di Ruggiero Quarto
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L'altopiano murgiano è un rilievo tettonicamente sollevato ( Horst ), caratterizzato da affioramenti di rocce calcaree e dolomitiche appartenenti alla piattaforma carbonatica apula. Il Tavoliere è, invece, una grande area tettonicamente sprofondata (Graben ) colmata da sedimenti clastici poggianti sulla porzione di piattaforma sprofondata.
La piattaforma carbonatica apula, secondo le più recenti interpretazioni, si sarebbe formata nel Triassico superiore (circa 200 milioni di anni fa) su un esteso frammento (micropiastra) del margine settentrionale del paleocontinente africano, in deriva verso E-NE. Nella fase iniziale si deponevano sedimenti terrigeni ed evaporitici, poiché la micropiastra era legata alla terraferma. Successivamente, è avvenuto il distacco dall'originario margine continentale africano ed è iniziata la sedimentazione carbonatica. Per tutto il Giurassico e parte del Cretaceo (per circa 100 milioni di anni) la piattaforma non ha subito variazioni sostanziali; dopo di che si è verificato un ampio inarcamento crostale che ha costretto la piattaforma ad una episodica emersione; sommersa nuovamente, è ricominciata la sedimentazione carbonatica; infine, è definitivamente emersa alla fine del Mesozoico (circa 60 milioni di anni fa) a causa di una nuova fase di sollevamento. Da tale momento la situazione paleogeografica cambia completamente. Infatti, con l'inizio dell'orogenesi appenninica, la piattaforma apula assume un ruolo di avampaese, nel quadro geodinamico del Mediterraneo: diventa, cioè, tra l'Eocene ed il Miocene (tra i 50 ed i 13 milioni di anni fa), un ostacolo continentale rigido e fermo che si contrappone alle forti spinte orogenetiche di derivazione appenninica. Poi, durante i1 Pliocene e il Pleistocene inferiore (da 10 a 2 milioni di anni fa), per effetto di fasi orogenetiche meno intense assume il ruolo di avanfossa subsidente, ovvero sprofonda verso il bordo appenninico. Con la fine del Pleistocene inferiore (2 milioni di anni fa), un sollevamento regionale, prodottosi in più fasi e determinato da un aggiustamento isostatico ha condotto alla progressiva emersione della massima parte dell'area. Tale sollevamento risulta tuttora in atto. Durante la sua evoluzione, la piattaforma è risultata quindi sottoposta a due distinte fasi tettoniche: una più antica compressiva ed una più recente disgiuntiva. La prima è principalmente costituita da un'ampia piega convessa , verso l'alto (anticlinale) con asse diretto ONO-ESE inclinato verso ESE, culminante in prossimità della costa adriatica. A tale grande struttura sono associate altre più blande ondulazioni. La struttura disgiuntiva ha, invece, dato luogo ad uno sbloccamento della piattaforma carbonatica apula, causato da movimenti verticali. In particolare sulle Murge si è determinato un esteso alto tettonico allungato in direzione appenninica. Lateralmente, sia a NE, verso la costa adriatica, che a SO, verso la fossa bradanica, si sono formate due opposte gradinate di faglia con sprofondamenti di circa 4000 m da ambo i lati.
Passiamo, ora, ad analizzare gli elementi geologici distintivi del territorio. L'ossatura rocciosa del territorio è costituita dalla potentissima serie giurassico-cretacea di calcari e dolomie derivanti da sedimentazione di carbonati di calcio e magnesio presenti nelle acque di mare e di organismi a guscio calcareo. L'ambiente deposizionale è di mare poco profondo e cotidale-lagunare. Lo spessore complessivo risulta superiore a 6000 m.
Nei livelli più alti della serie carbonatica sono preponderanti i calcari, di color bianco-nocciola [cosiddetta pietra di Trani], a grana fine, ben stratificati e fratturati; mentre dolomie e calcari dolomitici di color grigio scuro, poco stratificate, e compatte, caratterizzano la parte inferiore e media. Gli strati più antichi della serie affiorano tra Barletta, Andria e Trani, in corrispondenza dell'anticlinale di Monte Acuto.
Seguono stratigraficamente verso l'alto depositi calcarenitici (tufi) i cui affioramenti bordano quelli calcarei. Si tratta di depositi calcarenitici e, a luoghi, bioclastitici di colore bianco-giallastro di ambiente litorale, generalmente prive di stratificazione. Tale formazione appare spesso riccamente fossilifera; tra i macrofossili sono riconoscibili Ostreidi, Pettinidi, Terebratulidi, Coralli, Echinidi, ecc. Lo spessore complessivo di questa formazione è generalmente alquanto esiguo (al massimo qualche decina di metri).
Seguono, sempre verso 1'alto, argille, argille marnose e siltose grigio azzurre di età plio-pleistocenica con scarsi resti di macrofossili ( Pecten, Cardium, Venus), generalmente prive di stratificazione variando da qualche metro a qualche decina di metri, esse si ispessiscono verso il Tavoliere. Tali depositi sono da considerare di mare mediamente profondo e lontano dalla linea di costa.
Sulle argille si rinvengono depositi marini, a luoghi terrazzati, prevalentemente sabbiosi, di ambiente litorale, con spessore variabile da pochi metri a qualche decina di metri.
Su tutti i litotipi descritti, a luoghi, lungo i fianchi vallivi e gli alvei dei corsi d'acqua si rilevano sottili coperture di depositi alluvionali, in alcuni casi terrazzati, in prevalenza ciottolosi e ciottoloso-sabbiosi; lungo i solchi erosivi incisi nei calcari ("lame"), tali depositi sono ciottoloso-terrosi. Infine, lungo la costa sono spesso presenti depositi recenti di sabbie sciolte generalmente quarzose.
Nell'area in esame ben si distinguono i due importanti assetti strutturali già citati [l'altopiano delle Murge ed il Tavoliere delle Puglie]. Quello più antico compressivo è costituito dall'anticlinale di M.Acuto. Tale struttura tettonica risulta troncata bruscamente da un sistema di faglie subverticali dirette SO-NE sul margine nord occidentale delle Murge, in prossimità della valle del fiume Ofanto. Per quanto riguarda la struttura disgiuntiva, essa è essenzialmente evidenziata dai gradini morfologici che degradano verso mare, oltre che rilevata da recenti studi geofisici.
Per ciò che riguarda la morfologia, essa risulta condizionata dall'assetto tettonico dell'area, dalla litologia e dalla presenza del fiume Ofanto. In particolare, verso l'entroterra murgiano, si ha una morfologia tipicamente carsica, dovuta a fenomeni di dissoluzione dei calcari, con assenza di un reticolo idrografico superficiale e presenza di alcune doline: spostandosi verso costa si notano una serie di ripiani, allungati parallelamente ad essa. Questi ripiani corrispondono a terrazzi marini formatisi nel Plio-Pleistocene mentre le Murge si sollevavano. In recenti studi sono stati distinti 5 ordini di terrazzi tra Andria e Barletta, corrispondenti ad altrettante fasi di arretramento della linea di costa verso NE. Tale morfologia generale viene poi ad essere incisa da solchi erosivi che spesso si sono impostati lungo linee di faglia ortogonali al sistema principale e che raggiungono il Mare Adriatico con percorsi quasi rettilinei e, in alcuni casi, anche meandriformi.
L'area posta a NO del territorio (di Barletta) è morfologicamente caratterizzata dalla valle dell'Ofanto, i cui depositi alluvionali formano ampie pianure. Nell'ambito del letto alluvionale, l'alveo del fiume ha spesso divagato lateralmente, secondo percorsi meandriformi e intrecciati. Alla foce tale fiume ha formato un apparato deltizio in continuo avanzamento fino al 1954; da tale momento in poi si è determinata un'inversione di tendenza con progressivo arretramento, tuttora in atto, per fattori antropici.
Per ciò che concerne l'idrogeologia il sottosuolo carbonatico, permeabile per fratturazione e carsismo, contiene un'estesa falda profonda di acqua dolce che galleggia sull'intrusione marina sottostante e che viene alimentata dalle acque meteoriche che cadono e abbondantemente si infiltrano sulla superficie carsificata del rilievo murgiano. Tale ímmensa falda tende a defluire verso mare, scaturendo sotto forma di sorgenti costiere, come quelle presenti in contrada Ariscianne (Barletta), spesso ubicate lungo linee di faglia. Tale falda, contenente una importantissima risorsa idrica potabile ed irrigua, per cause antropiche (inquinamento chimico-batteriologico del sottosuolo e salino per gli eccessivi prelievi), è stata, in questi ultimi anni ed è tuttora, gravemente depauperata. Allorquando i calcari sono ricoperti dalla sequenza sedimentaria plio-pleistocenica comprendente le argille, l'acqua di falda può venirsi a trovare in pressione, come nella parte nord-occidentale del territorio barlettano. Inoltre, in tali casi, generalmente, si riscontrano livelli idrici al di sopra delle argille impermeabili che fungono, quindi, da tappo per la falda profonda e da letto per la falda superficiale. Tale falda nel centro abitato di Barletta, per cause antropiche, provoca gravi problemi statici al patrimonio urbanistico.
Su questo territorio, così geologicamente storicizzato, nell'ultimo periodo, ha operato l'uomo, interagendo con i fenomeni e le risorse naturali e, di recente, interferendovi bruscamente e inopportunamente.
Lo studio dei fenomeni geologici nell'ambito di una più vasta e articolata politica di attenzione e salvaguardia del territorio e, quindi, della vita, potrebbe servire, oltre che a comprendere meglio il territorio nel quale viviamo, soprattutto a ispirare forme di più equilibrata convivenza.
di Ruggiero Quarto
Dipartimento di geologia e geofisica, Università di Bari