Il 24 novembre del 1694 il vescovo Mons. Triveri, visita, come di rito, la chiesa di Mater Gratiae e nella sua relazione redige una descrizione piuttosto accurata di quanto osservato.
In base a tale descrizione è possibile ipotizzare che l'arredo fisso della chiesa fosse disposto così come riportato nella pianta schematica d'inizio pagina, elaborata sui rilievi di quella stampata a pag. 73 dello studio "La Chiesa di Mater Gratiae in Andria" di AA.VV, edito ad Andria il 2003 nel n.2 de "I Quaderni della Biblioteca Diocesana 'S. Tommaso d'Aquino' ".
Scrive infatti il Vescovo descrivendo l'altare maggiore:
"Estq.[ue] totū Altare sub tribuniã collocatū, et inferius Balaustrata lignea cingitur.",
che può essere liberamente tradotto
"L'altare maggiore si trova completamente sotto un palco ed è circondato da una balaustra di legno."
Nel precedente paragrafo aveva scritto:
"Pro tabula deservit in hoc altari Imago B.æ M.æ in pariete depicta,
quæ vitro, et velo coope[ri].tur. Caput ipsius Imaginis est sicut
et illud pueri Iesus, semi corona argentea redimitū a lateribus
verò tabulis sectis inauratis, et picturis ornat.s."
che possiamo tradurre:
"Come pala c’è l’Immagine della Beatissima Maria affrescata sulla parete, protetta da un velo ed un vetro.
Il capo della stessa Immagine, come anche quello di Gesù bambino sono cinti da una semi corona,
e inoltre ornati ai lati da incisioni in legno dorato e dipinti"
Più avanti descrive l'altare posto a sinistra del maggiore:
"A latere evangeli adest aliud Altare sub titulo S. Io[ann]is Bap[tis]tæ,
... ... ... In hoc Altari adest tabula in qua depicta cernitur
Imago S. Precursoris Domini, et est suff.[iciente]r ornatū."
scrive cioè
"Nel lato verso il quale si legge il Vangelo [a sinistra guardando l'altare]
sorge un altro altare dedicato a San Giovanni Battista. ... ... ...
Sul dossale di questo altare è affisso un quadro del Precursore del Signore;
l'altare è sufficientemente ornato."
Prosegue il Vescovo nella sua descrizione annotando che
c'è una piccola campana per chiamare i fedeli alla preghiera
[ma non indica dove è posta] e
che la chiesa ha due porte sufficientemente sicure:
"Adest, et Campanula qua populus ad sacrum vocatur.
Adsunt duæ portæ suff[icie]nter tutæ".
Continua accennando ad un giardino esterno alla chiesa e
ad una cantoria con organo:
"Extra d.[ict]a Eccl.[esi]a a p[ar]te evangelij adest viridariū ad eandem spectans,
ex eo autem p[er] scalã lapideam ad quoddam parvū cubiculū ascenditur,
at inde sup[er] parvã quandã Cantoriã, in qua parvū organū
ad decorē eccl.[esi]æ reperitur, ingreditur."
in italiano
"Fuori della Chiesa, dal lato verso il quale si legge il Vangelo,
c'è un parco alberato di sua pertinenza; dallo stesso lato, salendo una scala di pietra
e attraversando uno stanzino, si entra in una stretta cantoria,
avente un piccolo organo come abbellimento della chiesa."
[1]
Termina infine la sua relazione riferendo brevemente della piccola sacrestia
che afferma dotata di un inginocchiatoio e delle altre suppellettili necessarie
(ma non specificate) al sacerdote Officiante.
"Adest etiam in dicta eccl.[esi]a parva Sacristia cū
genuflexorio aliisque Sacerdoti celebranti necess.[ari]is."
Il 15 settembre del 1697 il vescovo Mons. Ariano visita, come di rito,
la chiesa di Mater Gratiae e nella sua relazione non annota
alcunché di significativo sotto l'aspetto strutturale.
Comanda semplicemente di rimuovere la Campana appesa per chiamare il Popolo
dal luogo dove attualmente è posta (ma non lo specifica]
e di trasferirla sulla parete dopo la Sacrestia.
"Campanam appensam ad convocationem Populi iussit removeri
a loco in quò est, et transferri supra parietem post Sacristiam".
Il 23 ottobre del
1711 il vescovo Mons. Adinolfi nella relazione
sulla sua visita, di strutturalmente rilevante annota che:
è da rifare la lapide sepolcrale della Confraternita di S. Giovanni Battista;
in fine,
è necessario ridipingere tutta la Chiesa.
Scrive infatti:
[trascrizione del testo originale in latino] | [traduzione] |
---|---|
Ante dicto Altare sepulchrum sinè sepultura, cuius lapis sequentẽ inscriptionẽ habet vid[elice]t: = Sepulchrũ Confr[tr]ũ et Consor[or] ũ Confrat[ternitat]em: S. Io: Bapt[ist]æ 1628 - pro Confratribus dicti S.[anc]ti observavit, quæ Confrat[erni]tas multis abhinc annis extinta remansit, sed quia lapis sepulchralis fracta cernitur Ill.mo D.no accomodari, renovari, et ad debitam distantiam ... à bradella d.[ict]i Altaris poni debere ... Visitavit quoque Sacristiam et omnia vasa sacra, sacrasque suppellectiles, et casulam viridis coloris dumtaxat reaptandam esse decrevit totam Ecclesiam dealbandam, et Confessionali notulam casuũ apponendam demandavit. |
Davanti al suddetto altare di San Giovanni Battista vide un sepolcro senza sepoltura per i Confratelli di detto Santo, la cui lapide mostra la seguente iscrizione: - Sepolcro dei Confratelli e Consorelle della Confraternita di S. Giovanni Battista 1628 - Tale Confraternita da molti anni non esiste più, ma, poiché l'Illustrissimo Signor [Visitatore] trovò rotta la lapide sepolcrale, decretò che venisse rifatta e posta a debita distanza dal gradino dell'altare. Visitò anche la sacrestia, tutti i vasi sacri, le sacre suppellettili e una casula-pianeta verde: decretò che fosse riadattata, fosse imbianchita tutta la chiesa e ordinò di apporre nel confessionale la nota dei casi particolari. |
Bisogna qui osservare che sull'attuale lapide (foto sotto), che dovrebbe essere quella
rifatta su ingiunzione di Mos. Adinolfi e del suo successore Mons. Torti, le parole sono leggeremente diverse
da quelle citate nel documento;
vi si legge:
"SEPVLŨ CONFRATRŨ ET CÕSORŨ VENER.IS
CONTRATERNITATIS S. IO. BAPTĨ. AÑO DÑI . 1628."
Il 18 maggio 1719 il vescovo Mons. Torti nella relazione
sulla sua visita, oltre a disposizioni relative alle suppellettili, in italiano scrive:
"Si faccia la lapide del sepolcro innanzi all'altare di S. Gio:[vanni Battista].
Si metta la cañella al Lavatoio e s'accomodi la porta della Sagristia.
Si risarcischino i paliotti.
Compirsi la cimaglia dell'intaglio del Cappellone, = e che si faccia l'orificio
sopra la pietra della cisterna dentro la Chiesa, e si fabrichi la portella sopra la sacristia.
Aprirsi due finestre alli due lati della Chiesa l'una dirimpetto all'altra.
Si serra(?) la porta che stà alla camera della Sagristia [parola cancellata dal tempo]
il giardinello, e si ... [testo cancellato dal tempo].
[resti del lavatoio un tempo collocato in sacrestia - elab. elettr.su foto di S. Di Tommaso - 2007]
La Cappella viene visitatata anche il 27 luglio 1732, ai tempi di mons. Tommaso Cherubino Nobilione; il Visitatore non descrive la Cappella ma si limita a richiamare le carenze di suppellettili all'altare di S. Giovanni Battista
[trascrizione del testo originale in latino] [2]] | [traduzione] |
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Dè Visit.[atio]ne Eccl.[esi]æ sivé Cappellæ S.æ Mariæ M.[at]ris GratiæDie 27 Iulii 1732 … … … In hac Eccl.[esi]a, quãvis Altare B.[eat]æ Virginis ornatũ necessario provisũ, altare tamẽ S. Joãnis omnibus suppellectilibus spoliatũ invenit, quapropter in p.°: decernendũ, in 2.° tamẽ suspensionẽ imponendã indicavit, donec dè suppellectilibus necessarijs provideatur. |
[ Visita alla Chiesa di S. Maria Madre delle Grazie ]15 settembre 1697 … … … In questa Chiesa, sebbene trovò l’Altare della Beata Vergine ornato e provvisto del necessario, tuttavia l’altare di S. Giovanni era spoglio di tutte le suppellettili. Prescrisse pertanto in primo luogo di indagare, e in secondo luogo di imporre la sospensione [delle celebrazioni] finché non si fosse provveduto delle suppellettili necessarie. |
Dai primi del Settecento funzionò presso la chiesa di Mater Gratiae un oratorio della Confraternita di Sant'Ignazio.
Lo storico locale Giuseppe Ceci, nel testo sotto citato, scrive che dal Settecento
il Monte di Pietà si serviva "di un oratorio, cominciato a costruire accanto
alla chiesa di S. Maria Mater gratiae dalla Confraternita di San Ignazio, e condotto a termine nel 1727
dal Monte di Pietà. Ivi «col dare ai poveri il sovvenimento temporale non si tralascia
ancora da essi governatori darli soccorso per la vita spirituale, istruendoli nelle cose importanti
alla nostra Santa Fede, con farli pure prima di ricevere le limosine recitare in esso oratorio qualche divota
orazione disponerli alla frequenza dei sagramenti ed in altre opere virtuose.»"
ed in nota aggiunge:
[Tale citazione è tratta] "dall’Introduzione al 'Cabreo, o Registro dei beni ragioni del Sacro Monte delle opere di Pietà della città di Andria, ecc. ecc.'
Il 30 gennaio 1727 per mano del notaio Vito Domenico Menduni fu stipulata una convenzione tra D. Nicola D'Ursi,
Cantore della Cattedrale, D. Riccardo Cataldi del Capitolo di S. Nicola, e il mag. Carlo Iacobbi, Governatore del Monte di Pietà,
il sac. Domenico Petosi del Capitolo della Cattedrale, deputato della chiesa di S. Maria Mater gratiae,
e Francesco Antonio Trabacco, Prefetto della Confraternita di S. Ignazio. Si stabilì che il Monte di Pietà
doveva condurre a termine l’oratorio, cominciato a costruire dalla Confraternita di S. Ignazio,
accanto alla chiesa di S. Maria Mater gratiae, doveva cioè compiere la volta e tutti i lavori da falegname e di decorazione.
I Governatori del Monte avrebbero perciò il dritto di tenere l’oratorio per sede delle loro riunioni,
per la distribuzione delle elemosine e dei maritaggi, e i confrati di S. Ignazio dal canto loro continuerebbero
ad ufficiare nel detto oratorio. Sciogliendosi la convenzione il Monte avrebbe il dritto
ad essere rifatto della spesa erogata. Questa raggiunse i duecento ducati."
[tratto da "Le Istituzioni di Beneficenza della città di Andria", di G. Ceci, in “RASSEGNA PUGLIESE di Scienze, Lettere ed Arti”, ed. Valdemaro Vecchi, Trani, 1891, vol. VIII.] ]