Marco Stigliano
Architetto e progettista del nuovo complesso
I Romani identificavano il genius loci come la divinità protettrice di un luogo. In ambito architettonico questo termine è diventato sinonimo dell’ ”anima di un luogo” i suoi caratteri determinanti, ciò che costruisce ed identifica un determinato luogo.
Lasciarsi ispirare e contaminare dai caratteri di un luogo è da sempre considerata una buona prassi di inserimento paesaggistico di una nuova costruzione, saper cogliere i tratti distintivi del paesaggio (inteso come somma delle figure naturali ed antropiche) ed adoperarli come materiale di costruzione ci porta innanzitutto a saper leggere i luoghi, a coglierne l’essenza.
[Il panorama dal campanile della chiesa “Madonna della Grazia“]
Il contesto in cui sorge la nuova chiesa è caratterizzato da quello spessore paesaggistico in cui l’arcaica campagna pre-murgiana si contamina con l’urbanizzazione degli anni ottanta e novanta in gran parte priva di qualità architettonica e soprattutto di qualità degli spazi aperti. Resistono tuttavia delle sacche intercluse di alto valore paesaggistico, per lo più caratterizzate da masserie e dimore nobiliari sette-ottocentesche, che conferiscono identità (seppur frammentaria) ai luoghi, queste costruzioni dalla semplice e chiara volumetria e dalla matericità “assoluta” sono costruite con materiali locali: pietra, tufo ed intonaco di calce, si caratterizzano per la matrice muraria dell’involucro in cui i pieni sono predominanti rispetto ai vuoti.
[Il cantiere all'inizio dei lavori: nel gennaio e nell'aprile del 2015]
Tra il 2013 ed il 2015 la lottizzazione entro cui doveva sorgere la nuova chiesa non era realizzata (a tutt’oggi non lo è), anche le lottizzazioni limitrofe erano inedificate, ad eccezione della lottizzazione C3.39 (detta lottizzazione Liddo).
Pertanto il nuovo edificio che dovevamo progettare sarebbe sorto isolato nella campagna urbana, questa condizione quasi metafisica ha comportato una riflessione sul ruolo paesaggistico della chiesa e sul suo essere madre-matrice di sviluppo urbano di quel territorio.
Bisognava lavorare su un’immagine iconica e assoluta della nuova chiesa, un’immagine capace di farsi identitaria
e quindi di creare un luogo. Per semplificare questo concetto proviamo a pensare ai borghi medioevali
e all’importanza della chiesa nella loro struttura urbana, di solito nel luogo più alto e visibile,
in rapporto di fuori scala con l’edilizia minore.
Ancora pensiamo alla piccola frazione Montegrosso di Andria, un borgo di fondazione del novecento,
pur essendo un piccolissimo agglomerato urbano, esso ha una sua identità urbana, è riconoscibile come città e come luogo,
ma proviamo a pensarlo senza la sua chiesa, senza il suo campanile e senza la piazza centrale:
da borgo diventa solo un gruppo di case, senza identità non esiste un luogo.