Una delle numerose antiche fornaci di figuli, che fino agli anni Settanta del Novecento ancora funzionavano in questo rione, antico sobborgo della Città, è quella dei Lomuscio ubicata ad angolo tra via Fornaci ed il 2° vicolo, con l'attuale n° civico 69, dove la strada devia leggermente ed il marciapiede ci offre una centenaria fontana d'acqua potabile datata 1914.
[La scalinata del 3° vicolo Fornaci che da via Campanella immette davanti alla casa e fornace dei Lomuscio - la fornace dei Lomuscio
al n°69 di via Fornaci nel sotterraneo ad angolo col vicolo]
La risalente scalinata del 2° vicolo dietro la fontana e quella ripida discendente del 3° quasi a fronte della prima (ambedue visibili nelle foto) fanno intuire il declivio sul quale è insediato il rione. Questo versante destro della lama, nel quale con alcune anse scorre un canale di acque piovane un tempo chiamato "Aveldium flumen", espone al tepore del sole di mezzogiorno le abitazioni costruite sui laboratori dei vasai orciaioli e ceramisti quasi tutti operanti nelle sottostanti grotte; tale favorevole dato ambientale, quando qui fino al secolo scorso erano ancora attivi i detti fuguli, faceva sì che fosse facilitato il necessario essiccamento dei laterizi e delle terraglie prima dell'eventuale decorazione e della finale cottura nelle fornaci. I più anziani abitanti del luogo hanno anche fatto sapere che molte fornaci esponevano i semilavorati sulle vicine scale dei vicoli tra via Fornaci e via Campanella, per una più veloce ed efficiente essiccazione al sole.
[Le due foto mostrano la ripida discesa di accesso al sotterraneo - grotta adibita a laboratorio e fornace dai Lomuscio;
l'ottantatreenne Lomuscio Antonio, ultimo figulo della famiglia, mostra all'intervistatore dott. Francesco Gazzilli
le attrezzature del laboratorio]
[Busto in terracotta di M. R. Imbriani, opera Lomuscio-Caracciolo]
Negli ultimi mesi del 2020 il dott. Francesco Gazzilli e l'ambientalista Nicola Montepulciano
hanno intervistato, in più riprese, il suddetto Antonio Lomuscio nel suo antico laboratorio di figulo,
ricavandone una accurata descrizione dell'antica attività e osservando i vecchi macchinari
usati ed ancora funzionali.
Il 14 novembre 2020 il dott. Gazzilli ha anche pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto - documento qui riprodotte
accompagnandole con il seguente sintetico commento.
“Nel presto pomeriggio, il signor Antonio LOMUSCIO (anni 83, rappresentato nelle foto), ultimo figulo vivente di Andria, mi ha permesso di visitare la sua bottega di vasaio, ancora esistente a Via Fornaci in prossimità del marciapiede con fontana pubblica. In un angolo di questa costruzione, in alto, troneggia il busto di terracotta di Matteo Renato IMBRIANI, politico che nel 1898 si interessò all'approvvigionamento idrico della Puglia.
Mi ha raccontato che da bambino ha sempre lavorato in questa bottega fino agli inizi degli anni '70. Prima di lui, hanno lavorato nella stessa bottega suo nonno LOMUSCIO Antonio (1877-1961) e suo padre LOMUSCIO Giovanni (1909-1991) realizzando, con le loro mani, creazioni in creta uniche, come il busto di M.R. IMBRIANI e utensili in terracotta di vario tipo.
Vi mostro le foto di questa fornace: Ingresso, postazione di lavoro - tornio a pedale, impastatrice, fornace, esemplari rimasti della loro produzione.”
Nicola Montepulciano mi ha arricchito la discendenza dei Lomuscio con altri avi dell'Ottocento:
Nella fornace, ~ inizio Ottocento, operava un certo Antonio Lomuscio da Trani,
cui succedé il figlio Vincenzo Lomuscio (~ a metà Ottocento); indi, come già detto dal dott. Gazzilli,
succedé suo nipote Antonio Lomuscio (1877-1961).
In base a quanto Nicola ha poi saputo da una chiacchierata con la famiglia dei Caracciolo,
sembra che quest'ultimo Antonio Lomuscio, nato nel 1877 e nonno dell'attuale vivente,
sia l'antenato che si imparentò con detti fornaciai Caracciolo tramite
Benedetta, figlia del fratello Filippo, data in sposa a Riccardo Caracciolo,
il quale aveva nei pressi una grande fornace, tra le attuali Via Campanella
e 3° vicolo Fornaci.
I discendenti dei Caracciolo gli hanno anche affermato che il busto in terracotta dell'Imbriani ora esposto sul cornicione della casa
in via Fornaci 67 fu realizzato da un loro avo, in occasione della realizzazione dell'acquedotto.
[Lomuscio Antonio mostra a Francesco Gazzilli il suo tornio a pedale e l'impastratrice dell'argilla]
[Salvatore Caracciolo mentre lavorava un mattone da pavimento]
Questa fornace della famiglia Lomuscio non è citata nei documenti settecenteschi consultati. Tanto fa avanzare l'ipotesi che il laboratorio l'abbiano acquistato nell'Ottocento o l'abbiano ottenuto per parentela acquisita, considerando anche il concomitante e accennato dato che detti Lomuscio si erano imparentati coi figuli Caracciolo, abitanti nella stessa strada. Il fatto poi che ambedue le famiglie rivendicano la realizzazione del busto di Matteo Renato Imbriani, spinge a definire l'inizio del Novecento il momento della fusione delle due famiglie.
Riporto qui di seguito alcuni Caracciolo e Lomuscio abitanti in zona Fornaci
e registrati nell'anagrafe di Andria agli inizi degli anni Novanta del Novecento
(si tenga presente che le case possono aver subito successivamente una rinumerazione di riassetto):
- Caracciolo Vincenza, nata il 23/02/1905, Via Fornaci, 137
- Caracciolo Salvatore, nato il 18/04/1908, IV Vicolo Fornaci, 4
- Lomuscio Antonio, nato il 39/03/1908, I Vicolo Fornaci, 13
- Lomuscio Giovanni, nato il 30/03/1909, Via Fornaci, 109
- Lomuscio Nunzia, nata il 16/01/1915, V Vicolo Fornaci, 8
- Lomuscio Vincenzo, nato il 12/01/1947, Via Fornaci, 109
Si noti nell'elenco su riportato un Lomuscio Giovanni, probabilmente il padre del nostro figulo Antonio,
ed un Caracciolo Salvatore,
figlio di Riccardo Caracciolo e Benedetta Lomuscio, riprodotto
all'opera nella fotografia a lato e nella
pagina generale sul rione fornaci.
La foto di Salvatore Caracciolo mi è stata fornita dal citato amico Nicola Montepulciano
che è riuscito a parlare con alcuni familiari sia dei Caracciolo che dei Lomuscio ed ottenere notizie e detta foto.
[L'essiccatoio ed un particolare della fornace]
Il Lomuscio conserva nel suo laboratorio diversi manufatti, in gran parte essiccati, ma non cotti: orcioli, lampade, vasi, albarelli, brocche, “cǝcǝnìdd, cìcǝnǝ, quartèirǝ, …” realizzati con grande professionalità e accuratezza.
[particolari dell'ambiente in grotta della fornace]
Che l'ambiente della fornace sia in gran parte in grotta carsica, quindi già naturale e allargata ad arte per renderla abitabile e adatta all'attività di figulo - fornaciaio, lo si vede sia nelle foto d'insieme che nei seguenti particolari ripresi nell'intervista, con fossili di conchiglie (pecten) affioranti dal calcarenile della locale roccia sedimentaria.
[particolari dell'ambiente in grotta della fornace]
Come tutte le fornaci antiche anche questa aveva un pozzo d'acqua piovana, indispensabile per impastare e lavorare l'argilla. Quando, dopo il 1914, nella zona fu portata l'acqua del nuovo acquedotto pugliese, il pozzo rimase solo come possibile riserva d'emergenza e successivamente come scarico di scarti inutilizzati. Allora, come s'è detto, in questo laboratorio, in segno di gratitudine verso Matteo Renato Imbriani, fu realizzato il busto di tale insigne politico, attualmente esposto sul davanzale del terrazzo.
NOTE
[1] .