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Sembra che il vecchio Ospedale Civile facesse seguito all’Ospitium di San Bartolomeo. Difatti nel Contratto Enfiteutico stipulato il 27 Maggio 1844 dal notaio Michele Ieva, il sig. Pasquale Fasoli, in qualità di Sindaco di Andria e Presidente di questo Ospedale, e il sig. Riccardo Barletta, in qualità di amministratore, dicono al notaio quanto segue: “Che per la innata conformazione dell’antico Ospedale esistente in Andria, propriamente quello che stava alla strada di San Bartolomeo, sottoposto la casa dei signori Iannuzzi”, e che da alcuni anni era stato soppresso, la Commissione di detto Ospedale Civile determinò di prescegliere altro locale più adatto all’uso in esame. “La Commissione istessa, dietro varie diligenze, prescelse una casa di proprietà di questo Monte di Pietà, propriamente quella messa alla strada Arco Sarcinelli, che in affitto sì traeva dal sig. Can. don Francesco Latilla; e tale casa con tutte le sue accessioni ed adiacenze prendersela ad enfiteusi perpetua per destinarla ad uso di Ospedale Civile, in luogo di quello presistente e da tempo dimesso, anche per gli inconvenienti che vi succedevano per l’angustia del luogo”.
Dall’estratto catastale risulta che la casa era così composta: un grande portone d’ingresso con cortile, tre altre stanze sottane con ingresso distinto da dentro il cortile medesimo, e n. 7 stanze superiori con suppigna, cucina, pozzo, e altri membri e commodi e con tutte le adiacenze e annessioni. Sita in via Arco Sarcinelli al n. 22 (ora Via Quarti).
Detta casa era stata donata al Sacro Monte di Pietà dal Primicerio don Francesco de Risis per testamento ricevuto dal notaio Vincenzo Badesco il 21 Gennaio 1790.
Per arrivare al contratto enfiteutico, la burocrazia si era messa in moto il 5 Novembre 1833 (undici anni prima) allorchè il Vescovo Monsignor G. Cosenza e la Commissione Comunale fondarono l’Ospedale Civile con il Patrocinio del Consiglio Generale degli Ospizi della Provincia di Bari.
Fu inoltrata pertanto richiesta di autorizzazione al Re di Napoli. Con decreto dell’11 Novembre 1834 venne riconosciuta dal Re Ferdinando II l’apertura di un Ospedale di 16 piazze o letti in luogo destinato dal Vescovo.
Il Presidente del Consiglio Generale degli Ospizi dette parere favorevole con foglio n. 28 del 27 Febbraio 1836.
Non vi deve meravigliare - sono cose che si fanno anche adesso - se già dal 15 Agosto 1835, dopo lo sfratto all’inquilino Can. Francesco Latilla, i locali erano stati occupati e riadattati alla bisogna per l’urgenza di rendere operativo l’Ospedale.
Nello stesso tempo c’era il contenzioso con gli eredi del Canonico per il risarcimento delle migliorie apportate durante la locazione, come da perizia del 20 Dicembre 1835.
Sebbene dopo l’occupazione militare e la confisca dei beni ecclesiastici, le Opere Pie non navigassero nel benessere, 1’Ospedale sopravvisse. Con decreto del 26 Agosto 1876 del Re Vittorio Emanuele II furono approvati gli Statuti Organici della Congregazione della Carità di Andria nel numero di 34 articoli; lo Statuto dell’Ospedale Civile del 25 Giugno ’76, lo Statuto del Monte Proietti, perché dipendenti dalla Congregazione.
Può avere qualche interesse e curiosità sbirciare in questo Statuto che potrebbe essere assimilato ad un attuale mansionario di tutto il personale. La curiosità è stata attratta dalla Pianta Organica, dagli emolumenti elargiti a suo tempo nel 1876, dalle mansioni del Direttore dell’Ospedale considerato “Infermiere Superiore”; dall’art. 73 che recita: “deceduto un infermo, a cura dell’infermiere o della infermiera sarà trasportato il cadavere nella stanza mortuaria, legandogli le mani alla corda del campanello”.
Non parla di Organico medico che si intravede all’art. 9 dello Statuto Organico dell’Ospedale rappresentato da 2 medici ed un chirurgo; il secondo medico solo se gli ammalati superano il numero di 40.
Negli anni successivi vi fu una ulteriore azione di ampliamento con la costruzione di un primo piano, perciò la necessità nel 1844 di stipula di enfiteusi per non perdere quanto speso in costruzione nel caso di contenzioso con il Monte di Pietà.
Si procedette alla acquisizione di altre case contigue sia da privati che dallo stesso Monte di Pietà e dalla Società Anonima che gestiva la vendita dei beni ecclesiastici confiscati. Sicchè alla fine dell’800 si addivenne ad un complesso edilizio che andava da Via Arco Sarcinelli, angolo Sant’Angelo di dentro (per distinguerlo da Sant’Angelo di fuori), ora via Sant’Angelo dei Meli, fino al Montarone che corrisponderebbe al largo della Vecchia Officina elettrica, così come si desume dal rilevamento planimetrico del geom. Michele Bafunno.
La destinazione dei locali mi fu riferita a suo tempo dalla custode che è sempre vissuta lì.
Lo scarso tempo a disposizione e la difficoltà di reperire in archivi dispersi fonti certe di notizie, prima che l’oblio le divori, non mi ha consentito di indagare a fondo su opere e uomini che certamente hanno profuso energie per un’opera altamente meritoria, quella di dare alla città di Andria un Ospedale degno di questo nome, pur nelle infinite difficoltà.
La storia più recente fa capo al Gen. Medico Lorenzo Bonomo che, esperto in organizzazione di Sanità Militare, trasferì la sua esperienza ed umanità nel Vecchio Ospedale, del quale fu chirurgo, e la cui prematura scomparsa non consentì di attuare la sua convinzione che una città non è degna del suo nome se non ha un Ospedale degno di essere chiamato tale. Però fu seme, perché la lotta per erigere l’Ospedale fu continuata finchè venne firmato il primo progetto dall’avv. Pasquale Cafaro, mentre era sindaco di Andria, dal 1930 al 1935.
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