di † Ascanio Cassiano (vescovo di Andria dal 1642 al 1657)
[La relazione è preceduta dalla scrittura notarile del giorno 24/03/1651, nella quale il vescovo Ascanio Cassiano nomina come suo sostituto nella Visita ad Limina Fabio Verolda, sacerdote della Cattedrale.]
[trascrizione del testo originale in latino] [2]] | [traduzione] |
---|---|
Procuratio Die vigesimo quarto mensis Martij 4.æ ind.[ictio]nis Mill.mo sesc.[entesi]mo quinquag.[esi]mo primo Andriæ in Ep.[iscopa]li Palatio — coram opportunis — … … … [segue il testo della delega notarile] |
Procura Nel giorno 24 marzo, 4ª indizione, 1651, ad Andria nel Palazzo Vescovile — davanti ai convenienti — … … … [segue il testo della delega notarile] |
Emin.mi, et R.mi Pres. D.ni, et Pro.ri Col.[endissi]mi.
Si per malam valetudinem, qua nimium premor, et per ulcus, in crure liceret, sacræ Liminum Beatissimorũ Apostolorũ Visitat[io]nem,
uti superiore triennio personaliter volui, pro vigesimo secundo per me metipsum nunc etiam explerẽm. In Apulia Peucetia, vulgo Terra di Bari, sita est Civitas Andrien’ sub utili dominio D. Caroli Carrafæ illius Ducis; est suffraganea Tranen’; nullam habet Diœcisim, et eadem Tranen’, Vigilien’, Ruben’, Minerbinen’, et Canusina Ecc[lesi]æ sunt ei confines. Cathedralis est receptitia [3] sub invocat[io]ne Beatiss:[ime] Virginis Assumptæ, solũ indiget reparat[io]ne ipsius Campanile; ictu fulminis proximo presente mense Novembris percussum, quod hi__ diebus (tempore .n. hiemali per glacies, et frigora non licuit) meis, et Capituli expensis reparat[ur].
In reliquis Ecc[lesi]ª est bene instructa, habet organum, et Sacristiam necessaria suppellectili refertam,
et in sua Cappella Sancti Richardi corpus primi eiusdem Civitatis E[pisco]pi, et Pro[tecto]ri cum multorũ Sanctorũ reliquijs à fidelibus veneratur. Animarũ cura per Sacerdotes apprime dignos de eadem Capitulo ad hoc specialiter deputatos, maxima cum diligentia, populiq[ue] ædificat[io]ne, ac satisfact[io]ne exercet[ur]. Suntq[ue] alij, qui diebus festivis prima fidei rudimenta pueros edocent.
Dua sunt Collegiata, atq[ue] etiam receptitiæ, Seminarij, cuius nec spes extat erectionis, supplent vices Sacerdotes Ludimagistri, qui humanioribus Literis, et bonis moribus Clericos, et pueros imbuunt.
Extant in Civitate decem aliæ parvæ Ecc[lesi]æ, quarũ quædam sunt Oratoria, et Confraternitates Laicorũ,
quædam in titulum simplicium sine cura beneficiorũ, in quibus Dominicis saltim et festivis diebus sacra peraguntur; Sacra ad populum conciones, non modo quadragesimali, et Adventus tempore in Cathedrali, et Collegiata S. Nicolai, sed infra annum quandoq[ue], festivis diebus habentur. In visitatione Montis Pietatis, et Confraternitatis S.mi Nominis Iesu, quorũ præcipue ope pauperibus opitulat[ur], magnas pecuniarũ quantitates, tum à privatis personis, cum etiam ab ipsa Civitate exigendas depresendi, quæq[ue] ob temporum angustias, quam difficillime exigi queunt, quamquã ipse plurimum insudaverim. In sex Monasterijs virorũ Regularium, quorũ singulis viginti ferè Religiosi degunt, servat[ur] disciplina Regularis, nullumq[ue] viget scandalum. Adest Hospitale pro infirmis cum duobus, aut tribus saltem fratribus Beati Ioannis Dei verum, et ob loci exiles redditus, et ob arduam illorũ exactionem, vel raro ad ipsum infirmi accedunt. Habet etiam unicum Monalium Monast[eri]ũ ordinis Sancti Benedicti, et degunt inibi quadraginta tres probatæ vitæ Moniales. Sedibus choralibus in Ecc[lesi]ª Cathedrali carie iam atq[ue] vetustate consumptis, novas ex optimo ligno nucis … affabre et perpolite à peritis artificibus incisas, nunc submictendas curo. Nullæ sunt in Civitate inimicitiæ, et dissidia, nec Immunitas Ecc[lesi]æ ullum parte fuit detrimentũ, et ipsa pro e[pisco]po imposterum tuenda omnes conatus intendam meos. Cœteris ipse alijs uti benè instructus interrogatus respondebit. Precor interim Deum Opt. Max. ut Emin.[enti]as VV. R.mas diu servet incolumas, et hanc meam Ecc[lesi]am, meq[ue] ipsum ear[ũ]dem patrocinio quam humillime subicio. Datum Andriæ die 22 Martii 1651 Emin.rũ V. R.marũ
Humillimus atque addictis.mus Servus [la frase che segue stesa con un’altra grafia è inserita prima della firma del vescovo] Die 22 Aprilis 1651 Sacra Congr.[egati]° Conc.[ilii] censuit dandus esse literas Visit.[ation]is liminum infra pro 21 triennio & |
Emin.mi e Rev.mi Presuli e Signori Procuratori onoratissimi
Se non fosse per la cattiva salute, che molto mi abbatte, e pure per l’ulcera nella gamba [sinistra],
come feci personalmente nel precedente triennio anche questa volta compirei io stesso
la visita ai sacri sepolcri dei Beatissimi Apostoli per il ventiduesimo triennio. Nella Puglia Peucezia, detta Terra di Bari, sorge la Città di Andria, sotto il valido dominio del Duca D. Carlo Carafa; essa è suffraganea di Trani, non ha diocesi e confina con le Chiese della stessa Trani, di Bisceglie, Ruvo, Minervino e Canosa. La Cattedrale, intitolata alla Beatissima Vergine Assunta, è recettizia, soltanto il suo campanile necessita di riparazione; percosso da un colpo di fulmine nello scorso mese di novembre [1650], esso in questi giorni (non fu possibile durante l’inverno per ghiaccio e freddo) viene riparato a spese mie e del Capitolo.
La Chiesa Cattedrale è ben equipaggiata: ha l’organo, la sacrestia fornita delle suppellettili necessarie
ed il corpo di San Riccardo, primo vescovo della Città e suo protettore è venerato in una sua cappella insieme alle reliquie di molti Santi. La cura delle anime è esercitata da Sacerdoti del Capitolo degnissimi e a tale compito particolarmente incaricati, con massima accuratezza, edificazione e soddisfazione del popolo. Alcuni di essi nei giorni festivi insegnano ai fanciulli i principi della fede.
Esistono due Chiese Collegiate, anch’esse recettizie: Alla mancanza del Seminario, del quale non c’è neppure la speranza dell’erezione, suppliscono i Sacerdoti Pedagoghi che educano i Chierici e i fanciulli nelle Scienze umane e nella moralità.
Esistono in Città dieci altre piccole Chiese, alcune delle quali sono Oratori e Confraternite di laici,
semplicemente intitolate senza l’aiuto di benefici, nelle quali almeno la domenica e nei giorni festivi si svolgono riti sacri; Le sacre predicazioni al popolo sono tenute il Cattedrale e nella Collegiata di S. Nicola non solo nella quaresima e nell’avvento, ma talora anche in alcune feste durante l’anno. Nella visita al Monte di Pietà e alla Confraternita del SS. Nome di Gesù, con l’impegno dei quali soprattutto si aiutano i poveri, dovendosi attualmente esigere una gran quantità di denaro sia dai privati che anche dalla stessa Città, per le ristrettezze di questi tempi, molto difficilmente si possono riscuotere, nonostante io moltissimo mi ci sia affaticato. Nei sei Monasteri di monaci regolari, in ciascuno dei quali vivono circa venti religiosi, si rispetta la regola monacale e non accadono scandali. C’è un Ospedale per i malati con almeno due o tre fratelli di San Giovanni di Dio, in realtà sia per i miseri redditi del luogo, sia per la difficoltà di riscuoterli, di rado i malati vi accedono. [La Città] ha un solo Monastero di monache dell’ordine di S. Benedetto e in esso vivono quarantatré Monache di vita esemplare. Essendo gli scanni del coro della Chiesa Cattedrale ormai logorati dai tarli e per la vetustà, ora sto provvedendo a sostituirli con nuovi di ottimo legno di noce abilmente ed elegantemente scolpiti da esperti artisti. Nella Città non vigono inimicizie e dissidi, né ha subito alcun detrimento l’immunità della Chiesa e in avvenire per difenderla a favore del vescovo spiegherò tutte le mie forze. Egli [il mio procuratore] comunque ben edotto, interrogato risponderà ad ogni altro quesito. Frattanto supplico Dio, ottimo massimo, che conservi sani per lungo tempo le Eminenze Vostre Reverendissime, e umilissimamente sottopongo alla vostra protezione me stesso e questa mia Chiesa. Data in Andria il 22 marzo 1651. delle Eminenze Reverendissime
Umilissimo e devotissimo servo [la frase che segue stesa con un’altra grafia è inserita prima della firma del vescovo] Il 22 aprile 1651 la Sacra Congregazione del Concilio ha censito che devono essere ancora consegnate le carte della Visita ad limina per il 21° triennio. |
[segue, nella pagina successiva, la certificazione dell’avvenuta visita]
NOTE
[1]
Le riproduzioni delle Visitae ad Limina (visita dei sepolchi [limina→soglie all'ultraterreno] degli apostoli Pietro e Paolo) sono tratte da
"Microfilm DOM - N-5228, ARCHIVIO VATICANO, Cong. Conc. Andria, P. IA".
Le Visitae ad Limina (Apostolorum Petri et Pauli) qui documentate
sono quelle nuovamente istituite nel 1585, dopo il Concilio di Trento.
La data qui scritta si riferisce a quella apposta in calce alla RELAZIONE sullo STATO DELLA CHIESA inviata dal vescovo alla Santa Sede.
Detto documento manoscritto è stato traslitterato in caratteri di stampa da Sabino Di Tommaso
e da lui digitalmente pubblicato in prima assoluta su questo suo sito culturale
www.Andriarte.it nel 2016
(fino ad allora mai integralmente edito), affiancandogli contemporaneamente una sua traduzione in italiano.
Il documento ha poi fatto parte di una raccolta che nell’ottobre del 2022 Sabino Di Tommaso
ha anche editato a stampa per i tipi di “Grafiche Guglielmi Andria”,
in una pubblicazione distribuita ed archiviata secondo le disposizioni della legge n.106 del 15 aprile 2004 con il titolo
“L’Assunta, Cattedrale di Andria nel Seicento – La storia del suo edificio nelle relazioni delle visite pastorali e delle visite ad limina”,
(Link BNCF.):
Vol I, ISBN 979-12-80582-01-0;
Vol II, ISBN 979-12-80582-03-4.
[2]
Le parentesi quadre indicano lettere non presenti per abbreviazione.
I puntini di sospensione (…) o ___ indicano lettere, parole o gruppi di parole di difficile lettura sul manoscritto,
non solo molto antico ma anche non perfettamente riprodotto.
Il grassetto ed il corsivo non sono presenti nel testo originale.
[3] Fino a metà Ottocento (15/08/1867) era chiamata "recettizia" una Chiesa (del Regno di Napoli) che avesse un Collegio o Capitolo di Sacerdoti, giuridicamente costituito, dedicato alla cura delle anime e con l'obbligo di recitare o cantare collegialmente l'ufficio divino; il Collegio o Capitolo possedeva un patrimonio (derivanti da donazioni o acquisti) le cui rendite erano divise equamente tra i suoi membri.