[zona presbiteriale - foto Giuseppe D'Ambrosio, 2016 (dopo il restauro degli affreschi)]
Trascriviamo in questa sede la più antica descrizione dell'insieme, scritta da Giovanni Di Franco nel testo sotto citato, insieme che chiama in alcuni luoghi "capanna", in altri "tugurio", nel senso medievale di ambiente piccolo, basso e quasi privo di luce, non avendo finestre dirette sull’esterno:
Nel mezzo però di dette due scale vi sono due portoni di rìmpetto l'una all'altra per lequali si entra in una capanna, laquale è mezzo tra la cappella, e grotta della Beatissima Vergine: à cui le soprastà & il choro, qual tiene di sopra nella sua lamia sostentata da quattro pilastri, ne i quali è nelle mura intorno sono depinti tutti i misterij della Passione del Redentor del mondo.Nella parte verso’l levante vi è l’altare di detta cappella, sopra il quale è un devotissimo Crucifisso di stucco, qual drittamēte stà sopra all'altare della Cappella da basso della sua Beatissima Madre, e della parte di sopra nel chor Ovi è l’altare maggiore, dove è’l santissimo Sacramento come è detto; ma nella parte occidentale, dove sono le sudette quattro fenestre, che corrispondeno alla sopradetta facciata da basso, dalle quali riceve il lume la capanna, & avanti à quella di mezzo alquanto maggiore, vi è una statua di Giesù Signor nostro morto di stucco, dentro un'ornatissimo sepolcro stuccato, e toccato d'oro, che oltra la grande divotione, che rende alle menti di quei che lo visitano, mostra ancora una vaga bellezza a gli occhi de' risguardanti, e così vien à farsi una soavissima harmonia spirituale in queste tre cappelle, & altri, che in quel di sotto v'è l'assistenza nell’imagine della Gloriosa Madre del Signor nostro, & in quel di mezzo é l’imagine, e figura d'esso Redentor del mondo, ma nel maggiore di sopra v'è il figurato, cioè il sacratissimo corpo reale del Salvator nostro nel santissimo sacramento dell'Eucharistia, dove è collocato.
[tratto dall’opera di G. di Franco, “ Di Santa Maria de’ Miracoli libri tre”, stamperia Tarquinio Longo, Napoli, 1606, Lib. I, Cap.I, pp. 5-6]
Sulla parete est della cappella, in un non delimitato presbiterio o transetto, sorge l'altare maggiore con le scene culminanti della Passione di Cristo.
"... la scena centrale della Crocifissione domina l’altare maggiore, anche se priva del Crocifisso di gesso che è stato sostituito da un affresco più tardo; il paliotto dell'altare è affrescato con l'immagine della Deposizione e il compianto di Cristo."
[testo di L.Renna, tratto da "La Madonna d'Andria" di AA.VV., Grafiche Guglielmi, Andria, 2008, pag.260]
"Addossato alla parete, che guarda il levante, vi è l’unico altare, sul quale una volta s'innalzava un bellissimo Crocefisso di stucco; mentre in fondo si scorge dipinto il Calvario, con Gesù Crocefisso, l'Addolorata e San Giovanni, e sul paliotto è dipinta la scena della sepoltura di Nostro Signore."
[testo tratto da "Monografie Andriesi" di E. Merra, Tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol.II, pag. 323]
[l’affresco del paliotto - foto di Sabino Di Tommaso del 2004, prima dell’ultimo restauro]
Altri particolari strutturali e d’arredo esistenti ai primi del Seicento in questa cappella del Crocifisso possono ricavarsi
dal racconto fatto nel dicembre del 1604 dal converso del monastero (chiamato Marco Sinò Anconitano)
su come aveva rubato il 30 novembre precedente gli arredi preziosi dalla grotta inferiore.
Nella narrazione del furto, registrata dal Di Franco nel testo su citato, rileviamo
(da pagina 342) che le finestre della chiesa intermedia erano chiuse da balaustra e gelosia.
Nel prosieguo poi (pag. 347), descrivendo i festeggiamenti religiosi per il ritrovamento della refurtiva,
veniamo anche a sapere già esistente (il 6 febbraio del 1605) un organo, forse quello attualmente
posto presso la finestra centrale e rivolto verso l'atrio della sottostante grotta.
[Il ladro] scese per la scala à man destra à quel verso: entrò nel Tugurio della passione di Nostro Signore, che allhora stava aperto, levò via dalla fenestra in quel dritto la Gelosia, che sopra stava alla balaustrata, & con una fune c’havea portato seco, scese per la fenestra alla Chiesa da basso ...
...
scendendo à basso portarono con gran solennità il tutto [della refurtiva], presentandolo sopra l’altare della Madonna Santissima ugualmente corrispondendo, per ordine del R. P. Abbate il risaluto col sonar delle cãpane, & dell’organo cantandosi à choro l’inno Te Deum laudamus, con le solite orationi per lo rendimento delle gratie, & della Beatissima Vergine: si cantò immediatamente la messa della Madonna solenne ...