[l'altare maggiore il 25/04/2014 con il montaggio dei 2 angeli trafugati -
cliccando sull'immagine appare la foto originale dell'aprile del 04/1983 - foto Sabino Di Tommaso 1983 - 2014]
Rimirando la foto da me scattata nell’aprile del 1983 durante una visita con i miei alunni per conoscere, apprezzare ed imparare a preservare i beni artistici della nostra Città, torno ad essere affascinato dalla severa eleganza di questo altare, che maestoso troneggia tra i due gradini di separazione del profondo coro dall’ampio presbiterio.
I riquadri dal colore caldo sono equilibratamente intermezzati e ben armonizzati con quelli d’un verde sommesso; l’insieme è esaltato dalla raffinatezza dei decori realizzati con un commesso di marmi dolcemente accostati: tutto m’ispira voglia di avvicinarmi, per provare se sono i sei fiori che appaiono nel secondo gradino del postergale ad attrarmi con il loro etereo (possibile?) profumo o piuttosto i putti alati nel loro sensuale volteggiarsi per sostenere le pesanti cornucopie reggifiaccola.
Oggi purtroppo (fin dal 2013) l’altare è privo delle due pregevoli sculture capi-altare, i detti due angeli reggifiaccola di probabile fattura del Sammartino o della sua bottega.
Qualche nota storica e di critica artistica. Scrive l'Arch. Gabriella Di Gennaro:
"[La chiesa] ... Presenta una navata unica che conduce al presbiterio in cui troneggia un superbo altare maggiore di epoca settecentesca, con paliotto geometrico a urna, che era dotato di due angeli capialtere reggifiaccola di pregevole fattura dell'ambito sanmartiniano, ... L'altare è preceduto da una preziosa balaustrata marmorea, opera di Domenico Palmieri, ..."
[tratto da Gabriella Di Gennaro, " Altari policromi marmorei del Settecento ad Andria ed altri arredi sacri", Schena Editore, 2020, pp. 170-171]
È nell'osservazione attenta del disegno d'insieme e soprattutto della
eleganza e postura degli angeli capialtare recanti tra le braccia una fiaccola a forma di cornucopia
che si rinvengono precisi tratti della scuola di Giuseppe Sammartino (1720-1793).
Purtroppo poco prima dell'inizio degli ultimi lavori di restauro i due pregevoli angeli
reggifiaccola capialtare furono trafugati, insieme alle canne dell'organo e ad una tela
raffigurante S. Pietro martire affissa in sacrestia.
Questo altare (come quello eretto in San Francesco)
presenta infatti affinità stilistiche non tanto nel postergale o nel paliotto
a forma di urna sepolcrale,
quanto, soprattutto, nei due suddetti angeli capialtare con quello realizzato
nella Chiesa del Convento dei frati domenicani di Angri intitolata all'Annunziata,
attualmente presente nella Chiesa del Gesù di Castellammare di Stabia, ivi spostato nel 1812
dopo la soppressione del Convento domenicano di Angri (foto sotto a
sinistra).
Un documento, l' "A.S.B.N. Banco di Sant'Eligio giornali, matr. 1475, 6 settembre 1776"
riporta che al Sammartino furono pagati 40 ducati per "due putti e sette teste di
serafini e altri splendori da porre in asse con gli altari" di detta chiesa dell'Annunziata.
[1].
[altare della Chiesa del Gesù, Castellammare di Stabia, 2016 - Altare della Chiesa della Nunziatella, Napoli (particolare da una foto di Ferdinando Scala, 2012)]
Diversi altri altari, nei quali è individuata l'opera (spesso firmata) del Sammartino, hanno simili angeli capialtare, come, ad esempio, l'altare maggiore della Nunziatella di Napoli, realizzato da Giuseppe Bastelli con sculture di Giuseppe Sammartino (foto sopra a destra di Ferdinando Scala), quello della Chiesa di S. Margherita a Salerno, della Chiesa di S. Lorenzo a San Severo, della Cattedrale di Foggia, di San Benedetto a Massafra; tutti altari questi che si attribuiscono al Sammartino o, almeno, alla sua bottega.
Di questa nostra magnifica opera scultorea settecentesca breve e sintetica è la descrizione del Merra:
"Il maggiore, di marmo bianco, ornato di marmi verdi e gialli, ha quattro gradini, e nelle opposte estremità due angeli seduti, i quali sostengono due cornucopie. Nel mezzo vi è il ciborio con sopra una testa di Serafino, e con la porticina in argento [come quella del Rosario] fatta a divozione di A. Fortunato nel 1858. Una elegante ringhiera di bianco marmo, intarsiata di marmi variopinti e ben lavorati, separa il presbiterio dalla navata. Il 15 ottobre 1752, il Priore Fra Lorenzo Germano proponeva di farvi mettere la cancellata di ferro, tramezzata di ottone".
[da "La Chiesa e il Convento di S. Domenico" in Monografie Andriesi, di E. Merra, tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol. II, pagg. 24-25]
[ancora un'immagine dell'altare maggiore ripreso da altra angolazione e particolare della predella con le riggiole settecentesche - foto Sabino Di Tommaso 2014]
Il 1741 furono terminati i lavori settecenteschi strutturali della chiesa, com'è registrato nella chiave di volta di accesso al presbiterio, il 1752 era già eretta la balaustra marmorea, quindi l'altare maggiore in marmi policromi dovrebbe essere stato innalzato tra tali due date.
[mensole presso l'altare maggiore - foto Sabino Di Tommaso, 16/03/2014]
Sull'altare maggiore, per l'esposizione del Santissimo veniva montato un
bellissimo tronetto scolpito in legno dorato, sormontato da baldacchino e
arricchito di raggiera (mancante nella foto);
probabilmente fu realizzato nel Settecento,
quando Clemente IX lo prescrisse per la devozione delle "quarantore".
(nella foto il tronetto è stato utilizzato in Cattedrale per esporre Gesù Bambino
nel presepe ivi allestito nel Natale del 2014)
[1] La citazione del documento e tratta da "http://www.storiacity.com/art" che lo riporta come estratto da: Gli investimenti delle istituzioni religiose a Napoli: la ricostruzione della chiesa della santa casa dell’Annunziata (1757-1781). – [S.l.]: H. Kellenbenz und J. Scneider, 1978 (Bamberg, aku-Fotodruck GmbH).