pròtome, in via De Anellis

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Antico busto di Marte?

Antico busto di Marte (o di Giove?)

Via De Anellis angolo Via S. Francesco

Quale rilevanza storica attribuire a questo cosiddetto busto del Dio Marte con στροφιον sul capo e mantello sulla spalla sinistra, posto sull'angolo della casa, in parte rinascimentale, (a fine settecento di proprietà del teologo Riccardo Ieva, poi  di Don Luigi Montaruli, infine della famiglia Memeo) tra Via De Anellis e Via San Francesco? Altri se ne osservavano sparsi nella città e affissi tutti sui muri di antiche dimore.
Testimoniano semplicemente  che su questo colle premurgiano, probabile agevole transito per quanti in epoca greco-romana viaggiassero tra le due sponde centro-meridionali d'Italia, esisteva una civiltà precristiana tra le genti che popolavano i vichi tra il Casalino e le grotte di ponente prospicienti i lagni che si riversavano nell'Aveldio.
Era questa antica scultura quasi certamente un nume tutelare  della dimora e del passante, a protezione posto dei beni e dell'incolumità di quanti gli si affidavano.

Luigi Todisco in un suo studio sotto citato afferma:

"La consunzione delle superfici del volto e della capigliatura, ma soprattutto la rilavorazione della barba, non consentono, inoltre, un inquadramento cronologico puntuale della scultura. Tuttavia, in base agli elementi stilistici ancora intravedibili e già descritti, non è da escludersi una datazione anteriore alla metà del II secolo d. C., tra gli anni del principato adrianeo e la prima età degli Antonini.
L'interpretazione della figura riportata dal D'Urso come immagine di Marte e ripresa da alcuni cultori di storia andriese anche recentemente è senz'altro da abbandonare. Ben diversa è infatti l'iconografia romana di questa divinità ... .
La base [con l'iscrizione] è chiaramente moderna e potrebbe essere stata adattata alla scultura tra la seconda metà del Settecento ed il 1844 ... [data] di restauro dell'edificio.
Partendo dai presupposti che un'Andria romana non è mai esistita, ... e che la scultura ripresentata in questa sede si identifica con ogni probabilità con Giove e non con Marte, è infatti lecito chiedersi, liberi da preconcetti, che cosa ci sia alla base della credenza del popolo andriese descritta dal D'Urso.
È noto che Marte ... fu tra le popolazioni italiche la divinità forse più anticamente venerata e diffusa. Si sa anche che la sua natura fu estremamente complessa e che egli, oltre ad essere il dio della guerra, come nel mondo greco, conservò fino a età romana avanzata le sue proprietà di nume tutelare dei campi e delle abitazioni, risalenti al substrato religioso italico."

Da “Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale, di Luigi Todisco, Edipuglia, Bari, 1994, vol.I, pagg. 89, 90, 93