Rapporto con la tradizione ... La forma dell’Altare

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Rapporto con la tradizione filtrato dalla modernità
I simboli con la forza della semplicità

Riccardo Ruotolo
Ingegnere e progettista del nuovo complesso

2 - La forma dell’Altare e il centro generatore.

Fin dall’inizio della progettazione esecutiva del 2013, il committente ha voluto che fosse istituita una “Commissione Liturgica” cui noi progettisti potevamo fare riferimento quando volevamo ottenere delle indicazioni di tipo liturgico, soprattutto per gli arredi sacri. Questa commissione era composta da tre sacerdoti: don Gianni Agresti, don Ettore Lestingi e il committente; ad essa abbiamo fatto riferimento molte volte per ottenere consigli, per verificare l’esattezza delle nostre convinzioni, confrontandoci dialetticamente. Voglio qui ricordare le conclusioni degli incontri che abbiamo avuto a proposito della forma che dovesse avere l’Altare dell’Aula liturgica.

Come già ricordato, nella Sacra Bibbia si dice che il Signore Dio dette a Mosè delle indicazioni riguardo le dimensioni e forma che dovesse avere l’altare del Tempio a realizzarsi: doveva essere quadrato e doveva servire per i sacrifici e le sacre funzioni. Quindi, l’Altare biblico ebraico, e poi romano, era formato da un parallelepipedo a base quadrata, generalmente fatto di pietra, ed era soprattutto un altare sacrificale.

Nelle Chiese cristiane l’altare mantiene il carattere sacrificale perché il pane eucaristico è considerato il Corpo di Cristo e il vino il sangue di Cristo, perciò l’altare ha mantenuto un’importanza primaria nella celebrazione dei riti eucaristici, tanto da essere collocato sempre in posizione centrale, di poco sollevata, in modo da essere ben visibile nell’edificio religioso. Però, a questo carattere sacrificale, noi abbiamo ritenuto che bisognava aggiungere anche un’altra importante funzione che è quella di mensa dell’ultima cena, cioè quello della condivisione, perché il sacerdote distribuisce ai fedeli il pane ed il vino, simboli del sacrificio di Cristo.

L'altare e l'ambone
[L'altare e l'ambone]

Se nei primissimi tempi del Cristianesimo l’altare era quadrato perché di derivazione ebraica e romana, a partire al quarto secolo d.C. cominciò a trasformarsi in mensa, cioè in un tavolo di legno di forma rettangolare, facilmente trasportabile, sul quale il pane ed il vino venivano dati a tutti i fedeli che assistevano al rito religioso, riproponendo ciò che aveva fatto Gesù nell’ultima cena.

A partire dal sesto secolo quando si cominciò a raccogliere e custodire le reliquie dei martiri dei primi tempi del Cristianesimo, l’altare cristiano divenne anche “tombale” nel senso che in apposito loculo ricavato al suo interno venivano custodite le sante reliquie dei martiri che, a mezzo di una grata, potevano essere viste dai fedeli e potevano essere arricchite con altre reliquie ritrovate.

Noi progettisti preferivamo conservare la tradizione che dal quarto secolo d.C. aveva individuato la forma dell’altare come quella di una mensa, di un tavolo rettangolare intorno al quale si siedono i fedeli per partecipare alla cena del Signore; la Commissione Liturgica, invece, era propensa a far realizzare un altare quadrato, come quadrata era l’Aula liturgica. Dopo diverse riunioni in cui ciascuna parte portava argomenti validi a sostegno della sua tesi, abbiamo individuato la soluzione che ha soddisfatto tutti: su di un blocco di pietra pregiata del nostro territorio (KF di Minervino) a forma di parallelepipedo con base quadrata, come l’altare sacrificale della Sacra Bibbia, abbiamo tracciato una croce greca i cui lati uguali sono larghi 20 centimetri, rendendo così cristiana l’ara ebraica. Dall’impronta della croce abbiamo fatto partire un blocco di marmo “Emperador” che si solleva man mano che da essa si allontana, fino a raggiungere i bordi della base quadrata: in questo modo abbiamo ottenuto il bordo di una mensa, la mensa eucaristica dell’ultima cena. Sia la Commissione Liturgica sia noi progettisti, volendo che i due significati fossero sempre evidenti alla comunità dei fedeli, abbiamo condiviso l’idea che le tovaglie dell’altare non dovessero pendere oltre la metà dello spessore finale del blocco mensa.

Con tutti questi elementi a disposizione, abbiamo progettato il nuovo complesso religioso dando queste forme al nucleo centrale: l’Aula liturgica e la Chiesa sono entrambe dei quadrati che si uniscono sovrapponendo i due spigoli posti sulla stessa diagonale; a loro volta i due spigoli sovrapposti formano un piccolo quadrato e in questo luogo è collocato il Tabernacolo che occupa uno spazio anch’esso quadrato, chiuso da ambo le parti. Proprio questo piccolo spazio protetto che contiene il Tabernacolo è stato assunto da noi come centro generatore del presbiterio, in cui trova posto l’altare quadrato, e dei banchi dell’assemblea dei fedeli sia dell’Aula liturgica, sia della Chiesa feriale.

     
[La planimetria della Chiesa - Il cantiere nell'aprile 2015]

Basta osservare il disegno della pianta del complesso Aula – Chiesa per riconoscere i tre spazi del Tempio in entrambi gli ambienti, con il Tabernacolo come centro generatore del tutto. In questa visione unitaria del complesso religioso si riesce anche a percepire un dettaglio: tutti i banchi sono posti su cerchi che man mano si allontanano dal fulcro, cioè dal Tabernacolo, con una curvatura sempre minore perché aumenta il raggio; ogni banco ha una sua propria curvatura e ogni banco ha la sua propria lunghezza, in questo modo i loro terminali risultano tutti allineati su di una stessa direttrice che parte dal Tabernacolo. E questo è un dettaglio non da poco. Come diremo e dimostreremo in seguito, nella costruzione del complesso religioso abbiamo cercato di curare molto i dettagli perché, come diceva il grande architetto Mies Van Der Rohe: “Dio è nei dettagli”.

Al centro della parte posteriore dell’altare è stata ricavata una nicchia nella quale, su un cuscinetto di velluto, sono state collocate le reliquie di: San Riccardo, San Pio da Pietrelcina, Santa Teresa di Calcutta, San Giovanni XXIII Papa e San Giovanni Paolo II Papa.

In definitiva, il messaggio che abbiamo voluto dare è quello della Gerusalemme celeste scesa in terra, in cui l’intera comunità parrocchiale ruota intorno al Cristo e tutti i fedeli si trovano nei raggi che partono dal Tabernacolo.

presbiterio
[Il presbiterio]

Nella simbologia cristiana il quadrato indica la terra mentre il cerchio è il simbolo del cielo: da sempre questa simbologia è stata rispettata e assunta nell’architettura religiosa. Anche nella nostra Aula liturgica abbiamo voluto ricordare e rispettare questa simbologia per cui abbiamo realizzato una cupola che, seppure di piccolo diametro (circa 400 centimetri), quasi una grande lanterna, ha conservato tutto il suo significato simbolico e il suo fascino: dall’impronta quadrata dell’Aula e del controsoffitto, tramite una superficie lignea a doppia curvatura e a forma di tromba, si passa alla struttura di un cilindro che sostiene poi una cupola. Il passaggio dal quadrato al cerchio è graduale, quasi naturale.

La realizzazione di una cupola è sempre una sfida difficile con la quale misurarsi. Per la nostra Chiesa si può forse ricordare l’espressione che ebbe il Bernini quando, invitato dalla regina Anna d’Austria, visitò a Parigi la Chiesa Val-de-Grace con la sua cupola, così si espresse: “È stata messa una calotta troppo piccola su una testa troppo grossa”. Il Bernini era noto per le sue considerazioni sarcastiche e pungenti.

La nostra cupola può anche sembrare piccola se confrontata con l’intero corpo della Chiesa, ma volutamente è stata così dimensionata per essere essenzialmente una grande lanterna che si raccorda dolcemente con il controsoffitto quasi a diventare una grande tenda; non volevamo nel 2015 realizzare una struttura di altri tempi, ma soltanto richiamare in un elemento del soffitto il concetto della cupola che per secoli è stata una caratteristica fondamentale dell’architettura delle Chiese cristiane.

 
[Volta: particolari della tromba lignea di raccordo]

Il controsoffitto è di legno stratificato “okumè”, mentre tromba di raccordo e cilindro sono rivestiti dello stesso legno; la cupola è intonacata. La ditta andriese di falegnameria ARTELEGNO di Liso e Sanguedolce ha mostrato grande maestria nel preparare e rivestire la parte a tromba del raccordo tra il cilindro ed il controsoffitto perché è a doppia curvatura.

I tre elementi: cilindro, tromba e controsoffitto sono suddivisi in settori con 44 fasce di legno color noce scuro che partono a distanza uguale tra loro nel cilindro per poi distanziarsi, sempre in modo regolare e simmetrico, nella zona della tromba di raccordo con il controsoffitto e, sempre viaggiando lungo raggi con centro nella cupola, giungono ai bordi non più regolarmente distanziate tra loro perché la cupola non è centrale rispetto all’Aula. Per sostenere le fasce orizzontali che avvolgono tutta l’Aula, sono stati utilizzati dei sostegni metallici che scendono dal controsoffitto e per essi volutamente è stata mantenuta la distanza irregolare con cui le fasce arrivano ai bordi; questo per dare una continuità alle fasce stesse che, partendo dal basso, attraversano il controsoffitto e puntano, avendo sempre lo stesso centro, verso il cielo stellato della cupola che così rappresenta un polo magnetico di forte attrazione.

presbiterio
[Volta: tromba lignea di raccordo con la cupola]