documento del Montorio (1715)

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STELLA IX
Del Segno dello Scorpione
S. Maria Mater Gratiæ dentro la stessa Città di Andria

Di Severino Montorio

Non è (à mio credere) meraviglia, che la Madre di Dio proccuri da se stessa con prodigj il culto alle Sagre sue Immagini, perche, essendo ella, come la chiamano S. Pier Damiano (ser. de Nat. V.) e S. Fulgenzio (ser. de laud. B. V.) vera Scala del Cielo, per cui essendo calato in terra uomo il Verbo divino, per essa ancora fia lecito à noi salire alla Patria beata: Facta est (dice S. Fulgenzio) Scala Celestis, quia per ipsam Deus descendit ad terras, ut per ipsam homines ascendere mereantur ad cœlos. A proposito di che racconta Bernardino de Bustis, (par.9. ser.2. assim.2.) che un giorno S. Francesco il Serafino di Assisi, quasi novello Giacobbe vidde due Scale, una rossa, alla di cui cima stava appoggiato il Redentore; e l’altra bianca, alla quale assisteva Maria. Animava il Santo i suoi Religiosi à salire per la prima, dove era Gesù, ma, benche molti salissero per quella arditamente, non tutti perfezzionavano la salita, ritornando stanchi nel piano. Ciò vedendo il Santo piagneva, quasi che i suoi figli non avessero tanto spirito da seguitar le vestigia di Cristo, ma quello colle seguenti parole lo consolò: Fac ut fratres tui ad Matrem meam currant. Vadano disse il Redentore a Maria mia Madre, che saliranno senz’altro.
Allora lieto Francesco, esclamò, e disse: Correte ò miei Carissimi alla Scala bianca, e salite per quella: il che facendo quei buoni Religiosi, salirono senza molta fatica, e furono dalla Vergine accolti. Per questa cagione dunque dico io, che la Vergine vedendo molti Fedeli poco affezzionati à salire la scala rossa de’ patimenti di Cristo, si fa conoscere spesso prodigiosa nelle sue Immagini in ogni parte, per allettarli à salire per essa al Cielo, e per mezo suo ponersi in possesso del Paradiso, e quando li vede spensierati, ella stessa con prodigj li stuzzica à venerarla. Tanto appunto vedremo nella Immagine, della quale trattiamo.
In una parte più solitaria della Città d’Andria vedevasi l’anno 1624. una piccola, ed antichissima Chiesetta dedicata al Precorsore di Cristo S. Giovanni Battista, ma perche era in luogo poco ò niente abitato, stava sempre chiusa, e quasi cadente per l’antichità; e quel ch’è peggio, ivi d’intorno buttavansi molte immondizie, in modocche pareva non fosse luogo dedicato al culto di quel gran Santo, ma una stalla, ò almeno luogo non sagro, e perciò di sì poco rispetto. Non piacque alla Vergine questa irriverente negligenza del Popolo; onde apparendo ad una donzella di detta Città, così le disse: Figlia sappi, che in quella Chiesina, oltre la Immagine di S. Giovanni, vi è anche la mia, e non posso soffrire, che ella stia così desolata, ed abbietta. Sarammi dunque molto caro, se per l’avvenire mi si darà ivi il culto dovuto ad una Madre di Dio, qual sono. Danne raguaglio à chi si appartiene, che troveranno in essa una mia antica, ma bellissima Immagine dipinta sul muro; ad essa diano l’ossequio, che si richiede, che io dall’altra parte non mancarò di farmi conoscere à loro prò dispensatrice di grazie.

affresco della Mater Gratiarum

Sparita la visione, non tardò la divota Giovinetta ad eseguire quanto dalla Vergine l’era stato commesso. E perche, come viddesi dagli effetti, gli animi di quelli abitanti erano bene affetti à Maria, nel sentirsi invitati alla sua venerazione, concorsero in gran numero, anche dalla Provincia tutta, e con offerte, voti, ed altri donativi impetrarono dalla Vergine, che operasse prodigj, per farli partecipi delle sue grazie. È quella miracolosa Effigie, come si disse, dipinta nel muro in atto di sedere, e tiene il Bambino Giesù dalla parte destra, il quale stà colle sue manine incrocciate nel petto guardando la Madre. Sotto di essa trovossi scritto: Sancta Maria Mater Gratie, e veramente mostrossi Madre di grazie, dispensando a’ divoti Fedeli, che ne aveano bisogno, i suoi celesti favori.
Colle limosine raccolte, che nõ furono poche, fù ingrandita, ed abbellita la Chiesa, ed in vero è molto magnifica, e bella, occupando lo stesso sito della prima, ma assai più ampla, e lunga. E perche il muro, in cui era dipinta Maria, era molto vecchio e cadente, anzi essendo spediente di alzarla, acciocchè corrispondesse all’altezza dell’Altare maggiore, come dipinta molto vicina al piano della Chiesa, dubbitavano, che volendola inalzare, non cadesse il muro, e distruggesse la Santa Immagine. Con tuttocciò un tal Crisostomo Mariani ne prese l’impegno: né poteva riuscire se non prospero l’effetto, mentre egli col cognome derivato da Maria, à quella confidando con buon augurio pose mano all’impresa. Sollevò egli con ingegnose macchine il muro, benche cadente, con molta faciltà, collocando la Sagra Pittura nell’altezza disegnata. E fù in vero prodigio, giacchè vedevasi la muraglia mezo disfatta, e quasi corrosa dal fradiciume. Avanti la sagra Effigie fù appesa una lampana sempre ardente, il di cui olio servì per l’avvenire qual balsamo proporzionatissimo ad ogni sorte d’infermità, come apparisce dalle Tabelle pendenti da quelle mura, che quantunque moltissime, con tuttocciò in opera me copia fecit. A quella Madre di grazie dunque, per finire, dirò coll’Idiota (de Virg. Mar. Ca.I.) Peccator ibus impetras gratiam, quia advocata es miserorum, & honorantibus promittis gloriam, quia thesauria gratiarum existis.

Estratta da relazione del Vescovo come sopra [cioè come per Santa Maria della Pietà, il 6. Giugno 1711, quindi durante il vescovato di mons. Nicola Adinolfi].

[tratto da “Zodiaco di Maria” di S. Montorio, per Paolo Severini, Napoli, 1715, pagg. 572-574]