di † Andrea Ariano (vescovo di Andria dal 14/01/1697 al 17/08/1706)
[Precedono alcune note della Sacra Congregazione del Concilio]
Alla Santità di N.ro Sig.re
Papa Innocenzo XII
Per
Il Vescovo di Andria
Die 20. februarij 1700
Ill.mus annuit _
[ Segue la richiesta di mons. Ariano di ammettere alla Sacra Visita in sua vece il Sacerdote Carlo Antonio Tarsia Quirino, dimorante in Roma. ]
B[eatissi]mo P[ad]re
Non potendo Mons. Vescovo d’Andria venire personalmente né mandare alcuno di gremio Capitoli alla visita de Sacri Limini, supplica humilmente la Santità Vostra ad ammettergli il Sacerdote Carlo Antonio Tarsia Quirino commorante in Roma Pro[curato]re à tale effetto costituito p[er] il principiato triennio 39. che della … quam devs &.
[ Segue la procura notarile datata 20 gennaio 1700 in favore di D. Carlo Antonio Tarsia Quirino e sottoscritta da vari testimoni e dal notaio D. Cesare Tesse “D. Cæsar Tesse de Andria publicus ubique Apulia Aucth.e Notarius” . ]
[trascrizione del testo originale in latino] [2]] | [traduzione] |
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Emin.mi,ac R.mi Domimi. Civitas hæc Andriæ sita ad septentrionem in finibus Apuliæ, quatuor miliaribus distans ad Adriatico fæbo(?), muro circũdatur milliario. Est sedes episcopalis, absq[ue] tamen Diœcesi; fines habet cũ Diœcesibus Tranen’ [3], cuius est saffraganea, Ruben’, nullius Altamuræ, Venusinæ, Minervinen’, Canusinæ, Cannen[sis].
Cathedralis Eccl[esi]a sub titulo Assumpt[io]nis B.[eatæ] M.[ariæ] V.[irginis] sita est in mediocri Civitatis sũmitate
ad marittimum prospectũ, cui adiacet episcopale palatiũ angustæ habitationis. In eadem complures conservant[ur] insignes S. Reliquiæ, præcipué Corpus S. Richardi p[ri]mi eiusq[ue] Civitatis Episcopi; sed per alijs notabilis pars Crucis, et una ex maioribus Spinis coronæ Christi Domini. Penes Capituli Cathedralis, quæ est unica Parochialis, residet cura animarũ totius Civitatis, quæ continet animas sex mille et quingenti circiter. Sc[ilice]t ecclesiasticos seculares 100. circ[iter], eccl[esiasti]cos Regulares 160., reliquos seculares, ex quibus sunt propé 4500. capaces Comunionis. Adest Ecclesia Colleg[ia]ta insignis sub tit[tul]° S. Nicolai, quæ in cura animarũ est coadiutrix Cathedralis, ipsi inserviunt 37. Sacerdotes, et licet receptitia, tamen numerũ participantiũ de utraq[ue] massa habet taxatũ ad 25., inter quos numerantur tres insignitæ Dignitates, nẽpé Præposituralis, Cantoralis, et Primicerialis, quæ utuntur almutijs instar Cathedralis. Altera Colleg[ia]ta adest extra muros sub tit[tul]° SS.mæ Annuntiationis adhuc receptitia; habet taxatũ numerũ quindecim participantiũ de utraq[ue] massa; inter quos … Prioralis Dignitas abusive nominate et similiter insignita.
Numerus Ecclesiarũ et Cappellarũ intra et extra muros est 45. inclusis novem Monasterijs, quorũ Beneficiorũ num[erum] est 56, quorũ triginta sunt de iure patronatus laicale; reliqua vigini sex liberæ Collact[io]nis sed tenui redditus.
Pro cura animarũ vagé et confusé residentẽ penes Capitulũ actualiter exercenda, antiquitus in execut[io]nẽ
Constitut[io]nis ad exequendum B.[ullæ] Pij V, de mandato huius Sac.[ræ] Cong[gregatio]nis deputati fuere Vicarij curam animarũ,
qui praxiformiter duravere usq[ue] ad annum circ.[ite]r 1660, ex quo tempore ob maximas lites,
quibus pax inter E[isco]pum et Capitulares interrupta fuit, ipsa etiam cura usq[ue] ad p[re]sens suum passa est detrimentũ;
et sub mendicato clypeo electionis Sacristarũ, Capitulares omnis curæ animarũ abiecerunt.
Inveni deficere Lecturam Theologiæ Moralis, nõ t[ame]n Sacræ Scripturæ.
Item Pœnitentiariũ in Cathedrali: et sũmoperé Seminariũ: imò et Scholam pro iuvenibus erudendis;
quod sũmo me affecit dolore, videndo Ecclesiã rudibus indoctis plenã, et ecclesiasticas plantulas ab incunabulis ad terram contorqueri.
Seminarium nullatenus est hic erectum, nec erigi sperat[ur], eo quod deficiunt omnia; et taxa quæ posset imponi Capitularis et Beneficij
et cum contribut.[io]ne huius mensæ ep[iscopa]lis, vix posset pertingere ad mediocre Magistri Salarium. Intra numerũ participantiũ in Cathed[ra]li, includit[ur] Episcopus tãquã primus sacerdos, et ea propter annuatim mihi correspondetur rata massæ choralis prout cœteris absq[ue] diminutione, non tamen illa massœ missarum, cum sim paratus per me vel per aliũ (ut ipsimet faciunt) oneri missarũ satisfacere, degent[ur] EE. VV. id mandare.
In meo ingressu ad huius Ecclesiæ gubernatiũ, inveni collapsam ecclesiasticã disciplinã, ecclesiasticorũ maiorẽ partem
à recta via vitæ et honestatis Clericalis aberrantes; Ecclesiã p[re]cipue Cathedralẽ suppellectilibus vacuam,
deficientibus E[pisco]pali trono, Baculo Pastorali, et sacris vestibus ad solemnia, p[re]cipue Pontificalia peragenda. Populũ etsi docilem, tamen incultum, inveni pené rudem circa se fidei rudim[en]ta, proprio ore assiduo aditũ ad ecclesiam reddidit instructũ, et curavi idem impleri in pluribus cappellis Civit[at]is per viros pios, quæ iam continuant[ur] circa doctrinã christianã, et insuper qualibet die Dominica inter solemnia missarũ salutaribus verbi Domini pascuis has oves recreo, et ad viam dirigo salutis. Palatiũ Episcopale, eo quia a p[re]decessoribus non fuit reparatũ, minitabatur ruinam, reparavi feré mille s[cu]torũ expensis; opus habeo continuare expensæ considerabilis sũmæ, ut habitationi cõmodæ reddat[ur] et capax. Hæc mihi nunc occurrunt referre EE. VV., quarũ mandatis obedienter paratus, sacras purpuras reverenter et humiliter deosculor. Datũ Andriæ IV Kal[enda] Februarij anno millesimo septingentesimo. Emin.rũ VV. R.marũ
Humillimus, addictis.mus et obseq.s Ser[vu]s |
Emin.mi e Rev.mi Signori La Città di Andria, posta a settentrione dei confini pugliesi, distante quattro miglia dal mar Adriatico, si circonda di mura per un miglio. È sede episcopale tuttavia senza diocesi; confina con la diocesi di Trani, della quale è suffraganea, di Ruvo, Altamura, Venosa, Minervino, Canosa e Canne.
La Chiesa Cattedrale, intitolata all’Assunzione della Beata Maria Vergine,
si trova nella zona leggermente alta della Città verso il mare; le è adiacente l’angusta abitazione del palazzo episcopale. In essa si conservano moltissime importanti reliquie, soprattutto il corpo di S. Riccardo, primo vescovo della Città, ma anche, tra le altre importanti, una parte della Croce ed una spina della corona di Cristo Signore. Al Capitolo della Cattedrale, che è l’unica chiesa parrocchiale, spetta la cura dei fedeli di tutta la Città, la quale contiene circa seimila cinquecento anime, cioè circa 100 ecclesiastici secolari, 160 ecclesiastici regolari, gli altri laici, dei quali quasi 4500 idonei alla Comunione. C’è l’insigne Collegiata Chiesa intitolata a S. Nicola, la quale coadiuva con la Cattedrale nella cura delle anime; in essa operano 37 sacerdoti e, pur essendo recettizia, tuttavia il numero dei partecipanti ad ambedue le masse è fissato a 25, tra i quali si contano tre insigniti di Dignità, e cioè il Prevosto, il Cantore ed il Primicerio, che indossano le almuzie come nella Cattedrale. Un’altra Collegiata esiste fuori mura, intitolata alla SS. Annunciazione ed anche recettizia; ha un numero fisso di quindici partecipanti ad ambedue le masse, tra i quali la dignità del Priore abusivamente nominata e insignita.
Le Chiese e le cappelle entro e fuori le mura sono 45, inclusi i nove Monasteri, dei quali: Esistono 56 benefici, trenta dei quali sono di giuspatronato laicale, ventisei di libera collazione, ma di scarso reddito.
La cura delle anime attualmente è da esercitarsi in modo vago e confuso dal Capitolo;
anticamente eseguendo le regole imposte dalla bolla di Pio V, su ordine di questa Sacra Congregazione
alla cura delle anime furono incaricati i Vicari, la cui prassi durò all’incirca fino all’anno 1660,
dopo per le grandissime liti che interruppero la pace tra il Vescovo ed i Capitolari, la cura delle anime
fino ad oggi ha subito detrimento, e con la scusa dell’elezione dei Sacristi, i Capitolari hanno abbandonato la cura delle anime.
Ho trovato che manca la lettura delle Teologia morale nonché della Sacra Scrittura,
come anche il penitenziere in Cattedrale e soprattutto il Seminario e una Scuola per erudire i giovani;
ciò mi procurò sommo dolore, vedendo la chiesa piena di rozze macerie e le pianticelle ecclesiastiche gettate a terra appena nate.
In nessun modo è eretto un Seminario, né si spera di erigerlo, perché manca tutto;
anche imponendo una tassa ai Capitolari, attingendo dai benefici e con una contribuzione della mensa episcopale
a stento si può raggiungere un medio stipendio di Maestro. Tra i partecipanti in Cattedrale è incluso il Vescovo come primo sacerdote; perciò annualmente mi è corrisposta una rata della massa corale come gli altri senza diminuzione, ma non quella della massa delle messe, poiché ho disposto di soddisfare io stesso, od altri per me, l’impegno delle messe, ciò vogliano le Eminenze Vostre ordinare.
Quando sono entrato nell’amministrazione di questa Chiesa, ho trovato la disciplina ecclesiastica collassata,
la maggior parte degli ecclesiastici allontanati dalla retta via della vita e della virtù clericale;
soprattutto la Chiesa Cattedrale è priva di suppellettili, del trono episcopale,
del bastone pastorale e delle sacre vesti per le celebrazioni solenni e particolarmente per i pontificali. Il popolo è ammaestrabile ma incolto, l’ho trovato quasi ignorante dei primi rudimenti della fede, con la mia parola venuto assiduamente in chiesa torna istruito, ugualmente ho provveduto a farlo in molte cappelle della Città per mezzo di persone pie, le quali ora seguitano con la dottrina cristiana; inoltre ogni domenica nella solennità della messa ristoro le mie pecore col benefico pascolo della parola di Dio e li indirizzo sulla via della salvezza. Ho riparato con una spesa di circa mille scudi il palazzo vescovile che minacciava rovina, non avendolo fatto i miei predecessori; devo continuare l’opera di considerevole spesa, affinché diventi un’abitazione comoda e capiente. Questo è quanto ad oggi è necessario riferire alle Eminenze Vostre e, pronto ad obbedire ai vostri ordini, bacio riverentemente ed umilmente il lembo delle vostre sacre vesti. Data in Andria il 29 gennaio 1700. delle Eminenze Reverendissime
Umilissimo obbligatissimo e ossequioso servo |
[Lato nord dell'Episcopio - Stemma di Andrea Ariano nell'episcopio - foto Sabino Di Tommaso]
NOTE
[1]
Le riproduzioni delle Visitae ad Limina (visita dei sepolchi [limina→soglie all'ultraterreno] degli apostoli Pietro e Paolo) sono tratte da
"Microfilm DOM - N-5228, ARCHIVIO VATICANO, Cong. Conc. Andria, P. IA".
Le Visitae ad Limina (Apostolorum Petri et Pauli) qui documentate
sono quelle nuovamente istituite nel 1585, dopo il Concilio di Trento.
La data qui scritta si riferisce a quella apposta in calce alla RELAZIONE sullo STATO DELLA CHIESA inviata dal vescovo alla Santa Sede.
Detto documento manoscritto è stato traslitterato in caratteri di stampa da Sabino Di Tommaso
e da lui digitalmente pubblicato in prima assoluta su questo suo sito culturale
www.Andriarte.it nel 2016
(fino ad allora mai integralmente edito), affiancandogli contemporaneamente una sua traduzione in italiano.
Il documento ha poi fatto parte di una raccolta che nell’ottobre del 2022 Sabino Di Tommaso
ha anche editato a stampa per i tipi di “Grafiche Guglielmi Andria”,
in una pubblicazione distribuita ed archiviata secondo le disposizioni della legge n.106 del 15 aprile 2004 con il titolo
“L’Assunta, Cattedrale di Andria nel Seicento – La storia del suo edificio nelle relazioni delle visite pastorali e delle visite ad limina”,
(Link BNCF.):
Vol I, ISBN 979-12-80582-01-0;
Vol II, ISBN 979-12-80582-03-4.
[2]
Le parentesi quadre indicano lettere non presenti per abbreviazione.
I puntini di sospensione (…) o ___ indicano lettere, parole o gruppi di parole di difficile lettura sul manoscritto,
non solo molto antico ma anche non perfettamente riprodotto.
Il grassetto ed il corsivo non sono presenti nel testo originale.
[3] Si badi che l'apostrofo posto alla fine delle parole latine indicanti località, è spesso l'apocope della terminazione aggettivante "sis" o altro, come in "Andrien’, Tranen’, Sipontin’, Ruben’, Minervinen’, etc."; esse quindi non indicano il nome della Città, ma la sua attribuzione, ad esempio "Andriensis, Tranensis, Sipontinæ, Ruvensis, Minervinensis, etc.", che possono essere tradotti in "Andriese o di Andria, Tranese o di Trani, Sipontino o di Siponto, Ruvese o di Ruvo, Minervinese o di Minervino, ecc.".
[4] Fino a metà Ottocento (15/08/1867) era chiamata "recettizia" una Chiesa (del Regno di Napoli) che avesse un Collegio o Capitolo di Sacerdoti, giuridicamente costituito, dedicato alla cura delle anime e con l'obbligo di recitare o cantare collegialmente l'ufficio divino; il suo Collegio o Capitolo possedeva un patrimonio (derivanti da donazioni o acquisti) le cui rendite erano divise equamente tra i suoi membri.