Andria fidelis - Orazio Spagnoletti

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Andria Fidelis

Ad Armando Perotti

I.

Nella serenità plenilunare
in cui riposa il bel lago d’argento,
delizia tua, non batte ala di vento;
e tu resti commosso a contemplare

la bella azzurrità del firmamento;
e scordando le nostre Puglie care,
ti mostri assorto i versi a cesellare
sulla gran terra del Rinascimento.

Ma nel silenzio in cui morto mi sento,
di udire un canto da laggiù mi pare,
ad invocarti nelle Puglie intento:

«Il giovin vate noi vogliam chiamare
con un appello lusinghiero e lento,
perchè canti la Puglia e il nostro mare.»

V.

Tu che ritorni, o fosca vaporiera,
ogni giorno alla mia terra pugliese,
col tuo fumo saluta il mio paese
e lancia un fischio alla mia dama altera.

Ma tu non vedi, immane sfinge e nera,
nella tua corsa, la campagna andriese,
nella cui storia tanta gloria scese
da farne una città grande e severa;

fra le distese degli incolti piani
non miri a un lato il benedetto sito
ove pugnaro i tredici italiani;

e al tramonto del sol che si scolora
non a manca il Castello, redimito
da una cinta di monti che l’infiora.

VI.

Vivo qui dalla mia Puglia lontano
in un mondo gentil di poesia;
ma pure il verme della nostalgia
le viscere mi rode piano piano.

E aspetto l’ora che la ferrovia
mi porterà laggiù vegeto e sano
a rivedere il piccolo pantano
in cui sguazzavo con la bimba mia;

a salutare l’alto campanile
del mio bel san Francesco, la cui cima
era il più grande mio sogno infantile;

e sopra un monte che in alto si perde
restare solo a lavorar la rima
tra gli scopeti della Murgia verde.




XII.

Gli allegri pellegrin, son tanti e tanti,
che corrono a veder d’un monumento
la ruina, ove al morbido concento
sposò d’Jole re Manfredi i canti.

Guardan le mura mezzo diroccanti
e lo scalone che si regge a stento,
e rifanno la storia d’un cimento
e i baci ardenti di due pazzi amanti.

Ma su tutti s’eleva un giovinetto
dall’occhio vivo e dalla viva fè,
e prende a dire con gentile aspetto:

« Pellegrini d’amore, non il re,
ma il fratello poeta, con affetto,
noi salutiamo, Federico, in te.»

XVI.

Cavalca Federico al padiglione
tra donne profumate e lieti amici,
che alla sua gloria intessono corone
ed augurî pe’ dì lunghi e felici.

Pe’ verdi campi e le dolci pendici
l’eletta compagnia cavalca. Prone
le donne su Manfredi : — E tu non dici, —
esclamano, — la tua bella canzone? —

Latrano i cani. Federico, muto
tra gli splendori del suo bel maniero,
procede innanzi burbero e temuto.

Che mai turbato l’ha? — Nel suo pensiero
il Sir di Svevia forse ha preveduto
la terra immensa d’un immenso impero.

XXIII.

Alta è la notte. Nella rocca oscura
s’inoltra la soave giovinetta,
tutta guardinga e piena di paura
per gli antri neri sino alla stanzetta.

Avvolto nella sua ferrea armatura,
come una statua, Federico aspetta,
ed ha nel core una penosa cura
che gli ha la vita in suo potere stretta.

Ella s’avanza, rossa di pudore
e timida nei passi. Attende certo
ch’egli le dica una canzon d’amore.

Ma Federico dal volto severo
la guarda in viso col bell’occhio aperto:
ha l’Italia nel core e nel pensiero.

Orazio Spagnoletti
[estratto da “RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti”, ed. Valdemaro Vecchi, 1887, vol. IV, N.15, pag.233]

NOTA    su alcune Carte cedute dal padre dell'Autore alla Società di Studi Storici Pugliesi
“L'avv. Orazio Spagnoletti ha inviato in dono alla Società [di Studi Storici Pugliesi] alcuni manoscritti di suo padre [Riccardo O. Spagnoletti], l'insigne storico Andriese. Sono tutti appunti ed osservazioni sulla storia di Puglia e particolarmente di Andria: riassunti della storia inedita del Pastore e del cenno storico di Riccardo Colavecchia pubblicato dall'Orlandi; note su l'epoca Normanna e sui conti di Andria Petrone, Pietro II, Goffredo e Berteraymo; note su Federico II Hohenstaufen e su Manfredi; appunti su Castello del Monte; una monografia, che pare pronta per la stampa, intorno alla statua di Eraclio esistente in Barletta; il primo capitolo d'una Storia di Andria; uno studio, ultimato, intorno al poeta Andriese del seicento Flavio Giugni e alle sue «Centum Veneres», e un saggio di versione metrica di queste. Vi sono anche: il manoscritto delle investigazioni su I Lagnoni e Santa Croce; una copia, tutta annotata a margine, dei cenni biografici degli illustri Andriesi; una copia, anche ricca di note manoscritte, della storia di Riccardo D'Urso.”
[dal "Bollettino della Società di Studi Storici Pugliesi", estratto da “RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti”, ed. Valdemaro Vecchi, 1894, vol. XI, N.8, pag.228-229]