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Andria, Castel del Monte e gli Svevi - 1249 -1268
da "Storia del Regno di Napoli"
Libro V
Francesco Capecelatro (1594 - 1670)
(stralcio)
"Dice inoltre questo Autore [Matteo Spinello "del quale è
di bisogno servirsi con molta avvertenza, imperciocchè, siccome
detto abbiamo, vi sono state aggiunte molte cose, che mai non
avvennero, e che egli in guisa alcuna non iscrisse ..."] (*) che nel
medesimo anno di Cristo MCCXLIX, l'Imperadore maritò una sua
figliuola bastarda con Tommaso di Aquino Conte di Cerra, e se ne
celebrarono pomposamente le nozze nella città di Andria. Fu questo Tommaso
figlio del Conte Adinolfo, nipote dell'altro Tommaso, di cui
abbiamo più volte favellato: e soggiunge che l'Imperadore impose
una gabella nel Reame, colla quale raccolse grossa somma di
denari, e ch'essendo gito a lui nel Castello di Belmonte Berardo
Caracciolo, Giustiziere di Terra di Bari, a recargli seicento
once di moneta, che avea dalla novella taglia raccolte, l'Imperadore
si adirò fortemente seco, perché non ve ne avea raccolto più,
dicendogli molte parole ingiuriose; a cui magnanimamente rispose
il Giustiziere: Signore, se non vi piace il servir mio,
provvedetevi d'altri, perché le Terre per li continui pagamenti
son tutte impoverite. E l'Imperadore venuto in maggiore
sdegno, rivolto ad alcuni suoi Baroni disse che se non fosse
stato per l'amor, che avea portato a Giovanni Caracciolo suo zio
(che, siccome abbiamo narrato, morì in suo servigio abbruciato
in Ischia), l'avrebbe fatto buttar giù per li merli del
Castello: e da se accomiatatolo, gli tolse poco stante il
governo di quella Provincia, e'l diede a Raalth Saraceno,
Portolano di Barletta, ch'era fratello dell'Ammiraglio di
Sicilia."
….. [nel 1267, dopo la battaglia di Banevento (26 febbraio 1266), che decretò la sconfitta e morte di Mandredi,
e poco prima della battaglia di Tagliacozzo (23 agosto 1268), in cui Corradino di Svevia fu sconfitto da Carlo I d'Angiò,
Capecelatro racconta:]
"Or [1267] sopraggiunto il Re di Cicilia [Carlo I d'Angiò]
in cotali travagli e rumori, dolutosi gravemente della morte della moglie [Beatrice di Provenza],
dato assetto del miglior modo che potè agli affari di Napoli,
passò prestamente in Abruzzo, per porgere rimedio ale rivolture, che succedute vi erano;
ove appena giunto ebbe novella che la Puglia afflitta, e travagliata da Guglielmo Landa da Parigi,
che l'avea in governo, alla fama della venuta di Corradino, ancor ella era incominciata a rubellarsi,
essendo stati i primi a prendere le armi i Saraceni di Lucera, che poco innanzi se gli erano resi,
dandogli in potere la moglie, e i figliuoli di Manfredi, con patto di poter vivere colla loro falsa legge:
ed indi aveano fatto lo stesso Andria, Potenza, Venosa, Matera e tutte le altre Terre,
che non aveano Rocche con presidio di Francesi, con gran parte di Terra di Otranto.
...
Scrive molte altre cose avvenute in cotal guerra di Corradino, come egli dice,
lo scrittore di Giovenazzo [Matteo Spinelli], che insino ad essa giugne co' suoi scritti,
le quali lascio di qui porre, sì per non esser di molta importanza per l'historia,
come ancora per non avervi molta fede per le cagioni dimostrate di sopra abbastanza."
Da “Storia del Regno di Napoli.”,
di Francesco Capecelatro, napolitano , Napoli, 1840, Libro V, pagg. 236;324.
in Raccolta degli Storici e Cronisti del Regno delle Due Sicilie,
Napoli, Borel e Bompard, 1840.
da "Historia della Città e Regno di Napoli"
Tomo III
Gio: Antonio Summonte (____ - 1602)
(stralcio)
"... molte terre si ribellarono, nel qual tempo (dice il
Villani) che il Re [Carlo I d'Angiò] era all'assedio di Lucera
di Puglia, per gli Saraceni che se gli erano ribellati, acciò
l'altre di quella provincia non avessero fatto il simile. Vien
ciò confirmato dallo Scrittore [Matteo Spinelli da Giovinazzo],
il quale ragionando delle cose seguite in Regno nel 1267, nota
che il Re essendo ritornato in Regno, fe chiamare tutti i
Baroni, e Sindici delle terre del Demanio a parlamento il dì di
S. Caterina, nel qual fu concluso, che i Baroni si ponessero in
ordine per seguirlo nella guerra; e che i popoli pagassero 2.
collette (il che par tanto gran cosa al Costanzo in simili
occorrenze) & in questi dì si disse per Napoli che M. Pietro
Pignatello consigliava il Re, che cacciasse dal Regno tutte
quelle casate che venivano da schiatta Tedesca, per esser
sospette nella venuta di Corradino [di Svevia], & il Re non
volle ... .
Siegue poi lo Scrittore [Matteo Spinelli], che nel dì di
S.Stefano si partì da Napoli con Messer Francesco di Loffredo, che andò Giustiziero in Terra di Bari, e di Otranto,
che furono 37. cavalli, & in quel viaggio egli si accomodò alli
servigi di detto Messer Francesco. [e continua a citare il testo
dello Spinelli, qui sotto riportato] ...: fin quì così nota lo
Scrittore , e poi lascia di scrivere.
Stavano dunque le cose del Regno in questi tumulti, li
quali vengono anco descritti dal Colennuccio dicendo, che la
Puglia di sua natura mobile per esser mal trattata da Guglielmo
Landa di Parigi, che la governava si cominciò a ribellare,
essendo Carlo [I d'Angiò] in Apruzzo, e Luceria, fu la prima,
Andria, Potenza, Venosa, Matera, e Terra d'Otranto, e tutte
quelle terre, che non avevano Rocche, nè presidio; capi della
ribellione furono Roberto di Santa Sofia che spiegò la bandiera
dell'Aquila [sveva], e Ramondo suo fratello, Pietro, e Guglielmo
fratelli Conti di Potenza, Enrico il Vecchio, Conte di Rivello,
... ."
Da “Historia della Città e Regno di Napoli.”,
di Gio: Antonio Summonte, napoletano , Napoli, terza edizione, 1748, Tomo III, pagg.
23-27.
da "Gli Diurnali di Messer Mattheo di Giovenazzo"
Matteo Spinelli (1231 circa - 1268?, battaglia presso il castello di Scurcola)
(stralcio)
(*) Matteo Spinelli, nei suoi "Diurnali",
a proposito di quanto sopra, scrive:
[pag. 471 - parla di Federico II]
"11. Alli 5. di Novembre [1249] fu lo tarramuto grandissimo.
[i 55]
12. L'imperatore [Federico II] dette la figlia
[56]
per moglie
[k]
allo conte de Caserta;
[l 57]
et si fece la festa
ad Andre.
[58]
13. Alli 22.
[m]
di Febraro se partero li Sarracini et iero à fare guerra
ale terre del papa
[59].
14. Questo anno medesimo
[n]
foro li grilli et consumaro onne cosa in Puglia
piana et in Capitanata, in Basilicata et in Calabria
[60].
15. Alli 3. di Settembre [1249]
[o]
venne messer Berardo Caracciolo Russo
[p]
iustiziero ala provintia nostra de terra de Bari
[61].
16. Quest'anno l'imperatore fece gran denari, et fece venire da Sicilia et
da Sardegna assai nave di grano, et valse due agustali lo tumulo
[q] alla
mesura picciola
[r 62].
17. Del mese di Novembre andao l'imperatore da Puglia in Sicilia, et non
senza perchè
[s 63].
18. Alli 20. di Febraro
[t]
venne ad Vieste ad dismontare con 4
[u]
galere
[v 64].
19. Alli 13.
[w]
d'Aprile in Calabria vennero 17 compagnie di Sarracini da
Barbaria
[x]
at alloggioro in Calabria et in
[y]
Basilicata
[65].
20. Lo mese di Maggio, che si diceva, che l'imperatore voleva ire à
Lombardia
[z],
venne novella, che era stato sconfitto lo figlio
[a2], lo rè
di Sardegna et presune
[a],
et sfracassati tutti li seguaci
[66]. Et però si
dice, che non anderà
[b]
più per quisto anno; et chi dice
[c] che stava
innamorato
[d].
[pag. 472]
21. All'entrata di Agusto fo posta per tutto lo
regno
[a]
una colletta più grande, che fosse mai posta, ad uno
[b]tarì per capo.
22. Lo dì di santo Simone et Iuda l'imperatore venne
[c]
alo castiello del Monte
[d 67].
23. Alli 5. di Novembre lo iustiziero
[e]
andao à vedere l'imperatore et portao le 700 onze, che havea raccolte
[f]
dala colletta. Et l'imperatore si scorrocciò
fortemente, che non havea raccolto più, et le disse molte parole iniuriose.
Et lo iustiziero disse:
[g]
Signore, si non vi piace lo servire [h]
mio, provedite per altro; perchè le terre stanno tutte povere. Et
l'imperatore s'adirao
[i]
più forte, et se voltao à messer Tadeo
[k]
et disse, che,
se non fosse stato per l'amor, che havea portato a messer Giovanni,
[l]
l'haveria fatto iettar per li mergoli.
[m]
24. Alli 12.
[n]
fù fatto iustiziero in terra di Bari messer Raalth,
[o]frate delo
miraglio de Sicilia, che era mastro portulano de Barletta, et era Sarracino.
25. Alli 14.
[p]
fu iettato lo banno à pena di
[q]
galera, che onne persona havesse pagata la colletta per lo dì di santo Andrea.
[68]
26. Lo dì proprio di santa Caterina l'imperatore pigliao la via di Nocera.
[69]
27. Alli 29.
[r]
si è saputa la novella, che lo imperatore stà malato.
28. Alli 5.
[s]
di Decembre quilli, che passaro per Iovenazzo, dissero,
che l'imperatore stava malissimo.
29. Alli 9. si sparse fama, che era fora de pericolo.
30. Alli 13, lo dì di santa Lucia, si trovao morto.
[70]
Et la sera innante havea magnato certe pere cotte cò lo zuccharo, et disse, che la matina venendo si
voleva levare. Et questo anno ei lo 1250.
[t]"
....................
[pag. 491 - parla di Carlo I d'Angiò e Corradino]
188. La domenica delle palme [10 aprile 1267] re Carlo tornao à Roma; et lo papa li
dette la rosa et lo fece vicario dell'imperio; et se ne ei fatta festa per
tutto lo riame.
189. Chillo ivorno medesimo fu uno grande tremoliccio, et cadio lo campanaro
de Bari et assai case
[4].
190. La dereta
[q]
settimana de Ottufro venne ad caccia in Puglia Filippo
figlio secondogenito dello re Carlo
[r].
191. Alli 19. Ottubro [1267]
[s]
scese Corradino in Italia; et re Carlo, che era in
Firenze
[t],
se ne venne prestamente in Napole, et trovao, che la regina sua
mogliere era morta
[5].
[pag. 492]
192. Lo primo de Novembre lo re
[a]
fece chiamare tutti li baruni et sindici
delle terre reali ad parlamento per lo iorno di santa Caterina.
193. Lo detto dì
[b]
se fece parlamento, et fù concluso, che li baruni se
mettessero in ordine per seguitare lo re ala guerra, et li puopoli pagassero due
collette.
194. In chisti ivorni se disse per Napole, che messer Pietro Pignatello
consigliava lo re Carlo, che cacciasse
[c] tutte le casate, che venevano da
schiatta Todesca, che erano suspette ala venuta di Corradino. Et lo re non
lo volse fare; et messer Pietro ne fù assai
[d] male voluto, massime dalli
Carraccioli et da casa d'Ayossa
[e]
et da casa de Puteolo, che potevano assai alla piazza Capuana
[f 6]
195. Lo iorno di santo Stefano nce partiemo da Napole con messer Francesco de
Loffredo, che venne iustitiero in terra de Bari et terra de Otranto. E fuimo 37
cavalli, et à chillo viaggio me acconciai con
[g] messer Francesco.
196. Lo ivorno di capo d'anno
[h]
iunsemo à Taranto, et tutta la provincia
steva sollevata. Et messer Francesco mandao messer Petriello Rumbo
[i] ad
Oria
[k 7]),
et Falconetto Cotugno
[l]
ad Conversano
[8],
et Marco de Dura ad Castellaneta
[9]
ad fare gente; et erano tutti tre gentilhuomini. Et mandao
[m]
ad comandare ali capitani dele terre reali, che stessero attienti per
qualche tradimiento
[10].
197. Ali 9. de Giugno
[n]
messer Francesco partio da Taranto et andao ad
Altamura. Et lo iorno seguente se sappe, che lo conte de Tricarico
[11]
veneva da Basilicata con gente assai; et mandao à dicere ali capitanei, che
scendessero appriesso de isso in terra de Bari; et se ne scesero ad Quarata
[12].
198. Lo ivorno sequente Pietro Strambone de Napole
[o] venne et portao
novella, come lo conte de Tricarico havea rutto Marco de Dura
[p] sotto
Castellaneta et havea fatto alzare le bandere da sei terre
[q] con le aquile
imperiali.
199. Lo Venerdì, che foro li 15 [de Giugno 1268]
[r],
messer Francesco andao per ritirarse
ad
Andre. Et per la via intese, che tutto lo paese puro era de rebelli
[s] de re
Carlo. Et poco da poi incontraimo Buffillo Caracciolo, che era stato
capitanio
de Andre, et li citatini lo aveano cacciato et alzato le bandere de Corradino.
Et cossi nce ritiraimo
[t]
alo castiello delo Monte
et restaimo solamente 15 cavalli.
200.
Alo castiello delo Monte
non nce era monitione, se non per quattro campagni
de pane, de vino et de lietto, et niente per li cavalli
[u]. Et li massari
teneano ale aere li grani; mà con tutto questo happemo assai scommodo et
dormiemo tutti in chiana terra.
201. Lo ivorno di santa Maria dela Gratia delo detto anno lo conte de
Tricarico mandao lo trombetta ad dicere ad messer Francesco
[v], se si
voleva arrendere. Et quello
[w]
li disse:
Và, dì alo conte, che saria
meglio per isso, che dela bandera de Corradino se ne servesse per
appandatore de cavalli at alzasse le bandere di re Carlo, legitimo et vero
re approbato dalla [x]
chiesa. La notte sequente ale quattro hore venne
messer Pietro dale Grottaglie
[y],
et disse, che Falconetto Cotugno et li
altri capitanei dele gente nostre erano entrati à Bitonto, et erano in
grande discordie.
202. La notte sequente
[z]
ad primo suonno messer Francesco mandao messer
[a2]
Fieramonte suo figlio primogenito ad Bitonte, et andao solamente con
Paulo Pacifico de Aversa.
203. Alli 15. de Luglio
[a]
messer Francesco happe lettera da Barletta, cha
messer Ruggiero Sanseverino havea rutto Roberto da Petrapalomba et ucciso
[b]
gran quantità de ribelli, et cha ne pigliao molti presuni.
[pag. 493]
204. Lo ivorno medesimo venne messer
[a] Fieramonte
[b] con la massa dele
gente nostre, che erano 114 cavalli et 500 à piede quasi tutti
[c] abbalestrieri.
205. Alli 6. [Luglio o Agosto 1268]
[d]
messer Francesco
[e]
uscio
dalo castiello
[f] et voleva ire ad
affrontare lo conte, et steva ala Lionessa. Mà vennero
[g]
li sindici de Andre
et dettero la colpa à messer Buffillo Caracciolo, che havea fatto perdere la
terra; et lo pregaro, che venesse
ad Andre;
et lla andaimo la sera et recuperaimo chella cittade."
NOTE
[note di pag. 471: letterali, quelle di critica;
numeriche, quelle di commento; i numeri a fine nota
si riferiscono alle varie fonti-edizioni, e precisamente:
1, 1a - Daniel Papebrochius in Actis Sanctorum; riportato da J.B.Carusius in Bibliothecae regni Siciliae;
2, 2a, 2b - Muratorius in Scriptorum rerum Italicarum, edizioni
rispettivamente del 1725, 1770, 1839 di Luyniis Parisiis
3, 3a, 3b, 3c e 3d - rispettivamente in: codex Romanus
della biblioteca Barberina, codex Parisinus, codex
Neritinus, nell'esemplare usato dal Summonte]
[i 55]
[i]
sequitur in omnibus codicibus Anno Domini 1249.
[55] Luynius hunc terrae motum eundem esse putat atque eum,
qui dicitur contigisse in festo S. Catharinae, i. e. die 25. Novembris.
Hoc tamen insolenter factum esse nequiem fugiet. Neque certiori fundamento
nituntur, quae e chronici Neritini verbis a. 1245:
foe no grande tremolizzo
(ap. Muratori SS. XXIV,897) de annon coniecit. Frequentes enim in Italia meridionali terrae motus.
[l 57]
[l] de casa d'Aquino
addit 3, ex § 164,
ut videtur, ubi in omnibus codicibus habentur.
[57] Riccardo.
[58]
Luynius haec ad a. 1239 retrahit. Sed dux della Guardia, cuis testimonium se sequi affirmat,
haec non dicit, sed e registro solum Priderici diploma affert die 20. Ianuarii a. 1240 datum,
ubi haec (ap. Carcani p. 322):
Riccardus de Caserta vallectus et fidelis noster
(Delle famiglie nobili p. 418). Id unum constat e Petri de Vineis epist. libr. III, c. 61,
ante m. Februarium a. 1248 Riccardum Friderici generum fuisse.
[59]
Ad quem impetum Sarracenorum in patrimonium Petri factum haec spectent, non liquet.
[60]
Locustas a. 1230 totum Apuliam devastasse tradunt Ryccardus de S.Germano supra p. 361
et auctor chronici Neritini, I. I. pag. 896. V. quae diximus in praefatione pag. 468.
[o]
Novembris 2a; 1249
addit 3.
[61]
Luynius haec respecta §. 23 a. 1244 ascribit. Coniecturis tamen ibi nimium eum indulsisse videbimus.
[r 62]
[r] alla mesura picciola
desunt 2.
[62] Luynius haec ad a. 1234 revocat, quo magnam in Apulia famem fuisse
tradit Ryccardus de S.Germano, supra p. 372. Pari autem modo etiam
ad a. 1230 referri possent, quo locustas omnes res comsumpsisse ipse dicit Matthaeus.
[s 63]
[s] non si sà perchè 3.
[63] De quonam itinere Friderici in Siciliam facto hic dicatur, non liquet.
Certe numquam m. Novembri farum transiit.
[t]
1250
add. 2. 3; venne l'anno seguente, che fù 1250 à V. 1.
[u]
cum centum duabus triremibus 2a.
[v 64]
[v] et alloggiaro in Calauria et Vasilicata
e sequentibus addit 2.
[64] Haec ad a. 1234 spectare apparet e verbis Ryccardi de S.Germano, supra p.372:
Mense Februario de Sicilia in Calabriam transfretat imperator, et exinde in Apuliam venit.
[x]
di Baviera 2b; vennero da Barbaria in Cal 17 c. de S. 3.
[y]
per la Calabria et 3.
[65]
Haec quo pertineant, nescimus.
[a2]
dello
perverse addit 2b.
[66]
Entius rex captus est die 26. Maii a 1247; v. Annal. Placent. Gibell. 1244, SS. tom. XVIII, p.498.
[c]
che si dice ancora 3.
[d]
morato 1; ammalato
coniicit Raumer Hohenstaufen IV, 134 n. 2.
[note di pag. 472]
[b]
sia mai stata, che se paghi uno 3.
[d 67]
[d]
ita 1. 2a;
Bellomonte 2b, 3.
[67]
Castellum del Monte inter Andriam,
Coratum et Minorvinum ab ipso Friderico
a. 1240. conditum erat. Cfr. quae de eo disputata sunt in:
Schulz, Denkmäler der Kunst des Mittelalters in Unteritalien p. 159 sqq.
[e]
ms. Berardo Caracciolo Russo
addunt 2b. 3.
[f]
ita recte 3a; raccolto
cet.
[g]
ita 1. 2b; li rispose 2a. 3.
[k]
de Sessa
addunt 2b. 3.
[l]
Ioanni 2b; Caracciolo
addit 3.
[m]
hic addit 3a:
Questo fu quel Gio. Caracciolo Rosso, che fù brusciato dentro il castello
d'Ischia per osservare fedeltà al detto imperatore Federico secondo, del quale
vedesi l'Ammirato nell'arbore de cardinali Rossi à carte 109.
[n]
del detto mese
addit 3.
[o]
ita 3a; Raaldo 1; Realto 2b; Raalch 3b; Rachalt 3c.
[q]
ita 1; della 2b; lo bando, che a pena de ire a galera omne persona 3.
[68]
Quae § 21 - 25 leguntur inter se coniuncta videri, iam animadvertit Luynius,
qui etiam recte, ea ante diem 18. Februarii a. 1248 facta esse, ex Thaddaei de Sinuessa
commemoratione conclusit. Utrum tamen annus, quo ipse retulit 1244 verus sit an a. 1246,
sub cuius Fridericus itidem in Apulia morabatur (v. Böhmer Reg. Frid. n. 1122.),
certo definiri nequit.
[69]
Luynius etiam haec ad a. 1244 refert; nobis a. 1246 veri similior videtur, cum e diplomate
supra annotatione 68. laudato appareat, certo m. Novembri illius anni
imperatorem Luceriae fuisse.
[r]
del detto mese
addit 3.
[70]
Pertzii sententiam supra Legum tom. II. p. 375 explicatam secutus Luynius
diem obitus Friderici falso hic annotatam esse contendit, cum testamentum
imperatoris demum die 17. Decembris conditum sit. At mortuum esse Fridericum
die 13. Decembris praeter nostrum tradunt etiam Annales Ianuae 1250, SS. tom. XVIII, p. 228;
Annale Mantuani, supra p. 22; Rolandinus Patavinus, Chronica facta VI, 10, supra p. 92;
Nicolaus de Curbio, Vita InnocentiiVI, cap. 29; Salimbene, Chronicon p. 166,
ita ut de hac die dubitari nequeat. Neque eo Testamentum a Manfredo suppositum dexeris,
id quod, cum tot viri illustres subscripserint, omnino statui non potest.
Sed potius dies eius mutandus erit. Codices praeter 17 etiam praebent 7 et 13;
neuter tamen numerus aptus est, cum ipsum testamentum die sabbati conditum esse dicatur.
Omnia vero consonant, si non 13. diem Decembris, sed 13. Kal. Dec. statuas,
i. e. diem 19. m. Novembris, qui re vera dies Saturni fuit.
Confirmatur haec sententia quodammodo scriptura Annalium Gibell. Placent. 1250,
SS. tom. XVIII. p. 502, qui totum fere testamentum recipientes praebent: 17.
Kal. Decembres.
[t]
hic addit 3a:
Questo fu quel Gio. Caracciolo Rosso, che fù brusciato dentro il castello
d'Ischia per osservare fedeltà al detto imperatore Federico secondo, del quale
vedesi l'Ammirato nell'arbore de cardinali Rossi à carte 109.
[note di pag. 491]
[4]
Turris cathedralis ecclesiae Bariensis quando ceciderit, certo definire non audeo.
[r]
Filippo figlio quartogenito del prencipe Carlo de Salierno
praebet 3.
cui concordat Summontius III, 19.
[s]
ita 2b; alli 1267.
praebet 1; nell'anno 1267.
habet 3; eodem anno 2a.
[t]
ita recte apud Summontium III, 19; Franza
codd.
[5]
Beatricem reginam m. Iulio a. 1267. mortuam esse, recte monet Luynius. At
totus errat, cum Carolum iam m. Octobri a.1267. in regnum
redisse dicat. Ex epistola Clementis enim apparet, regem demum
die 30. Aprilis a. 1268. Viterbio in regnum esse profectum (ap.
Martene I.I. p.585). Quae cum ita sint, etiam dies, qui §.
seqq. habentur, perverse transscriptos veri est simillimum;
absente enim rege consilium, de quo narrat Matthaeus, habitum
esse, non facile quisquam crediderit. Aliud accedit, quod hanc
sententiam confirmet, Sane enim mirum esset, quod Matthaeus, ut
codd. praebent, a §. 196 die 1. Ianuarii §. sequenti
statim ad diem 9. m. Iunii transierit, non expositis, quae inter
hos terminos gesta essent. Quibus tamen diebus singula apponenda
sint, non constat.
[note di pag. 492]
[b]
de santa Caterina
addunt 2b. 3.
[c]
de lo reame
addunt 2b. 3.
[f 6]
[f] de Capuani 3a; partenza de Capoana 3c.
[6] De foro Capuano intra Neapolis muros sito pluribus agit Summontius.
Ibi et in foro Nido nobiles convenire solebant; duobus his foris Carolus,
ut divisa nobilitate liberius regnaret, postea complura addidit.
[h]
1268
addunt 2. 3;
nullum annum indicat 1.
[k 7]
[k] Oya 1.
[7] urbs terrae Hydruntinae Tarento ad orientem.
[8]
oppidum terrae Bariensis Monopoli ad occidentem.
[9]
oppidum Tarento inter septentrionem et occidentem.
[10]
Inde a §. 197 omnia recte procedunt.
[12]
oppidum terrae Bariensis Trano ad meridiem.
[q]
à sei hore
perverse 2b.
[r]
di detto mese
addit 2b; del detto mese di Giugno 1268.
praebet 3.
[s]
per tutto lo paese erano puro li ribelli 3.
[u]
niente
hic inserit 3.
[w]
Et messer Francesco 3.
[note di pag. 493]
[d]
d'Agusto
addunt 2a. 3; de Luglio
praebet 2b.
[e]
de Loffredo
addunt 2b. 3.
[f]
delo Monte addunt 2b. 3.
[g]
ita 1; viddero 2; videttero 3a; vetaro 3c.
[da "Gli Diurnali di Messer Mattheo di Giovenazzo"
in "Monumenta Germaniae Historica, Scriptorum, Tomus XVIIII",
Hannoverae, Impensis Bibliopolii Aulici Hahniani, MDCCCLXVI, pagg. 471-472;491-493]