dei chierici sprovvisti di mezzi economici.
Mons. Rostagno, oltre a parecchi restauri, fatti eseguire alle volte mal ferme del palazzo vescovile, à desiderato il rifacimento, in forma più bella, della Cappella dei Chierici, in seminario, ai quali à voluto pure offrire in dono una statua artistica dell’Immacolata Concezione, situata in una nicchia sull’altare.
[Seminario, gli alunni del 1939 (foto nell'opuscolo)]
I lavori, mercè la diligenza del Rettore don Riccardo Rella, sono riusciti di comune gradimento. Il primo a compiacersene sarà certamente S. E. Mons. Macchi, che ne iniziò i restauri.
Il nostro Seminario, rifatto così a nuovo, nelle sue vesti, abbisogna però di mezzi per tutelare le vocazioni de’ giovani di care speranze. Ognuno cerchi di dare il suo nome all’albo d’oro della carità apostolica.
Esso è tra i primi della regione, à un passato glorioso che ne garantisce l’avvenire.
La Vergine del Carmelo, sotto la cui protezione sorse e fiorì, susciti e conservi nei cuori di tutti, sentimenti di stima e di benevolenza verso i cari seminaristi, che formano il cenacolo degli Apostoli venturi della Diocesi di Andria, sempre e fermamente cattolica. Iddio protegga e conforti, con la sua benevolenza, quanti vorranno circondare con la loro devozione questa Casa di studi, di preghiere e di sante aspirazioni!
Mons. Francesco Papa
O Gesù, che nel primo mattino
della vita con Te ci chiamasti,
rispondemmo all’appello divino
per servirti con fede ed amor.
Questi anni più belli, [ritornello]
Gesù, Ti doniamo:
pel trionfo del Vero
passar li vogliamo;
nei cuori fedeli
Tu infondi virtù.
Il sorriso del sole rischiara
dall’aurora la strada del bene,
e la vita diventa più cara
all’ardore del Sacro Tuo Cor.
Questi anni ecc.
Le più tenere piante noi siamo
che devoti alla Grazia celeste
nella vigna del Padre cresciamo
con in cuor dei leviti il fervor.
Questi anni ecc.
O Regina del clero. dal Cielo
Tu ci assisti e ci dona la gioia
che del Regno Divino lo zelo
si coroni d’eterno splendor.
Questi anni ecc.
Di quest’Andria fedele noi figli
vogliamo esser gli apostoli santi
per distrugger del male i perigli,
per portarvi la Fede e l’Amor.
Questi anni ecc.
D. Domenico Bruno
[Seminario, spartito dell'inno: musica A. De Fidio (foto nell'opuscolo)]
[testo tratto da “Il Seminario vescovile ‘al Carmelo’ di Andria nel suo 1° centenario: 29 aprile 1839 - 29 aprile 1939” [1], di Francesco Papa, Tip. G. Pansini e Figli, Bari-Andria, 1939, pp. 16-44.]
[1] Il testo è stato trascritto da una copia dell'originale gentilmente fornitami dal carissimo amico Giuseppe D'Ambrosio, dotto cultore appassionato della storia e delle tradizioni cittadine.