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L'architetto Vincenzo Zito, nel 2007, nell'ambito di una ricerca
finalizzata alla conservazione del patrimonio storico ed architettonico,
in particolare del Santuario rinascimentale di Santa Maria
dei Miracoli di Andria, pubblicò una anastilosi digitale del prospetto interno dello stesso,
introducendo il lavoro con le notizie storiche
sotto riportate e proponendo poi
il seguente restauro filologico virtuale della facciata originaria.
NOTIZIE STORICHE
Il Santuario della Madonna dei Miracoli in Andria (Bari) è sorto a seguito degli eventi miracolosi
successivi al ritrovamento, avvenuto nel 1576, di una immagine
della Vergine col Bambino dipinta sulla parete di una cavità artificiale
che si apriva nel versante destro della "Lama di Santa Margherita",
un tempo facente parte di un insediamento eremitico.
La struttura del santuario è formata da tre chiese sovrapposte, delle quali
quella superiore è posta alla quota del ciglio della lama mentre la chiesa inferiore
si trova alla stessa quota della grotta contenente l'immagine sacra.
La realizzazione della chiesa inferiore comportò una complessa operazione
di sbancamento del versante della lama antistante la grotta contenente l'immagine.
La chiesa è a tre navate e, data la ristrettezza del luogo, si sviluppa
per una sola campata. La navata centrale è posta in asse all'immagine sacra.
Il sistema delle grotte è stato unificato in una sola grotta di forma trapezoidale
che funge da presbiterio della chiesa inferiore. La navate laterali terminano
ciascuna con una scala che porta alla chiesa superiore, passando per quella intermedia.
Quest'ultima è stata costruita al disopra della grotta-santuario e serve
per livellare il piano presbiteriale della chiesa superiore.
La grotta contenente l'Immagine e la sovrastante chiesa intermedia sono unificate
in una unica facciata in pietra calcarea dipinta realizzata verso la fine del XVI secolo.
Una relazione del 1606
[3]
così descrive la facciata della grotta:
Nelle pareti poi di dentro, dal pavimento (quale è tutto di piastre di bianco
e ben lavorato marmo, nella bocca di detta grotta, si ascende una bellissima facciata,
fondata sopra quattro pilastroni, tutta di pietra viva intagliata,
e posta con grand'artificio ad oro, tramezzata e distinta con varij colori,
e nelli freggi de i cornicioni vi sono interposti diversi tavoloni coperti di piastre
di voti d'argento conteste à diverse maniere, che per la loro varietà la rendono
in ogni parte vistosamente ricca. Vi sono poi incavate sopra li tre archi
che soprastano à detti pilastroni, quattro finestre, nelle quali si collocano i calici,
& altre argenterie, che in gran copia sono offerte dà i fedeli per loro voto, ò divotione,
sopra de quali finestre, nel freggio sotto il cornicione principale,
è scolpito à lettere d'oro l'Epitaffio dell'inventione, ò manifestatione
della miracolosa effige della Regina del Cielo (…) e questo
PARVVM IN ABSCONDITO SACRVM OBLIVIONI RELICTVM,
MEMORI PIETATIS VIRGINI:
PIORVM AVXILIO MAGNVM REPONITVR, ET PATENS.
DIE PRIMI SABBATHI IVNII. ANNO SALVTIS M. D. LXXVII.
La facciata così descritta non ha subito manomissioni sino alla prima metà del XIX secolo.
Dal periodo francese sino al 1839 il santuario rimase chiuso ed andò incontro
a notevoli processi di degrado per la mancata manutenzione. Nel 1849,
per il rinnovato fervore religioso conseguente alla riapertura del santuario,
la facciata fu rivestita di stucchi tardo-barocchi. A seguito di tali lavori furono scalpellate
gran parte delle modanature in pietra. Tuttavia il danno maggiore consistette
nella alterazione del sistema delle bucature effettuata al fine di inserirvi un organo.
Per tale intervento la parte centrale della iscrizione celebrativa del 1577 fu rimossa,
due aperture furono unificate e, probabilmente, ne furono aperte altre due.
Di questa trasformazione non ci sono giunte testimonianze.
Anche questa nuova veste non durò a lungo. Nel 1911 gli Agostiniani pensarono di riportare
alla luce la precedente facciata, demolendo quanto vi era stato sovrapposto nel 1849.
La rimozione degli stucchi mise in evidenza i danni apportati alla facciata tardo cinquecentesca,
gravemente mutila in diverse sue parti, con le cornici aggettanti scalpellate
e le superfici lapidee che recano soltanto tracce delle antiche decorazioni dipinte.
La mutilazione maggiore si riscontra nella parte centrale della facciata dove,
per far posto all'organo a canne, era stata rimossa, come si è detto, anche parte
della iscrizione cinquecentesca. Fortunatamente tre frammenti della predetta iscrizione
si sono conservati nei depositi del Santuario, oltre ad altri due facenti parte
della facciata: una lesena ed un frammento di cornice.
… … … … … … …
Fig. 3: Mosaicatura della facciata esistente ricomposta.
RESTAURO FILOLOGICO VIRTUALE DELLA FACCIATA ORIGINARIA.
Dall'esame del rilievo digitalizzato emerge con tutta evidenza l'entità dei danni
apportati alla facciata tardo cinquecentesca durante i lavori di rivestimento
eseguiti nel 1849. In particolare, oltre alla sistematica rimozione,
mediante scalpellatura, di tutte le modanature, fregi e cornici aggettanti,
l'assetto stesso della facciata risulta essere stato stravolto con la modifica
del sistema delle bucature. Secondo la descrizione del 1606, infatti,
la facciata risultava essere dotata di sole quattro finestre. Allo stato attuale,
invece, le finestre risultano essere cinque, delle quali quella centrale,
in tutta evidenza, deriva dall'unione verticale di due finestre,
il che ha comportato la rimozione della parte centrale dell'iscrizione commemorativa.
I relativi frammenti fortunatamente si sono per la gran parte conservati.
È evidente che questo contesto così compromesso, che rende alquanto problematica
l'ipotesi di un restauro filologico della facciata tardo cinquecentesca,
le tecniche di restituzione digitale consentono di elaborare una ipotesi
di restauro virtuale senza per nulla compromettere lo stato attuale
di conservazione dell'Opera. … … … è stata in primo luogo ricostruita l'iscrizione
che commemora il ritrovamento dell'immagine sacra, utilizzando i tre frammenti lapidei
superstiti i quali sono stati collocati nel posto originario.
In secondo luogo, sulla scorta delle descrizioni secentesche della facciata
e degli elementi disponibili, è stata elaborata una ricostruzione complessiva
della stessa, ordinando il sistema delle bucature e gli altri elementi decorativi
(lesene, cornici, ecc.) in maniera congruente col contesto, tenendo conto
anche degli affreschi cinquecenteschi esistenti sulla parte retrostante.
Il risultato di tale operazione è raffigurato in fig. 5.
Fig. 5: Restauro virtuale della facciata centrale con ricollocazione in situ dei frammenti lapidei.
[estratto da "
Anastilosi digitale del prospetto interno
del Santuario rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli in Andria",
di Vincenzo Zito
[1],
Ferdinando Balice
[2],
in "
La conservazione del patrimonio storico ed architettonico – Metodi e strumenti",
a cura di Nicola Milella, Mario Adda Editore, Bari, 2007, pagg. 401-405].
[1]
Vincenzo Zito - Ricercatore CNR-ITC Sezione di Bari. Sono dovute l'impostazione metodologica del lavoro,
la ricerca storico-architettonica, il rilievo fotografico e metrico, la stesura della relazione.
[2]
Ferdinando Balice - Collaboratore Tecnico CNR-ITC Sezione di Bari. Sono dovute la digitalizzazione,
il raddrizzamento, la scalatura e mosaicatura delle immagini.
Nota del redattore:
Nell'edizione originale le immagini dei rilievi realizzate da V.Zito e F.Balice
hanno le parti non interessate dalla restituzione "oscurate" in nero, mentre in questo estratto elettronico
sono in marrone scuro per una più gradevole visualizzazione.