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Notizie storiche
sul Palazzo di Federico II.
a Castel del Monte
di Demetrio Salazaro (1823-1882)
Ispettore della Pinacoteca Naz. di Napoli
(Monografia tratta da "Demetrio Salazaro, Studi sui monumenti dell’Italia meridionale dal IV al XIII secolo")
Sulla più alta cima di un monte nella provincia di Trani, in Puglia,
s'innalza il grandioso castello di Federico II. Fu detto dapprima Castromonte
da una chiesa che i monaci Benedittini edificata aveano a pie del monte
nel piccolo villaggio del casale di Castro, col titolo di S. Maria.
Questa chiesa era soggetta alla giurisdizione della cattedrale di Trani,
come trovasi notato nelle carte dell'archivio di quella metropoli fin dal 1221.
Pia tardi passò al vescovo d'Andria; cio rilevasi dal censio del 1292
e da una bolla di papa Celestino data alle calende di marzo dell'istesso anno.
L'imperatore ridusse questo antico castello a forme di magnifico palagio
di figura ottangolare secondo il disegno, come credesi, che egli stesso avea formato,
e tutto adorno di marmi che in gran parte tratti furono dalle viscere di quel monte.
In questo castello Federico II solea venire, nei mesi estivi ad albergo,
quando si portava in Puglia per la caccia dei falconi,
il quale uso si tenne anche dal re Manfredi suo figlio
[1].
L'edifizio ergesi su di un basamento con otto torri, anch'esse ottangolari,
cinte da alte mura in cui si ravvisano delle finestre ad arco acuto decorate di colonnette
a spira e colorate, le quali formano un insieme elegante e nuovo,
come più tardi Giotto decorò di medesimo stile il meraviglioso campanile di S. Maria in Fiore a Firenze!
Non meno eleganza si scorge nel magnifico portone che conduce in una grandiosa sale scoverta,
detta corte. Esso è lavorato con profusione di marmi bianchi e rossi, sostenuto alla base da due leoni,
[2]
sul dorso dei quali si elevano due colonne con capitelli di mosaico veneziano,
e su di questi una cornice che finisce ad angolo acuto pari alla famosa porta
della basilica benedittina del tempo normanno in S. Lorenzo d'Aversa.
Sui rimanenti sette lati di questo grandioso palazzo, che noi appelliamo il
Colosseo del Medio-evo, si trovano due finestre ovali fra due torri,
al disopra delle quali finestre se ne osserva altra più grandiosa come
nella porta principale, tutte ricche di ornati e di fogliami.
Questo imperiale albergo è composto di tre piani, ed in ognuno si contano
otto grandiose sale a volta che finiscono a croce fra archi acuti.
Tre scalinate a chiocciole conducono nei piani superiori.
All'angolo d'ogni sala, come sostegno alle volte si mostra una colonna di bianco marmo,
con capitello del tempo. Le tre porte che menano al cortile sono decorate
di due giri di colonne come quelle che si ravvisano nel portone.
Su di una delle predette uscite tuttora si ammirano i preziosi avanzi
della statua di Federico II, di dimensione terzina, it dorso ed il braccio
della quale mostrano la intelligenza di un grande artista.
Questa reliquia d'arte va notata in particolar modo, perciocchè essa
non è meno preziosa di quella che si conserva frammentata in Capua
nella persona dello stesso imperatore.
Malgrado lo stato d'abbandono in cui giace questo monumento,
pur tuttavolta le colonne e le finestre bastano a testimoniare
il suo passato splendore. Tale è la descrizione del castello di Federico
che il tempo à rispettato.
[3]
Nel Petrum de Vinie del Carcano pag. 327. Nap., 1787,
si legge che Federico scrisse al Giustiziere di Capitanata
ed a Pietro delle Vigne, dando loro giurisdizione di fabbricare
il Castello in S. Maria del Monte.
La disposizione generale dell'architettura, in questo signorile palagio,
sente la trasformazione e l'influenza dell'arte romana al XII ed il principio
del XIII secolo. L'eleganza e la leggerezza in uno con la grandiosità delle linee
non degenerano punto, come nell'epoca seguente sotto gli angioini
in cui l'ogivale fu generalmente adottato.
La presenza di un Castello in oggi non risveglia altra idea che di grandezza
e ricchezza, ben differente dei Castelli del medio evo che aveano precipuo scopo
di farne una fortezza e tuttociò che si atteneva all'architettura militare.
Questa architettura, grazie agli studii profondi praticati sull'arte del risorgimento
italiano, è generalmente d'un carattere leggiero e gigantesco ad un tempo,
con un sistema uniforme, omogeneo, armonico. Quantunque essa sia stata originata
da elementi diversi, nulla vi ha che deturpi l'insieme grandioso sotto la guida
di severi principii a proporzioni ed a forme razionali.
Tutto quello che può dirsi per gli edifizii civili, in quanto a teenicismo,
si applica essenzialmente alle costruzioni religiose nel regno normano e svevo,
e mostrano queste l'effetto d'una creazione unica, spontanea, riconcentrata
nei sentimenti liturgici e nell'intima contemplazione dei misteri di nostra
redenzione. Infra i simboli del cristianesimo l'arco acuto videsi acconcio
a dinotare la sublimità del concetto cristiatio che rifonde sull'infinito.
Entrando tra quelle alte e lunghe navate delle nostre antiche cattedrali
ove in alto dell'abside che più giganteggia dentro una ogiva l'immensa figura
del Salvatore seduto su ricco trono in atto di benedire, par che lo spirito
s'innalzi verso il creatore e tenda a sollevarsi con l'immaginazione
alla sublimità del concetto religioso.
In tal modo le belle arti palesano i gradi di civiltà in cui visse un popolo,
una nazione. Ed il Castello di Federico II di Castromonte è una prova evidente
dello stato di cultura negli artefici del XII e XIII secolo fra noi.
Continuando la descrizione di questo sontuoso edifizio al primo piano si sale
per scale interne a chiocciola, come abbiamo già detto, per le tre torri principali,
questo piano ha, come nel terreno, otto sale, oltre delle quattro piccole esagone
praticate nei muri delle torri medesime.
Le volte di queste ultime sale sono a cupola in modo diverso delle precedenti.
Quivi si osservano, in vece di quattro colonne rose dal tempo, un gruppo di esse
di color blù di un capitello ed una sola base.
Dette sale tengon sei finestre piccole ed una grande al nord da dove si mostra
incantevole panorama delle terre di Puglia con le Città di Ruvo e Canosa.
Le finestre di cui è parola all'esterno sono d'un lavoro fino ed intelligente
formanti archi tribulati adorne di colonnine di marmo color paonazzetto e rosa.
E le mura delle sale principali eran coperte di marmo incrostato come
ne fanno tuttora testimonianza pochi frammenti in uno con i mosaici delle volte,
da mostrare il merito dello artefice di quel tempo.
Non si trova a Castel del Monte alcuna iscrizione o altro oggetto
d'arte eccetto l'alto rilievo di che abbiamo tenuto parola dianzi.
Questo imperiale soggiorno, venuta meno la signoria sveva, Carlo I. d'Angiò
da luogo di delizie, avuto mira alla situazione, che potea tenere a freno
i luoghi interni di quella provincia, ne formò una forte e munita rocca, che,
come il Castello di Canosa, era guardata da trenta uomini, e da un castellano
dell'ordine militare: piazze, amendue di somma importanza nelle Puglie,
come si può vedere nella nota dei castelli di essa.
In sulle prime Carlo scelse per comandante Giacomo Galardo, di grande ed illustre
famiglia di Francia, nel qual tempo fu tenuto prigione Enrico di Castiglia.
Nell'istesso isolato Castello furono chiusi in ostaggio i figli di Manfredi,
ultimo re di quella stirpe, Enrico, Federico, ed Anselmo. Nel 1278 ebbe anche
in esso detenzione il conte Errico di Caserta e la di lui moglie, figlia naturale
di Federico II. E nel 1289 Corrado, anche egli di Caserta vi dimorò fra quelle mura
come prigioniero di stato.
Sotto Carlo II, fu questo castello mantenuto a spese dei comuni di Bitonto e Bitetto.
Fino al XV secolo, per quanto si legge nelle antiche carte, nel palazzo del grande Imperatore,
vi risedeva nella stagione estiva il Re Ferdinando d'Aragona.
In oggi questo monumento che farebbe l'orgoglio d'ogni civile nazione, è asilo di pecore e pecorai! ...
Chi sia stato architetto di una sì meravigliosa opera d'arte non vi è alcun
patrio autore che ce lo dica, o epigrafe che il ricordi, come nel palazzo
dell'istesso imperatore a Foggia in cui è rammentato un De Bartolomeo.
Così si trova nei cronisti del tempo (Riccardo da S. Germano ed altri)
per le torri di Capua edificate dall'architetto Cigala, ed il Fuccio col Buono
per il famoso palagio di Napoli (ora dei Tribunali)
[4]
Riccardo da Lentina architetto della rocca di Augusta e dell'Orsina in Catania,
ed altre opere moltissime.
Anche per la Sicilia troviamo l'artista Pietro del Tignoso che erse la chiesa
di Santa Maria di Rondazzo col suo gigantesco campanile, ora riedifieato sull'antico disegno.
Eran dunque italiani gli architetti che Federico adoperava per arricchire
e decorare le diverse provincie d'Italia che obbedivano al suo dominio.
L'influenza classica nei monumenti d'arte tra noi finì cogli svevi, e l'artistico ingegno
nella generalità rimase alquanto depresso con l'apparire degli angioini,
i quali trassero dietro loro ogni razza di stranieri. Per la qual cosa noi vediamo
i nostri monumenti di quel tempo, specialmente per ciò che si rapporta alla scultura
ed architettura, un regresso in quanto al merito artistico ed assai deboli pel sentimento
e mostrano decadenza non solo nel concetto ma in ogni singola sua parte.
Sono delle deboli copie delle chiese e basiliche della Francia tanto maravigliose
e così originali, perchè nati da elemento latino e non gotico
primitivo come inesattamente fin'ora si disse
[5].
L'architettura nazionale nelle provincie meridionali d'Italia — nel XIII secolo, ai tempi svevi,
differisce di ogui altra che nel medesimo periodo campeggiò altrove.
Fin dai primi secoli, della trasformazione dell'arte pagana in cristiana, i nostri artisti
s'ispirarono dei due grandi principii che sempre impressero nelle loro opere
e che furono i supremi portati dell'arte — religione e nazionalità.
Imperocchè le monarchie che qui incontrarono appoggio nei popoli furono quelle
che trovando tutela nel cristianesimo ne proclamarono le dottrine col mezzo
degli edifizii religiosi; e furono anche visti tanti sontuosi palazzi
per la grandezza ed il fasto dei principi. Altronde le condizioni politiche
incominciarono a differire sotto la tirannide angioina, restrigendo il potere
supremo nelle mani del Re e non più nei parlamenti o consessi comunali e regionali
come nei tempi normanni e svevi; e la libertà perduta influì essenzialmente sull'arte.
Quando sorgeva la giovane repubblica fiorentina e si estendeva sui mari col suo commercio
e la sna industria rivaleggiando di potenza con la regina dell'Adriatico, gli amalfitani,
ed i napoletani eran vecchi e deboli; e confusi, da paesi forti ed indipendenti
per quanto illustri, nel regno delle Due Sicilie, ormai schiavo dello straniero dominio.
Così l'arte non compì il suo cammino, che tra noi avea incominciato nelle catacombe
e poi campeggiò nelle chiese e nei pubblici edifizi dopo il mille, ma rimase nel primo
periodo del risorgimento italiano quando, sotto altra influenza ed altra scuola,
comparvero sulla scena Cimabue e Giotto per la pittura: e Nicola Pisano per la scultura ed architettura.
Gli autori delle storie delle nostre provincie e delle nostre città non ci lasciarono
del tutto ignari dei monumenti che possedevamo in particolar modo in fatto d'architettura.
Federico II di educazione italiana non sapea ispirarsi che nella grandezza del nostro passato
facendo rinascere nelle lettere e nelle arti il gusto e le finezze dell'antichità.
Non è solo in castel del Monte che noi vediamo primeggiare la linea e la forma classica
in quel sontuoso edifizio, ma eziandio nel castello di Gioia, presso Bari,
e nelle fabbriche della Sicilia fatte innalzare dall'imperatore patriota.
L'architettura cristiana nel medio evo magnificando le glorie ed i trionfi della chiesa
fu grande ed universale, sotto Federico, divenuta puramente civile, fu vincitrice di tutte le arti.
Castel del Monte ne è un esempio eloquentissimo che noi raccomandiamo alla sana critica.
[da "Notizie storiche sul Palazzo di Federico II. a Castel del Monte" di Demetrio Salazaro,
Tip. strada Nuova Pizzofalcone, Napoli, 1870]
NOTE
[1]
Davanzati.
Dissertazione sulla seconda moglie di Manfredi pag. 62.
[2]
I leoni, come è noto, sono lo stemma della casa Sveva.
[3]
Vedi
Duca di Luynes. Mon: des Normands et de la maison de Souabe dans l'Italie Mcridionales.
V. anche Schulz.
[4]
Si ricordi del Fuccio napoletano la chiesa di San Francesco in Assisi,
il monumento della regina di Cipro nel tempio istesso, e la statua
di Federico con i bassirilievo che ornavano le porte di Capua.
[5]
V.
Histoire de France par Henri Bordier et Edouard Charton. France Feodale.