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testo estratto e trascritto da
[*]
“La Vergine dei Miracoli”
supplemento al periodico
“La Parola di Dio”
La Sacra ICONA
Di SANTA MARIA DEI MIRACOLI
Di ANDRIA
di Domenico Mans. Morgigni (1853-1932)
Non v’ha dubbio: chi spinge lontano lo sguardo nella storia antica di Andria, scorge ch’essa va a nascondersi nel buio dei secoli.
Per non dar di cozzo contro la critica paesana, è mestieri intendere però,
che nella storia di Andria noi non comprendiamo solo la presente Città,
ma il contado andriese, sul quale sin da principio si vedevano sparsi numerosi casali,
Chiese extra mœnia, Cripte, necropoli ecc.
Dell’asserto innanzi riferito è una prova la Cripta di S. Margherita,
dove nel 1576 si scoprì la vetusta Immagine di Maria.
Riserbandoci per un’altra volta la parte archeologica, la quale si offre ancora in quello speco,
discorriamo ora della probabile origine di quella sacra Icona.
Dentro una spaziosa caverna, a lato destro di essa nel vivo del masso si apre,
a mo di alcova, una grotticina; nello sfondo della quale vi è dipinta una Madonna
assisa sul trono con il divin suo Figlio in seno.
Chi sia stato l’autore di questo dipinto certo non si è potuto indovinare sino ad ora;
quando fortunatamente una scoperta, fatta in Roma da poco, ci porge nelle mani il filo
di Arianna per escire dall’intricato laberinto.
Al foro Romano, alle falde del Palatino, procedendosi negli scavi, pochi anni addietro,
è tornata alla luce la Chiesa di S. Maria antiqua, che le rovine del palazzo
dei Cesari coprivano sin dal secolo decimo primo.
Al dir della Civiltà Cattolica, era la più antica Chiesa dedicata a Maria Vergine,
non essendo che una parte del palazzo Imperiale, anzi una grande aula del palazzo
di Caligola trasformata nel secolo IV in tempio cristiano.
Or bene in questa Chiesa, restituitaci dopo tanto oblio, che ci passò di sopra,
si è rinvenuto un tipo di Madonna perfettamente rassomigliante alla nostra Madonna dei Miracoli.
La Civiltà Cattolica nelle sue colonne pubblicò una bella figura illustrativa.
[confronto: affreschi in S.Maria Antiqua a Roma e affresco Madonna dei Miracoli ad Andria (foto1:Soprintendenza-foto2:RDG Andrea-foto3:calendario2010)]
Si sa dall’Archeologia cristiana, che questo tipo storico della Vergine prevalse nella Chiesa Cattolica,
dopo il Concilio di Efeso 431, che proclamò solennemente Maria Madre di Dio. Diciamo: prevalse,
incontrandosi quella figura anche prima, ma raramente.
Quando, cessate le persecuzioni, la Ecclesia militans diventò relativamente l’Ecclesia triumfans,
e non più nelle catacombe si celebrarono gli ufficii religiosi, allora nella Basilica
di Laterano in Roma apparve al popolo Romano depictus in pariete Cristo trionfatore;
e in Costantinopoli, nel gran Tempio di Santa Sofia, similmente apparve Maria
seduta sul trono in maestà di Regina, con il Figlio suo in grembo.
Questo bel tipo, siccome rispondente al sentimento comune dei cristiani, presto si diffuse in molte città e dall’Oriente passò in Occidente.
Così lo troviamo riprodotto a Salonicchi sugli amboni pubblicati dal Garucci, a Costantinopoli
eseguito in musaico sotto l’Imperatore Basilio il Macedone, a Roma nella chiesa
di Santa Maria Antiqua, in S. Marco di Venezia, nella Cattedrale di Parenzo
nell’Istria, a Ravenna dentro la Basilica di S. Apollinare; tutte Città come si vede,
le quali avevano diretta comunicazione con l’Oriente.
Lo troviamo, a nostra fortuna, riprodotto ad Andria nell’antica Grotta di Santa Margherita.
Dall’esposto si conchiude subito che questo dipinto della Vergine Santa ci viene dall’Oriente.
Si esclude così l’opinione del Padre De Iorio, il quale lo vuole fatto per mano dei primi cristiani
nei secoli della persecuzione; si rende poco attendibile l’opinione di D. Giovanni De Franco,
che si fosse eseguito quel dipinto ivi dentro la grotta, durante il tempo della vita di S. Riccardo.
Erano tempi quelli, nei quali Maria si effigiava quasi sempre ai piedi della Croce.
Si rende discutibile ancora la concettura della Civiltà Cattolica, la quale sostiene,
che quel tipo di Madonna fosse introdotto la prima volta in Roma, e da Roma poi derivato alle chiese lontane.
Che sia creazione greca la Madonna di cui ragioniamo, ce lo dice abbastanza il suo vestire sobrio e classico insieme.
Vedila nella figura pubblicata sulla Civiltà Cattolica, e nel dipinto della Grotta di Andria.
Essa indossa un ampia tunica, che scende sino ai piedi; ha sul capo la palla o peplo
in forma di velo; intorno ai capelli il diadema a fascia cilindrica, ornamento orientale.
L’aria del suo volto però è dolce insieme e maestosa, nulla che riveli la rigidezza bizantina,
la quale s’ingentilì, quando giunse e si produsse in mezzo all’Italia.
Furono dunque i Greci, che ce la dipinsero quella Madonna nella Cripta di Santa Margherita;
probabilmente i monaci basiliani, quando cacciati dal furore iconoclasta dalla loro patria
si versarono nell’Italia meridionale.
La vollero dipinta nel fondo oscuro di una grotta, sia perché da loro si viveva nascosti,
sia perché le opere artistiche di quel tempo erano monumentali;
e seguendosi i dipinti su tavole, ovvero su pareti solide.
E poi chi sa? forse una mano invisibile e provvidenziale condusse la loro, quantunque ignari degli alti destini di quella Immagine.
Oltre a questo, altri dipinti vi sono in Andria dell’arte bizantina, così la sacra Icona
della Madonna della Grazia, dove una volta v’era un Convento di Monache basiliane,
così i celebri dipinti di Santa Croce e via.
Pare che quel tipo di Madonna nella Cripta di Santa Margherita, assisa sul trono in Maestà di Regina,
avesse subito dato nel genio religioso degli Andriesi, e fosse tenuta in grande venerazione
sin da principio, se, scioltasi per la ferocità dei tempi la comunità che l’avea in custodia,
passò ai posteri sotto la denominazione di un gran tesoro.
Francesco Del Balzo infatti certamente informato di ciò, cavalcando nel 1451 per il fianco della grotte
di Santa Margherita e indicandola, disse ai suoi: havvi qui un gran tesoro.
Nella città di Bitonto fra le carte del P. Angelo De Lellis, morto il 1561, fu rinvenuto un cartellino antico,
gelosamente custodito; su del quale si leggevano queste, parole:
Ibis Andriam et inde ad ecclesiam antiquam dictam de Sancta Margherita in Lamis ...
quære sinistrorsum, et reperies magnum Thesaurum.
Ciò si rileva dal processo di quella invenzione nel 1576 si scoprì quel celeste tesoro,
e fu per la Città di Andria un tesoro di grazie, di benedizioni, di gloria e di fama quasi universale.
Domenico Mens. Morgigni
[tratto dall'opuscolo periodico “La Vergine dei Miracoli”,
tip. F. Matera, Andria, maggio 1906, anno I, n.1, pagg. 19-25]
NOTE
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La copia degli opuscoli periodici mi è stata gentilmente fornita dallo studioso
e appassionato di storia locale e ambiente
Nicola Montepulciano.
Le immagini non sono presenti nei testi originali, ma sono state aggiunte dalla redazione del sito
per una migliore comprensione del pensiero esposto dall'autore.