Anche questo Cristo benedicente (la cui iscrizione dedicatoria porta la data del 959) presenta alcune analogie con quello della nostra Chiesa inferiore (o Cripta del Redentore): la solita mano destra benedicente alla greca, il libro (ma chiuso) nella sinistra, gli abiti similmente drappeggiati. Per l'epoca di gran lunga antecedente all'affresco del nostro Cristo, si evidenziano rilevanti differenze: il Cristo è sul trono anziché stante, le coloriture hanno poche corrispondenze, oltre che scarsamente leggibili e caratteristiche prettamente orientali, a differenza del nostro che, tra l'altro, presenta sul libro scritte in latino.
“ … … … .La cripta, oggi trasformata nel suo assetto ipogeico in ambiente comodamente accessibile da due rampe di scale, è divisa in due spazi principali, nell'uno dei quali - il maggiore - la parete di fondo si apre con due nicchie su cui si trovano effigi del Cristo benedicente in trono, contornata l'una - quella a destra - dalle due figure dell'Annunciazione, affiancata l'altra da un riquadro della Madonna con il Bambino e da una figura di santo ormai illeggibile. Si tratta degli affreschi più celebri della cripta poiché se ne sanno i nomi dei committenti - il presbitero Leone per l'uno, un tale Adriano per l'altro - e del pittore - Teofilatto nel primo caso, Eustazio nel secondo - nonché la data di esecuzione - 959 per il primo (quello del Cristo con l'Annunciazione), 1020 per il secondo (quello del Cristo affiancato dal pannello della Madonna col Bambino).Al loro riguardo il dibattito critico si è incentrato soprattutto sull'immagine del Cristo e sul vicino gruppo dell'Annunciazione, sin dall'inizio investendone il quesito delle ascendenze formali ricercate nell'area bizantina-metropolitana o piuttosto provinciale, con prevalente riferimento alla Cappadocia: … si è potuto fissare un contesto stilistico che permette di stabilire positivamente la "versione italomeridionale" del linguaggio figurativo bizantino a una fase del secondo trentennio - all'incirca - del X secolo.”
da “La Puglia tra Bisanzio e l’Occidente”- ’La pittura delle origini in Puglia’ di V. Pace, Electa Editrice,Milano, 1980, pag. 323]
L’affresco [realizzato da Teofatto nel 959] è costituito da un Cristo Pantocratore, collocato nell’abside, ai cui lati è rappresentata la scena dell’Annunciazione. Il Cristo occupa l’intera nicchia e l’impostazione iconografica e stilistica tradisce chiaramente la derivazione orientale: seduto su un trono riccamente decorato, con una mano regge il Vangelo, mentre con l’altra benedice “alla greca”. Alla destra del Cristo si colloca l’iscrizione devozionale che ha consentito l’attribuzione.
Per quanto concerne la scena dell’Annunciazione, essa è raffigurata in due riquadri. Alla sinistra, l’arcangelo Gabriele saluta la Madonna, annunciandole la nascita del Cristo. Sul lato destro, invece, la Vergine è seduta su un trono privo di spalliera, i cui elementi decorativi appaiono per il resto identici a quelli del Cristo. Essa è ritratta durante la filatura della porpora (nella mano destra sorregge fuso e conocchia) così come descritto nei Vangeli della Natività [4], facendo così emergere suggestioni circa la possibilità di intravvedere commistioni di culto pagano-cristiane.NOTA[4] «Nei vangeli della natività si racconta che il sommo sacerdote dell’epoca decide di rifare il velo. A cinque vergini, tra le quali Maria, dà l’incarico di filare la porpora viola, la porpora rossa, il cremisi, il bisso e l’oro. Tira le sorti per ciascuna di loro e a Maria risulta assegnato il filato più prezioso, la porpora viola, qui definita la porpora vera. Il velo che Cristo lacera con la sua morte venne filato da Maria, come il nuovo, il suo corpo, venne intessuto ugualmente da lei» (Piro 2014: 373).
[testo tratto dall'articolo " Materialità e immaterialità in un culto greco-bizantino del Salento" di Alessandro D’Amato, pubblicato il 1 maggio 2018 nel periodico bimestrale dell'Istituto Euroarabo di Mazara del Vallo "Dialoghi Mediterranei"]
[La pagina, come per molte altre, è stata sottoposta ad opportuni aggiornamenti sia nelle immagini che nei testi, dopo l'iniziale approccio con gli alunni nell'anno scolastico 1999/2000.]
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]