Riccardo Ruotolo
Ingegnere e progettista del nuovo complesso
Oggi, considerati gli alti costi necessari per realizzare in provincia un nuovo complesso parrocchiale, pensare di dotare una nuova Chiesa di opere d’arte e beni culturali di rilevanza documentaria e teologica come in passato, è quasi irrealizzabile, almeno che non intervenga la Conferenza Episcopale Italiana o un grande benefattore ad elargire un congruo sostegno. Mons. Giuseppe Ruotolo, ricordando la volontà di suo fratello il Vescovo Riccardo e il forte impegno con cui lo zio Vescovo Mons. Giuseppe si era prodigato nel costruire Chiese nella sua Diocesi di Ugento, ha voluto affrontare l’impresa da solo, senza contributi, perché restasse nella memoria collettiva l’impegno preso dalla famiglia Ruotolo.
Con il tempo la comunità parrocchiale, nel rispetto delle forme architettoniche dei luoghi, se ne avrà la possibilità, potrà arricchire di opere d’arte sia l’Aula liturgica sia la Chiesa feriale.
Sappiamo bene che le opere d’arte devono essere finalizzate alla missione della Chiesa, cioè al culto, alla catechesi, alla carità cristiana espressa nelle sue molteplici forme. Come affermò il Sommo pontefice San Giovanni Paolo II, nell’allocuzione del 12 ottobre 1995 rivolta ai Membri della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa: “i beni culturali che devono arricchire una Chiesa devono essere accuratamente selezionati, devono avere un alto grado di comunicatività, devono essere quasi dialoganti con la comunità dei fedeli perché al servizio della missione della Chiesa”.
Sarà la Commissione liturgica diocesana, unitamente a quella che si occupa dei beni culturali, a valutare nel futuro l’importanza della proposta che un’opera d’arte può dare alla comunità, considerando attentamente anche la sua valenza teologica, liturgica e comunicativa per l’Assemblea dei fedeli. Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella sua allocuzione così continua: “bisogna fornire agli artisti stimolanti contenuti teologici, liturgici e iconografici”.
Nell’arricchire una Chiesa con opere d’arte, bisognerà sempre tenere presente quanto affermato nel testo della “Sacrosanctum Concilium” che al n. 22 così si esprime: “Tra le nobilissime attività dell’ingegno umano, quali sono le arti, al vertice si trova l’arte liturgica. Quest’arte non inventa i suoi contenuti, ma li trova nella liturgia” “La liturgia è l’habitat normale dell’arte cristiana”.
Per ora si è deciso di avere soltanto un’Aula tutta bianca, a simboleggiare la Vergine Maria Immacolata, però, non volevamo consegnare un’Aula liturgica con semplici vetri trasparenti. Le moderne tecnologie permettono di pellicolare i vetri con qualsiasi disegno, in modo preciso e puntuale, con costi contenuti e con effetti apprezzabili. Pertanto, riproducendo spicchi del cielo stellato eseguito dall’artista Beatrice Capozza sulla cupola, abbiamo potuto impreziosire tutte le asole vetrate dell’Aula liturgica dando così senso pieno al simbolo del mantello della Madonna, soprattutto con la vista interna diurna dell’Aula.
Per le due zone del fonte battesimale e del coro, alla stessa pittrice Mons. Giuseppe Ruotolo ha dato l’incarico di comporre due dipinti: per quello dei due finestroni del fonte battesimale ha suggerito il simbolo dell’acqua che sgorga dal sole e ad esso ritorna dopo il Battesimo, per quello della zona del coro ha lasciato all’inventiva della pittrice la realizzazione del soggetto più consono; per queste due vetrate l’artista si è ispirata al canto e con tratti significativi lo ha rappresentato, ricevendo anche il nostro plauso.
[Fonte battesimale: “L’acqua purificatrice” - Area del coro: “Le oscillazioni del canto”, oli su tela di Beatrice Capozza 2017]
Siamo convinti infatti che il bel canto suscita nei fedeli una forte partecipazione emotiva, sia che partecipi attivamente, sia che in silenzio ascolti le dolcissime vocalità, per esempio, di un canto gregoriano; il bel canto è emozione collettiva ed ha una funzione importante nel mondo popolare perché rappresenta il racconto cantato dei vangeli, per cui esso ha una forte valenza liturgica. Il disegno dell’artista l’abbiamo diviso in due parti, come è stato fatto per quello del fonte battesimale, e così abbiamo potuto pellicolare i quattro finestroni.